The Word for World is Forest: una funzione destrutturante del linguaggio
di Silvio Migliaccio
L'autrice opera l'erosione critica di una nozione di razionalità istituzionalizzata, codificata all'interno di un sistema che, di fronte ad una cultura "altra", sperimenta drammaticamente l'inadeguatezza dei propri strumenti cognitivi e delle proprie competenze comunicative.
L'opposizione TERRA - ATHSHE riguarda non tanto due mondi diversi quanto due modi diversi di pensare il mondo, riconducibili rispettivamente ai poli "cultura" e "natura", poli il cui significato testuale è il risultato di una complessa opera di transcodificazione.
È possibile individuare un percorso di lettura che, nella prospettiva antropologico-semiotica, dia ragione del sistema di relazione ed opposizione significanti che percorrono verticalmente il testo e costituiscono i motivi dinamici delle. fabula (1).
Assistiamo nella parte iniziale dell'opera ad un monologo interiore il quale, nella natura di "filtro", ci permette già di inferire il livello in cui procederà la fabula: quello ideologico.
È da notare che l'"esordio", quell’insieme di avvenimenti perturbatori che mettono in moto la fabula, avviene solo quando l'autrice presenta la seconda visione relativa al sistema culturale atsano che, contrapponendosi antiteticamente a quello terrestre, si diceva, avvia i motivi dinamici dello sviluppo della fabula.
L'opposizione isotopica: RAZIONALITÀ (istuzionalizzata) - SOGNO (istituzionalizzato) (2) caratterizza la struttura profonda che e soggiace al testo e crea, donando compattezza e coerenza all’opera, i sottoassi semici: "cultura", "natura", molto cari alla Le Guin.
L'ideologia terrestre, rappresentata paradigmaticamente dal personaggio Davidson (3), messa in discussione, è quella umanistico-rinascimentale dell’homo faber, dell'uomo "addomesticatore di mondi" (4) che con la sua natura essenzialmente razionale, plasma la sua e degli altri fortuna: "ma non poteva ancora capire perché, in un campo di soia si dovrebbe sprecare un mucchio di spazio in alberi, se la terra fosse condotta in modo realmente scientifico. Nell'Ohio non era affatto così; se volevi mais, piantavi mais, e non sprecavi spazio in alberi e altro. Ma il fatto era che la Terra era un pianeta addomesticato, mentre New Tahiti non lo era. Ed egli era qui per questo: per addomesticarlo… quel mondo. New Tahiti, era letteralmente fatto per gli uomini. Una volta spazzato e ripulito, una volta abbattuta via la tenebra primeva, la barbarie e l'ignoranza, sarebbe diventato un paradiso, un vero Eden." (pagg. 1, 2 e 3).
Essa si contrappone alla visione atshana delle cose, la quale non dicotomizza fra realtà e sogno, non conosce un ordinamento giuridico centrale, non ordina il mondo ma ne costituisce parte integrante.
Si osservi come nella descrizioni essenzialmente funzionale (quasi un’ouverture che condensa nella suggestione pittorica i significati profondi che accomunano gli sviluppi tematici del secondo capitolo) del paesaggio agreste, il procedimento stilistico dell'autrice sia la ricerca ai "tratti" (es. chiaroscuro, complessità, cangiare e nulla: puro, secco, arido), di lessemi che ipnoticamente si rapportino alla particolare ideologia atshana: "nessun cammino era netto, nessuna luce era ininterrotta nella foresta. Nel vento, nella foresta, nella luce del giorno e in quella delle stelle sempre si infilavano la foglia e il ramo, il tronco e la radice, il chiaroscuro e la complessità... nulla era puro, secco, arido, netto. Le rivelazioni mancavano all’appello. Non esisteva la visione di tutte le cose nello stesso tempo: non c’erano certezze.
Le tinte della ruggine del tramonto continuavano a cangiare sulle foglie pendenti dei salici ramati, e non avresti neppure potuto dire se le foglie dei salici fossero di un bruno tendente al rosso, o di un rosso tendente al verde, o verdi.".
Ciò che rende particolarmente interessante l'opera è soprattutto l'uso del linguaggio che in armonia all'impostazione testuale prima enucleata, l'autrice fa nel determinare l'azione erosiva.
Le equivalenze che sul piano dei significati vengono istituite tra elementi cui la "langue" assegna denotati diversi (es. mondo-foresta) postulano un altro sistema semantico come fondamento della coerenza testuale.
Al sistema di equivalenze che il linguaggio degli atshani istituisce anche a livello di denotazione (mondo = foresta; sogno = radice) viene assegnata nell’economia dell'opera una funzione eversiva, destrutturante del linguaggio e del sistema semantico "terrestre" (5) e (6).
"Foresta" nel senso di mondo indica, rispetto allo standard linguistico in cui la cultura occidentale si e codificata, uno scarto rivelatore di un modo di pensare e percepire il reale ricco di nuove possibilità conoscitive.
Il nuovo modello di mondo (foresta) nasce dal superamento e in opposizione al vecchio modello (pianeta privo di vegetazione addomesticato, per usare l'illuminante definizione di Davidson). Il rifiuto del vecchio modello presuppone uno sconvolgimento semantico, la traduzione di giudizi fattuali legati alla sofferta esperienza dello sconquasso ecologico, in giudizi semiotici.
Il nuovo modello è la proiezione dell'immaginario collettivo, motivato nel profondo, dal rifiuto dell'attivismo produttivistico e dal tecnicismo (sviluppi moderni del vecchio autoaccecamento antropocentrico) che alterano e sconvolgono gli equilibri naturali (7).
NOTE:
1. Tale procedimento stilistico si può individuare in quasi tutte le opere principali della Le Guin.
Esse si strutturano in elaborazioni binarie ed antitetiche sottese da isotopie semantiche principali il cui primario obiettivo è lo "scontro" e la consecutiva erosione, non solo del sistema codificato a cui una di queste fa capo, me dei lessemi tematici stessi che la caratterizzano.
A titolo di esempio riportiamo qui due nuclei tematici rivelatori: rispettivamente il pensiero "terrestre" (l'inviato dell'Ecumene ha avuto un’educazione terrestre) e Getheniano tratti da: "La mano sinistra delle tenebre":
I
"Il più solido dei fatti può soccombere o prevalere, a seconda dello sti1e in cui è esposto: come quel bizzarro gioiello organico dei nostri mari, che si fa più brillante quando una donna lo indossa, e, indossato da un'altra, sbiadisce, si fa opaco e diventa polvere.
I fatti non sono più solidi, coerenti e rotondi, e reali, di quanto non lo siano le perle." pag. 23.
II
"L'ignoto… l'imprevisto, l'indimostrato, è tutto questo la base della vita. L'ignoranza è la base del pensiero, la mancanza di prove è il terreno dell'azione"..
Si veda inoltre a pag. 73 l'episodio dell'incidente linguistico (motivo che ritorna costantemente in tutto il libro) in cui lo scontro si manifesta apertamente.
Nel presentarli ci si è soffermati sull’antitesi razionalità-irrazionalità, poiché questa ha una funzione predominante nel "Mondo della foresta". Nella "Mano sinistra delle tenebre" è solo uno degli aspetti, e non certo la struttura portante del testo.
2. Una volta che abbiate imparato a fare i vostri sogni da svegli, a tenere in equilibrio la vostra sanità di mente non sul filo di rasoio della ragione e del sogno, una volta imparato questo non potete disimpararlo più di quanto possiate disimparare a pensare" pag. 82.
3. È interessante notare come la Le Guin prenda le debite distanze da questo personaggio usando, nel caratterizzarlo, lo stile indiretto libero.
4. È questo un tema molto vicino alla Le Guin (certamente derivante dalla sua formazione culturale) e sarebbe interessante approfondirlo, sia da un punto di vista extratestuale (da individuarsi soprattutto nel pensiero di Pico delle Mirandola) che intertestuale.
Per quest’ultimo aspetto si noti come la seguente citazione, tratta: "La mano sinistra delle tenebre", ci permetta di comprendere a fondo la marca divina di Davidson contrapposta a quella di Selveer nel "Mondo della foresta":
"Gli Yomeshta direbbero che la singolarità dell'uomo è la sua divinità"- "Padroni, Signori della Terra, si. Altri culti, su altri mondi, sono giunti alla stessa conclusione. Questi tendono a essere i culti di civiltà dinamiche, aggressive, capaci di spezzare i legami ecologici." pag. 234.
5. Aspetto, questo, molto sviluppato in opere come: "The language of Pao" di J. Vance e, soprattutto "Babel 17" di S. Delany.
6. Vorremmo rappresentare graficamente tale procedimento in modo de schematizzare questa importante caratteristica dell'opera leguiniana. La figura è la seguente: (N.d.r.: si veda l'inserto fuori testo) dove i poli A e B rappresentano l'universo semantico che caratterizza le culture venute a contatto. Come si può intravedere, l’azione eversiva non è univoca.
Gli stessi Atshani sono "toccati", il codice viene arricchito da giudizi semiotici (sviluppo consecutivo dei giudizi fattuali originati dall'infrazione degli equilibri ecologici) che gli permettono l’integrale rifiuto del modello di cultura di A.
Vorremmo inoltre ricordare che dall'incontro tra A e B non nasce un nuovo sistema superiore, come lo schema riportato potrebbe far pensare se equiparato all’analogo (graficamente) schema proposto de E. Garroni in "Progetto di semiotica" per tutt'altri fini.
Questo breve saggio, comunque, non ha l’obiettivo di chiarire da quali sistemi culturali l’autrice abbia attinto per operare la transcodificazione che sottende la coerenza e la ragione di esistere dei poli testualmente contrapposti, quanto invece di evincere le strutture che interessano l’opera generale dell’autrice, in modo de procedere, e non solo da parte del sottoscritto, ad un ulteriore e necessario approfondimento che si carichi, oltre l'inevitabile ricerca extratestuale, un illuminante esame intertestuale.
(Nota 6, addenda). Ciò risulta particolarmente evidente ne: "I reietti dell'altro pianeta" dove l'opposizione si configura in dialettica che non raggiuge mai una sintesi che superi i poli ideologici contrapposti.
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