Dinosauri vampiri e scimpanzè
di Davide Mana
Ovvero, tre differenti approcci al romanzo scientifico.
Nelle pagine seguenti metteremo a confronto un romanzo in cui dinosauri prodotti per clonazione danno la caccia ai visitatori di un parco, un romanzo in cui un parco africano diviene, sotto agli occhi di un gruppo di accademici, il campo di battaglia per una guerra fra scimpanzé ed infine un romanzo in cui, nella Romania del dopo-Ceausesku, la comunità dei vampiri scatena una guerra senza esclusione di colpi contro un medico sulle tracce di un possibile vaccino anti-AIDS.
Lo scopo è analizzare tre differenti approcci a quella che può venire variamente definita come "fantascienza scientifica" o "fantascienza da laboratorio", ad opera di un autore di fantascienza destinata al grosso pubblico, di un narratore "serio" e di uno specialista del fantastico.
Ma presentiamo più dettagliatamente i nostri campioni in analisi.
"Jurassic Park", di Michael Crichton, accreditato autore di bestseller e divulgatore scientifico part time, edizione Ballantine, 400 pagine di romanzo precedute da tre pagine di stralci di recensioni entusiastiche, all’origine dell'ultima fatica cinematografica di Steven Spielberg, prima edizione 1990.
"Brazzaville Beach", di William Boyd, acclamato autore mainstream al suo terzo lavoro di ambientazione africana, edizione Avon, 320 pagine di romanzo precedute da cinque pagine di stralci da recensioni entusiastiche, vincitore del James Tait Black Memorial Prize, prima edizione 1990.
"Children of the Night", di Dan Simmons, nome emergente nel campo del fantastico, edizione Warner, 453 pagine di romanzo precedute da una sola pagina di stralci di recensioni entusiastiche (spiccano i nomi del solito Stephen King e di Harlan Ellison), finalista per il Bram Stoker Award 1993 (vedremo come andrà a finire), prima edizione 1992.
Un filo sottile ma robusto fatto di ricerche sul DNA, parchi naturali, laboratori, politica locale matematica e biologia lega questi tre romanzi che, diversissimi per intenti, linguaggio ed atmosfera, restano ancora abbastanza affini da consentire un confronto razionale.
Jurassic Park parte dalla paleontologia per raccontare una storia, d'avventura e d'azione infarcita di considerazioni etiche sui recenti sviluppi scientifici.
Brazzaville Beach parte dall'etologia per arrivare ad una storia ballardiana in cui la mente dei protagonisti e la foresta africana si contendono il ruolo di sfondo e protagonista.
Children of the Night parte dall'immunologia per aggiornare la narrativa dell'orrore, presentando un'ottima razionalizzazione scientifica del vampirismo. Protagonisti, (o vittime) di tutti e tre i romanzi sono degli scienziati.
E, se è indubbio che tutti e tre gli scrittori, come si suoi dire "hanno fatto i compiti a casa", documentandosi sull'argomento di fondo, l'uso del materiale è piuttosto differente.
Crichton deve certamente al suo background tecnico una prosa decisamente chiara, vicina a quella della fantascienza scientifica che tanto piaceva a Campbell. D'altra parte, i suoi scienziati sono tali, per così dire, "sulla fiducia": ciascuno di loro si esibisce in un pezzo di repertorio per giustificare la propria qualifica (visita ai laboratori per il biologo, programmazione per l'informatico, un paio di scene tipiche con ossa fossili per i paleontologi, il matematico poverino deve limitarsi a sproloquiare di filosofia della scienza) e tanto ci deve bastare. L'approfondimento psicologico è molto vicino allo zero. Le scene d'azione soffrono di una schematicità talvolta eccessiva, e vengono presentate con una certa freddezza di fondo che potrebbe suonare, in certi casi, come brutalità (certo involontaria). Sul tutto grava l'impressione che il lettore venga spesso sottovalutato (che sia il prezzo che si paga per essere best seller?), e gli si voglia spiegare decisamente TUTTO, anche l'ovvio. Peccato che la scienza nel romanzo venga presentata in maniera spesso piuttosto pedante e didattica, o mediante lunghi incisi o grazie al vecchio espediente del personaggio, di solito uno scienziato, che esordisce con "Naturalmente voi tutti sapete che ... " seguito da due pagine zeppe di spiegazioni (spesso stralciate direttamente da testi di divulgazione piuttosto noti nell'ambiente).
Il trucchetto del "Naturalmente voi tutti sapete che ... " rientra anche nel repertorio di Simmons, con due differenze sostanziali: primo, i dialoghi sono più equilibrati, e l'espediente stride di meno e passa più facilmente inosservato; secondo, la documentazione scientifica e culturale alle spalle di "Children of the Night" è assolutamente monumentale, ed i protagonisti possono quindi sbizzarrirsi in approfondimenti e divagazioni che probabilmente vanno oltre le possibilità della gente di Crichton .La caratterizzazione psicologica dei protagonisti, anche se fondamentalmente di routine, è comunque sufficiente a renderli qualcosa di più che non semplici sagome bidimensionali. Il tono della narrazione è più elaborato e meno tecnico, soprattutto quando l'azione esce dai laboratori statunitensi per spostarsi fra le montagne della Romania.
Le scene d'azione, che caratterizzano tutta la seconda parte della storia, sono ben condotte.
Il paesaggio e l'ambientazione, che in Crichton sono puramente incidentali ed assolutamente anonimi, nel lavoro di Simmons appaiono molto curati ed "autentici", ed in più occasioni ci si avvicina allo stile ed al linguaggio del reportage giornalistico.
Sull'ambientazione Boyd parte avvantaggiato, data la sua esperienza di autore legato all'Africa (quasi certamente per esperienza diretta), e che quindi non ha nessuna difficoltà a descriverei con poche frasi un paesaggio o una situazione, richiamando nelle sue descrizioni di città sfollate e solitari aereoporti nella savana i tipici scenari di J.G. Ballard. Sfruttando l'artificio dell'io narrante Boyd lascia poi che l'informazione scientifica trovi il suo posto nella narrazione senza forzature, e l'autore non sembra eccessivamente preoccupato dalla necessità di istruire il pubblico; prima di essere scienziati i personaggi del romanzo sono esseri umani, l'interesse dell'autore è rivolto principalmente alle loro vicende ed alle loro reazioni. La psicologia dei protagonisti è essenziale ai fini della vicenda, e viene sviluppata lentamente e approfonditamente. La narrazione si svolge su tre piani differenti: gli avvenimenti che hanno portato la protagonista in Africa, la vicenda principale di cui è stata testimone, osservazioni apparentemente slegate più recenti, coordinati comunque in un tutto unico. L'azione è presentata in brevi passaggi emotivi, e la suspance è quasi totalmente giocata sul "non detto" a sul "non visto". Quasi dispiace che un così buon lavoro sia opera di un narratore estraneo all'ambiente della fantascienza, anche perchè sembra giustificare certe accuse di scarsa qualità rivolte spesso al genere.
In conclusione, pare quindi che l'autore più qualificato "sulla carta", vale a dire Crichton, forte della sua cultura tecnica e della sua esperienza come divulgatore, sia in fondo quello che meno riesce a descrivere degli scienziati convincenti. Questo è probabilmente dovuto da una parte all'ansia di istruire il lettore e dall' altra dal desiderio di tratteggiare personaggi immediatamente identificabili (e facilmente traducibili su schermo cinematografico), a costo di cadere negli stereotipi.
Il lavoro di Simmons sembra voler essere "soltanto" un solido romanzo di fantascienza, e la minor preoccupazione per la didattica alleggerisce il romanzo lasciando spazio alla narrazione.
Boyd, infine, sembra dedicarsi solo ed esclusivamente alla narrazione, facendo dell'elemento scientifico solo uno degli ingredienti della storia.
A fine lettura, in entrambi i casi si ha l'impressione di aver assistito alle vicende di persone reali, fatto questo che sinceramente manca in Jurassic Park.
A meno che davvero Crichton sia l'unico a cogliere la realtà, e gli scienziati non siano davvero tanto stereotipati da superare in piattezza l'immaginazione degli scrittori più "romantici".
Ma questa è un'eventualità che non ci piace considerare.
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