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Un eroe ambientalista


di Giovanna Grassi


Aquaman, il film che si è imposto in mezzo mondo nel lungo week end natalizio (ha stravinto al box office in Cina, Gran Bretagna e negli Usa ha battuto Mary Poppins. In Italia uscirà invece il primo gennaio), ha lanciato un nuovo personaggio della DC Comics. Un eroe che divide, interpretato da Jason Momoa: Aquaman è il re di Atlantide, un umanoide ibrido, che ha bisogno dell'acqua e che difende la città e le creature sottomarine. Se la ride Jason Momoa: «In realtà il mio uomo è figlio del guardiano di un faro e di una donna proveniente da Atlantide: una sorprendente Nicole Kidman con una doppia identità». Assicura di avere «una simbiosi perfetta con il personaggio» e la sua biografia pare confermarlo: è nato (nell'agosto del 1979) a Honolulu, è stato studente di biologia marina, poi è diventato modello, quindi ha preso parte alla serie tv Baywatch. Da lì il cinema e infine il successo con Il trono di spade nei panni del guerriero Khal Drogo.

Nella vita ha sposato due anni fa Lisa Bonet, l'ex moglie di Lenny Kravitz e mamma di Zoe Kravitz, e con lei ha due figli. Spiritoso, si dice pronto «a ogni esperienza, specie da quando vivo con gli oltre 150 punti che mi hanno dato dopo che un uomo in un bar mi ha spaccato un bicchiere sul volto, riducendomi una maschera di sangue».

Insomma, le avventure che ha già affrontato nella sua vita non sono da meno di quelle di Aquaman, figlio appunto di Nicole Kidman, salvata sulla riva dell'Oceano dal guardiano del faro (Tim Curry). Ribatte alle critiche su certe cadute kitsch del film e sul tema portante della vendetta a ogni costo e si dichiara, anzi, molto soddisfatto del cast, di cui fanno parte anche il suo maestro di vita Willem Dafoe e Amber Heard.

«Il nostro è un film visionario e mira a stupire, cosa che il cinema non deve mai dimenticarsi di fare - spiega -. Nonostante le critiche, il pubblico applaude». Non solo: «Aquaman è un film fortemente ambientalista, che punta il dito sull'inquinamento dell'oceano».

Abituato a continui allenamenti per i suoi film d'azione, Momoa non ha fatto caso alle critiche al suo personaggio «troppo fisicato», ma ci tiene piuttosto a spiegare la genesi dei tatuaggi del suo eroe, con disegni legati alle faune e flore acquatiche. «Mi erano necessarie due ore di trucco per trasformarmi ogni giorno in Aquaman. Mi auguro che il nostro possa dare il via a tanti altri film sui misteri e sulle meraviglie dei fondali oceanici. La curiosità del pubblico è dimostrata dagli incassi del box office in Paesi diversi e tra loro anche lontanissimi».

Forte di questo successo, l'attore non rinnega nulla del suo passato, nemmeno gli anni trascorsi girovagando per il mondo, dall'Africa alla nuova Zelanda, prima di prendere la decisione di dedicarsi alla recitazione. «Devo tantissimo al mio personaggio de Il trono di spade. Ora però mi interessa sviluppare progetti con la mia società di produzione, Pride of Gypsies, e dirigere corti e documentari. Lo confesso, vorrei girare anche un seguito di Aquaman. Ha significato molto per me che a lungo mi sono sentito un outsider: non sempre ero accettato in quanto hawaiano. Non ero un bianco integrato».

Ora cavalca invece un successo globale. Continuerà a sentirsi uno zingaro nell'animo, tenendosi ben lontano dalle mode di Hollywood? Cosa pensa che cambierà per lei questo film?

«Spero mi darà la possibilità di girare i film sperimentali che Lisa ed io amiamo realizzare, come Road to Paloma, da me diretto e che Lisa ha interpretato al mio fianco ... Questo re di Atlantide mi ha permesso di affrontare anche temi meno evidenti ma comunque presenti, come quello dell'integrazione tra le razze, minoranze, diversità e culture. E ha alla base un motto: pulire il nostro pianeta è sempre più urgente e necessario».






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