Guida al cinema del fantastico su "Bug insetto di fuoco"
di Rudy Salvagnini
Nella prima metà assomiglia molto alle produzioni fantascientifiche tipiche degli anni '50 con la sua ambientazione negli ampi spazi delle cittadine di provincia americane e con l’introduzione prorompente di una minaccia portata da esseri in se non malvagi ma biologicamente adatti ad essere dannosi e pericolosi per l'uomo.
Il pericolo si sgonfierebbe da solo, in, maniera molto più logica e meno speciosa che nei vecchi film, grazie alla diversa pressione abituale degli insetti, provenienti da zone all'interno della Terra. In questa prima parte il film è diligente, ma assolutamente privo di vigore narrativo e di qualità visive, mancandogli anche quella qualità naif che caratterizzava i film degli anni '50.
Ma lo scienziato Parminter, al quale gli insetti hanno ucciso la moglie, preso da una progressiva pazzia ne salva uno) e lo accoppia con un altro insetto, normale, provocando cosi una mutazione capace di vivere alla pressione di superficie.
È qui che "Bug" si riscatta passando dalla raffigurazione generale, e per questo dispersiva, della minaccia ad un esame più particolare che l'ambientazione in una piccola casa rende più claustrofobico. La regia acquista vigore e così anche le immagini, aiutate da una fotografia che riesce in parte a recuperare i colori accesi dei vecchi film.
Il delirio di Parminter ed il progressivo sviluppo degli insetti trovano il culmine nell’eccellente immagine finale dove, grazie ad una nuova mutazione, gli insetti riescono a volare.
Le ultimissime sequenze non sono purtroppo all'altezza, data l'assurda insistenza a mostrare Parminter urlante, ma non riescono comunque a rovinare un finale piuttosto suggestivo.
Molto buona l'interpretazione di Bradford Dillman.
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