Un pianeta molto umano
di Marco Belpoliti
Finalmente possiamo leggere in traduzione integrale uno dei capolavori della letteratura fantascientifica: "Solaris" di Stanislaw Lem (Sellerio, traduzione di Vera Verdiani, pp. 302, € 14). Un pianeta costituisce per i terrestri un mistero; è un oceano di materia pensante e senziente, forma d'intelligenza inafferrabile. Mandato sulla astronave, con l'incarico di scoprire cosa vi accade, Chris Kelvin, psicologo-astronauta, viene lui stesso travolto dall'enigma. Gli compare la moglie, Harey, suicida dieci anni prima. Non si sa cosa sia la donna: ectoplasma o proiezione di un sogno? Chris se n'innamora, pur sapendo che la visitatrice non è altro che l'emanazione dell'oceano stesso. Sulla nave spaziale ci sono altri due astronauti, Snaut e Sartorius, anche loro catturati dal mistero delle apparizioni.
Romanzo filosofico, "Solaris", è una riflessione sui fantasmi d'amore, sull'identità umana, sulla coscienza, sulla presenza di realtà aliene. Pubblicato nel 1961, come spiega nella postfazione Francesco M. Cataluccio, contiene un nocciolo scientifico costruito intorno all'ipotesi dell'esistenza dei neutrini, postulata da W. E. Pauli, fisico in contatto con Jung. Il tema che scandaglia, il replicante, avvicina questo romanzo ad alcune opere di Philip Dick, per quanto la chiave letteraria scelta da Lem sia quella del realismo estremo, forma peculiare di oggettività; il racconto, narrato in prima persona da Chris rappresenta l'oggettività della soggettività. La versione integrale ripristina le parti dove il realismo appunto raggiunge straordinari risultati: tutto appare plausibile e insieme impossibile.
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