Storie di ordinario infinito
"Storie di ordinario infinito", di Ugo Malaguti, "Biblioteca di Nova sf*" n. 1, ed. Perseo libri, ’88, 25.000 £, 388 + ix pagg.
Prima delle antologie Perseo/Elara che raccolgono il meglio della produzione breve del Malaguti; vediamo i racconti.
-"La pagoda" (tradotto in finlandese come "Pagodi", "Portti" # 4, '91; pagg. 19-66)-bellissimo racconto lungo, molto poetico, che racconta dell’incontro tra due umanoidi, un uomo e una donna entrambi facenti parte della grande famiglia umana dell’universo conosciuto, che subito diventa qualcosa di molto importante, di molto intenso.
Ma che, senza che neppure la donna ne fosse a conoscenza, porta l’uomo a morirne; come era nella modalità di procreazione della sua razza, per la quale, appunto, il generare un maschio comportava il completo assorbimento del padre, che, alla fine, appunto, moriva, e, in una qualche maniera, rinasceva nel figlio.
Quando all’uomo viene diagnosticata la morte imminente, un amico e collega, gli dirà la verità, e lui sceglierà di restare con lei, di morire in lei.
Davvero notevolissimo, e scritto in un’ottima prosa come ho detto molto poetica.
-"La gemma di Nazca" (pagg. 67-97)-complicatissima storia di un alieno catturato dagli aztechi, lui andato a trovarli dopo altri come lui.
Ed ingabbiato in una dimensione spazio-temporale dalla quale, però, in una qualche maniera, riesce ad incarnare una parte di sé in un umano.
Alla fine questo umano riuscirà a prendere la gemma del titolo, che era stata sottratta all’alieno, e che aveva dato potere ai discendenti di quegli aztechi, e si ricongiunge, in quella dimensione, con quegli.
Mano a mano che si chiarisce quanto si stà leggendo, l’attenzione viene ad aumentare, e l’interesse; un ottimo meccanismo narrativo.
-"Il giullare" (pagg. 99-132)-dionisiaco, racconta di un uomo che va su di un pianeta dove tutto è festa, gioco, divertimento, continuamente, per tutti.
E sesso, e droga.
Ci va perché stà cercando un uomo.
Ma, prima di trovarlo, troverà una bambina che gli darà molto piacere, e lo accompagnerà, assieme ad un menestrello, per gran parte del suo viaggio.
Quando lo troverà, quell’uomo, dopo aver avuto una visione di morte, che in realtà era un messaggio da un luogo lontanissimo, capirà perché quegli, che era il capo del Centro in cui lavorava, come tutte le migliori menti del mondo conosciuto si erano improvvisamente allontanate dai loro lavori, per andare, tutti, su quel mondo.
Perché avevano capito che l’Universo si stava spegnendo, e che non c’era nulla che si potesse fare. Se non, appunto, godersi quel che restava in gioia.
-"Toreador" (originariamente in appendice a "Settore generale", di J. White, "Galassia" n. 34, ed. La tribuna, '63; pagg. 133-166)-in una Terra sulla quale degli alieni sono scesi per evitare che l’Umanità si estinguesse, dopo una catastrofica guerra atomica, un ragazzo, figlio di un operaio condannato a morte per l’omicidio di sua moglie, perpetrato perché gli era stato detto che gli restava poco da vivere, avendo lavorato per anni nella radioattività, condannato anch’egli a morte, viene invece salvato da quegli alieni perché… ha il sogno di fare il toreador.
Verrà allestito un grandioso spettacolo, nel quale lo sarà.
-"Il confine" (originariamente in "Mathematica", "Nova Sf*" n. 41, ed. Libra, ’80; pagg. 167-184)-hard sf; un’astronave stà solcando lo spazio ormai da un tempo immemorabile e, alfine, giunge alla galassia che era la sua destinazione.
Decisamente criptico, dice qualcosa a riguardo del trovare qualcosa che non si sarebbe mai detto, dove ci aspettava di trovare tutt’altro.
Si fa l’esempio della scoperta dell’America, ma non è che si capisca molto bene; si dice di un confine, appunto, dell’universo, oltre il quale ci si aspettava di trovare il nulla, e invece…
Forse, i protagonisti non sono… noi, ma una qualche altra razza umanoide che ha un’idea dell’universo differente dalla nostra.
-"Festa di primavera" (originariamente in appendice a "L'ultimo vessillo", di L.R. Hubbard, "Galassia" n. 57, ed. La tribuna, '65; pagg. 185-209)-fantastico, racconta di un mondo nel quale c’è stato un qualche sconvolgimento, e le persone delle città sono andate a vivere sotto al mare.
E di un villaggio isolato, nel quale tutte le primavera arrivano i Tedeschi, a portare via gli uomini giovani.
Davvero notevole l’atmosfera che vi si riesce a creare, soffusa e, al solito, molto poetica.
-"Di ghiaccio e di stelle" (originariamente in "Nova Sf*" n. 1, ed. Perseo libri, ’85; pagg. 211-226)-sul tema classico dell’immortalità, vede infatti il protagonista che, divenuto scienziato di corte di una dinastia di persone molto longeve, scopre, seguendo le tracce di quello che crede un altro mondo lontano nello spazio abitato da gente simile a loro, che invece è un mondo lontano… nel tempo.
E che il loro, stesso, mondo.
E, lui che avrebbe dovuto essere solamente uno strumento di quei semidei, che poi lo avrebbero gettato via, diventa invece veramente immortale, avendo scoperto il segreto del Tempo, e, alla fine dell’universo… creerà quella dinastia.
-"La giornata di un pover'uomo" (pagg. 225-267)-fantasociologia; in un futuro, la massa di disoccupati può conquistarsi un’occupazione solamente… massacrandosi.
C’è una sirena, attorno alle fabbriche, e, quando suona, i disoccupati… cominciano a tentare di uccidersi. Chi riesce ad ucciderne tre, e ad entrare nella cerchia interna, potrà essere l’unico che diventerà un Occupato.
La narrazione segue uno di questi, che, dopo anni di tentativi infruttuosi, si allea con dei suoi amici, e vince; diventa un Occupato, non prima di aver ucciso anche la donna che portava in grembo un figlio suo, e che l’aveva protetto per tutto il tempo, spianandogli la strada per quel successo.
Ma, quando sarà nella Fabbrica, scoprirà una verità ancora più terribile.
-"La fenice" (originariamente in "L'ultima stella", "Nova Sf*" n. 37, ed. Libra, '78, poi anche "Delos" n. 52, '99-2000; pagg. 269-280)-un uomo che si è isolato totalmente dal resto dell’umanità è tempestato da richieste del suo ritorno.
Ma egli aveva un progetto, che è finalmente giunto al termine; da un congegno di sua invenzione esce qualcuno, non sa neppure lui chi sarà, ma sa che è importante.
Sarà una sua vecchia amica, con la quale condividerà tutti i pensieri che gli assillano la mente, per decidere, alla fine, di tornare, di tornare ad essere l’artista rinomato ed amato da tutti che era.
E l’androide immortale, e sterile, che era.
-"Decadenza" (originariamente in "Sf...ere" n. 40, '86; pagg. 281-292)-il presidente del mondo riceve una visita; un uomo gigantesco, e nero, che gli dice che quelli della sua razza se ne vogliono andare. Dalla Terra.
Perchè è troppo civilizzata, e loro preferiscono una vita più… vera. Naturale.
Lui, il presidente, non lo capirà affatto, ma darà loro il permesso.
Il tema è decisamente molto attuale.
-"A un passo di distanza" (pagg. 293-303)-sf antimilitarista; il protagonista è un soldato della Terra arruolato dopo che aveva dovuto mangiare, inconsapevole, i corpi dei suoi connazionali, che stà marciando in una giungla aliena per tentare di raggiungere una base.
La spossatezza, la consapevolezza di essere vivo per aver compiuto un misfatto (gli alieno che stavano combattendo li erano venuti ad aiutare, dopo averli abbattuti, e loro li avevano uccisi), gli fanno perdere la ragione, e comincia a dire delle cose assolutamente proibite, di come quella guerra sia ingiusta, di come la stiano portando avanti in maniera troppo… inumana.
Gli si dice che dovrà affrontare la giustizia militare, ma, poi, la base sarà distrutta, e non ci sarà più speranza alcuna.
-"Fino all’ultima generazione" (originariamente in appendice a "Il mio mondo bruciato", di B.W. Aldiss, "Galassia" n. 68, ed. La tribuna, '66, e anche in "Mosaici di sonnolenta avventura", "Biblioteca di Nova Sf*" n. 46, ed. Elara, 2017; pagg. 305-329)-in un futuro in America governa un generale che ha scatenato, intenzionalmente, una guerra nucleare che ha quasi distrutto l’umanità.
E che odia i negri; i pochi ancora vivi sono braccati, e, quando catturati, uccisi.
I protagonisti sono proprio dei negri, che ricevono la visita dell’unico prete negro rimasto; e, anche, quella di sgherri di quel regime, che li uccidono inchiodandoli a delle croci, per irridere il cristianesimo.
Quando il bambino dirà della sua speranza, che gli aveva insinuato quel prete, che il Papa sarebbe venuto a salvarli, quegli sgherri voglio sapere, capire, ma non sapranno nulla.
Anche se, Roma, è solamente un cratere radioattivo.
-"Ritorno a casa" (pagg. 331-337)-un eroe dell’astronautica, quasi morto dopo un incidente, vive con un cuore non suo.
Un cuore adatto comparso nel momento giusto, che era sembrato quasi un miracolo.
E, infatti, sarà il cuore di un alieno, che avrà trovato così il modo per tentare la conquista del nostro mondo.
-"Di alcuni delitti, a Londra" (originariamente in "Terra, acqua, fuoco, aria", "Nova Sf*" n. 6, ed. Libra, '68, poi anche "Thx 1138" n. 5/6, '87; pagg. 339-365)-che inizia come se fosse un giallo, anche se decisamente anomalo, nella struttura, per poi rivelarsi un sf sul tema dell’Ultimo Uomo.
In realtà il protagonista, infatti, è uno dei dieci uomini rimasti, ognuno su di un pianeta, a giocare, direi, a fare dio, in quei mondi popolati da automi che non sanno di esserlo.
-"Elegia" (anche in "Robot" n. 51, ed. Delosbooks, 2007; pagg. 367-384)-la Terra è stata devastata dagli alieni, che hanno ucciso tutti gli esseri umani, ma lasciato in vita ogni altra creatura.
Un papa, un rabbino e un guru, fabbricati dall’Uomo, che hanno ormai vissuto per molti secoli, sono in attesa che avvenga una qualche manifestazione divina, come ognuno di loro sa che sarebbe avvenuto alla fine dei tempi.
Ma sarà solamente uno di quegli alieni, a scendere, un alieno antichissimo, che gli dirà solamente di non essere, Dio, ne un qualche suo emissario.
I tre, poi, faranno l’unica cosa che potranno fare, ricominceranno con quegli animali, resi intelligenti dall’Uomo.
Abbiamo dunque visto che la qualità di questi racconti è davvero buona; la caratteristica basilare della scrittura del Malaguti è la sua poeticità.
In tutti i racconti, tranne che in "Il confine", infatti, essa lo è decisamente; una poeticità che riesce a fondersi alla prosa molto bene, dando l’effetto di musicalità senza appesantirla, né creando possibili effetti derisori (stonature che il lettore recepisce come risibili, appunto).
"Festa di primavera", come ho detto, ha un fantastico d’atmosfera, derivato prevalentemente dall’ignoranza del contesto, veramente ottimo, e in "Il giullare" ci sono delle buone atmosfere, e del buon sesso, così come in "La pagoda".
Nel complesso, una buona antologia, ma lo sapevamo già; non potevamo attenderci altro, dal Malaguti.
Altri contributi critici: recensione di Antonio Scacco, "Future shock" n. 77, 2018, pag. 72
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