Un pilota quotidiano
di Silvano Barbesti
Ritorna Lem, dopo Pianeta Eden, con questa antologia che raccoglie cinque racconti apparsi in origine separatamente e solo in un secondo momento riuniti in un unico volume. Stanislaw Lem - I viaggi del Pilota Pirx. - Ed. Riuniti - L. 4.200. Il protagonista, Pirx, è un uomo "… di buon senso, a volte sognatore a volte bonariamente ironico, la sua figura priva di qualsiasi tratto di eccezionalità, rappresenta una generalizzazione dell'uomo più comune" (Balcerzak) e proprio per questa sua personalità "… potrebbe benissimo vivere nei nostri tempi e trovarsi bene" (Siewierski).
La sua quotidiana routine (che pilotare un'astronave, per un uomo del suo tempo può essere solo una cosa come un'altra) è raccontata con una buona dose di ironia pungente, la cui carica satirica è però stemperata da una certa indulgenza nei confronti delle debolezze di un personaggio così normale, umano.
Proprio lo stile apparentemente leggero, ma ricco di annotazioni, di riflessioni, e l'ironia usata più per sottolineare dei difetti comuni e naturali che per irriderli, ci riportano inevitabilmente allo Zamjàtin di Noi e a Bulgakov.
Ma se nel Bulgakov di Le uova fatali la mira è puntata prevalentemente su di un sistema burocratizzato e inefficiente e in Cuore di cane si fa della satira di costume dai toni forse un po’ carichi, e se l'attenzione di Zamjàtin è tesa alla costruzione di un'utopia negativa amara oltreché azzeccata, Lem ci parla dell'uomo, sempre uguale a se stesso nonostante il progresso. Attraverso Pirx, cosmopolita a tutti gli effetti, ritroviamo la immagine di un uomo coi dubbi e gli interrogativi di sempre, alla ricerca di una metodologia (o forse di una sensibilità introspettiva) che gli permetta di capirsi più a fondo, di accettarsi, e in definitiva di trovare una propria nicchia, una propria collocazione nello scenario universale.
Ritroviamo in fondo le stesse tematiche del celebre Solaris, esposte forse in modo meno tormentato ma più quotidiano.
La controparte dell'uomo, che in Solaris era rappresentata dall'enigmatico oceano vivente (cosciente?), in questa raccolta è impersonata dalla scienza, dal progresso tecnologico.
Infatti sebbene i racconti abbiano apparentemente l'aspetto di gialli tecnologici, le astronavi, i robot, le macchine complesse e le situazioni che esse rendono possibili, non fanno altro che riproporre problemi quotidiani in maniera inedita, e assumono un ruolo ben preciso. e assolutamente subordinato all'uomo. Diventano specchi nei quali l'uomo si riflette e dai quali ricava un'immagine più umile e meno deformata di quella che tende ad avere di sé stesso.
Questo particolare uso dell'aspetto tecnologico dei racconti, la fallibilità dei macchinari per quanto complessi e affidabili, e la preparazione scientifica di Lem, per niente forzato o imbarazzato ed anzi perfettamente a suo agio nella creazione e descrizione delle meraviglie del mondo futuro di Pirx, operano una profonda demitizzazione della scienza che non trova facilmente riscontro nella produzione americana. Questa operazione ci restituisce un'immagine di vita futura privata di quell'aliena aura di freddo mito propria della fantascienza tecnologica, ma pervasa di una familiarità che ci ricorda giustamente che "… a definire l'uomo non è l'avventura, o la tecnica, bensì l'uomo stesso, che diventa pertanto la vera misura di tutte le cose" (Balcerzak).
Un unico neo: in questo volume sono raccolti soltanto una parte dei racconti contenuti nell'antologia originale; metodo assurdo già usato recentemente da altri editori. Speriamo che la moda non dilaghi.
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