Anno 2044, cyber-proletari in fuga dall'America
di Carlo Formenti
Sterling si fa apprezzare per la capacità di evocare provocatori scenari sul futuro prossimo del Pianeta.
Prolisso, minuzioso fino alla pedanteria nel descrivere le scoperte tecnologiche e scientifiche che ci aspettano nei prossimi decenni, incapace di dare profondità psicologica ai personaggi, lo scrittore americano che ha fondato il cyberpunk con William Gibson è nondimeno amato dalla cultura underground, sia come militante per la privacy e la democrazia in Rete, sia come lucido analista delle mutazioni antropologiche indotte dai new media. Dote, quest'ultima, confermata dal romanzo «Caos USA»: benché persistano difetti di stile, la storia si legge d'un fiato grazie alla straordinaria ricchezza di idee politiche, condite da brillanti invenzioni scenografiche. Un incremento di «appeal» letterario che aiuterà il lettore europeo a misurare la distanza culturale che ci separa dagli Stati Uniti, differenziando, in questo caso, sia il nostro modo di esaltare (da destra) sia quello di criticare (da sinistra) il capitalismo globale delle reti.
Il romanzo ci proietta nel 2044. L'America è appena stata sconfitta dalla Cina in una guerra commerciale: la potenza asiatica ha usato la Rete per donare e distribuire gratuitamente il software made in Usa. L'economia americana è dunque in ginocchio, anche perché paga gli effetti delle tecnologie labour saving e delle strategie di downsizing delle corporation: milioni di "prolet", rimasti senza lavoro, si sono trasformati in nomadi e vagano per il Paese in bande che hanno abolito il danaro, vere e proprie comunità socialiste, con bizzarre gerarchie fondate sulla "reputazione". I lavoratori della conoscenza se la cavano meglio, ma neanche loro dispongono di redditi fissi: si raccolgono in "crew", stipulando contratti a tempo (come i mercenari medioevali) nei confronti di manager e politici.
Intanto il governo federale, senza soldi e senza un esercito degno di questo nome (i militari sono costretti a taglieggiare gli automobilisti per campare), sprofonda nella corruzione e dell'impotenza, mentre i governatori si comportano come satrapi locali. Infine, come se non bastasse, il territorio appare devastato dalle catastrofi ecologiche provocate da effetto serra e manipolazioni genetiche.
Frutto d'un esperimento genetico, che lo rende lucidissimo, iperattivo e instancabile (praticamente non dorme), è anche Oscar, il protagonista del romanzo, un professionista della politica che capeggia la crew di un senatore. Oscar si innamora di Greta, una neuroscienziata impegnata in ricerche che potrebbero restituire il primato scientifico all'America e la coppia avvia una rivoluzione destinata a rivitalizzare la moribonda potenza americana.
Ultrademocratici e totalitari, geniali e dementi, cinici e sentimentali, Oscar e Greta incarnano le contraddizioni d'una cultura in bilico fra spinte anarco-libertarie e liberiste-conservatrici. Questa è l'America, prendere o lasciare, sembra dire Sterling. Ma gli underground europei sbaglierebbero a scambiare la sua feroce satira per antiamericanismo: sotto sotto, Sterling è un "patriota" come il suo personaggio che, nel momento in cui Usa ed Europa litigano sui modi di fronteggiare l'effetto serra, dice: «L'Europa? Non è un caso se noi americani ne siamo scappati».
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