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Osservatorio su "Hyperion"


di Danilo Santoni


Se è con una certa sorpresa che ho accolto l'uscita italiana del libro di Turner, è con un pò d'apprensione che ho letto i due libri di Dan Simmons dedicati al mondo di Hyperion: Hyperion e The Fall of Hyperion.

Dan Simmons. Viene logico chiedersi, chi e costui? Non c'è da sorprendersi se in Italia è un emerito sconosciuto, anche perchè due anni fa era un emerito sconosciuto anche in America, Un esempio? Al termine della sua recensione al libro di Simmons Carrion Comfort, Faren Miller dice: " ... dovrebbe essere un bestseller di successo, ma l'autore è quasi uno sconosciuto; le case editrici principali erano preoccupate a pubblicare un libro di questo formato (636 pagine) senza il valore pubblicitario di un grosso nome… con un pò di fortuna, questa edizione di un piccolo editore... farà correre voce, perchè Dan Simmons merita molto più dell'accoglienza dei suoi pari (il suo primo romanzo Song of Kali ha vinto un World Fantasy Award) è uno dei nuovi maestri dell'horror moderno." E il libro usciva nel febbraio del 1989. A maggio dello stesso anno usciva Phases of Gravity ("solo" 278 pagine) un libro su un ex astronauta che ha passeggiato sulla luna e che ora deve imparare a "passeggiare" sulla terra confrontando un figlio ostinato, un nuovo amore e lo scolorirsi della sua fama. Il mese successivo appariva Hyperion (482 pagine) e a marzo del 1990 The Fall of Hyperion (517 pagine).

Perchè pongo tanta enfasi sulle dimensioni dei volumi? Prima di tutto perchè colpisce la mole enorme di materiale prodotto da questo scrittore: se si fa il conto siamo intorno alle 2000 pagine, e credo che neppure Asimov riuscirebbe a tenere il passo. Ma la sorpresa sta nel fatto che si tratta di materiale di altissimo livello, sia letterario che narrativo.

John Clute nella recensione per Interzone dei libri di Simmons sottolinea proprio questo aspetto peculiare della produzione di Simmons e paragona i suoi libri a Il Signore degli anelli di Tolkien, al ciclo del libro del nuovo sole di Wolfe e alla versione riveduta di The Stand di King. Ma la grossa differenza sta nel fatto che questi sono libri sofferti che hanno occupato gran parte della vita degli autori che li hanno prodotti. Simmons ha prodotto i suoi capolavori nell'arco di diciotto mesi: "A prima vista sembra che scriva romanzi enormi perchè ami scrivere romanzi enormi, ma che il suo amore nel fare ciò derivi dalla sua capacita a farlo."

E, attenzione, l'accoglienza entusiastica di questo autore non è stata solo da parte di critici ed esperti. Infatti Simmons ha vinto il premio Locus (assegnato con i voti dei lettori dell'omonima rivista con Hyperion per il miglior romanzo di sf (1898 punti, 268 voti, 138 primi posti contro 1126 punti, 170 voti, 61 primi posti del secondo) e ha piazzato nella stessa classifica al 9° posto Phases of Gravity; ha vinto lo stesso premio per Carrion Comfort come miglior romanzo horror battendo sua santità Stephen King (The Dark half) (1374 punti a 1064, 189 voti a 154, 107 primi posti a 68), romanzo che ha vinto poi il premio Stoker; e infine ha vinto il premio Hugo (in fondo sempre il più importante) con Hyperion nella categoria romanzo. E sto parlando solo dei premi più importanti.

Un autore così, sarà mai pubblicato in Italia? Non lo so e per questo forse ne parlo, per cercare di comunicare l'entusiasmo che la lettura dei libri di Hyperion mi ha fatto provare.

Iniziamo, prima di tutto, col dire che Hyperion e The Fall of Hyperion non sono due libri di un ciclo, sono due parti dello stesso romanzo, un romanzo di mille pagine e questo è il' primo indizio di quanto sarà difficile fare un resoconto preciso del libro.

Prima di fare un discorso sulla trama, diamo qualche riferimento. I titoli dei due volumi corrispondono ai titoli di due poemi incompiuti di Keats che avevano come argomento la caduta dei vecchi Dei, e l'argomento e Keats non sono delle semplici citazioni dotte: la caduta dei vecchi Dei è forse l'argomento centrale del libro e Keats è forse il personaggio principale di quest'opera. c'è il titolo, ma c'è un mondo chiamato proprio Hyperion con la capitale che si chiama Keats e c'è un personaggio che è la "persona ricreata" di Keats. Ci troviamo in un universo futuro; l'uomo ha raggiunto altri mondi li ha colonizzati e ha creato quella che viene definita l'Egemonia (Hegemony of Men), una stretta unione di tutti questi mondi raggiungibili non più col volo delle astronavi, che anche se velocissime creano sempre dei "debiti" di tempo tra chi viaggia e chi rimane, ma dalla tecnologia dei portali che permette di passare istantaneamente da un mondo all'altro (un'applicazione curiosa di questa tecnologia è la casa su più mondi: ogni stanza si trova su un mondo diverso ed è collegata alle altre attraverso un portale).

La tecnologia dei portali è un dono all'uomo delle intelligenze artificiali che, si può dire, hanno creato un mondo proprio sul modello di quello proposto dagli scrittori cyberpunk, anche se ci troviamo di fronte ad un indubbio approfondimento. Lo spazio cibernetico, qui, non è come per esempio in Gibson, una semplice trasposizione informatica delle metropoli americane. Qui esiste il tentativo di ricreare un universo cibernetico con caratteristiche proprie e non con camuffamenti del mondo umano. L'universo conosciuto e diviso nei mondi dell'Egemonia, nelle colonie e nei protettorati (mondi in via di assimilazione all'Egemonia) e nei mondi esterni. Solo i mondi dell'Egemonia sono collegati dai portali, L'universo cibernetico, a sua volta, è diviso in diversi livelli che vanno dal semplice luogo dei dati, al livello della coscienza cibernetica allo stato puro, passando attraverso i vari Datumplane, Datasphere, Megasphere e Metasphere. L'Egemonia ha un nemico esterno, gli Ouster, appunto, che non sono degli alieni, ma umani che hanno sviluppato una cultura che si è evoluta nello spazio dando luogo a modificazioni e adattamenti che si sono discostati dalla struttura umana.

Questo è il quadro generale. In particolare, l'Egemonia si trova di fronte alla possibilità di una guerra con gli Ouster che sembrano interessati al pianeta Hyperion. Questo pianeta (che non fa parte dell'Egemonia perchè le IA si sono sempre rifiutate a dare il loro assenso all'Ammissione) è un pianeta particolare per l'esistenza delle Tombe Temporali e dello Shrike. Le prime sono dei manufatti, un qualche cosa che potrebbe ricordare le tombe egizie, che sono stati prodotti nel futuro e che stanno viaggiando indietro nel tempo; dalle perturbazioni temporali che investono la valle in cui si trovano si pensa che si stiano per aprire e per mostrare il loro contenuto e il loro messaggio. Lo Shrike è un essere in apparenza in metallo organico, composto da grosse spine che ha il potere di controllare il tempo e si pensa che sia a guardia delle tombe temporali. Intorno alla figura dello Shrike è sorta una religione che, tra le altre cose, prevede un pellegrinaggio fino alle tombe temporali per fare una richiesta allo Shrike. Il pellegrinaggio deve essere fatto da sette persone, deve seguire un percorso preciso, l'unico possibile, in quanto si è sperimentato che se si arriva alla valle delle tombe con qualche mezzo di trasporto, questo viene riportato istantaneamente al punto di partenza e l'equipaggio scompare) è ad ogni pellegrino è permesso di fare una sola richiesta. La tradizione dice che la creatura garantisce la realizzazione di un solo desiderio mentre per gli altri, con il rifiuto, c'è la morte. La lotta tra Umani e Ouster si fonde (o è causa) di quella che si combatte tra le tre fazioni in cui sono divise le AI (Ultimate, Stable e Volatile). Questa divisione si è creata intorno al tentativo di arrivare all'Intelligenza Definitiva e ai rapporti che devono mantenere le IA con gli umani. I primi vedono tutto subordinato alla realizzazione della ID, i secondi vedono gli umani come un ostacolo a questa realizzazione e sono per la distruzione del genere umano: i terzi sono per un compromesso con l'umanità.

La trama. Su consiglio delle IA, l'Egemonia tenta l'ultima carta prima dello scontro con gli Ouster inviando un gruppo di pellegrini particolari alle tombe su Hyperion. I pellegrini sono stati scelti dalle IA. Nel momento in cui inizia il pellegrinaggio, queste sette persone comprendono che ci sono dei motivi precisi perchè sono state scelte e decidono di raccontare, uno per volta la propria storia per permettere agli altri di comprendere la situazione. Si, avete già sentito questa cosa: ci troviamo di fronte all'uso dello stesso artificio narrativo immortalato da Chaucer con il suo Racconti di Canterbury, e Simmons cita apertamente questo suo prestito indicando i suoi personaggi con la funzione che svolgono piuttosto che con il nome. Avremo quindi il Console, lo Studioso, il Poeta, il Soldato, il Prete, il Detective e il Capitano ed ognuno racconterà la propria storia (tutti tranne il Capitano che scomparirà prima del suo turno).

Il risultato? Ottimo sotto molti aspetti. Prima di tutto occorre dire che sono sei storie superbe, concluse in se stesse, diverse una dall'altra: sei racconti che potrebbero benissimo esistere da soli (e qualcuno meriterebbe anche un Hugo o un Nebula (se fossero premi seri)). Dal mio punto di vista il migliore é quello dello Studioso: un mite ebreo (mite come uomo e come fede) vive una vita tranquilla di studi finché la figlia, archeologa, durante una campagna di studi presso le tombe non giunge a contatto con lo Shrike. Contrarrà il morbo di Merlino che la condannerà a ripercorrere indietro la propria vita: ogni giorno che passa sarà più giovane di un giorno e avrà dimenticato tutto dei giorni persi.

Il racconto segue il dramma di questa famiglia con una figlia che ringiovanisce e che non sa di ringiovanire, una figlia che è estranea al mondo che la circonda e che non sa spiegarsi il perché della perdita istantanea del proprio mondo ogni mattina quando si sveglia. La vita per lo Studioso si fa sempre più tragica ripercorrendo a ritroso le tappe evolutive della figlia, rivivendo quei momenti di gioia in cui la bambina arrivava ad una conquista (il saper leggere, parlare, camminare ... ) con il dolore che deriva da una perdita definitiva.

Altro racconto di rilievo e quello del prete, Padre Hoyt, che narra l'avventura da incubo su Hyperion del gesuita Paul Durè, una delle figure più in vista del mondo cattolico, un mondo ormai quasi in via d'estinzione, sopraffatto da nuovi culti.

La narrazione è composta dal diario di padre Durè giunto su Hyperion in cerca di una mitica popolazione che si diceva discendente dai componenti di una prima astronave umana sperdutasi su quel mondo. Padre Durè localizzerà questa popolazione ma si troverà di fronte a un mistero incredibile, i componenti di questa popolazione, tutti ritardati mentalmente, sembrano avere tutti la stessa età, sono asessuati e ragionano in modo incomprensibile. Non dò la soluzione del mistero, con la speranza di una futura pubblicazione in Italia, ma dico che è di una tragicità immensa soprattutto per l'ironia della situazione. Il racconto del Detective, invece, è uno dei migliori racconti Cyberpunk che abbia letto finora. Un giorno nel suo mondo la detective riceve la visita di un cliente che le chiede di scoprire chi lo ha ucciso. Un inizio veramente interessante per un detective! Il cliente è la persona ricreata di Keats, un corpo clonato con la mente cibernetica, che a causa di un attentato ha subito la perdita di un certo periodo della sua vita.

Gli altri racconti: quello del soldato è la ricerca di una donna misteriosa che gli appare dopo ogni battaglia, spesso salvandogli la vita, sempre per avere dei rapporti sessuali con lui.

Quello del poeta (inizialmente una gradevole satira dello status dello scrittore di fantascienza) narra della vena poetica che appare solo accanto alle morti procurate dallo Shrike. Quello del Console è un racconto di tradimenti e di distruzione ecologica di un mondo di sogno.

Questi racconti, come detto tutti conclusi in sè e certamente pubblicati autonomamente su qualche rivista, all'interno della struttura del romanzo di Simmons sono allacciati strettamente gli uni agli altri, anzi rappresentano gran parte della trama più vasta. Ma c'è di più. Attraverso queste sei narrazioni, l'autore presenta al lettore sei aspetti particolari di Hyperion, approfondendoli ed evitando di dover presentare lo scenario al lettore attraverso descrizioni che si distaccano dall'azione. E nel parlare di Hyperion, parla anche dell'universo in cui si trova. Il risultato è che il lettore si trova immerso in un universo complesso, formato da mondi stranissimi, tutti diversi gli uni dagli altri, retti da un governo "probabile" (anche se forse un po’ ottimista e molto all'americana), abitati da una società sfaccettata e studiata fin nei minimi particolari ... e tutto questo senza nessun improbabile "a parte" dello scrittore per spiegare la situazione.

Dunque, queste sette persone partono per il pellegrinaggio e alla fine del primo libro, dopo aver raccontato le loro storie, giungono nella valle delle tombe.

Il secondo volume si presenta come una frattura rispetto al primo. Infatti Hyperion è scritto in terza persona, tranne i racconti che presentano ognuno una tecnica propria, mentre The Fall of Hyperion è visto attraverso gli occhi di Keats che si trova presso il Governo dell'Egemonia, ma ha la capacita di "sognare" gli avvenimenti su Hyperion.

Questa, forse, è stata una necessità di Simmons, infatti una volta giunti alle tombe, i pellegrini vengono divisi dagli eventi e la narrazione non può più essere lineare. Molte cose avvengono simultaneamente ma non possono essere riferite simultaneamente. Si prova in questo secondo volume, come ha detto il recensore di SfEye, un senso di frustrazione: le tombe stanno sul punto di aprirsi, la bambina è giunta ai primi istanti della sua vita, il soldato ha trovato la sua donna, Keats è in punto di morte, l'Egemonia è stata invasa... tutto insomma sul punto di accadere ma non accade mai.

Bisogna dire, comunque, che alla fine tutto quadrerà: tutti i sentieri arriveranno alla meta e tutto sarà spiegato.

Che dire altro? Che è un libro sorprendente. Chi conosce l'inglese farebbe bene a leggerlo subito, gli altri... sperino, sperino che alla Mondadori qualcuno un pò pazzo decida il grosso passo (ci credo poco, comunque, finche c'è Lippi in giro, un vero incompetente di lusso ... a proposito, avete fatto caso alle date di pubblicazione dei romanzi pubblicati ultimamente da Urania? È un'indecenza).






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