Ammaniti, la prima volta da regista tv
di Emiliana Costantini
La pattuglia di carabinieri fa irruzione nel covo della 'ndrangheta. Si spalanca una porta di ferro: un uomo nudo a terra immerso nel sangue, è il boss Molocco. E dietro un'altra porta, uno spettacolo incredibile si offre allo sguardo incredulo dei militari: una piccola statua della Madonna lacrima sangue.
Il miracolo è la serie per la prima volta scritta e diretta da Niccolò Ammaniti, con Francesco Munzi e Lucio Pellegrini: 8 puntate in onda a maggio su Sky Atlantic HD, prodotta da Mario Gianani e Lorenzo Mieli per Wildside, coproduzione con Arte France e Kwai.
Un affresco cupo e sorprendente, fosco e sconcertante che tratteggia con forza evocativa situazioni e personaggi realistici e al tempo stesso straordinari.
Siamo nell'Italia di oggi, governata da una sinistra moderata, sull'orlo di una crisi referendaria: è in corso, infatti, la chiamata alle urne per la definitiva uscita del nostro Paese dall'Europa e si agita lo spettro dell'Italia-exit. Il premier, interpretato da un convincente Guido Caprino, viene convocato d'urgenza dal generale dell'Arma (Sergio Albelli) per la doppia scoperta fatta dai suoi uomini: il covo malavitoso e la statuetta sanguinante. «Qual è il trucco? È uno di quei programmi dove fanno gli scherzi?», si chiede l'uomo politico frastornato davanti a quell'immagine che, per chi ha fede, potrebbe rappresentare un miracolo. Ma ben presto le analisi di laboratorio fatte dalla biologa Sandra (Alba Rohrwacher) stabiliscono che il sangue è umano, è maschile e di gruppo o.
«Se il Vaticano dovesse divulgare questa notizia - si preoccupa il generale, rivolgendosi al premier - diventerebbe un problema di ordine pubblico: verremmo invasi dai pellegrini e potrebbe persino scatenarsi una guerra di religione». E infatti la vicenda, poi, si incrocia con un altro personaggio inquietante, Marcello (Tommaso Ragno): un prete laido, che frequenta le prostitute, ruba, gioca alle slot machine e predica in chiesa. Nel cast, anche Lorenza Indovina ed Elena Lietti.
«Non sono credente, ma mi sono sempre interessati i miracoli - esordisce Ammaniti -. La gente va a Lourdes e improvvisamente guarisce. Sono affascinato da questi fenomeni animistici e da chi ha fede, un talento che io non possiedo. Ricordo quando, da ragazzo, mia nonna mi portò a Civitavecchia per vedere la Madonnina che piangeva sangue: era sangue di pollo. Immaginai una storia in cui questa statuetta venisse rubata da qualcuno e che, continuando a versare lacrime, si lasciasse dietro una scia insanguinata: un serio problema anche per i ladri».
Uno scrittore affermato, non credente, che alla sua prima prova da sceneggiatore e regista si confronta con un tema religioso: perché? «Mi sono posto un problema: io come reagirei davanti a un vero miracolo? Avrei paura? Verrei assalito da una crisi di coscienza, sensi di colpa? Mi chiederei qual è il senso dell'esistenza?». Autore Premio Strega, sceglie però di raccontare Il miracolo con una serie-tv:- «Sì - conclude - perché il sangue ha bisogno di un colore, di luce e si esprime in maniera più forte col cinema che con le parole scritte».
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