Mefisto valzer
di Stefano Jacini, "Tascabili" n. 1400, ed. Bompiani, 2018, 11,00 €, 160 pagg.
Degli ospiti arrivano ad una villa su di una carrozza.
Non sanno bene neanche loro perché si trovino là, ma tantè. Di alcuni si racconterà la modalità con la quale sono stati convocati.
E cominciano, a turno, a raccontare delle storie, un po’ autobiografiche, un po’ inventate, recitandole sul palco di un piccolo teatro.
A far gli onori di casa c’è una sorta di maggiordomo, che però presto si rivelerà per ciò che in realtà è: un demonio.
Si, perché il padrone che non c’è mai, di quella villa, è il Demonio stesso, anche se non lo si nomina mai, se non nel titolo.
Le domande sul dove, e sul perché, saranno continue, ma poi prevarrà la perdita di memoria che, prevalentemente, quel luogo induce. E tutti cadranno in uno stato di torpore nel quale saranno definitivamente allontanati dalla villa, per una destinazione che non può essere che quella che si immagina.
L’idea non è poi così male, anche se di demoni e anime perdute ne abbiamo lette tante, ma la narrazione è un po’ troppo lenta, monotona, e, dopo un po’, il torpore viene anche al lettore.
Viene il dubbio che fosse esattamente lo scopo dell’autore.
Altri contributi critici: "Un piccolo decamerone in villa. E il padrone di casa…", di Isabella Bossi Fedrigotti, "Corriere della sera", 11 febbraio 2019
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