Recensione di Fabio Nardini a "Dimensioni proibite"
Immaginate un universo parallelo in cui esiste uno scrittore mediocre, di nome Gene Wolfe. Immaginate che il romanzo mediocre di questo mediocre scrittore sia finito, attraverso qualche inconcepibile porta spazio-temporale, sul tavolo della redazione di Urania, E immaginate infine, ma per questo non occorre un grande sforzo, che i redattori di Urania si siano affrettati a pubblicarlo, essendo a corto delle consuete schifezze originarie del nostro continuum - che sono soliti ammannirci.
Bene, se siete riusciti ad immaginare questa situazione allora siete probabilmente vicini a scoprire l'origine di Dimensioni proibite di Gene Wolfe. Vi basterà vistare la redazione di Urania e cercare molto attentamente la misteriosa porta attraverso la quale è passato il manoscritto del romanzo di Wolfe.
Certo, la spiegazione può sembrare fantastica a prima vista, ma come spiegare altrimenti il nome di Gene Wolfe? È forse possibile che l'autore di questo romanzo sia il nostro Gene Wolfe, ovvero lo scrittore che ci ha regalato capolavori come "La quinta testa di Cerbero" o i primi due libri del Ciclo del Nuovo Sole?
La cosa naturalmente è da escludere a priori.
Dunque, che dire di Dimensioni proibite?
La definizione perfetta è quella, del tutto estemporanea, del buon Tavosanis: una storia alla Gasparini, soltanto scritta un po’ meglio. Da parte mia sottoscrivo pienamente, per cui, se vi piacciono gli intrecci pseudo-kakfiani, i caroselli tra ospedali psichiatrici e mondi paralleli alla ricerca di una donna misteriosa di nome Lara con contorno di bambole parlanti e vecchi cinesi giggioloni... bene, penso che vi divertirete.
Ma se amate Gene Wolfe, per favore, non compratelo.
Il suo doppio extradimensionale scrive molto peggio di lui!
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