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Davanti allo specchio e altri racconti


a cura di Edoardo Cicchinelli, Alberto Panicucci e Francesco Ruffino, "Mondi incantati" n. 15, ed. Wildboar, 2017, 10,00 €, 208 pagg.


L’annuale antologia del Trofeo RiLL quest’anno, oltre ai racconti vincitori, il RiLL world tour e lo Sfida, vede anche i finalisti del concorso "Heroes in haiku", la tradizionale poesia giapponese, da noi importa.

I racconti, devo dire, mi sono sembrati meno buoni del solito, anche se certo non scarsi.

Ma andiamo a vederli uno ad uno.


-"Davanti allo specchio", di Valentino Poppi (poi anche in "Anonima gidierre" n. 99, 2018; pagg. 11-21)-il vincitore, è un bel racconto horror, che dice di un vecchio che si comporta in modo strano, fino a quando non se ne capisce il perché: c’è un mimic, un lucertolone che sa imitare qualunque cosa gli stia attorno, nel suo appartamento.

O, almeno, c’era; ha eliminato qualunque cosa doppia, da esso, per essere sicuro che non ci fosse ancora, o, perlomeno, di riuscire ad individuarlo per certo.

Scritto in una prosa molto semplice, ha una trama lineare, che si fa seguire senza alcuna fatica, ed un bel finale nel quale l’aspettativa che si era accumulata fino ad allora ha una catarsi veloce e suddisfacente.


-"Quando gli animali parlavano", di Davide Camparsi (pagg. 22-32)-2° classificato, è un ottimo racconto fantastico, con una punta di Sf.

Vi si racconta… della malinconia che ha un uomo per il ricordo, che pare avere solamente lui, di quando, appunto, gli animali parlavano.

Nella prima parte vi si racconta di come fosse bello, prevalentemente, ascoltare le loro storie; perché erano degli ottimi affabulatori, e gli Uomini li stavano ad ascoltare volentieri.

Nella seconda, invece, di un presente nel quale è rimasta, pare, solamente quella malinconia; ma nella quale irrompe, neanche a dirlo, quel fantastico che sembrava essere stato perduto per sempre; il gatto che la figlia ha regalato al protagonista/narratore stà accumulando degli strani oggetti, e quando, col cuore in gola, va a vedere cosa stia combinando, le sue aspettative vengono appagate.

Si, stava costruendo uno di quegli apparecchi che aveva detto che costruivano, gli animali, a volte, che poi potevano portare a fare dei viaggi incredibili nello Spazio.

Andranno, lui e quel gatto nuovamente parlante, nei cieli.

Evidente che ciò che vi si vuole dire è il sentimento di perdita che hanno gli adulti per l’essersi esaurita tutta quella carica immaginativa della giovinezza.

E, forse ancor più importante, il tutto è scritto in una buona prosa abbastanza poetica.


-"Questione di previdenza", di Nicola Catellani (pagg. 33-41)-3° classificato, ex equo col seguente, è una ghost story molto lieve, quasi umoristica, nella quale un impiegato dell’ufficio previdenza scopre di essere... l’unico uomo che può vedere i fantasmi.

E, questi, gli chiedono di telefonare alle loro mogli per spiegargli come fare ad avere la loro parte dei loro stipendi.

Divertente, è tutto giocato sull’incapacità di accettare un evento sovrannaturale, da parte del protagonista, che trova tutte le scuse possibili per far rientrare ciò che gli succede entro i limiti del razionale.

La scrittura è impregnata di luoghi comuni, sulla previdenza, sul lavoro, penso proprio per rimarcarne il tono normale.


-"Il dolore del pianto", di Nicola Filippi (pagg. 42-52)-favolistico, dice di una maestra che racconta, ai suoi bambini, in una scuola in una qualche terra del Nord, di certe favole su certi folletti che rapiscono, i bambini.

Solamente che, a un certo punto, uno di questi sparisce davvero, e…

Alla fine si verrà a sapere che, quella maestra, era lei stessa, di questo popolo del ghiaccio, diventata tale proprio per essere stata rapita lei stessa quando era bambina.

Stava solamente tentando di avvertirli, e, dopo quanto di altro era accaduto poi, aveva capito di esserci riuscita.

Qui la prosa trova qualche, anche se non eccessivi, slancio di poeticità.


-"A casa del Diavolo", di Laura Silvestri (pagg. 53-61)-4° classificato, è, direi, un horror umoristico; vi si racconta, infatti, di un ragazzo, in via di laurea, che accetta, come coinquilino… il Diavolo.

Naturalmente lui non crede che lo sia, ma, dopo una convivenza più che buona, tranne qualche sorpresa ogni tanto al rientro (i resti di un sabba appena concluso), il protagonista ha un incidente, ad anni di distanza, e, trovatosi a sperare di riavere al suo fianco quell’amico… se lo ritrova.

E, ovviamente, gli propone di vendergli l’anima; lui accetta, e diventerà… un impiegato dell’Inferno soddisfatto, se non fosse per il nome poco appropriato: Salvatore.

Scritto in una prosa semplice, senza alcuna pretesa, risulta comunque davvero divertente.


-"L'amico speciale", di Giorgia Cappelletti (pagg. 62-70)-5° classificato, è un sf che racconta di un futuro prossimo nel quale è stato inventato un dispositivo che materializza la persona ideale con la quale si vorrebbe stare.

La zia che ne è protagonista, di due bambini che si addormentano solamente con il proprio, è all’inizio scettica, le sembra che sia quasi una cosa contro natura, ma poi di quelli, regalatole dal fratello, la guarisce dalla sua ansia, materializzata anch’essa, e per lei la vita cambia totalmente.

Poi, però, il dispositivo si… spegne. Pensa.

Ma no, è che lei ha pensato, ancora, che ci fosse qualcosa che non andasse, in quegli amici artificiali; ma, essendo una proiezione del suo inconscio… "Io sono qui. Sono sempre stato qui." (pag. 70).

Anche qui il linguaggio è semplice, nessuno slancio poetico, ma è ben raccontato, e vi aleggia un buon patos.


I racconti del "RiLL world tour", dai premi gemellati (pagg. 71-73)


-"Una strizzatina d'occhio e un sorriso" (A Wink and a Smile, trad. Emiliano Marchetti), di Gary Kuyper (pagg. 74-90)-vincitore del Nova short-story competition 2016 (Sud Africa), è un horror ben congeniato, nel quale il protagonista… vede se stesso, il suo riflesso, allontanarsi, nell’altra parte di uno specchio, e… scomparire.

Da quel momento non si vedrà più riflesso in nessuna superficie, se non quando si rivrà, ridrà il suo riflesso, ma… autonomo. Come fosse un’altra persona.

Che gli darà delle indicazioni, per come risolvere il problema nel quale si sarà andato a cacciare; aver messo incinta una cameriera.

Non vi dirò come farà, e cosa scoprirà, di quel riflesso… indipendente, ma è una trovata abbastanza divertente, e… sanguinosa.


-"Fujino, Takane e Kanoko" (Fujino, Takane y Kanoko, trad. Raul Ciannella), di Maria Antonia Martí Escayol (pagg. 91-110)-vincitore del Premio Visiones 2017 (Spagna), è ambientato nel Giappone del 1670, e racconta di tre giovani prostitute chiamate a servire… un alieno.

Un essere per nulla umanoide portato là da un olandese, per una certa erba dalle proprietà rarissime.

Vi si racconta, quindi, degli incontri di queste prostitute con questo alieno, che, per le prime volte, consistono praticamente in nulla, qualche rito iniziale, e un sonno senza spiegazioni.

Ma che, alla fine, diventano molto più… intensi.

Una di loro viene avvolta da certe estensioni, dell’alieno, e… sollevata in aria.

Non vi si dice che cosa, e se, ciò comporterà, ne altro, sull’alieno.

Insomma, un racconto che si basa solamente sull’atmosfera, sapientemente creata, e piuttosto intrigante, senza dare alcun appoggio ad uno approccio razionalistico.

Il linguaggio col quale è scritto, infine, è molto, poetico, essendovi anche diverse digressioni di vera e propria poesia giapponese.


-"La Morrigan" (The Morrigan, trad. Francesca Garello), di Stewart Horn (pagg. 111-126)-vincitore del James White Award 2017 (Regno Unito), è un horror molto violento, e molto sboccato.

A Glasgow, una donna approccia i membri di due bande rivali, e da armi letali ad entrambe.

Solamente, che ciò, il protagonista, e nessun altro dei personaggi, lo sa; e così, lo scontro fra di esse diventerà un massacro.

La Morrigan, vi si dice in una nota, è una divinità del mito irlandese che si nutre di morte, una mutaforma che si trasforma prevalentemente in corvo.

Come ho detto, il linguaggio è molto ruvido, per creare questa atmosfera di morte e distruzione.


-"Qualcosa di davvero orribile" (For Elizabeth, trad. Daniele Pagliuca e Alberto Panicucci), di Xanthe Knox (pagg. 127-130)-vincitore dell’AHWA Flash Fiction Competition 2017 (Australia), è un horror… criptico.

Un uomo si trova in un luogo dove tutti hanno una qualche ferita, e vorrebbe vedere sua moglie.

Ma viene rapito, e gli viene detto che potrà rivedere sua moglie solamente se farà… qualcosa di davvero orribile.

Egli, forse, allora, uccide qualcuno, e si ritrova legato ad un letto; senza che ci sia, la moglie.

Sinceramente non ho capito nulla, di quanto voleva dire.


-"Per l'amor del cielo" (For Goodness Sake, trad. Emiliano Marchetti), di Robert O'Rourke (pagg. 131-145)-secondo all’Aeon Award Contest 2015 (Irlanda), il 1° troppo lungo per essere ospitato qui, è un sf antiutopico che racconta di un mondo parallelo nel quale, alla fine della seconda guerra mondiale è stato ideato un modo per scoprire, da un esame del sangue, se un neonato sarà… un nuovo Hitler.

Ed ucciderlo.

Il racconto è la visita di agenti governativi alla madre di questo nuovo futuro massacratore; lei, ovviamente, non glielo lascia, e viene uccisa.

A parte l’inscentificità della possibilità di sapere il futuro di una persona da un qualsivoglia esame del sangue, la morale che vi dice è, alla fin fine, simile a quella detta da Dick in "Minority Report"; è immorale decidere su supposizioni per quanto scientificamente fondate il futuro di una persona al momento innocente.


Il concorso Sfida (pag. 146), quest’anno aveva come vincolo sul quale ideare una trama "Viene inventata/scoperta la medicina per essere felici. La medicina è economica e non ha controindicazioni."


-"Milan l'è on gran Milan", di Francesco Nucera (pagg. 147-156)-tutto tenuto su di un tono umoristico, vede un investigato privato che viene chiamato dalla F.I.C.A. (!!) per andare ad indagare su una nuova droga.

Sarà, ovviamente, quella medicina miracolosa, che gli farà fare un sogno nel quale supererà il più grande rimpianto della sua vita.

Ma, più di ogni elemento di trama, è il divertente tono col quale è scritto, per il quale ogni piè sospinto troviamo una gag, una trovata.


-"L'ultima persona infelice", di Alain Voudì (pagg. 157-167)-qui la pillola della felicità è prodotta e distribuita a bassissimo prezzo in tutto il mondo in maniera totalmente legale.

Ma il protagonista, un complottista che vede del marcio sotto ogni cosa, pensa che ci sia sicuramente, appunto, qualcosa di losco sotto, e va alla fabbrica che la produce.

Là troverà le risposte che cerca, ma che non saranno assolutamente quelle che pensava.

Non molto intrigante, e dalla prosa un po’ sciattina.


-"Vera", di Giorgia Cappelletti (pagg. 168-174)-Vera è l’unica alunna di una classe, anzi, di una scuola, a non prendere il Gaudium!, la pillola che da la felicità.

La loro insegnante, sua ferma sostenitrice, stà facendo lezione, quando viene chiamata dal preside; là ci sarà la madre, di Vera, che si lamenterà della totale mancanza di attenzione per la depressione di sua figlia.

Ma, quando tornerà in classe, gli alunni felicitati staranno leggendo ad alta voce, sghignazzando, il suo tema su Leopardi.

E, Vera, si butterà giù da una finestra.

Qui, quindi, la "felicitina" è vista come una droga di stato, che impedisce di poter accedere alla vera umanità.

Scrito molto bene, in una buona prosa dai notevoli accenti poetici, che riesce a dire molto bene ciò che vuol dire.


-"La cura", di Emiliano Angelini (pagg. 175-186)-il protagonista è un Ispettore Sanitario che viene chiamato per un caso; una donna sembrerebbe non mostrare i segni della vaccinazione obbligatoria.

Ci troviamo in un mondo nel quale già da molto ogni neonato viene vaccinato con una… pillola della felicità, che inibisce gli impulsi violenti.

La donna sarà, effettivamente, assolutamente… normale; niente sorriso ebete, sul suo viso.

E la madre del protagonista, al funerale di suo marito, gli dirà, loro che non avevano voluto farsi vaccinare, adulti al momento dell’introduzione, delle parole che, in qualche maniera, riusciranno ad arrivare fino al suo cuore.

Andrà, anche se non sarebbe suo dovere, all’appartamento della donna, per trovarvene un’altra, che gli farà delle rivelazioni sconvolgenti.

Anche qui, dunque, un’antiutopia nella quale la "felicitina" è vista come un fattore di disumanizzazione.

È scritto in un linguaggio che, senza essere particolarmente poetico, è comunque di buona qualità. E decisamente comunicativo.


Gli haiku con foto del concorso "Heroes in haiku" (pagg. 195-196) sono:

"Affrontare Daredevil", di Fabio Galli, pag. 197, 6°

"Giaccio", di Fabio Lelli, pag. 198, 4°

"Introspezione di un eroe", di Georgia Garofalo, pag. 199, 3°

"L'eternità dell'atto eroico", di Alice Mascolo, pag. 200, 1°

"La bellezza salverà il mondo", di Scilla Mastini, foto di Roberto Ceccanti, pag. 201, 2°

"Obscuritas", di Giulia Donatini, pag. 202, 7°

"Ora", di Anna Paola Lacatena, pag. 203, 5°

Nel volume non ne viene data una classifica, che è stata data dai voti ai visitatori del Lucca Comics & Games, al quale sono stati esposti, e degli iscritti alla newsletter associativa.


Il volume è completato da "Venticinque anni di RiLL, quindici anni di Mondi incantati", del Comitato promotore del Trofeo RiLL (pagg. 7-8), "Mai da soli", di Francesco Caredio (pagg. 9-10), e "XXII Trofeo Rill. Comitato di lettura e giuria nazionale", pagg. 187-194.


Come ho detto, i racconti del Trofeo vero e proprio li ho trovati un po’ meno buoni del solito; il vincitore ha si un’idea abbastanza originale, ma è scritto in una prosa un po’ troppo sciatta, quello del Catellani è divertente, ma quasi una barzelletta, senza molto valere letterario, così come quello della Silvestri, divertente, si, ma di poco spessore.

Per fortuna quello del Camparsi è invece davvero buono, e, se fosse stato per me, lo avrei sicuramente fatto vincere. Ottima prosa, densa, poetica, e un bel messaggio.

Come quello della Cappelletti, anche se la prosa, in quello, è meno buona.

In Sfida ho poi anche trovato due racconti decisamente buoni, "Vera", e "La cura", il primo direi addirittura ottimo.

Per gli stranieri, direi che "Per l'amor del cielo" ha un messaggio da rimarcarsi, "Una strizzatina d'occhio e un sorriso" un’ottima strutturazione e "Fujino, Takane e Kanoko" una buona atmosfera.

Alla fin fine, dunque, forse sono stato un po’ troppo severo, all’inizio. Anche quest’anno quest’ottima iniziativa ha dunque dato un buon prodotto.






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