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Recensione di Marcello Bonati a "Dangerous visions"


Sembra sia giunto il momento, per molte opere mitiche della Sf, di essere tradotte anche da noi, anche se con enorme ritardo.

Questa Dangerous visions apparve negli States nel '67, e ben presto divenne un cult book, prima là, e poi qui in Europa.

" ... è stato inteso (questo libro, n.d.a.) come tela su cui dipingere nuovi stili letterari, approcci audaci, idee impopolari." (pag. 26), dice il curatore.

Ellison parla molto di come sia nata, sia nell'introduzione che nelle varie premesse ai racconti che la arricchiscono notevolmente: "Nel 1965 ospitavo lo scrittore Norman Spinrad nella mia casetta... di Los Angeles ... Disse che secondo lui avrei dovuto concretizzare alcune delle idee sovversive che avevo sparso in giro sulla "Nuova cosa" della "Speculative fiction" con un'antologia. ( ... ) Robert Silverberg (mi scrisse, n.d.a.) Perchè non fai "tu" un'antologia? HARLAN ELLISON PRESENTA I CLASSICI DELLA SF DIVERSA, o qualcosa del genere ... " (pag. 23-24).

E di come riuscì a convincere Lawrence Ashmead della Doubleday a pubblicargliela, più un'infinità di aneddoti divertenti.

L'antologia è corredata anche da due prefazioni di Asimov, e da postfazioni degli autori ai singoli racconti.

I traduttori sono vari, e segnalati alla fine di ogni racconto.

Vespro (Eversong), di Lester Del Rey, tradotto da Marzia Iori, era già apparso, col titolo di Eversong, in Racconti di fantascienza, ed. Savelli, '77, nella traduzione di Ugo Malaguti.

Vi si narra niente di meno che di Dio: " ... egli aveva istruito alcuni di loro (gli Usurpatori, n.d.a.) e ne era stato il punto di riferimento per un certo periodo. ( ... ) ... aveva dato loro gli strumenti di cui avevano bisogno per arrivare a dominare anche lo spazio e l'energia." (pag. 35-36).

Ma questi usurpatori, appunto: "… l'avevano ricambiato con presuntuosa arroganza e gli avevano negato perfino un minimo di gratitudine." (pag. 36).

Il tutto è ambientato sul pianeta in cui quel Dio ne aveva trovato i progenitori.

L 'autore, nella postfazione, ne dice: "Eversong non è fiction, ma allegoria." (pag. 38).

Mosche (Flies), di Robert Silverberg, tradotto da Delio Zinoni.

Un uomo viene gravemente mutilato nell'incidente di un'astronave, ma viene clonato da una razza aliena e mandato sulla Terra per studiare gli esseri umani, le loro emozioni: "Gli avevano dato del poteri. Poteva individuare e trasmettere loro le emozioni primitive degli altri... dai dati raccolti potevano cominciare a costruirsi una conoscenza degli esseri umani." (pag. 48).

Il finale, a sorpresa, dà al racconto il senso che l'autore dice di avergli voluto dare, una: "...rappresentazione simbolica del vampirismo, ... ci divoriamo a vicenda, in senso letterale o figurato, che rubiamo sostanza l'uno all'altro." (pag. 49).

Tradotto da Marzia Iori, era già apparso nel n. 34 della Grande enciclopedia della fantascienza.

Il giorno in cui arrivarono i marziani (The Day After the Day the Martians Came). di Frederik Pohl è la storia di come vengano accolti, dall'opinione pubblica, dei marziani: "... vertebrati, a sangue caldo e apparentemente mammiferi." (pag. 53), e probabilmente intelligenti: "Sono intelligenti? ... Costruiscono case." (pag. 55).

È incentrato praticamente interamente, sulle varie barzellette che i terrestri inventano su di loro, tutte decisamente denigratorie.

I cavalieri del Salario Purpureo, ovvero, la Grande Abbuffata (Riders of the Purple Wage), di Philip José Farmer. Ha vinto il premio Hugo nel '68, ex equo con "Weyr Search" di Ann McCaffrey, ed è infatti anche incluso in "I premi Hugo 1955-1975", ed. Nord, '78, nella traduzione di Roberta Rambelli.

Qui è stato tradotto da Riccardo Valla.

L'idea su cui si basa questo romanzo breve è nata dal "Documento della Tripla Rivoluzione", secondo cui: "... la razza umana si trova alle soglie di un'era che richiede un riesame basilare dei valori e delle istituzioni esistenti. Le tre diverse rivoluzioni, capaci di rafforzarla a vicenda, sono: (1) la Rivoluzione Cibernetica, (2), la Rivoluzione degli Armamenti, e (3) la Rivoluzione dei Diritti Umani." (pag. 125).

Ma la descrizione di questo mondo futuro (2166), è tutta concentrata in un paio di pagine, mentre per il resto è una narrazione molto frizzante e decisamente divertente, con molti spunti di buona comicità, senza tralasciare accenni sessuali più spiritosi che veramente erotici.

Altre idee interessanti sono: la firnixazione: " ... un ago infilato nell'area del fornice, nel cervello, che le impartiva una serie di minutissime scosse elettriche." (pag. 75).

Quella della Interconnessione Globale, tipica di una società ipertecnologizzata: "Questa è l'Era dell'Interconnessione Completa. Non possono esservi fili staccati: altrimenti andremmo tutti in corto circuito." (pag. 78).

E due riferimenti interni alla Sf: una citazione di Edgar Rice Burroughs, e del suo Pellucidar, e un'ironica osservazione sull'atteggiamento della critica ufficiale nei confronti della Sf.

Il sistema Malley (The Malley System), di Miriam Allen deFord, tradotto da Antonella Pieretti.

" ... uno dei nomi più amati dai lettori di fantascienza e fantasy", dice Ellison nell'introduzione, ma, da noi, è stata tradotta ben poco.

Il racconto è comunque davvero molto buono.

Comincia con brevi scene di efferati delitti, per poi proseguire con uno spostamento del piano di realtà, ovvero col collocare i precedenti episodi come ricostruzioni psichiche fatte rivivere quotidianamente a detenuti di un carcere.

Si conclude con una disquisizione sull'efficacia di tale metodo, in definitiva inefficace, in quanto non recupera al convivere civile: "Finora non abbiamo avuto un soggetto che potesse venire reintegrato nella comunità una volta terminata la sua detenzione. Ognuno di loro, almeno fino ad ora, è stato trasferito in un ospedale psichiatrico." (pag. 136).

Un giocattolo per Juliet (A Toy for Juliette), di Robert Bloch, traduzione di Antonella Pieretti.

In un futuro in cui la razza umana è sulla via dell'estinzione, un nonno e una nipote giocano uno strano gioco, con una macchina del tempo.

Un gioco perverso, fatto di sadismo e morte.

Ma il finale è alla maniera di Brown, a sorpresa, al fulmicotone; senza dire quale sia, vi dico solo che è la rielaborazione di "Sinceramente vostro, Jack lo squartatore".

L'ombra in caccia nella città sull'orlo del mondo (The Prowler in the City at the Edge of the World), di Harlan Ellison.

È questo, come dice lo stesso Ellison, un tipico esempio di come un racconto possa influenzare un altro scrittore.

È, infatti, praticamente un proseguimento del precedente di Bloch, che, nell'introduzione, questa volta sua, ne dice: "È senza dubbio un tour de force nella migliore tradizione del Gran Guignol: un diretto discendente letterario di figure terribili come il Marchese de Sade e Louis-Ferdinand Céline. Al livello superiore dello spargimento di sangue è un'oscenità, un violento stupro dei sensi e del buonsenso.

Ma al disotto delle dure e scioccanti allusioni a Eros e Thanatos c'è il significativo ritratto dell'Uomo Con Un'Ossessione, dell'Uomo Violento la cui transizione dal passato al futuro ci lascia con una comprensione migliore dell'Uomo Violento di oggi." (pag. 153).

I pochi superstiti di quel futuro (3077) si erano trasformati in. una Gestalt ipercomplessa telepatica.

È, comunque, incentrato sul tentativo, riuscito, di risolvere la psicopatia di Jack lo squartatore.

Ellison, nella postfazione, dice, infatti, di avere letto molto sull'argomento, e di essere giunto alla conclusione che, in pratica, egli era stato fortemente condizionato da un prete che odiava la prostituzione e, nel racconto, la si fa risalire, quindi, al suo desiderio di possederne la moglie.

Particolarmente significativa, per capire ciò che voleva dire l'autore, mi sembra questa frase, sempre della postfazione: "… mi resi conto che ciò che cercavo di dire era qualcosa sui limiti e le dimensioni del male in una società totale." (pag. 173).

La notte in cui scoppiò il tempo (The Night That All Time Broke Out), di Brian W. Aldiss, tradotto da Gabriella Campioni.

"Ritengo che il racconto che presento qui contenga una delle idee più strambe che io abbia mai avuto." (pag. 189).

E, in effetti, lo è proprio; è infatti ambientato in un futuro in cui è stato scoperto, nelle viscere della Terra, un gas che permette di rivivere esperienze passate.

Breve, è tutto su di un tono decisamente divertente, umoristico.

L'uomo che andò sulla luna. Due volte (The Man Who Went to the Moon: Twice), di Howard Rodman, tradotto da Elisabetta Svaluto Moreolo.

Decisamente molto bello, di una profondità psicologica notevole, non è, però, vera Sf; non vi è, infatti, alcun elemento di novum vero e proprio.

Rodman, per chi non lo sapesse, (come me), è uno sceneggiatore americano molto famoso ed apprezzato, per lo meno da Ellison, che non nasconde di esserne suo allievo d'arte.

La fede dei nostri padri (Faith of Our Father), di Philip K. Dick, tradotto da Paolo Andreaus, era già stato tradotto da Maurizio Nati, in Il meglio di Philip Dick, ed. Siad, '80.

Veramente bellissimo, come tutte le cose di Dick, è stato scritto sotto l'effetto dell'LSD, e parla di un'esperienza teologica: " ... di cui hanno parlato molte persone che hanno assunto l'LSD." (pag. 232).

E, come in tutte le opere di Dick, affiora un atteggiamento paranoico molto forte nei confronti della realtà.

Infatti è basato sul tentativo, in un futuro in cui il comunismo ha trionfato, da parte di un gruppo di persone particolarmente "sveglie", di cercare di capire chi, in realtà, li governi, avendo acquisito delle prove certe che la realtà "propinata" loro è fasulla.

Vi riusciranno, in un certo senso, ma ciò che scopriranno è terrificante.

Affiora, infatti, la sconcertante visione, provocata dalla droga, della potenza dell'entropia.

Ma, da questa, anche la forza della vita, gran parte della quale viene dalla figura femminile, centralissima, nell'opera dickiana, in cui viene vista come salvifica.

E, per questa, si giunge a comprendere più profondamente se stessi, e la propria ed altrui essenza divina.

Dice Dick: "Personalmente, non ho vere convinzioni su Dio; ho solo l'esperienza che sia presente ... A livello soggettivo, è ovvio, ma anche il regno interiore è reale. ( ... ) È però possibile che l'ultima parola sull'argomento Dio sia già stata detta: nell'anno del Signore 840, da Giovanni Scoto Erigenia. "Non sappiamo cosa sia Dio. Dio stesso non sa ciò che è poiché non è nulla. Letteralmente. Dio "non" è, poiché trascende l'essere". (pag. 232-3).

L'uomo puzzle (The Jigsan Man), di Larry Niven, tradotto da Antonio Bellomi.

Stilisticamente davvero scarso, pone, però, un problema di non poca rilevanza, ovvero quello della moralità delle banche di organi, in relazione alla pena di morte: "La causa di tutto erano le banche d'organi. Con buoni medici e un sufficiente afflusso di materiale nelle banche d'organi, qualsiasi contribuente poteva sperare di vivere indefinitamente. E quale elettore avrebbe votato contro la vita eterna? La pena di morte era la sua immortalità, e lui avrebbe votato la pena di morte per qualsiasi reato." (pag. 246).

Il punto di vista dell'autore è, come si può capire, decisamente contrario, e, nella postfazione invita a riflettere su questa terribile possibilità, per, possibilmente, cercare di evitarla.

Alea iacta est (Gonna Roll the Bones), di Fritz Leiber. Ha vinto il premio Hugo '68, ed è stato quindi tradotto, da Roberta Rambelli, in "I premi Hugo '55-'75" , op.cit.. Qui è tradotto da Antonio Bellomi.

Trasposizione della leggenda dell'Uomo Nero, del Principe delle Tenebre, in un futuro di' astronavi e robot.

Tutto basato sul gioco dei dadi, ha come elemento di novum, la psicocinesi, essendo i giocatori in grado di influenzare il movimento dei dadi nel dettaglio.

Il vero fulcro è senz'altro l'Uomo Nero, il Grande Giocatore contro cui il protagonista gioca; egli, in realtà, è la sua paura, la paura della madre della moglie: ".. che esigono da lui cose al di la dì ogni ragionevolezza e ogni dovere." (pag. 270).

La leggenda dell'Uomo Nero: " ... è la storia del coraggio, della paura vinta grazie alle conoscenze ottenute tuffandosi nel buio a proprio rischio ... " (pag. 270).

Lord Randy, mia figlia (Lord Randy, My Son), di Joe L. Hensley, tradotto da Susanna Molinari.

Racconto davvero strano, cupo, molto cupo, che si risolve nel fantastico solo nel finale ("Due occhi vacui e freddi lo osservavano e le parole che uscivano dalla bocca di Randell gli fecero gelare il sangue nelle vene. La voce del bambino aumentò di volume ed era gravida di una malvagità che Sam non sapeva attribuire a suo figlio." (pag. 287)), in un fantastico dell'inner space, tutto psicologico, fin troppo, fino al prevalere del fattore psicologico su quello prettamente fantastico. Ma prima di quel finale un po’ orrorifico, il racconto potrebbe essere un buon racconto mainstream, e alla fin fine si può senz'altro dire che è più un racconto mainstream che un racconto fantastico.

Eutopia (Eutopia), di Poul Anderson, tradotto da Antonio Bellomi.

Come sappiamo Anderson si è "... sentito definire fascista." (pag. 308), e senza alcun dubbio a ragione, se avete letto delle sue opere.

Questo racconto, come dice lui stesso, potrebbe anche portarlo a definire anche peggio, o, per lo meno, più fascista ancora.

Il racconto, in sè, è gradevole, non che non sappia scrivere, anzi.

È un racconto ucronico; si svolge, infatti, su più livelli temporali; in uno di essi, che non è il nostro (il livello del lettore non è menzionato, e si colloca, quindi, in un ambito fantasy) è stato scoperto il parasincronium, macchina che permette di spostarsi lungo le diverse linee temporali possibile: "... l'autentico scopo di missioni come la sua era di apprendere quanto variassero tra loro le società sulle diverse Terre." (pag. 295).

E la struttura, lo stile, non sono certo male.

È il messaggio che lascia alquanto interdetti.

Il mondo che ha scoperto il parasincron è utopico: "Noi abbiamo posto fine a ogni conflitto, al conflitto stesso dell'uomo con la propria anima; noi abbiamo dominato i pianeti ... " (pag. 306).

Ma Anderson vuole comunicare che secondo lui una società pianificata toglie la vera libertà: " ... un'organizzazione ben strutturata, un meccanismo senza volto e che nulla esige, provvede a ogni esigenza e a ogni difficoltà ... " (pag. 307).

Mi meraviglia, più che altro, l'atteggiamento di viva ammirazione senza riserve di Ellison. E si che lui è dalla parte ‘buona'!!

Incidente a Moderan (Incident in a Moderan), di David R. Bunch.

Ambientato su Moderan, un pianeta in guerra eterna, di androidi guerrafondai e privi di sentimenti umani: "L'odio è la loro maggiore virtù, come la guerra è il loro maggiore divertimento." (pag. 316), e di umani mutanti, incompresi nel loro sentire: "Per il piccolo sgorbio tuttocarne non trovai nemmeno una lacrima, nulla nella mia mente riuscì a convincere il mio neocuore a dispiacersi..." (pag. 315).

Via di fuga (The Escaping). Piuttosto breve, come l'altro è, contrariamente a quello, tenuto su di un tono poetico, simbolico.

Entrambi sono tradotti da Marzio Tosello.

Del ciclo di Moderan sono stati tradotti, da noi, due volumi: Moderan, Galassia n. 192, ed. La tribuna, '73 e Ritorno a Moderan, Galassia n. 194, ed. La tribuna, '74.

La casa delle bambole (The Doll House), di James Cross, tradotto da Daniela Rossi.

Ellison ci avverte che Cross è uno pseudonimo.

Riguardo al racconto: "E' in parte fantascienza e per la maggior parte fantastico e assolutamente agghiacciante." (pag. 323).

È incentrato su un Oracolo sopravvissuto dai tempi antichi fino ai nostri giorni.

Da buon sociologo Cross dice che: "... tutti i miei romanzi e racconti vertono principalmente su denaro, sesso, e status sociale." (pag. 341); e qui è un uomo che vorrebbe essere un arrivista, ma non vi riesce, ad arrivare a credere all'incredibile pur di soddisfare la propria brama di ricchezza: "Questo racconto parla del denaro e dei diversi simboli in cui gli uomini lo vedono incarnato; del denaro facile e della visione eternamente pericolosa che da qualche parte, dietro l'angolo, in un altro paese, in un altro tempo, in un'altra dimensione, esista il modo sicuro per ottenerlo." (idem).

Ed è davvero un racconto fantastico, più che fantascientifico, in cui un elemento prettamente fantastico, quale un Oracolo, si viene ad inserire in un contesto odierno e materialista all'estremo; ed è proprio da questo contrasto che nasce il suo phatos.

Di notevole effetto la scena in cui l'Oracolo viene "scoperto" e "guardato", cose che non dovrebbero essere ( ... non le piace essere disturbata nè guardata." (pag. 331)). "Qualche volta, se appoggiava l'orecchio alla casa delle bambole, poteva sentire un rumore di passi all'interno, e una volta gli parve di sentire una debole voce che si lamentava. ( ... ) In una delle piccole stanze ai lati del vestibolo, poteva vedere ciò che sembrava una donna anziana molto piccola, sdraiata su un divano. Era alta circa quindici centimetri e indossava una vestaglia scura." (pag. 334-5).

Il sesso e/o il signor Morrison (Sex and/or Mr. Morrison), di Carl Emshwiller, tradotto da Corinna Agustoni.

La Emshwiller è la moglie di Ed Emshmiller, artista figurativo e regista, pare, famoso.

E produce, sembra poco, Sf sperimentale.

Questo racconto vuole significare un messaggio a quegli uomini che temono le donne, la femminilità: "Dì a tutti loro che accettiamo. Dì loro che sono i vestiti da nudo (questo lo si può capire solo leggendo il racconto, n.d.a.) che sono brutti. Le vostre cose penzolanti. Le grinze, i solchi, le protuberanze e le creste, accettiamo qualsiasi cosa ci sia." (pag. 352).

E lo fa in modo divertente, con un espediente fantascientifico, una specie di alieno: "Proprio lì la pelle forma delle pieghe di materiale plastico e c'è un piccolo cerchio color rame simile a una moneta da mezzo centesimo fatta come un penny. C'è un buco al centro e i margini sono di un verde sbiadito. ( ... ) i suoi occhi ... sono vuoti come se i bulbi oculari fossero completamente bianchi, vuoti come se non avessero assolutamente nessun sesso, uova senza tuorlo ..." (pag. 351), che poi sarebbe un uomo brutto, solitario, probabilmente misogino, che è ugualmente amato, al cui cuore una donna, per quanto vecchia, cerca di dare l'assalto.

Tu dov'eri (Shell the Dust Praise There?), di Damon Knight, tradotto da Marzia Iori.

Molto breve, il più breve dell'intera antologia, non fu scritto, come gli altri, appositamente per questa antologia, ma qualche anno prima, e rifiutato.

In effetti non è un gran che, esprime semplicemente la rabbia degli uomini per l'assenza di Dio.

Se tutti gli uomini fossero fratelli, lasceresti che tua sorella ne sposasse uno? (If All Men Were Brothers, Would You Let One Marry Your Sister?), di Theodore Sturgeon, tradotto da Marzia Iori.

Buono, pone al centro la questione dell'incesto; vi è infatti descritta una società, fondata da un biologo e un ecologista, in cui questo ed altri tabù sono vissuti in modo più libero: ''... è l'unica cultura che mai si sia fondata su basi assolutamente ecologiche. Le nostre abitudine sessuali derivano in parte dalla nostra struttura. (...) egli visse circondato dalla bellezza e dall'appagamento, da persone, giovani e vecchie, che erano capaci di una concentrazione totale sull'arte e sul sapere e sui processi del costruire; persone che davano agli altri, alla terra, all'aria e all'acqua, solo un po’ più di quanto prendevano." (pag. 398).

Da notarsi una particolarità della struttura; Sturgeon dice subito, all'inizio "… quale tipo di racconto di fantascienza sia questo" (pag. 3639, facendoci capire che non è quello che lui vuole che il lettore cerchi di capire.

La prima parte, però, strutturata un po’ a giallo, non è che sia un gran che. Solo la parte che si svolge sul pianeta su cui sui si è sviluppata quella società utopica è veramente interessante e decisamente stimolante.

Ersatz (Ersatz), di Henry Slesar, tradotto da Giuliano Acunzoli.

Molto breve, è un misto tra il racconto di guerra nucleare e quello postatomico, ambientato com'è in una Terra già devastata, ma ancora in conflitto.

Ricorda alquanto il mito del "riposo del guerriero", ma con un finale un po’ spoeticizzante, anche se divertente.

Anche questo non è stato scritto appositamente per questa antologia ma precedentemente rifiutato da un altro curatore editoriale.

Via, vai, vai, disse l’uccello (Go, Go, Go, Said the Bird), di Sonya Dorman, tradotto da Anna Maria Sommariva.

Ellison, nell'introduzione, parla di "orrore" e "immediatezza", e, soprattutto, dello stile: "È un modo di ragionare e di aggredire puramente femminile, ma è "forte"" (pag. 417)

E il racconto è davvero "molto" forte, narrando niente di meno che di una società, per modo di dire, futura, in cui l'umanità è giunta ad un tale punto di abbrutimento da aver raggiunto il cannibalismo.

Molto bella una frase dell'autrice nella postfazione: "Forse ho scritto questo racconto... perchè spero che quando la generazione di mia figlia sarà cresciuta, non avrà nè il bisogno nè il desiderio di scappare per riuscire a sopravvivere ... " (pag. 422).

"La razza felice" (The Happy Breed), di John T. Sladek. Tipico racconto anti utopico, in cui viene descritta una società in cui le macchine hanno preso il sopravvento, lasciando senza lavoro un po’ tutti.

E come in ogni buona anti utopia che si rispetti, c'è un embrione di rivolta, di volontà di riconquistare la libertà perduta.

Nella postfazione l'autore dice un paio di cose interessanti, anche se la seconda decisamente risaputa: "Norbert Wiener ha notato la somiglianza di comportamento fra macchine dal cervello letterale e le entità magiche che compaiono in favole, miti, storie di fantasmi ... " (pag. 441-2).

"Oggi abbiamo perso la libertà di fare a meno dei computer, e non si tratta più di decidere se dobbiamo concedere loro potere su di noi, ma quanto potere, e di quale tipo, e quanto in fretta concederemo loro." (pag. 442).

Incontro con un villano (Encounter with a Hick), di Jonathan Brand, tradotto da Cristiana Rossettini.

Prendendo spunto da una trovata non nuovissima, quella della costruzione di pianeti abitabili: "Evoluzione Accelerata Fotosintetica... si tratta di un processo per creare pianeti abitabili ..." (pag. 446), Brand fa un discorso niente di meno che su Dio: "La mia storia è imperniata sull'ovvia fallacia della tesi della "prima causa", secondo la quale dovrebbe esistere un rapporto fra il creatore dell'universo e la fonte dell'etica e della salvezza." (pag. 448).

Questo racconto fu letto alla IIª Science Fiction Writers Conference del '66; Brand:"... vi ha apportato qualche piccola rifinitura ... " (pag. 444, Ellison).

Ellison lo definisce: " ... molto divertente, un po’ balordo, irriverente, senza dubbio pericoloso." (idem); si può senz'altro essere d'accordo con lui.

Dall'ufficio stampa del governo (From the Government Printing Office), di Kriss Neville, tradotto da Giuliano Acunzoli.

Un buon racconto sull'educazione, scritto usando un espediente letterario di notevole effetto, quello di essere narrato in prima persona da un bambino, in modo da rendere ancora più nette quelle che sono le sue impressioni, o, per lo meno, l'idea che l'autore ha delle impressioni di un bambino.

Di fantascientifico, in effetti c’è davvero poco, e, comunque, elementi secondari, non certo funzionali alla trama.

Terra dei grandi cavalli (Land of the Great Horses), di Raphael A. Lafferty, tradotto da Hilia Brinis.

Come tutti quanti dovremmo sapere, Lafferty è davvero unico, capace di creare atmosfere straordinariamente magiche, ma non dando la sensazione di non crede totalmente alle fantasticherie di cui scrive, ma che, in fondo, qualche cosa di vero ci sia, per quanto assurde esse siano.

Questo racconto narra del "riapparire" della mitica terra degli zingari, "rubata" in un tempo mitico ed antico, da degli alieni.

E del conseguente ritorno di tutti i nomadi della Terra ad essa.

Ma, e questo è davvero divertente, gli alieni se ne prendono un altro, di pezzetto di Terra, l'area di Los Angeles, e così fanno la loro comparsa gli Angeleni, nuovi nomadi, il racconto delle cui abitudini è davvero spassoso.

Forse, se conoscete un po’ l'autore, saprete che è frequente incontrare, nei suoi racconti, personaggi con il suo secondo nome, che, per chi non lo sapesse, è Aloysius.

Mattatoio (Recognition), di James BaLlard. È stato antologizzato in Ora zero (The Venus Hunters, '80), Urania n. 908, ed. Mondadori, '81, nella traduzione di Laura Serra, che viene fedelmente riprodotta qui.

Non certo tra i migliori racconti di Ballard, è, comunque, ben al di sopra della media di quanto si legga normalmente, e anche di questa antologia.

Surreale, simbolico, come sappiamo, e qui è: " ... un commento su alcune delle prospettive più insolite che ci separano gli uni dagli altri." (pag. 479).

Un circo senza bestie e con solo due lavoranti, decisamente inquietanti: " ... era proprio l'assenza di motivazioni comprensibili che trovavo così inquietante in loro." (pag. 474) .

Nel finale si scoprirà che se nelle gabbie non ci sono bestie, c'è qualcosa d'altro, e sarà proprio quello ad indicare al lettore più attento (Ballard non è mai "facile"), quello che l'autore voleva significare.

Giuda (Judes), di John Brunner, tradotto da Raffaella Ciampa.

Ambientato in un futuro in cui una ristretta oligarchia ha creato un'intelligenza creativa, un androide a cui ha assegnato il ruolo di Dio: " ... costruire la macchina che avevamo progettato significava diventa Dio: dare vita a un'intelligenza creativa, che nessuno tranne Lui aveva mai formato!" (pag. 487), è incentrato sulla crisi morale di uno di questi oligarct1i che si rende conto che quell'essere non poteva avere sentimenti umani: "Che cosa potevi saperne di vergogna, autocontrollo, empatia e amore?" (idem).

Test di distruttività (Test to destruction), di Keith Laumer, tradotto da Lydia di Marco.

"Ho iniziato questo (racconto, n.d.a.) con l'idea di sottoporre un essere umano a una prova estrema ... in un test che coincide con la distruzione." (pag. 514).

Narra, infatti, di un uomo sottoposto ad una prova psicologica estrema, l'animo assalito contemporaneamente da due "fazioni" opposte, una il dittatore che lui e la sua organizzazione vorrebbero abbattere, e l'altra un'astronave aliena in cerca di un umano ricettivo: " ... i sensori del Selettivo fuoriuscirono dalla nave scura e silenziosa, fendendo lo spazio, a sondare una mente umana ricettiva." (pag. 498), trovato in lui.

Non è, sinceramente, che sia un gran che, come, del resto, a mio parere, e gusto, tutto Laumer,

È ancora troppo legato agli schemi della sf vecchia maniera, alla Space Opera, anche se, certo, molto ridimensionati.

Angeli cancerogeni (Carcinoma Angels), di Norman Spinrad, tradotto da Raffaella Ciampa.

Davvero "forte", tratta del problema del cancro, in maniera alquanto originale.

Un uomo molto eccentrico si ammala di cancro, ma non si arrende, e utilizza tutte le sue immense risorse per cercare di guarire.

Gli pare di trovare una soluzione nello sprofondare volontariamente, per mezzo di droghe, in se stesso, e combattere il male direttamente: "Gli organi sensoriali... erano annientati, ma i centri del cervello che ricevevano i dati sensori erano ancora operativi." (pag. 524).

Ma la sua sarà una vittoria effimera: "Harrison Wintergreen, che entrò nel suo corpo per dare battaglia agli Angeli Cancerogeni, e vinse. E non riuscì più a uscirne." (pag. 526).

Auto-da-fè (Auto-da-fè), di Roger Zelazny, tradotto da Corinna Agustoni.

-": ... una penetrante estrapolazione sulla nostra civiltà dell'automobile (pag. 529), dice Ellison, e io aggiungerei: una intrigante, ben scritta, divertente e stimolante estrapolazione.

Veramente notevole, come ci ha abituati, racconta di una corrida molto particolare, tra un cyborg e delle automobili intelligenti. E c'è moltissimo phatos, anche se il tema, se trattato da un autore meno abile, sarebbe facilmente scaduto nel risibile.

Si, e Gomorra (Aye, and Gomorrah), di Samuel R. Delany. Antologizzato in Al servizio di uno strano potere (Driftglass, '71), Robot n. 35, Armenia, '79, nella traduzione di Paolo Busnelli, qui fedelmente riprodotta.

Splendido, racconta di un futuro in cui sono stati creati, per missioni extramondo, degli esseri asessuati, detti Spaziali: ".., neutri... creature che non sono neanche androgine ... " (pag. 544), e in cui ci sono anche i Frelk, uomini con: "… il complesso sessuale della caduta libera." (pag. 545). Cosa significhi lo lascio scoprire a chi lo vorrà leggere.

Ellison, nel '67, scrive diChip Delany: "Chip Delany è destinato a essere uno degli scrittori realmente importanti prodotti dalla speculative fiction" (pag. 538).

Niente di più profetico è stato detto da uno scrittore di Sf!!!

E così, dopo La mostra delle atrocità, anche questa mitica antologia è stata resa disponibile.

E forse ha ragione chi dice che probabilmente lo è divenuta adesso e non qualche anno fa perchè adesso gli animi si sono placati, e non fa più l'effetto dirompente che avrebbe fatto qualche anno fa.

Comunque, io credo che la sua carica rimanga valida, e che comunichi un bel po’ di vibrazioni positive anche oggi, oltre che spunti non indifferenti di riflessione.






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