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Recensione di Mirko Tavosanis a "Hyperion"


Al momento di aprire questo volume ero decisamente dubbioso, e non è che le prime pagine, sbirciare in libreria, mi avessero particolarmente incoraggiato alla lettura.

Diffidare dei romanzi tanto pubblicizzati è di solito una precauzione indispensabile per la sopravvivenza: ma non in questo caso, per fortuna. Hvperion, contro ogni previsione, mi è piaciuto, ed in alcuni punti mi è piaciuto molto.

Che dire sul libro in sé stesso? La struttura narrativa, come ormai avrete letto da molte parti, viene ripresa dai Racconti di Canterbury di Chaucher (che la riprendeva dai novellieri italiani e da Boccaccio, ma questa è un'altra storia), e prevede l'incontro di alcuni viaggiatori che si raccontano a vicenda i motivi che li hanno condotti assieme: nel caso particolare, poi, il momento è il ventottesimo secolo: i viaggiatori svolgono professioni che vanno dal prete (cattolico romano, una setta in avanzata estinzione) all’investigatrice, passando per lo studioso, il militare, etc., e la destinazione di tutti è Hyperion, il pianeta dove si sta verificando una situazione di crisi politica e cosmica, rappresentata da un lato dall'invasione degli Ouster, terrestri che vivono stabilmente in stazioni vaganti nello spazio e che si sono ormai allontanati dalla civiltà (e dalla razza?) umana, e dall'altro dalla prossima apertura delle Tombe del Tempo, custodite dalla creatura aliena nota come Shrike, o Signore della Sofferenza.

Personaggio, quest'ultimo, leggermente sinistro, dato che è completamente ricoperto di tremendi aculei con i quali trafigge le proprie vittime, ed in sovrappiù è del tutto invulnerabile, dato che apparentemente riesce a manovrare il tempo a piacere.

Compito dei pellegrini è raggiungere lo Shrike per ottenere la soddisfazione di uno dei propri desideri, ma il romanzo ... in attesa del seguito The Fall of Hvperion, previsto in uscita tra breve), racconta solo lo sbarco dei visitatori ed il loro avanzare sui resti di un devastato itinerario turistico verso le Tombe del Tempo, e si interrompe sul più bello poco prima dell'evento cruciale.

Cosa c’è d’interessante, allora, nel libro, se la trama è troncata così bruscamente? Le storie raccontate dai pellegrini, direi, sei in totale. Che hanno tutte la lunghezza di romanzi brevi e mi sono decisamente piaciute, Costruite tutte - quale più, quale meno - sul tema doppio dell'amore e del tempo, rappresentano anche, per certi versi, una summa della fantascienza moderna, spaziando dall'enigma biologico (e teologico) alla storia cyberpunk (in cui si fa cenno anche al mitico precursore dei cyberpuke [sic], il leggendario Cowboy Gibson, alle storie di guerra al racconto del poeta. E se ho, com'è ovvio, le mie preferenze, che nella fattispecie vanno alla storia dello Studioso (un non chiassoso dramma di famiglia su una figlia che un incidente imputabile allo Shrike costringe a ringiovanire giorno dopo giorno mentre i genitori invecchiano normalmente), la qualità di tutti i lavori mi pare elevata, mentre l'autore riesce a giostrare abilmente le proprie carte, costruendo un universo che non solo cerca un minimo di plausibilità come ricostruzione del tardo terzo millennio, ma anche giostra sui tutti i temi cari alla FS spaziale. Sembra, in altre parole, che Simmons sappia di collocarsi alla fine (o perlomeno ad una svolta) di un intero genere narrativo, e che ne ricuperi temi e tecniche in attesa di qualche improbabile futuro. Vedremo meglio tra qualche anno, mentre nell'attesa io vedrò di non perdere La caduta di Hvperion.






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