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I fantasmi dell'ultimo Star Wars


di Maurizio Porro


Che la forza sia con noi che dal 20 ottobre 1977, quando uscì il primo Star Wars di George Lucas, seguiamo questa saga dalla lontana galassia divisa in tre trilogie cronologicamente attorcigliate che ora pare arrivata alla fine. Un po’ di conti? Nove film, due spin off, nove miliardi al box office e un merchandising che, con 65 miliardi di dollari, ha edipicamente divorato il padre, cioè l'epica avventurosa che aveva nella mente di spettatore bambino Lucas e che dal 2012 è passata alla Disney, che ha sborsato cash oltre 4 miliardi di dollari per tenersi Lucasfilm e la saga degli Skywalker.

E che la forza sia sempre con noi per arrivare (non senza fatica perché anche l'inverosimile deve avere una logica e invece qui succede di tutto e il contrario di tutto), ai 141 minuti di Star Wars - L'ascesa di Skywalker. Che da ieri si proietta in Italia prima che in America, dove il 16 dicembre un'anteprima ha provocato smercio di stellette contrastanti (voto medio 6,1 dice il valore intermedio tra i diversi giudizi, il 53% dunque positivi).

Scritto da J.J. Abrams e Chris Terrio il film è digitalmente impressionante, con incubi figurativi da sonno rem, inseguito dalla musica stereo prepotente di John Williams, pervaso da traslucide galassie, dittatori in nero, aerei-missili che sganciano di tutto, spade laser cult, robottini droni ingegnosi ma solo intervallato da dialoghi elementari su guerra e potere, sempre e comunque cattivo (come la forza è sempre oscura) con qualche crisi di coscienza esaltata in un finale alla Romeo e Giulietta.

C'è l'armamentario fantastico dai risvolti immaginifici talvolta seduttivi, di una saga che ha dato uno spintone al cinema come fenomeno di massa e alla fantascienza post Kubrick. Abrams, l'attuale regista, felice di essere stato coinvolto, si dichiara dimissionario senza ripensamenti e confessa di essersi appassionato fin da piccolo: «Star Wars ebbe un impatto sul pubblico e su chi faceva cinema, non solo per le novità tecnologiche ma anche per la sua natura di espandere il mondo, il suo senso di opportunità e possibilità».

Nel corso del tempo questo jolly spazio-temporale, in piena libertà onirica, si è ingigantito ed ha raccontato rivolte, guerre e ribellioni che puntuali ritornano. Il mistico finale di partita della trilogia sequel dell'Impero Galattico, universo new age, porta due novità: mostra la Resistenza fanta popolare ed ha come eroina indomita una donna, Rey (Daisy Ridley), sempre in tunica sdrucita e senza orli, un po’ Mangano in Riso amaro.

Ma in 42 anni sono cambiate le generazioni sullo schermo e in platea, pure per la nuova mitologia e quindi anche i cast sono mutati geneticamente, manipolati: Star Wars ha uno speciale contatto e contratto con la Morte. In quest'ultimo film fanno capolino personaggi del passato seguendo l'esempio del primo risuscitato che fu Peter Cushing, mentre oggi torna in servizio dopo 36 anni Calrissian (Billy Dee Williams).

In questo IX capitolo in cui si scopre anche una segreta ascendenza dell'eroina, ex ragazza dei rottami ora guerriera Jedi, molti tornano in vita: concetto che, fantasma o computer graphic, l'immaginario del cinema è eterno, infatti arriva dalla oscurità, da zombie, anche l'intrigante imperatore Palpatine. E rivediamo la principessa Leila che doveva essere la guida spirituale, ma è la defunta Carrie Fisher, che nel '77 era solo la figlia della sgambettante Debbie Reynolds.

Di lei si sono usati alcuni spezzoni dal Risveglio della forza, così come riappaiono brevemente attori vivi (ma personaggi morti) quindi ora fantasmi come Harrison Ford (nel '77 era solo giovane, promettente abile come falegname) e Mark Hamill, nientemeno che Han Solo e Skywalker.

Ma nel film si combattono, al buio e alla luce, Bene e Male, a volte interscambiabili, con Adam Driver (attore indie ma anche da kolossal) che è Kylo Ren assassino di Han Solo, mentre fedeli compagni di lotte dure senza paure sono Fynn (John Boyega) e il pilota Oscar Isaac. Ma non è facile chiudere i conti, il puzzle resta aperto anche con la serie e i cartoon, possibile che nelle galassie sia scoppiata la pace?

Dice Abrams: «Al termine di ogni saga le conclusioni . non vengono mai in modo facile. Amo gli inizi per ciò che promettono ma le conclusioni sono più difficili, devono rendere onore a quello venuto prima».






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