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Bifrontismo critico: profilo di una scoperta in due parti


di Samuel R. Delany


Nelle discussioni sulla science fiction che ho avuto modo di seguire recentemente, ho sentito commenti di questo genere: "La science fiction è l'unica “narrativa eroica” rimasta. L'attuale letteratura del mainstream è sterile e disfattista. Essa in pratica sostiene che l'uomo non può' cambiare; la SF insegna invece che ciò è possibile". "La narrativa del mainstream è uno specchio nel quale ci si può solo riflettere. La SF è come una porta attraversata la quale si può andare ancora oltre". "La SF ha affrancato i contenuti del linguaggio, allo stesso modo in cui Proust e Joyce hanno liberato la forma del linguaggio stesso".

Queste affermazioni contengono una .buona dose di verità. Chiunque abbia analizzato intelligentemente la science fiction lo intuisce subito, ma colui che ne ha letto senza soverchia attenzione o senza prenderla in seria considerazione rimarrà disorientato, oppure troverà questi commenti pretenziosi.

Scrittori, curatori e lettori da tempo chiedono che la fantascienza si arricchisca di un vocabolario critico che le consenta di ammantarsi della dignità riconosciuta alla letteratura mainstream; finora, tuttavia, nessuno è stato capace di elaborare i parametri che dovrebbero governare un tale vocabolario.

Un musicista, quando compone una sinfonia, ha a disposizione un'intera orchestra con tutte le sue variazioni di timbro, dinamica e colore. Mentre per un quartetto strumentale deve limitarsi a due violini, una viola ed un violoncello, rinunciando ad esprimersi con quella gamma di suoni che gli sarebbe consentita dalla prima. Ma il quartetto classico è una composizione in quattro movimenti, dura dai venti ai trenta minuti e strutturalmente è assai simile alla sinfonia. Nessun musicista oserebbe mai affermare che il quartetto è una forma musicale meno valida e meno ricca di carica emotiva di una sinfonia o che esso non possa validamente sostenere un esame critico.

Sin dai tempi di “Weird Tales" il lettore sì è accorto che la science fiction ha troppo da offrire perché si possa congedarla con la solita frase "è un'avventura avvincente che ha luogo in un futuro più o meno lontano". Che cosa è successo in questi ultimi vent'anni perché sia venuto a crearsi il bisogno di uno strumento critico più perfezionato? Di fronte alle opere di Sturgeon e Bester, così scorrevoli, così efficacemente costruite, il nostro primo pensiero è: perché dovremmo analizzarlo criticamente? Sembrano perfette e basta.

Ma poi ci accorgiamo che brillano di una luce che va al di là del semplice effetto riuscito. In questa c'è qualcosa di intimo, di permanente che ci costringe a riconsiderare ogni cosa operando una riflessione profonda.

Più recentemente ci siamo imbattuti nelle elaborazioni di Cordwainer Smith e J.G. Ballard. Di frequente, dopo aver letto i loro romanzi ed i loro racconti, proviamo sbalordimento o commozione, ma permane in noi il dubbio su quale fosse effettivamente l’effetto che l'autore si era proposto di ottenere.

Rileggendoli, spesso scopriamo che la tecnica usata è imperfetta, a volte stranamente congegnata, e che per conseguire certi effetti si è voluto ricorrere a metodi assolutamente nuovi, mai sperimentati da altri scrittori in qualsivoglia altro campo. Anche il lettore deve imparare.

Ultimamente sono emersi autori come Disch e Zelazny, In qualunque ambiente essi collochino le loro storie, gli interessi si accentrano rispettivamente sul male e sul bello. Disch assale continuamente il lettore con una violenza diffusa, a volte esagerata. Zelazny lo stordisce con un turbine di idee che si fondono armonicamente nella stessa opera, nello stesso paragrafo, nella stessa frase. Entrambi fanno vibrare le loro creazioni fino a generare ipertoni che formano nuove ottave, ottave che sono irraggiungibili dalla narrativa del mainstream.

Tuttavia pochi sono disposti a discutere la struttura delle opere di questi autori, gli intrecci, i dialoghi, la tematica, la tecnica. È forse imbarazzante affrontare analiticamente una forma di espressione così limitata come la science fiction?

I quartetti strumentali iniziarono come musica leggera. Li si suonava mentre la gente mangiava, conversava, girava su e giù per le sale, insomma faceva di tutto meno che ascoltare. Venivano composti rapidamente ed in grande numero, permettendo al musicista esperto di guadagnarsi da vivere. Durante questo periodo vennero elaborate quelle convenzioni che caratterizzano ancora oggi il quartetto.

Le convenzioni della fantascienza (i mezzi di trasporto, dalle astronavi ai trasmettitori di materia; le comunicazioni, dal videofono alla telepatia; la psicofisiologia, dai mutanti agli alieni: le estrapolazioni socio-economiche, dai mondi immaginari ai fantasiosi crediti solari; come pure le varie macchine del tempo. i dopo-bomba o le storie imbastite intorno a qualche aggeggio meraviglioso), e, cosa assai più importante, l'atteggiamento dello scrittore verso di essa, contribuiscono assieme ad altri fattori a limitarla (a mio avviso essa è in effetti una forma letteraria circoscritta). Ciò nonostante si tratta di limitazioni che possono essere artisticamente fertili e condurre lo scrittore ed il lettore ad armonie inottenibili con altri strumenti, facendole vibrare all'unisono con quanto di più intimo si cela tra le pieghe della vita di tutti i giorni; ed è questo che dà all'arte uno dei suoi significati più puri. L’atteggiamento dello scrittore di science fiction, sicuramente l'elemento più importante fra te convenzioni, non è assolutamente legato alla necessità di fornire certe spiegazioni al lettore, ma piuttosto al bisogno di mantenere un rapporto chiaro e diretto fra l'idea e la concretizzazione della stessa. Lo scrittore di fantascienza deve fare uso di ogni sua possibilità per essere vivido e conciso; evocativo quando una descrizione deve tinteggiare un racconto; commovente quando il sentimento fa sentire le sue ragioni e preciso quando è la tecnologia a dominare. Tuttavia lo scrittore di fantascienza deve usare tutto ciò per ottenere un solo effetto, concretare una sola idea volta per volta. Molti effetti potrebbero armonizzarsi e consolidarsi in un racconto, altri in un romanzo; ma nella migliore science fiction, ciascuno di questi viene di volta in volta sviluppato linearmente.

Le convenzioni tecniche usate correttamente, devono facilitare questo sviluppo lineare. "Lasciate perdere le astronavi", dicono molti che si preoccupano seriamente delle sorti della fantascienza. L'astronave non è che una forma stenografica per dire che un certo individuo sta viaggiando fra due punti che, nel nostro spettro culturale, non possono venir collegati con una linea di autobus, di navi o di aereoplani. Approssimativamente questa è la ragione fondamentale che regola le convenzioni letterarie sui mezzi di trasporto.

Toccherà poi allo scrittore dare alla storia un suo significato, illuminando l'area culturale degli esseri che hanno intrapreso il viaggio, e sarà questa sua capacità di comunicarcelo il più chiaramente possibile a qualificare la vicenda. La descrizione dell'astronave in sè, gli permetterà di darci una panoramica sia del mondo dove è stata costruita sia del mondo dove è diretta. Potrebbe anche servire per introdurre gli esseri imbarcati su di essa, ma sarà importante solo se verrà usata in funzione di queste creature e dei loro mondi.

I critici più impegnati hanno iniziato una corsa frenetica nel tentativo di dimostrare una mimesi tra la fantascienza ed il mainstream, sia in presenza che in mancanza dì queste convenzioni. Chiaramente si tratta di uno sforzo che porta ad offuscarne i meriti che le hanno permesso di assurgere a forma letteraria autonoma, Dobbiamo mettere in luce i pericoli di questo atteggiamento ed esigere un cambiamento.

Il metodo analitico applicata all’espressione artistica è lo stesso, sia questa musicale, grafica o letteraria. Bisogna sezionarne la forma, valutarne l'equilibrio. È necessario isolarne i singoli elementi e quindi definirne le convenzioni associative, Il vocabolario nasce dalle esigenze del mezzo con cui ci si vuole esprimere. Il quartetto e la sinfonia appartengono ad un ceppo comune. Il vocabolario che ci permette di parlarne, non sorprendentemente è lo stesso; ma il musicista per comporre (ed il critico per discutere) un quartetto deve accettarne le limitazioni ed impiegare tutta la sua capacità per stenderne la partitura. Abbiamo detto che il quartetto è più limitato della sinfonia; nella sinfonia è sempre possibile far tacere buona parte dell'orchestra e lasciare che un numero ristretto di strumenti esprima quella stessa musica delicata che potrebbe venir prodotta da un quartetto, sia per poche note sia per un'intera sezione dell'opera. Ma il compositore di un quartetto non può terminare un movimento con tre accordi precipitati. Quando anche un compositore famoso, del calibro di Brahms, cerca di farlo, ottiene solo dei risultati sciocchi e pretenziosi.

I limiti della fantascienza non sono di natura emotiva. Per sè non impongono restrizioni a qualsivoglia personaggio o situazione. Parecchi critici hanno fatto ricorso ad una definizione esclusiva (“l’invenzione meravigliosa”) cercando così di separare la science fiction dal mainstream. Come perifrasi può essere utile, ma desta della reazioni negative in coloro che nutrono già pregiudizi verso la fantascienza, nella convinzione che in essa siano le cose ad avere un ruolo e non le persone. Squalificare aprioristicamente una storia perché, avendo luogo su di una nave spaziale, può solo riguardare quest’ultima, sarebbe come dire che, essendo un romanzo di Melville o di Conrad ambientato su una nave, debba di conseguenza parlare solo di barche.

Il mainstream e la science fiction appartengono entrambi alla letteratura ed il vocabolario critico di quest'ultima abbraccia necessariamente i personaggi, l'ambiente, lo stile, la veridicità, la psicologia, l'immediatezza sensoriale ed emotiva. Il critico, sia esso dilettante o professionista, che imputi alla fantascienza una totale alienazione dal mainstream, avrà mancato di cogliere la bellezza dello sviluppo lineare cui dà accesso una forma letteraria più limitata.

Oggi il quartetto strumentale e la musica da camera in generale sono il terreno di prova del compositore; "È una musica senza veli", mi ha detto un compositore. "Non è possibile mascherare i propri errori con il rumore". È con essi che Hayden, Mozart, Beethoven e Bartok hanno saputo esternare con sensibilità ancora maggiore i contenuti della loro musica.

La moderna fantascienza si sta sviluppando, si sta ampliando, sta riesaminando le sue convenzioni, sta cercando di accostarsi alle ambiguità teoriche del vivere che devono venir risolte prima che le ambiguità pratiche possano venir affrontate dalla narrativa del mainstream, Ci stiamo ora avvicinando ad un punto in cui è ormai possibile considerare i migliori tentativi di apertura della fantascienza un successo. Spetterà ai lettori esigere ed agli scrittori decidere se la science fiction debba continuare ad evolversi, raggiungendo mete sempre più elevate.






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