Star Wars, Croisette in festa: svelate le origini di Han Solo
di Stefania Ulivi
Una sera del 1973, mentre giravano American Graffiti, Ron Howard chiese a George Lucas quale fosse il suo progetto successivo. «Mi disse che voleva utilizzare gli effetti speciali che Kubrick aveva introdotto con 2001: Odissea nello spazio per un film di fantascienza, ambientato in un universo popolato da molti alieni. Mi sembrò la cosa più folle e più ardua da realizzare». Non poteva certo immaginare che 45 anni dopo sarebbe stato proprio lui, da regista, a accompagnare qui a Cannes, fuori concorso, il muovo capitolo della saga galattica più popolare di sempre. Il film atterra su una Croisette mai così spaziale, con fan disposti a file di ore, pronti a tutto per una foto accanto al mitico Chewbacca, che in Solo: A Star Wars Story si conquista, finalmente, un posto in prima fila.
Un capitolo, meglio, un preambolo, scritto da Lawrence e Jonathan Kasdan dalla storia travagliata con l'abbandono della coppia di registi, Phil Lord e Chris Miller. Un ritorno al passato in molti sensi, che racconta chi fosse Han Solo prima che tutto cominciasse, prima di diventare il leggendario cowboy contrabbandiere spaziale. Il gioco di rimandi è senza fine.
Nella troupe c'era chi aveva lavorato alla prima trilogia (i cosiddetti volumi IV, V e VI).
Non manca neanche Anthony Daniels (il droide C-3Po) in un cammeo, nei panni di Wookie, miglior amico di Chewbacca (Joonas Suotamo). O Lando Calrissian (Donald Glover). Che, insieme al Mìllenniun Falcon, nuovo di pacca, aiutano a calarsi nelle atmosfere originali, mentre si aprono finestre su mondi come il pianeta di Han Solo, Corellia, pensato come una Venezia galattica, o Mimban che pare un campo di battaglia. E intorno si muovono i co-protagonisti dell'avventura, Tobias Beckett (Woody Harrelson), Qì'Ra (Emilia Clarke), Val (Tandie Newton), Dyden Voss (Paul Bettany).
Ci voleva qualcuno come Ron Howard, saldo come Obi Wan Kenobi piuttosto che pazzerello come Solo, per assicurare l'approdo in porto e nelle sale (in Italia dal 23 maggio) del kolossal. «Era importate rassicurare tutti, so che le aspettative sono alte».
E ci sono nuove generazioni di fan da conquistare, per assicurare tra spin-off e sequel, lunga, lunghissima vita ancora alla saga. «Si tratta di misurarsi con l'icona Han Solo ma soprattutto con ciò che ha contribuito a fare di lui quello che è diventato. E un outsider, un giovane uomo che si batte per la sua libertà». Howard ha chiesto consigli a Harrison Ford.
«Per lui Han è un orfano che ha bisogno degli altri ma si crede autosufficiente». Serviva l'attore giusto, che non fosse un clone né sentisse troppo il peso dell'eredità. Alden Ehrenreich è convinto che la forza sia con lui. «È una storia alla Robin Hood, da prendere con senso dell'humor». Lo ha aiutato Chewbacca. «Insieme sembriamo una coppia di vecchi coniugi che si capiscono anche senza parlare».
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