Vonnegut, il libro rifiutato diventa bestseller
di Livia Manera
Però, che rivincita, per Kurt Vonnegut. Due anni e mezzo fa, durante un'intervista al Corriere, buttò sul tavolo con rabbia un fascicoletto di fogli che sembravano ciclostilati, dicendo «Eccolo qui il mio ultimo libro. Ho dovuto pubblicarmelo da solo» - cioè, voleva dire: fotocopiarselo. E non era facile, a 80 anni portati da monellaccio battagliero, con venticinque libri alle spalle tra cui un capolavoro assoluto come Mattatoio n. 5, ammettere di non aver trovato nessuna casa editrice americana disposta a pubblicare i suoi articoli scritti per la rivista di Chicago "In these times", sul "colpo di Stato delle ultime elezioni" e altri «crimini» commessi da quegli «scimpanzé ubriachi di potere», che sarebbero George W. Bush e i suoi.
Poi le cose - sempre dal punto di vista di Vonnegut - sono andate anche peggio, Bush ha vinto per la seconda volta, ed ecco che al più dispettoso è sarcastico degli scrittori americani, sbalordito lui stesso di essere ancora al mondo malgrado due pacchetti di sigarette senza filtro al giorno, un tentato suicidio nell'84, e un livello di bile in corpo oltre i limiti di guardia, capita l’impensabile: trovare finalmente ascolto presso un editore, per quanto piccolo (Seven Stories), pubblicare le proprie invettive col titolo polemico di "A man without a country" (un uomo senza patria), e atterrare immediatamente al quinto posto della classifica del New York Times - per inciso, lo stesso giornale che all'inizio della guerra in Iraq lo aveva offeso rifiutandogli un intervento pacifista. Risultato: duecentomila copie vendute nelle prime tre settimane, e, da parte del "Times", un elegante articolo riparatore intitolato «God bless you, Mr. Vonnegut», Dio la benedica, Mr. Vonnegut. Firmato dal più intelligente dei suoi giovani critici, A.O. Scott.
Sarà più o meno da quando, trentasei anni fa, stupì tutti raccontando in Mattatoio n. 5 gli orrori del bombardamento di Dresda di vent'anni prima, proprio nel momento in cui la polemica sulla guerra in Vietnam giungeva al culmine, che Vonnegut non imbroccava un vero bestseller. Un bel regalo per un adolescente spettinato che l’11 novembre compie ottantatré anni.
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