FALCIATORE Walter
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Nato in provincia di
Torino il 2 novembre '48, qualche anno fa faceva il grafico free-lance.
Racconti:
"Il campo e altre spedizioni", "Robot" n. 24,
"Raccolta Robot" n. 11, ed. Armenia, '77, '79-breve escursione
onirica nella mente di una guida di una missione spaziale. Vi si tratta di una
realtà interiore, ovvero abbiamo, qui, l'intersecarsi ravvicinatissimo
dell'outer space di heinleniana memoria e dell'inner space ballardiano; il
fatto è che l'autore fa prevalere, indubbiamente, il secondo sul primo.
L'essere la cui realtà interiore viene esplicitata nel racconto è, come
dicevamo, una guida di una missione spaziale; gli altri componenti appaiono in
tale modo, rispecchiati: "...tre capi spedizione camminavano disposti a
ventaglio, a breve distanza l'uno dall'altro, piacevoli a vedersi. Scolpiti in
abiti aderenti di sintetico azzurro, con i capelli leggermente mossi dal vento,
incedevano in atteggiamento di cauta determinazione, tranquilli e perfettamente
equipaggiati.". Quello che risulta, comunque, sono i salti, i diversi
sentieri mentali che l'essere escogita per allontanarsi dalla realtà materiale
che lo circonda; per lo più sono sogni ad occhi aperti, fantasie, dalla
valenza, comunque, per lo più positiva, come: "...credere di far parte di
altre spedizioni più fortunate, piuttosto che di questa a cui stavi
partecipando."; "a momenti credevo di stare scordando il senso della
mia funzione e mi scoprivo ad osservare un'altra guida, ugualmente svelta e
capace, forse ancora più di di me, danzare sopra i ricci di creta ascoltando i
segni della natura e appuntandosi veloci intagli d'immagine sulla retina, con
andatura rischiosa, fatta di movimenti e suoni dall'itinerario
prefissato."; "...per quanto ormai sentissi che una pinza mi aveva
acchiappato il cervello e lo stava immergendo in una soluzione di cieli
cadenti, tra rumore di fibre e l'oscillazione di disordinate immagini di navi
ed equipaggi proiettati al fondo dello spazio.". Ciò che accade fuori,
nell'"outer space", la realtà fenomenica, è la scoperta di
"...una stele, che mostra segni di bassorilievi e iscrizioni", e i
conseguenti tre tentativi di analizzare da parte dei tre personaggi esterni,
tutti fallimentari, durante i quali l'essere si trova a vivere nel proprio
intimo questo stato d'animo: "...io nuovamente in preda a sogni deliranti
che tutti riconducevano all'Alliance abbandonato e a indefinite mete di
escursioni cosmiche, in cui mi pareva di ritrovarmi meglio che dove i fatti mi
avevano nella realtà destinato."; "Rimasi in
solitudine" (...) "E io bevevo caffè da tazze dipinte e sostavo sulla
porta di locali illuminati e confortevoli eretti la notte in aperta
campagna.". Il finale vede, paradossalmente, ma poi neanche tanto, il
fondersi incondizionato dell'outer space e dell'inner space, in una sorta di
riconciliazione degli opposti di tutti gli elementi emersi: "Intanto
un'altra guida ballonzolava nei dintorni del campo... Quella figura danzante
leggeva per mio conto sopra la scritta "Alliance" e raccoglieva i
frammenti sparsi in terra qua e là esaminandoli con cura...". (pagg.
76-81)
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