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Un'intervista con K.W. Jeter


A me sembra che, col passare degli anni, molti dei temi principali di Blade Runner e Do Androids Dream of Electric Sheep? siano diventati sempre più importanti per la società della fine del 20° secolo e più vicini alla vita della gente comune. Specificamente, problemi di autenticità e identità stanno diventando sempre più complicati mentre ci avviciniamo al millennio. Sei d'accordo? E, in caso affermativo, questo pensiero ha influito sulla tua decisione di scrivere un nuovo romanzo su Blade Runner?


Ho due atteggiamenti di fronte a questo problema. Da una parte hai ragione. Con i progressi della tecnologia sull'intelligenza artificiale, e con l'aumento della comunicazione in linea, dove si parla con altri che non possono essere né visti né toccati, idee sull'autenticità e sull'identità sembrano essere più importanti di quanto non lo fossero prima ... si inizia ad affacciare la questione, con chi o a cosa stiamo parlando? È qualcosa di simile a me, o è qualcosa di diverso? Così abbiamo metodi di verifica molto più elaborati e fortunatamente più accurati per determinare se il gruppo dall'altra parte della linea sia umano o meno. Allo stesso momento sono arrivato a pensare, che tutto ciò non sia altro che la forma contemporanea del problema col quale la gente compete da un bel po’ di tempo ... che sarebbe: chi credere? Come determinare chi ti sta mentendo, e come fare l'atto ai fede che deriva dal porre la tua confidenza in un’altra persona? E questo è il problema, se ci rifletti, che trattano i romanzi gialli e i thriller. L'investigatore o l'agente segreto devono smontare un mondo irreale (tutte le varie bugie e alibi e cospirazioni con cui si confronta) per scoprire cosa sia 'realmente' reale. Ed è per questo che gialli e thriller ci sembrano tanto spesso importanti; essenzialmente sono delle analogie di una grossa parte dell'esperienza umana, i dilemmi con cui ci dobbiamo confrontare quando cerchiamo di scoprire cosa succede attorno a noi, chi mente e chi dice la verità, chi ci è amico, chi ci pugnala alle spalle in ufficio, e così via.

Il genio di Phil Dick sta nel fatto di aver scoperto il modo di prendere un nuovo linguaggio, quello della fantascienza, per applicarlo in modo potente a tutti i problemi che erano stati in precedenza essenzialmente patrimonio di thriller e gialli.

Quello che secondo me è interessante è che Phil lo fece senza un vero background di romanzi gialli e thriller (anche se il suo primo istruttore di scrittura sia stato Anthony Boucher, la cui conoscenza di gialli e thriller era enciclopedica). Questo sembrerebbe arguire che ciò che Phil stava facendo con la sua scrittura proveniva dallo stesso luogo degli scrittori di gialli e di thriller, una percezione comune del problema umano.

Lascia che ti dia una spiegazione di quello che voglio dire.

Una volta ho avuto l'edizione economica della sceneggiatura di Ernest Lehman per il film di Alfred Hitchcock Intrigo Internazionale. Ho passato il libro a Phil e gli ho detto di provare a leggerlo come se lui, Phil Dick, avesse scritto il film (fallo anche tu, leggi la sceneggiatura o guarda il film immaginando che sia stato scritto da Philip K. Dick). Quando un paio di giorni dopo ho parlato con Phil, mi ha detto che avevo ragione, che avrebbe potuto benissimo scrivere qualcosa di simile a Intrigo Internazionale, e che si sarebbe adattato benissimo al resto della sua produzione. Il tema generale è là, cerca di capire cosa sia la realtà, cioè chi sta mentendo e chi sta dicendo la verità, insieme ad alcuni elementi più specifici, apparentemente dichiani, come l'intera nozione di che cosa accade al protagonista guidato e plasmato da una forza invisibile e protettiva. Il punto che sto cercando di spiegare è che, per me, c'è una percezione comune tra il vero creatore della storia di Intrigo Internazionale, e di tanti altri gialli e thriller, e Phil Dick, e che questa percezione è basata sulla realtà in cui viviamo e che tutti cerchiamo ogni giorno di figurarci.

Così potrebbe esserci qualche verità nel fatto che problemi di autenticità e identità stiano diventando più complicati (nel senso che abbiamo inventato modi nuovi e migliori per mentirci), ma d'altra parte l'urgenza e le conseguenze di e questi problemi sono sempre le stesse come è sempre successo. Cercare di capire cosa succede è un problema eterno. E infatti ciò ha influenzato la mia decisione di scrivere Blade Runner 2: The Edge of Human. La situazione in cui Rick Deckard si ritrova, sia in Do Androids Dream of Electric Sheep? di Phil Dick che in Blade Runner di Ridley Scott, è proprio una rappresentazione potente di questo problema umano: Deckard non solo deve capire cosa sia reale e cosa non lo sia, chi sia umano e chi non lo sia, ma deve anche capire cosa significhi il fatto che qualcosa sia o meno reale, o che qualcuno sia o meno umano. E questo era qualcosa che volevo vedere se avessi potuto avere un appiglio, vedere se ci fosse stato qualcosa da poter aggiungere all'esplorazione di questo problema, non iniziando da zero come faccio quando scrivo un romanzo con una base completamente nuova, ma costruendo su ciò che Phil Dick e Ridley Scott avevano già fatto.


Vuoi dire che il tuo romanzo è il seguito al film Blade Runner, al romanzo Do Androids Dream of Electric Sheep? O di entrambi? E come ha fatto con le discrepanze fra i due lavori?


Quando ho iniziato questo progetto, ho scritto due diverse scalette: una per un romanzo che sarebbe stato un seguito a Do Androids Dream of Electric Sheep? di Phil Dick, l'altra era per un romanzo che sarebbe stato il seguito di Blade Runner di Ridley Scott; nella prima Deckard appare sposato con Iran etc., laddove nella seconda lei non è presente per niente, e cosi via.

Molte di queste differenze erano inconciliabili; non c'è modo di far combaciare Androids con Blade Runner. Alla fine ho preso la decisione che Blade Runner 2: The Edge of Human si sarebbe basato sulla storia come la conosciamo dal film, cioè tutto in Blade Runner 2 sarebbe stato consistente con Blade Runner: il film sarebbe stato la base a cui tutto in Blade Runner 2 avrebbe fatto riferimento. Allo stesso tempo mi sono impegnato a che Do Androids Dream of Electric Sheep? fosse, nei limiti del possibile, un'influenza per Blade Runner 2. Il film sarebbe stato il sole, la forza gravitazionale principale attorno a cui orbita il seguito. Allo stesso tempo il romanzo sarebbe stato una specie di influenza lunare per Blade Runner 2; è questa attrazione minore che imprigiona e da forma al seguito. Cosi ci sono elementi che vengono da Do Androids Dream of Electric Sheep? ma che non si trovano in Blade Runner, come il personaggio Isidore (in opposizione al modo come viene trasformato in Sebastian nel film) e gli avvenimenti di Rachel che ha passato la sua prima infanzia nella nave stellare Salander 3 (in verità la cosa è più complicata dato che non è proprio Rachel, ma devi leggere il libro).

Per rispondere alla domanda, comunque, mi sono riproposto semplicemente di ignorare alcune discrepanze tra il libro e il film. Per altre discrepanze ho cercato di farne un uso creativo. Il mio scopo era di andare a finire con un libro che avrebbe soddisfatto il lettore che aveva visto solo il film; allo stesso tempo volevo che Blade Runner 2 fosse capace di fornire un gusto addizionale a un lettore che ha anche familiarità col romanzo di Dick; questo lettore riconoscerà da dove provengono questi nuovi elementi. E oltre a questo volevo che Blade Runner 2 come romanzo si reggesse da solo.

Non penso che ci siano molti lettori che non hanno visto il film, ma ipoteticamente qualcuno potrebbe leggere Blade Runner 2 senza aver visto il film e seguirne, comunque, la storia e i problemi affrontati.


In aggiunta alle differenze tra la trama del romanzo originale e quella del film, il film stesso è conosciuto in diverse forme (la distribuzione originale, la versione del regista) ed ognuna possiede le sue discrepanze interne (per esempio per quanto riguarda il numero di replicanti che si suppone siano fuggiti sulla terra). Quale versione del film hai considerato nello scrivere Blade Runner 2 e fino a che limite ti sei indirizzato verso le discrepanze interne del film?


All'inizio del progetto ho dovuto decidere quale Blade Runner avrei usato; come indica la tua domanda ci sono molte versioni del film, se conti tutte le versioni di sala e video, e quelle straniere, etc. In aggiunta c'è moltissimo materiale preparatorio; si possono trovare in giro diverse versioni della sceneggiatura, interviste con Ridley Scott e con gli sceneggiatori, e così via. Con tutto questo materiale a disposizione ho preso la decisione di limitarmi a quello che era già generalmente a disposizione del pubblico più vasto del film e ho deciso che questo era la versione del regista in distribuzione nei cinema. Desideravo veramente usare il materiale che sarebbe stato familiare a tutti ed evitare l'uso di materiale conosciuto quasi esclusivamente dal nocciolo di appassionati che sono andati a scovare in tutte le varianti del film e nei dettagli del suo background. In altre parole, se una cosa non appariva sullo schermo o nel sonoro della versione del regista non l’avrei usata. Così anche se c'è una diversa spiegazione sul sesto replicante mancante che si può ottenere dalle versioni precedenti della sceneggiatura, non mi sono sentito legato ad esse quando si arriva alla s spiegazione che appare in Blade Runner 2. Naturalmente alcune delle cose che appaiono sullo schermo o nei dialoghi di Blade Runner, sono lacune della trama. Il frammento del sesto replicante mancante è un errore tecnico; la faccenda del blade runner Dave Holden che viene spedito ad intervistare possibili replicanti fuggiti al quartier generale della Tyrell corporation senza che gli vengano fornite le informazioni ID che Bryant mostrerà in seguito a Deckard ... bè, questa è una lacuna che è piuttosto larga.

Ricordo che Phil Dick l'ha commentata. (che il Dave Holden nel film sembrava fosse fatto apposta per prendersi un colpo dal replicante Kowalski) quando mi ha mostrato una versione della sceneggiatura che gli era stata spedita. Così in quel senso almeno parte della linea narrativa di Blade Runner 2 è la sfida di Phil al film; del quale, in realtà, aveva visto un solo piccolo segmento (credo fosse l'inseguimento e l’uccisione di Zhora) mentre il film era in post-produzione. Ma queste cosiddette lacune sono là per essere viste da tutti, soltanto guardando il film, non hai bisogno di andare a scavare in mezzo ad ogni specie di materiale poco reperibile. Così le ho considerate come selvaggina non protetta quando si è arrivati a costruire la mia storia. Inoltre ho considerato la cosa ma specie di faccenda dichiana il non ritenere queste cose degli errori ma piuttosto delle chiavi per decifrare un'altra storia al di sotto della superficie di quella che vedi sullo schermo. È come se ci fosse una 'realtà' che vedi nel film, ma questa realtà si sta già spaccando, allo stesso modo in cui sempre si spacca la realtà nei romanzi di Phil Dick, e ne rivela un'altra più complicata che era stata nascosta.


Mentre scrivevi il romanzo, ti figuravi Harrison Ford come Deckard, Sean Young come Rachel (o Sarah) Tyrell, M. Everet Welsh come Bryant? Quanto hanno influenzato la tua scrittura il look di Blade Runner e la recitazione dei suoi attori?


È proprio dura trattare gli eventi e i personaggi di Blade Runner e non vedere Harrison Ford, Sean Young, Rutger Hauer e il resto del cast. (Comunque quando ho riletto Do Androids Dream of Electric Sheep? di Dick ho 'visto' altre persone, forse perché avevo letto il romanzo originale anni prima di vedere il film.)

In tutto questo c'è un lato positivo e uno negativo. Quello positivo è che posso lavorare con questo materiale e posso essere abbastanza sicuro che i lettori avranno forti immagini mentali dei personaggi e degli ambienti; quello negativo, naturalmente, è che quando devi introdurre altri personaggi, altre scene, altri eventi; diversi da quelli che erano nel film, c'è un ostacolo extra da superare per arrivare a fare coincidere tutto.

Per il look e il 'sentimento' generale di Blade Runner ... è qualcosa su cui ho dovuto lavorare per un po’; di fatto ancora prima che ci fosse un film dal titolo Blade Runner. Stavo scrivendo di una Los Angeles cadente e distopica intorno al 1972, nello scrivere il mio primo romanzo Dr Adder. E naturalmente c'erano altri scrittori di fantascienza che stavano facendo all'incirca la stessa cosa molto prima di me, guardate The Star my Destination di Alfred Bester, penso sia stato scritto verso la fine degli anni 50. Così per molti dei mondi della fantascienza, quello che vedemmo sugli schermi di Blade Runner era semplicemente quello che avevamo scritto da un bel po’: una grossa parte del genio di Ridley Scott sta nel vigore della traslazione di quella visione generale in un pubblico ancora più ampio, dove tutti potevano vederla.


Un soggetto che era al centro di Do Androids Dream of Electric Sheep? ma fu lasciato fuori da Blade Runner è la religione.

Nel romanzo originale la religione ha adottato molti aspetti di simulazione e di replica. Per esempio, al posto della preghiera tradizionale i personaggi si collegano in una specie di 'realtà virtuale' attraverso cui sono capaci, collettivamente, di sperimentare le sofferenze di un martire. Inoltre molti personaggi condividono una forma di cerimonia religiosa prendendosi cura di animali androidi, quando quelli veri non si possono ottenere. Cosa ne pensi, sia filosoficamente che rispetto a Blade Runner 2?


Posso capire perché gli elementi religiosi in Do Androids Dream of Electric Sheep? di Phil Dick (il mercerismo, le scatole empatiche, la sacralità nel curarsi degli animali, etc.) furono lasciati fuori da Blade Runner. Sarebbe stato proprio difficile affrontarli in un formato cinematografico, oltre al fatto che trattenendoli avrebbero probabilmente portato ad un cambiamento nella caratterizzazione di Rick Deckard. Il Rick Deckard di Do Androids Dream of Electric Sheep? non è proprio un tipo simpatico come il Deckard di Blade Runner; nel film Deckard ha abbandonato il lavoro per disgusto e senso di colpa, laddove il Deckard del libro viene lasciato che è felice di continuare ad essere un cacciatore di androidi se la cosa gli permette di avere denaro per comprare una nuova pecora. Allo stesso tempo c'è una perdita reale con l'eliminazione di questi elementi: sotto molti aspetti quegli elementi erano il nocciolo del libro, e quel nocciolo tematico e morale non appare nel film. Così parte di ciò che ho provato a fare con Blade Runner 2 era di riportare o riattaccare questi elementi alla storia, ma in un modo che fosse consistente e uscisse dal film. Non voglio dire che la mia ripresa di questi elementi sia la stessa di Dick, non può essere in alcun modo; quello che spero sia visto come consistente con Do Androids Dream of Electric Sheep? è che quegli elementi sono di nuovo materia della storia. È per questo che vi ho portato una specie di portavoce per quell'argomento nella forma del personaggio Isidore e dell'ospedale per animali (naturalmente il personaggio di Sebastian del film è una specie di traslazione di Isidore nella linea storica del film, in Blade Runner 2 abbiamo sia Isidore che Sebastian).


Il personaggio di Deckard e la società futuristica di Tyrell e replicanti sono tremendamente ricchi e vividi. Hai considerato di scrivere in futuro altri romanzi di Blade Runner? E hai mai pensato a come potrebbe essere Blade Runner 2 come film?


Attualmente sto lavorando al libro successivo (Blade Runner: Replicant Night (naturalmente l'intervista è precedente all'uscita del libro, n.d.t.)) e un altro intervistatore mi ha chiesto se Deckard avrà altre avventure nel prossimo libro e io gli ho replicato che in quel tipo di mondo da film noir di Blade Runner, la gente non ha avventure, ma problemi. Comunque, si, Deckard avrà altri problemi, nel prossimo libro.

Per l'altra parte della domanda, io ho scritto Blade Runner 2 proprio come un film; ho visto ogni sua scena nel piccolo teatro della mia testa. C'è un 'mazzo' di materiale che lo renderebbe un buon film.

Così, in un certo senso, ho già visto il film Biade Runner 2 ... e spero che lo possano vedere anche i lettori del libro.


So che oltre che essere l'autore di una dozzina di romanzi hai anche scritto per la Vertigo della D.C.. Come è stata l'esperienza? È sostanzialmente diverso scrivere per comics che per narrativa? Hai in progetto di ripetere l'esperienza in futuro?


Mi sono divertito a scrivere Mr E per la D.C. Comics. In qualche modo è stato un cambio di marcia per la mia produzione narrativa, e sotto altri aspetti è stata una cosa coerente. La mia scrittura ha avuto sempre una componente visiva abbastanza forte e durante lo stesso periodo ho fatto qualche sceneggiatura, così che ero entrato nella mentalità di descrivere qualcosa che qualcun altro, nel processo collaborativo (sia esso l'operatore o il disegnatore) sarà impegnato a visualizzare. Non ho avuto tempo di fare altri progetti per i comics anche se io e Stuart Moore, il curatore con cui ho lavorato su Mr E alla D.C., abbiamo fatto alcuni discorsi su un altro possibile progetto mio. Vedremo.


Per finire, quali altri autori di fantascienza hanno influito sulla tua opera? Potresti consigliare qualche titolo di questi autori che i tuoi lettori potrebbero apprezzare?


Molto prima che lo incontrassi ero un appassionato di Dick; ho continuato a leggerlo anche per tutto il periodo di tempo in cui non ho letto niente di fantascienza.

È difficile scegliere romanzi preferiti, particolarmente The three Stigmata of Palmer Eldritch e Now Wait for Last Year.

Sono stato abbastanza fortunato in quanto ho potuto incontrare e fare amicizia con alcuni degli altri scrittori di fantascienza che ho più ammirato, come Robert Sheckley e Barry Malzberg; Journey through Tomorrow di Sheckley (penso sia questo il titolo esatto, veramente io l'ho letto quando è stato serializzato su The Magazine of Fantasy and Science Fiction col titolo The Journey of Joenes) ha avuto un grosso impatto su di me quand'ero ragazzino. In seguito, alle superiori, Beyond Apollo di Malzberg fu una autentica scoperta di cosa potesse fare la fantascienza; ho sentito che era l'equivalente americano, in termini di trasformazione del futuro di questa letteratura, di quello che J. G. Ballard (un altro favorito, specialmente per Crash e High Rise) ha raggiunto in Inghilterra. E poi c'è sempre Alfred Bester, che non ho avuto la possibilità di incontrare; è difficile immaginare come sarebbe potuta essere la fantascienza contemporanea senza la sua influenza.

Di Bester preferisco The Stars my Destination a The Demolished Man; anche la sua raccolta di racconti merita di essere cercata.






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