Recensione di Franco Ricciardiello a "Fuoco sacro"
Edizione insolitamente lussuosa per un libro Fanucci: rilegato, con sovraccoperta e bordo dorato. Ma Sterling lo merita! Più della veste grafica, è la traduzione di Daniele Brolli a rendere giustizia a un testo prezioso. É il primo romanzo di Sterling dopo quel piccolo gioiello rappresentato da Heavy Weather (Atmosfera mortale, Bompiani 1995), dove l'avventura umana individuale di Islands in the Net si chiudeva in se stessa a seguito della catastrofe ecologica. Fuoco sacro è la storia di una centenaria californiana, Mia Ziemann (di nuovo un personaggio femminile dunque), che a causa di un trauma personale insegue il miraggio dell'eterna giovinezza. Un trattamento fisiologico radicale le restituisce il corpo e le prestazioni di una ragazza di 20 anni, ma Mia esce talmente choccata dall'esperienza che fugge dal monitoraggio clinico imbarcandosi per la vecchia Europa. Sia l'Europa che gli Stati Uniti sono nazioni in cui il potere è in mano a una gerontocrazia che conserva se stessa grazie alla medicina più radicale.
In questo mondo del XXI secolo tutta la ricerca scientifica è concentrata nella tecnologia medica; esiste addirittura un doppio mercato, in virtù del fatto che la moneta corrente serve per gli scambi a breve e medio termine, mentre nel mercato a lungo termine il valore di scambio è rappresentato da certificati di investimento nella ricerca medica.
Sottraendosi alla logica aristocratica della sperimentazione sul prolungamento della vita, Mia Ziemann fugge in incognito verso l'Europa, dove vive di piccoli espedienti in un'economia ridotta quasi al baratto (con i gitani per esempio), dove è possibile vivere con discreta dignità grazie ad alimenti di sussistenza distribuiti gratuitamente in posti di ristoro statali. In Fuoco sacro, come in Isole nella rete, Bruce Sterling fornisce una vivida rappresentazione del rapporto fra l'Utopia e il mondo esterno. Ma là il luogo dell'utopia era la multinazionale "democratica" Rizome nella quale i ruoli dirigenziali erano affidati per elezione direttamente dai cittadini/azionisti, e il mondo esterno erano le banche pirata dei Caraibi, il Mali, Singapore: un territorio selvaggio ed estraneo alla legge con il quale il non-luogo utopico doveva confrontarsi. L'utopia perdeva chiaramente i colpi nelle sacche dell'incredulità del lettore. Multinazionale democratica? Capitalismo dal volto umano?
Molto più realisticamente, in Fuoco sacro il non-luogo dell'utopia diventa la vecchia Europa. Mia Ziemann si sposta fra Praga, Monaco e Roma al seguito di una pittoresca banda di giovani anarcoidi, alla ricerca della giovinezza perduta e del fuoco sacro della creatività umana: Paul, docente universitario, di Stoccarda e ideologo non integrato del gruppo semi-anarchico che frequenta i caffè di Praga; Emil, artigiano che ha bevuto il filtro dell'oblio per fare tabula rasa delle conoscenze precedenti e tirare fuori l'artista dalle spoglie del manipolatore di creta; Benedetta, la caustica hacker di Bologna che complotta per togliere il potere dalle mani di quella che chiama "la gerontocrazia"; Novák, il fotografo che testardamente non vuole sottomettersi a trattamenti di ringiovanimento.
Sorprendentemente, la molla del Fuoco sacro, della creatività artistica si trasforma in una lotta di classe spostata nel prossimo secolo, che vede la contrapposizione di una élite distante e quasi aristocratica (brevemente descritta solo nell'episodio della sfilata di moda a Roma, nell'entourage dello stilista Giancarlo Vietti) con i giovani bohémien molto mitteleuropei, cinici o meno, che accolgono Mia come una di loro. L'unico progetto organico, cosciente di lotta di classe è comunque quello di Benedetta, la quale si accorge che il prolungamento della vita umana consegnerà alla sua generazione un'esistenza praticamente eterna, e si prepara a quel momento. Mia Ziemann compie la sua scelta di campo: viene accolta con fervore dai giovani e non cessa di barcamenarsi fra happening mondani, contorsioni erotiche e piccolo cabotaggio ai margini della legalità.
Forse non riuscirà a impadronirsi del fuoco sacro, e le sue fotografie rimarranno irrimediabilmente scadenti, ma la sua scelta è irrevocabile, e al ritorno in America non si lascerà reintegrare nel sistema. Rinunciando all'assistenza medica, comincerà a girare a piedi il continente indipendentemente dal risultato dello scontro per l'egemonia culturale e politica.
Lo stile di Sterling è asciutto e realistico, concreto fino all'esasperazione, ricco di invenzioni minimaliste (i cani del futuro parlano! grazie a un microfono trapiantato in gola). Scrive con una successione di scene lunghissime, ricorrendo poco al discorso libero indiretto (il punto di vista per tutto romanzo è comunque solo quello di Mia Ziemann). L'Europa futura è molto credibile dal punto di vista concreto, quasi bizzarra nel suo anarchismo un po’ bohémien in cui i poliziotti vestono una divisa rosa. Sembra il sogno nonviolento di una socialdemocrazia scandinava in cui lo Stato si prende cura in modo molto materno dei suoi giovani scapigliati.
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