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- Hai passato delle buone vacanze? - Gli chiese Gavin nell'incontrarlo nel corridoio vicino al laboratorio di fisica.

- Siamo andati ad Edimburo. Mi sono sentito male qualche volta. -

Ciò si era fissato nella mente di Ted poiché raramente era stato malato prima e mai proprio nell'alzarsi dal letto.

Gavin apparve ferito, come se Ted lo avesse detto per rimproverarlo.

- Siamo andati nella Regione dei Laghi, - disse Gavin.

- Avevo pensato di mandarti una cartolina, ma poi ho deciso di no. I tuoi genitori avrebbero potuto fare delle domande. Ti ho comprato un regalo. -

Un barattolo di caramelle di burro e zucchero con la foto di una collina chiamata, Helvellyn.

- Ho scalato quella montagna. Tempo fa, ho trovato una pecora che stava sulla schiena tra le felci. L'ho rivoltata, ma non si reggeva in piedi. Ho pensato a te sul cumulo di pietre sulla cima e ho aggiunto una pietra per te. Andrai allo spettacolo pomeridiano questo sabato? -

- Non lo so. -

Dei ragazzi rumorosi stavano vociando nella loro direzione. Gavin sgusciò via nel laboratorio.

Il sabato Ted parti per il cinema, poiché sua madre se lo aspettava, ma invece andò al'cimitero. Sostò su una panchina, a leggere la gran parte dei racconti da un nuovo numero di HOTSPOR e mangiò tutte le caramelle di burro e zucchero. Attento a che nessuno vedesse, gettò via il barattolo vuoto sotto un cespuglio d'alloro prima di tornare a casa. Per molte ore poi fu indisposto.


************


Giocando a rugby quell'inverno, Ted prese ad ansimare e potè solo trotterellare dietro la palla. La calca del pacchetto di mischia lo ammaccava e lo impauriva. Bill Gibbon si faceva largo a spallate su di lui, provava a sgambettarlo.

Ted era proprio affamato quei giorni, a volte trangugiava quattro fette di pane e margarina con i pasti di sua madre.

Rubò i biscotti dalla dispensa. Comprava sempre delle barrette di cioccolato, con i soldi che risparmiava nel non andare allo spettacolo di cartoni animati; questo gli dava l'energia di sopportare il freddo del cimitero.

Verso Natale sua madre disse, - Stai mettendo su peso, ed era vero. I suoi pantaloni (pantaloni lunghi, dal suo compleanno ad ottobre) premevano crudelmente alla. vita. Non aveva visto molto Gavin a scuola; Gavin sembrava offeso dai pantaloni lunghi di Ted invece di ammirarli. Ted scoprì che i pantaloni tendevano a stare attaccati ai risvolti quando camminava; sculettò, a gambe allargate. I risvolti si riempivano di laniccia che si comprimeva come feltro; ma non poteva piegarsi per ripulirli con il dito. Se solo la cintura elastica, con i fermagli d'argento a zig-zag, si fosse stesa di più.

A gennaio, quando iniziò la nuova sessione, sua madre disse, - Stai diventando un ciccione. Non dovresti mangiare così tanto. Ma forse non è per QUESTO, forse è ghiandolare. Potrebbe essere, con ragazzi della tua età. Forse dovremmo farti vedere da un dottore. -

- No, - disse Ted, - sto bene. -

Non stava bene. Le partite a rugby erano un incubo, mitigate un po’ solo dalla generale indifferenza dell istruttore. Nei giorni di sport Ted desiderava ardentemente la pioggia, così la classe sarebbe rimasta a scuola a fare preparazione. Molto frequentemente piovve, o fece del nevischio. La cosa peggiore, ora c'erano dei segni sulla sua pancia come dei vermi rossi finissimi, come se la pelle stesse lacerandosi lentamente. Suo padre ebbe con lui un discorso fievole e breve sul fatti della vita, imbarazzandoli entrambi.

Il giornale radio annunciò come le truppe britanniche stessero lasciando la zona del Canale di Suez e come la Francia stesse mandando migliaia di soldati in Algeria. Ted si sentì orgoglioso per la Francia. Il loro Primo Ministro, che si chiamava anche lui France, stava facendo bere il latte a tutti perché era salutare. Ted lo usò come scusa per persuadere sua madre ad ordinare una bottiglia in più da mezzo litro al giorno, tutta per lui. Ma i britannici non s'erano comportati così male, dopo tutto; i soldati inglesi avevano schiacciato i Mau Mau che macellavano i coloni con lunghi coltelli. In Algeria i nativi gettavano le bombe dentro i cinematografi. In America il' presidente Eisenhower difendeva Formosa dalla Cina rossa. Dall'autunno di quell'anno c'era la televisione con gli annunci pubblicitari, proprio come al cinema. Ted desiderava che ci fosse un apparecchio televisivo a casa loro, e una grossa"H" sul tetto, così che avrebbe potuto vedere tutti i telegiornali che si stava perdendo; ma sua madre diceva che non ne avrebbero avuto uno finché lui era ancora a scuola con i compiti da fare. Helen non sembrava curarsi se avessero un televisore o meno; era una sorella noiosa che leggeva "Woman & Ideal Home".

Ted chiudeva sempre a chiave la porta quando faceva il bagno settimanale; non permetteva che nessuno intravedesse i vermi rossi sulla pancia. Non osava andare da un dottore perché già sapeva quello che il dottor Robson avrebbe scoperto. Visioni notturne di un tunnel e di un girino bianco (unite a riferimenti furtivi a un grosso volume abbandonato dal titolo "The Home Family Doctor" che era tenuto su uno scaffale alto) lo avevano reso ovvio; e se il dottor Robson lo avesse scoperto, avrebbe scoperto ciò che Ted e Gavln avevano fatto.

Ted stava per avere un figlio.


************


Un giorno incontrò Gavin dopo la scuola. Al ragazzo più grande non sembrava più piacere molto Ted, non soltanto: per via di quei pantaloni lunghi, ma sia perché Ted appariva gonfio e foruncoloso sia per essere un po’ più alto. Passeggiarono per le strade insieme come un tempo; diversi da allora.

- Gav, devo dirti qualcosa. –

- Si?-

- Sto per avere un bambino. penso che sia per marzo. -

Gavin afferrò Ted per le spalle. Non puoi! Non sei una donna. Che vuoi dire? - Ted iniziò a frignare.

-Cos'è che non va?- Gavin era diventato bianco.

- Ho paura. -

-Perché? -

- Te l'ho detto. È per quello che abbiamo fatto nel Jingling Geordie's Hole. –

- Ora Gavin sembrava furioso, sebbene anche impaurito, - Te lo stai inventando. È scientificamente impossibile. Non hai l'utero dentro di te. Lo stai dicendo per creare delle preoccupazioni. -

- Devo avere qualcosa che imita l'utero. Sono diventato così grasso. Te l'ho raccontato di come mi sono sentito male la mattina durante le vacanze… sono le nausee mattutine. Ho guardato in una guida medica. Ci sono tutti quei segni rossi sulla mia pancia, perché si sta stendendo. Posso mostrarteli? –

- Non voglio vedere. -

- Non vuoi aiutarmi, Gav? Mia madre vuole che vada dal dottore. –

Una espressione astuta attraversò il viso di Gavin. – Non l'hai detto a tua madre? -

- No.–

- Le donne bevono della roba per sbarazzarsi di un bambino. Lo scoprirò. Ma tu non devi dirlo a nessun altro. -

Ted sobbalzò. - Ahi, l 'ho sentito muoversi. -

- COSA? -

-Nella pancia. Sentilo, Gav!-

- Qui nella strada? -

-Sentilo mentre si muove, o non mi aiuterai! - Gavin gettò uno sguardo su e giù per la strada deserta, scrutò le finestre vicine con le tende a rete.

Frettolosamente andò vicino a Ted e lasciò che la mano fosse guidata appiccicosamente.

- Lo senti? –

-Qualcosa sta spinqendo, calciando, - balbettò il ragazzo più grande, sconcertato ed impaurito, ora.


************


Due giorni dopo, presso il prato da bowling gelato e deserto, Gavin gli disse, - Ho chiesto a Brian Gibbon. -

- Lo dirà a suo fratello. - Ted si senti tradito.

- No, non lo farà, gli ho dato la mia penna stilografica nuova. Gli farò i compiti e gli ho promesso un po’ dei soldi che farò a Natale se è d'aiuto. Gibbon è esperto sulle ragazze e sui bambini. Doveva essere lui, Ted. Comunque non ti ho nominato! -

-Allora che gli hai detto? -

Gavin ridacchiò amaramente. - Che ho messo nei pasticci una ragazza. Che lei minaccia di dirlo a suo padre. Gibbon mi rispetta ora, per questo. Ha voluto sapere tutti i dettagli. Lo vuole sempre! –

- E allora?'-

- Ho finto che fosse un'amica di mio cugino. Ho detto che l'ho portata in uno di quei fortini di cemento della guerra, lungo le dune tra l'erba spada e che lo abbiamo fatto là. Il trimestre scorso. Che io pensavo che lei avrebbe potuto lasciarmi fare solo una pomiciata ma che lei si tolse le mutande e mi lasciò farlo completamente. Ecco quello che gli ho detto. – Gavin appariva disgustato dalla sua storia. -Gibbon troverà una via. -

Ted pensò a carote legate con lo spago e a bottiglie del latte. La pancia gli si gelò. Anche Gavin appariva tormentato dall'ansia. Che fosse tormentato!

Sussurrò a Gavin: - Se ho un bambino e la gente scopre che tu sei il padre, la polizia ti rinchiuderà in un riformatorio. -

Gavin si mozzicò il labbro.


************


-Gibbon dice che si fa con una bottiglia di gin e con il ferro piegato di una gruccia, - Gavin disse a Ted. Stavano sul ponte della ferrovia. - La donna beve il gin per disturbare lo stomaco, poi qualcuno le spinge su la gruccia dentro a lei, e raschia per staccare la gravidanza. La cosa esce fuori. -

Le notizie riempirono Ted di preoccupazione. - Spingeresti una gruccia su per il mio sedere?-

- Gibbon dice che funziona decentemente solo nei primi mesi, e che la donna a volte sanguina un sacco. Ha detto che se il bambino è più grosso è meglio darci sotto col gin, per provare a causare un aborto… -

- Ehi! Io pensavo che gli avessi detto che tu e quella ragazza lo avevate fatto il trimestre scorso. –

- Si, ma gli ho chiesto: "E SE? …" e lui me l'ha detto.

Il bambino nascerebbe prematuramente, e morirebbe. Potrebbe essere seppellito o gettato via nel mare. Gibbon prenderà il gin per me sottobanco, se lo pago. -

- Mi ubriacherei. Papà e mamma se ne accorgerebbero. -

- Ci vogliono tre o quattro ore per un aborto.

Probabilmente ti sarà passata la sbornia. Lo potremmo fare sabato se tu potessi trovare una buona scusa per stare fuori tutto il giorno. -

- Dirò che sono stato invitato ad una festa di compleanno. Spettacolo nella mattinata, a pranzo FISH AND CHIP in un caffè e nel pomeriggio la pista di pattinaggio. Dove potremmo farlo?–

-Avremmo bisogno di essere soli. Che ne dici della caverna? Mio nonno ha accennato che la marea non sarà alta per questo week-end... scoprirò a che ora sale. Il mare coprirà le rocce, ma non raggiungerà la caverna. -

- Sei sicuro? - Ted immaginò guardie costiere, soldati e poliziotti che si calavano già per la scogliera con le corde per recuperarli. Perfino la scialuppa di salvataggio era stata lanciata e un'imbracatura che li tirava via dall'annegamento.

- A meno che non ci sia una tempesta. –


************


Ma non ci fu nessuna tempesta. Quando si arrampicarono fino al Jingling Geordie's Hole quel sabato alle dieci precise il mare stava già sgorgando attraverso i massi arrotondati. Bianchi puledri (solo dei cavalli giovani) saltellavano lungo le onde spezzate dalle rocce, leggermente increspate dalla brezza. Nell'acqua più profonda risacche e vortici di cristallo verde scuro ondulavano frigidamente. Il cielo era di un grigio cupo ed uniforme.

La caverna era umida anche se non troppo fredda. Ted portava il suo giubbone più pesante, insieme alla giacca e all'impermeabile; Gavin portava lo stesso, con l'aggiunta di una sciarpa di lana. Dalla tasca più profonda dell'impermeabile Gavin estrasse un involto incartato nella "SHIPPING GAZETTE", scartò una bottiglia di Gordon's Gin di un verde scuro quasi come quello del mare; poi produsse una cassettina di pronto soccorso con delle bende e delle garze dentro. Infine una barretta di cioccolato e una tortina di frutta secca per lui.

Ted tirò fuori una busta sgualcita con un cartoncino di buon compleanno e qualcosa involto nella carta da regalo. - È un carroarmato Dinky. Spara dei fiammiferi. È costato a mamma quattro scellini e mezzo. - Ted buttò via il regalo incartato.

HEALTH AND EFFICIENCY e il barattolo vuoto della Nivea stavano ancora dove li avevano lasciati, sebbene la rivista fosse ora un ammasso umido, con le pagine tutte attaccate.

Ted pensò ad altri posti dove avrebbero potuto farlo. In un fortino sulle dune? Con le fessure per i cannoni che guardavano sulla spiaggia e dove c'erano ancora i blocchi di cemento abbandonati, in attesa di respingere i carri armati nazisti portati su mezzi da sbarco dalla Norvegia... un fortino senza porte, dove le coppiette andavano per una pomiciata. Non c'era nessun altro posto.

Gavin stappò la bottiglia. - Non trangugiarlo come fosse limonata o lo ributti fuori tossendo. L'ha detto Gibbon. Mandane giù quanto puoi, lentamente, e continua a mandarlo giù. -

Ted iniziò a ingoiare il gin.

Sebbene Ted stesse lungo disteso si sentiva disperatamente male e in preda alle vértigini. Il soffitto della caverna si dondolava da una parte e dall'altra. Le pareti ruotavano. Le più grosse tra le onde che schiaffeggiavano proprio li sotto gettarono dentro i loro spruzzi gelati, il che dava un sollievo momentaneo. Sudava, tremava. La pancia bruciava e si agitava. Desiderava di vomitare fuori tutto, inclusa quella creatura vivente che si nascondeva. Ma sarebbe dovuta uscire dal sedere, come il più grosso stronzo mai fatto.

Ad un tratto vomitò. Una marea puzzolente si riversò sull'impermeabile di Ted e sulle erbacce, in una maniera così convulsa che pareva che le budella gli si stessero sgomitolando dalla bocca. Gavin s'era spostato di lato, imprecando, - Maledetto stronzo! - Anche dopo che non sarebbe più uscito niente, Ted era ancora preda di spasimi boccheggianti, giù nel suo profondo ora, facendolo piegare su se stesso.

Gavin iniziò a premere il diaframma di Ted tormentosamente, - Puoi farlo ora, piccolo sporco bastardo! - Gridava. Ted sentiva a malapena. Onde di dolore stavano spingendo ritmicamente verso il basso.

Gavin non ci aveva creduto INTERAMENTE fino ad ora: Anche se aveva sentito quegli spasmi nella pancia di Ted. Il ragazzo più piccolo doveva essere ammattito per quello che lui e Gavin avevano fatto insieme. Gavin sapeva che la gente poteva ammalarsi con l'immaginazione. Se solo avesse potuto purgare Ted, "catartizzarlo"… proprio come il signor Brennan, l'insegnate d'inglese, aveva detto che tragedie come quelle di Marlowe si pensava agissero sul pubblico. GUIDARE l'assurdità fuori di Ted che era costata a Gavin una penna a sfera, dei soldi, delle ore in più di compiti e, peggio di tutto, un obbligo nei confronti di Gibbon. Che era essenzialmente quello che dava la nausea a Ted. Tutto questo era stato nella mente di Gavin come una valvola di sicurezza di sanità a fianco della pazza caldaia a vapore dell'impossibile gravidanza di Ted. Una valvola di sicurezza, fino ad ora.

Ora Gavin sbottonò l'impermeabile e la giacca di Ted imbrattati di vomito e tirò giù i pantaloni di flanella e le mutande sulle scarpe. Se Ted stava sgravando (CREDENDO di sgravare) doveva essere nudo dalla vita in giù. La vista delle parti di Ted non dette alcun piacere a Gavin.

Gonfio, la pancia striata di rosso. Una protuberanza avvizzita, noci aggrinzite, peli. Ted sembrava essere svenuto, ma il suo diaframma si contraeva; ad ogni flusso le gambe del ragazzo si allargavano di più… e il suo sedere si spaccava. Ora non potevano esserci dubbi nella mente di Gavin: il ragazzo STAVA partorendo. Stava facendo un bambino, in una grotta, isolata dal mare. Gavin indietreggiò fino al muro della grotta, raggelato dalla paura e dal disgusto.

Si sforzò di guardare.

L'ano di Ted si era spaccato, tra merda fumante, sangue e materia gialla. Qualcosa di poco più piccola della testa del ragazzo aveva forzato la propria via d’uscita e occupava tutto lo spazio tra le sue gambe, tremava e si dibatteva.

Era un aborto? Un bambino prematuro?

Prematuro significava fragile, debole, incapace a sopravvivere. Lasciare che la cosa smetta di muoversi, lasciare che muoia. Ma non lo avrebbe fatto, non immediatamente. Lo avrebbe afferrato e gettato nel mare, avrebbe dovuto toccarlo comunque. Oppure colpirlo con una pietra.

Ted sembrava morto. "Ho visto il mio Teddy a nudo e ora è morto; il suo interno è scappato fuori di lui. Io non l'ho ucciso!"

Rotolare il corpo di Ted nel mare? Il cadavere avrebbe potuto galleggiare indicando la grotta dove Gavin sarebbe stato imprigionato.

La cosa ta le gambe di Ted si dimenò quasi a raddrizzarsi, quasi a crescere in forza. Gavin strisciò più vicino, poi si tirò indietro. Il bambino appariva più simile ad un polpo con il corpo a bulbo, con le braccia a ventosa. O zampe. Quante? Dove lo strato di sangue e merda aveva strofinato, era bianco come il ventre di una vacca, bianco come il merluzzo lesso. Fatto di bianca gomma increspta: una bocca. Era un mostro, una terribile deformità. Gavin si arrampicò verso il fondo della grotta dove un ammasso di pietre era accatastato, levigate da anni e anni dallo sfregare del mare durante le maree più alte. Si guardò intorno, in cerca di uno strumento adatto con cui distruggerlo. Le pietre erano incuneate in un incastro pieno di protuberanze. Nel momento in cui liberò con uno strattone un uovo di struzzo di granito immacolato, sbiancato dal sale, un'altra pietra si spostò da sola, poi quella vicino e la successiva. Quasi che quel particolare uovo di granito fosse stato una chiave di volta, l'intera cima della pila iniziò a venir giù, raschiando e frantumandosi. Come Gavin saltò via, lasciando cadere il suo randello, sembrò quasi che le pietre fossero spinte da dietro. Su in alto, apparve un'apertura... abbastanza grande da strisciarci dentro.

La creatura scivolò sopra il corpo di Ted. In modo sgraziato, velocemente, di contorse su per la montagnola franata (Gavin gridò e si fece da parte) e spari attraverso la breccia.

Quando il suo cuore smise di battere violentemente si rianimò. Con cautela scalò la china, dovendosi piegare come arrivò alla breccia tra le pietre e il soffitto. L’apertura sembrava dare su un tunnel accidentato… appena visibile che si estendeva avanti verso l'alto, nella quasi oscurità. Se solo avesse portato la sua torcia oggi.

Forse stava osservando una sezione posteriore della grotta, una che era stata bloccata dalle pietre? Senza dubbio non poteva esserci un tunnel... non un vero tunnel del Jingling Geordie! Perché sarebbe stato scoperto anni prima, esplorato e barricato con unn cancello di ferro chiuso con un lucchetto, non con un cumulo di pietre. La sua esistenza sarebbe stata di dominio pubblico e non in qualche leggenda stampata in un tomo del diciannovesimo secolo. Eppure scorgeva un tunnel. Eppure un debole respiro fetido spirava contro il suo viso.

Il respiro della creatura? Se una creatura come quella respirava. Non poteva vederla da nessuna parte, anche se poteva vedere abbastanza poco. Come la sua vista si aggiustò, comunque, uno spruzzo di grigio apparve che scappava verso l'alto.

Gavin discese laddove giaceva il ragazzo mezzo nudo con dello sporco e del sangue tra le gambe. Abbandonando la pietra scosse Ted, schiaffeggiò le sue guance, cercò di trovargli il polso, cercò di sentire le pulsazioni. La carne di Ted era fredda in maniera innaturale; l’emmoraggia si era apparentemente arrestata.

Nessuno sapeva che erano lì. Gavin trascinò il ragazzo verso il fondo della grotta. Lo curvò sopra il pendio. Usando tutta la propria forza, spinse il corpo attraverso l'apertura fino a che il peso di Ted non lo tirò finalmente in basso, fuori della vista.

Velocemente Gavin raccolse i pantaloni e le mutande di Ted, il regalo incartato, il cartoncino, e ficcò, pure loro attraverso la breccia. Dopo che ebbe riempito saldamente l'apertura con le pietre cadute, si sedette ad aspettare l’abbassarsi della marea, cercando di non pensare a ciò che stava dietro di lui.

Un'ora dopo, avendo controllato che non ci fosse nessuno visibile sul molo, si calò dalla grotta e si fece strada tra alti massi sdrucciolevoli, ancora battuti dalle onde, verso la salvezza; verso i gradini di pietra con il loro corrimano deformato dalla ruggine che portavano in alto, dalla ghiaia a dove il molto di granito si piantava nel terreno.


************


Di buon ora Gavin si alzò a sedere sul letto, sudando di paura. Con le coperte tirate su fino alla gola, premette la spina dorsale contro la carta da parati. La lampada di fianco al letto, che aveva acceso con mano impaurita, illuminava la stessa camera da letto familiare: tende blu tipo velluto, scrivania disordinata, sedia col cuscino schiacciato color arancio, libreria stracolma, calendario con vedute canadesi che gli aveva spedito una zia a Natale, orologio a cucù a casetta svizzera, con la catena che teneva il peso della pigna di metallo, una foto di scuola incorniciata per lungo: quattro file di visi minuscoli tutti coperti da cappelli, uno di loro Ted.

Gavin aveva appena sognato il sogno peggiore della sua vita, e sapeva che Ted era unito a lui da un cordone invisibile che poteva tendersi per miglia, miglia che non avevano nessun significato.

Gavin era stato dentro a Ted in quel sogno molto più profondamente di quanto fosse stato dentro di lui l'estate precedente. Questa volta era stato completamente dentro la sua pelle.


************


Si svegliò, mezzo nudo su un sasso freddo e ruvido. La sua pancia, e sotto, era una caverna di sordo dolore. Gll doleva la testa.

Luce. Più in distanza che lì vicino, come se la luce avesse bisogno di guadagnare profondità prima di potergli mostrare ciò che stava intorno a lui: un tunnel in pietra, si stendeva da una parte e dall'altra verso il limite della luce, il limite dei suoi occhi.

Ted si inginocchiò sulle ginocchia nude. Aveva notato i vestiti lì vicino. Barcollando sui piedi recuperò mutande e pantaloni e si dette da fare per infilarseli, sopra una sorta di vuoto quasi che qualcosa mancasse da lui. Il suo impermeabile puzzava di vomito stantio; lo sfilò e lo lasciò cadere.

Da qualche parte lungo il tunnel, notò del movimento.

Qualcosa di piccolo, confuso e bianco stava arrampicandosi lungo il pavimento verso di lui. Trascinandosi, aspirandosi avanti.

Non poteva permettergli di raggiungerlo! Iniziò a zoppicare via… ma ora di fronte a lui vide un'altra cosa bianca, gemella della prima, una placenta, solo che la seconda creatura si stava ritirando da lui come ricolma di disgusto. Come si mosse la cosa dietro a lui avanzò, la cosa di fronte scappò. Era una specie di specchio tra le due.

Quella di fronte non voleva aver e niente a che fare con lui. Quella dietro (erano tutte e due come palle bianche che dondolavano lungo dei morbidi cazzi) stava facendo del suo meglio per raggiungerlo, toccarlo, aderire a lui. Temeva che volesse unirsi a lui succhiando, e anche se aveva la sensazione di un buco in se stesso, non voleva QUELLA dentro di lui, mai più.

Per questo doveva trascinarsi lungo il tunnel, scappare da una cosa bianca e allo stesso tempo tormentare l'altra cosa bianca inseguendola. Non aveva la forza di raggiungere la creatura di fronte, a meno che non si fosse fermata per accoglierlo; e sperava che non lo avrebbe fatto. Se si fosse fermato lui, la creatura di dietro lo avrebbe afferrato. Il tunnel sembrava estendersi sempre e per sempre, forse perché lo spazio e il tempo erano cambiati.


************


Notte dopo notte Gavin sognò lo stesso sogno, come se Ted stesse chiamando per essere liberato da dietro il muro di pietre.

La polizia venne a scuola per interrogare i compagni di classe di Ted. In assemblea il preside disse una preghiera per il ragazzo scomparso e per la sua famiglia, e mise in guardia dai pericoli del non confidare nei propri genitori.

Per la scuola circolò la voce che Ted Appleby si fosse ucciso (probabilmente gettandosi nel fiume) poiché era depresso per l'aumento del peso e per essere incapace durante i giochi. Nessun dito si appuntò su Gavin. Bill Gibbon poteva sentirsi impaurito e colpevole per aver perseguito un po’ Ted. Così se LUI conosceva qualche altra spiegazione, non la diceva… neppure al suo fratello maggiore.

Brian Gibbon chiese a Gavin, furtivamente, se il gin aveva funzionato.

- Come una bomba - disse Gavin. – Ma, prima di tutto, forse lei non era realmente gravida. Penso stesse portandomi in giro. –

- Lo fanno. Finzioni! Hai usato una gruccia? -

- Non ha voluto. Ha solo bevuto. -

- Voleva solo il gin.-

- Si è messa a pisciare come una fontana e si è sentita male come un cane. Io dico che le servira di lezione. - Gibbon annui, approvando la nuova saggezza mondana di Gavin.


************


Il sabato successivo Gavin tornò nell'orribile grotta, per cercare di purgare i suoi sogni. Arrampicandosi in cima alla pila di pietre sul di dietro, iniziò a tirare per liberare le uova di granito salato una per una, facendole ruzzolare via dietro a lui. In cinque minuti aveva ripulito l'accesso superiore. Accese la torcia.

Sulla nuda pietra.

Nessuna apertura, nessun tunnel, nessun corpo, nessun bambino-polipo, niente! Soltanto la solida parete posteriore della grotta.

Per un momento, nonostante il suo chiaro ricordo che c'era una ed una sola grotta sulla scogliera, si chiese con forza se ce ne poteva essere un'altra, molto simile, pochi metri da lì. Poi il suo sguardo si posò sul barattolo vuoto della Nivea. Iniziò freneticamente a sollevare tutte le pietre allentate, gettandole fuori della bocca della grotta a fracassarsi e rimbalzare, giù, sui massi. Poi attaccò il grosso della pila.

Lavorò duro. Mezz'ora dopo la grotta era sgombra. Aveva perfino sradicato le erbacce che si arruffavano dal pavimento. Si fermò ansimando in cerca di respiro in una cavità vuota, in uno sterile grembo di pietra.

L'unica via d'ingresso o d'uscita era la strada da cui era già venuto.

Gavin sedette sul suolo di pietra e pianse.


************


Quella notte nel sogno per la prima volta la prospettiva di Gavin si alterò. Ora lui stesso era la creatura terrificata e nauseata che cercava a tastoni e aspirava la propria via lungo quel tunnel oscuro... per scappare dalla figura da zombi di Ted che si muoveva pesantemente, in maniera inerme, dietro di lui.

Delle immagini iniziarono a formarsi nella mente di Gavin.

Vide che qualcosa di antico esisteva dietro a quella cavità vuota sul promontorio conosciuto come Jingling Geordie's Hole. Poteva aprire i propri spazi secondo il suo desiderio. L'estate precedente la creatura aveva aperto una porta dalle sue profondità di pietra, per entrare in Ted; per depositare parte di sé dentro di lui, per crescervi per un po’. Due settimane fa aveva aperto la porta di nuovo, per reclamare se stesso. E per esigere Ted, il suo ospite consumato.

Perché? I suoi pensieri non erano dei pensieri umani.

Forse desiderava fuggire, ma non sapeva come. Forse voleva provare il mondo esterno, come un polpo che caccia fuori un braccio dalla sua tana e poi lo ritira dentro di nuovo, un braccio fantasma ed ectoplasmatico che emergeva fuori dalla roccia.

Ora esigeva anche Gavin, risucchiandolo per mezzo del cordone che lo univa al ragazzo morto; che non era esattamente morto. Proprio come la creatura, sebbene posta in una cassa di pietra, non era morta.

Gavin intravide un fossile: di una cosa-polpo primordiale e mutata che possedeva una strana e terribile persistenza, una suzione sull'esistenza; che era rimasta in qualche modo viva nella pietra. Imprigionata nel fanqo preistorico, la sua carne si era tramutata in pietra durante un milione di anni, ma il suo modello completo persisteva, il modello non proprio del corpo, ma della VOLONTÀ.

SI, vedeva quest'immagine chiaramente ora!... Come un distante, muto cenno di richiamo dal fondo lontano del tunnel… anche se realmente il tunnel non aveva fine. Il suo primitivo incarceramento e il suo incarceramento successivo erano lo stesso, eterno incarceramento.

Doveva sentirsi solo dentro quella roccia. Ma la creatura eterna non sembrava essere immaginativa. O pazza. Esercitava solo il potere sullo spazio intorno ad essa, e sul tempo, un potere che le causava la sopravvivenza.

Della gente in passato aveva sentito la sua presenza: il "cavaliere" (un ingenuo giovanotto alla ricerca di qualche sacro graal?) e l'antico contrabbandiere, Geordie, con i suoi fronzoli che gli tintinnavano attorno, che essa aveva inghiottito nella roccia mentre stava stivando barili di rum chissà cosa. Possedendoli entrambi.

Come aveva posseduto Ted, e ora stava iniziando, a distanza, a possedere Gavin... finché una notte avrebbe finito col ritrovarsi fuori dal letto, giacca e scarpe addosso, in punta. di piedi da casa, che si affrettava inerme attraverso l'oscurità giù al mare, per salire alla grotta per un'ultima, eterna volta. La porta sul tunnel-che-non-era-un-tunnel si sarebbe aperta e richiusa dietro a lui, e anche lui sarebbe stato chiuso in una cassa di pietra, un fossile che avrebbe continuato a pensare pensieri aderenti, e sognare, e avere il senso dell'esistenza. Nella stretta del polpo-fantasma, vicino agli spettri-fossili di Ted e del cavaliere e del contrabbandiere che dovevano essere pazzi da lungo tempo, sepolti vivi nel loro inferno solido, perpetuo, freddo.

Solo un'esplosione termo-nucleare proprio sopra il molo potrebbe sciogliere via dalla nostra roccia! Trasformarci in gas e polvere e finirci. Ucciderebbe il polpo di pietra bianca. Bombarda il monastero, Gav! Portaci la gru e sventra la scogliera!"

I pensieri di Ted stavano raggiungendo Gavin! Gavin stava pensando i pensieri del ragazzo ora. Le loro menti si stavano unendo. O era la creatura-polpo che stava trasmettendo pensieri sul tipo di quelli di Ted... che essa difficilmente comprendeva? Quale che fosse, Ted e lui avrebbero avuto delle ere insieme per pensare tali pensieri, ere infestate da uno sciocco rumore di fantasticheria monotona e circolante, degenerante eppure che non svanisce mai. Fino a quando una guerra termonucleare non sarebbe esplosa.


************


Come se la paura fosse genitrice del gesto, la notte successiva Gavin si svegliò trovandosi nella semioscurità. Era fuori dal letto. Qualcosa di soffice gli stringeva le braccia.

Boccheggiando dal panico andò alla cieca verso l'interruttore nascosto della luce. Pigna di ferro e l'orologio a casetta svizzero volarono di sghimbescio. Col ciglio andò a sbattere contro l'interruttore. La luce esplose. La cosa che lo stava stringendo era l'impermeabile, mezzomesso. I piedi senza calzini erano ficcati nelle scarpe slacciate.

Strappandosi via l'impermeabile e calciando lontano le scarpe si rigettò sotto le coperte a tremare di paura.

Quella notte, o la notte seguente. Quella settimana o la successiva…

In profondità, dentro l'insano Jingling Geordie's Hole, là nel corridoio del giovane cavaliere diretto verso l'inferno, accanto al fossile incrinato di Ted: per sempre lo spettro di pietra attendeva. Spettro uscito da antichi mari del Carbonifero, preumano, perpetuo. Potente... e imbecille.

Per sempre i suoi prigionieri pietrificati avrebbero sussurrato le loro pazze memorie dell'avidità o del fiero desiderio o dello struggimento che li aveva condotti dentro quella grotta e che aveva spronato il fossile vivente ad aprire la sua porta di pietra.






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