Terrore tra le rovine della Città eterna
di Leonardo Autera
Un po’ per le vibrazioni provocate dalla escavatrice per la costruzione della metropolitana, un po’ a causa di malaugurate congiunzioni astrali, è fatale che alle porte di Roma, dalle parti di villa Adriana, venga alla luce l'apertura verso certe catacombe precristiane che furono sede di riti sanguinari di cui, per due millenni, si era cancellata la memoria.
Il peggio è che per tanto tempo vi era rimasto celato un mostro infame, vera quintessenza del Male, il quale, ora risvegliato, sparge terrore e morte non, solo fra archeologi, antiquari e loro aiutanti che, troppo curiosi, violano quei cunicoli, ma perseguita anche privati cittadini (una rockstar viene letteralmente inghiottita dal suo letto e trasferita sotto terra) e sembra intenzionato ad artigliare l'intera Città Eterna. Non si sa, tuttavia, come le cose vadano a finire, perché il film, allo scadere dei 90 minuti di rito, lascia tutto in sospeso.
È chiaro che Spettri è un «horror» casereccio che non si prende sul serio. Almeno nelle intenzioni dei suoi quattro sceneggiatori, che hanno attinto un po’ qua e un po’ là ai modelli americani del genere (si va dal Mostro della Laguna Nera, anni Cinquanta, ai recenti Poltergeist) contaminandoli con l'ambientazione nella Roma archeologica, in un costrutto di scarsa logica interna e ingolfato di motivi senza soluzione. Tutto poteva aver senso se trattato per gioco.
Ma la regia di Marcello Avallone, indecisa sul tono da dare, incerta fra spaventi effettivi o tanto per ridere, desolante nel dilatare tensioni che poi non esplodono, ha combinato un gran pastrocchio.
Con l'aggravante di interpreti oltremodo inadatti, tra i quali tenta di districarsi, nei limiti del possibile, il consumato professionismo di Donald Pleasence nel ruolo dell'archeologo che fin dal primo istante ha capito tutto del segreto delle catacombe ed è naturalmente destinato a brutta fine.
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