Sogno o son desto? (Le Guin)
di Antonio Caronia
Un'altra delle «lezioni dimostrative sui pericoli dell'onnipotenza», per dirla con Blish, è La falce dei cieli di Ursula Le Guin. Qui l'equazione sogno = creazione di realtà agisce in modo ancora più letterale, ma per portare a conclusioni analoghe a quelle di Zelazny. George Orr scopre che i suoi sogni sono «efficaci», hanno cioè il potere di trasformare la realtà. In lui Haber, psichiatra illuminista e messianico, vede una possibilità di realizzare l'utopia. Sotto ipnosi, Orr potrà sognare i più meravigliosi cambiamenti sociali e politici suggeritigli da Haber. Naturalmente, in qualche modo, la «realtà» , qui nei panni dei meccanismi interiori di Orr, si vendica, e gli obiettivi più luminosi vengono raggiunti con i mezzi più terribili: la fine della sovrappopolazione attraverso la peste, la pace perpetua attraverso una invasione di alieni. Il meccanismo comincia a non funzionare più: «il sogno, creando dove non c'era necessita di creare, era diventato logoro e sottile», e il mondo rischia di svanire nell'ultimo sogno autistico, questa volta di Haber (la sequenza ricorda da vicino quella, analoga, di L'uomo disintegrato). Forse la realtà non è che un sogno, dice la Le Guin, ma un sogno guidato da regole che è pericoloso infrangere: «Ogni cosa sogna. Il gioco delle forme, dell'esistenza, è il sogno della sostanza. Le rocce fanno un sogno, e la terra cambia... Ma quando la mente diventa cosciente, quando la velocita dell'evoluzione aumenta, allora bisogna andare molto cauti. Cauti, questa è la parola. Occorre imparare la via. Occorre imparare la tecnica, l'arte, i limiti. Una mente cosciente deve fare parte del tutto, intenzionalmente e cautamente, come la roccia inconsciamente fa parte del tutto» (p. 155).
L'ispirazione più profonda della narrativa di Ursula Le Guin si conferma quindi, ancora una volta e a dispetto dei riferimenti mistici che a volte adopera, razionalistica e morale. Occorre un'altra cultura per poter padroneggiare le forze che si scatenano nel sogno: una cultura, come quella del popolo della foresta (Il mondo della foresta) in cui il «tempo del mondo» e il «tempo del sogno» non siano drasticamente separati, e il sogno degli Uomini serva a dare elementi alle Donne per governare la comunità. L'uomo, come notaro Scholes e Rabkin (Fantascienza. Storia, scienza, visione) è colpevole quando lotta per la vita, quando vuole sconfiggere l'immortalità con la creazione di una vita artificiale: «o almeno così ci ha insegnato la nostra mitologia». La stessa colpa commette quando vuole creare un'altra realtà, quando sogna, insomma: ed è forse anche il peccato originale della fantascienza, ciò che ad ogni costo si deve esorcizzare ribadendo i diritti del reale e della ragione.
[ Indietro ]
Articoli per bibliografie e saggi sulla sf italiana Copyright © di IntercoM Science Fiction Station - (128 letture) |