Guerra dei ribelli e atmosfere dark. Così "Star Wars" torna al passato
di Paolo Mereghetti
All'inizio è una questione di soldi. E cioè come far fruttare al meglio i 4 miliardi di dollari (circa 3,75 miliardi di euro) pagati dalla Disney per comprare la LucasFilm. Ci sono i film previsti dal suo fondatore (l’anno scorso abbiamo visto il numero 7, Il risveglio della forza. A Natale 2017 aspettiamo il numero 8), c'è naturalmente il relativo - e ricchissimo - merchandising, ma evidentemente le strategie commerciali non possono accontentarsi ed ecco, a riempire gli anni vuoti, tre nuovi film costruiti «a partire dalla» saga di Star Wars, per sfruttare al meglio le personalità di alcuni personaggi (ne sono previsti due, uno dedicata al cacciatore di taglie Bobafett, l'altro a Han Solo giovane) oppure per approfondire un episodio «secondario» della storia, come appunto è Rogue One.
Questo film - regia dell'inglese Gareth Edwards (Monsters e l'ultimo Godzilla), sceneggiatura di Chris Weitz e Tony Gilroy (il primo maestro di commedie, il secondo di film d'azione) - nasce dalla celeberrima prima didascalia di Star Wars – Una nuova speranza, là dove si dice che le navi spaziali dei Ribelli hanno ottenuto la loro prima vittoria contro l'Impero Galattico: «Durante la battaglia, spie Ribelli sono riuscite a rubare i piani segreti dell'arma decisiva dell'Impero, la Morte Nera, una stazione spaziale corazzata di tale potenza da poter distruggere un intero pianeta».
Il film del 1977 raccontava come quei piani segreti venivano utilizzati per guidare l'attacco dei caccia ribelli e di Luke Skywalker; il film del 2016 fa un passo indietro e racconta come quelle spie Ribelli hanno rubato i piani.
A dir la verità di passi indietro ne fa più d'uno, perché Rogue One parte dalla cattura dell'ingegnere cui era stata affidata la costruzione della Morte Nera, Galen Erso (Mads Mikkelsen), dalla morte della moglie Lyra (Valene Kane) e dalla fuga della figlia ancora bambina Jyn, affidata alle cure del ribelle Saw Gerrera (si legge Gherrera e ogni assonanza con Che Guevara non dev'essere casuale). Quindici anni dopo e un po’ troppi salti di scenari galattici (il film all'inizio stenta a ingranare), Jyn ha più o meno vent'anni, il volto di Felicity Jones (era la moglie di Stephen Hawking in La teoria del tutto) e non si capisce bene perché sia in prigione. Per fortuna a liberarla arriva il bel Cassian (Diego Luna) col suo fido amico robot K-2SO (ogni nuovo film ha un robot diverso per stimolare il marketing).
Lui - l'uomo - è uno dei capi dell'intelligence dei Ribelli e spera che Jyn l'aiuti in un doppio compito: da una parte verificare se il messaggio che ha portato un pilota imperiale disertore (Riz Ahmed) a proposito della Morte Nera sia attendibile, dall'altro rintracciare il padre ingegnere traditore ed eliminarlo.
Naturalmente le cose si complicheranno non poco, ma l'ossessione tutta contemporanea per lo spoileraggio impedisce di dire di più, se non che le tecnologie digitali faranno «rinascere» un attore morto e «ringiovanirne» un altro e che l'intraprendente Jyn, messo da parte il suo rifiuto a immischiarsi di politica e di ribellione, guiderà le spie Ribelli di cui si diceva nella didascalia del 1977 alla conquista dei piani della Morte Nera, quelli che nel film di quarant'anni fa erano affidati a C1-P8 (R2-D2 in originale) per aiutare i ribelli.
Questa, della ricerca dei piani, è la parte più avvincente del film e anche se conosciamo già il suo finale positivo (altrimenti non avremmo avuto i film successivi) ed è quella che qualche spunto originale dì riflessione. A cominciare dalle «idee estremistiche» di Saw Gerrera per continuare con il quasi anonimato del gruppo di Ribelli che accompagneranno Jyn nella sua missione per recuperare i piani e soprattutto con l'atmosfera volutamente dark che incombe sulla maggior parte del film.
Soprattutto questi due elementi avrebbero potuto far nascere una nuova mitologia e nuovi eroi, ma poi avrebbero rischiato di intralciare il cammino di quelli della saga principale. Con tutti i rischi connessi rispetto alle preferenze del pubblico e alle sue reazioni, di fronte al film numero 8 e ai suoi futuri incassi. Il che ci riporta a dove eravamo partiti, i soldi e le loro «ragioni».
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