Solaris, il pianeta che resuscita i tuoi morti
di Carlo Formenti
In contemporanea con l'approdo sul grande schermo del remake di Solaris, diretto da Steven Soderbergh e interpretato da George Clooney (il film si lascia vedere, ma quanta nostalgia dell'originale di Tarkowsky!), torna in libreria il capolavoro del polacco Stanislaw Lem, più grande scrittore di fantascienza non di lingua inglese.
Benché concepita all'inizio degli anni '60 e ambientata nello spazio esterno, quest'opera anticipa quella grande svolta del genere (culminata negli anni '70 con la New Wave anglo-americana) che ha spostato l'attenzione dalla conquista delle stelle all'inner space, lo spazio interiore della mente umana. Non a caso il protagonista è uno «strizzacervelli», spedito a indagare sulla follia collettiva che sembra avere colpito il gruppetto di scienziati, confinati dentro una stazione spaziale sospesa sulla distesa lattiginosa di un misterioso pianeta-oceano.
Forse Solaris è vivo, forse è perfino intelligente - come suggeriscono le prodigiose strutture che emergono dalla sua sostanza semifluida, per poi finire riassorbite da onde e correnti - ma ignora la presenza degli umani che da secoli tentano di carpirne i segreti. Finché, quando si decide a comunicare, lo fa in un modo affascinante quanto terrificante: estrae dalla memoria dei suoi visitatori fantasmi in carne e ossa dei loro cari estinti, delle copie viventi indistinguibili dalle persone originali.
Inutile tentare di annientare queste apparizioni terribili e soavi: ritornano sempre, come tracce indelebili di un passato che rifiuta di sprofondare nell'oblio. E del resto: cosa cerca l'uomo fra le stelle se non una risposta alle domande radicali sul senso della fine e dell'origine?
Geniale metafora della fantascienza come mito moderno, il romanzo di Lem, in questo simile al capolavoro di Clarke 2001 Odissea nello spazio, si carica così di suggestioni mistiche: Solaris potrebbe essere Dio, o almeno una delle sue figure. Un Dio fanciullo e imperfetto che balbetta le sue prime, incerte creazioni.
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