Carnaio
di Giulio Cavalli, ed. Fandango, 2018, 17,00 €, 224 pagg.
In un paese di mare, arrivano dei morti.
Tutti uguali, a migliaia.
Scaraventati a terra dal mare.
Gli abitanti, superato a forza l’impatto di ciò, cominciano a pensare a cosa poter fare.
Cominciano a dichiararsi indipendenti, per non dover sottostare alle leggi italiane che vorrebbero tutt’altro da quello che hanno in mente, poi li accatastano in capannoni.
E, poi, ci si arricchiscono. Bruciandoli per creare energia che vendono, mangiandoli ed esportandone la carne, conciandoli per farne mille oggetti.
Da dove arrivino, del perché, arrivino, non si dice. Si deve fare necessariamente un salto logico, sull’impossibilità di ciò.
Le ipotesi possibili penso siano dette tutte, nel libro, ma sono, evidentemente, tutte molto poco, possibili.
Inevitabile pensare agli sbarchi, agli immigrati, ma, a parte qualche sparata razzista, che c’è, non è che vi sia molto che dica che l’autore pensava di dire qualcosa a riguardo di ciò.
È più uno di quegli avvenimenti fantastici a cui noi fantascientisti siamo ben abituati, e infatti è necessaria una buona dose di sospensione della credulità, per leggerlo.
Il tutto risulta abbastanza avvincente, abbastanza divertente… e fa pensare, abbastanza; a quanto si possa cambiare la morale comune per cause estreme, alla capacità di adattamento umana, e vario altro.
Senz’altro una lettura consigliabile, anche se non facilissima, per il linguaggio che vi si usa, per gran parte dell’opera, una prosa con pochissimi punti che può risultare un po’ ostica.
Altri contributi critici: "L'ultrainvasione dei corpi", di Ermanno Paccagnini, "La lettura", 16 dicembre 2018
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