Fantascienza, donne e scrittura per Le Guin
di Patrizia Brambilla
Fra tutti i libri di fantascienza scritti da donne usciti nel 1979, abbiamo scelto di parlare di tre; si tratta di "I 12 punti cardinali" di U.K. Le Guin, Edizioni Nord, 1979 (…).
Questi e non altri perché hanno un filo conduttore comune: sono antologie di racconti che, più o meno in forma esplicita, vengono presentati facendo diretto riferimento alle tematiche femministe.
L'antologia di Ursula Le Guin comprende racconti scritti in epoche diverse e su soggetti molto diversi tra loro, con una piccola presentazione dell'autrice all'inizio di ogni racconto. Presentati in ordine cronologico, vi si può notare l'evoluzione della scrittrice, sia in termini di problematiche e di complessità strutturale che di capacità narrativa.
A Ursula Le Guin va soprattutto riconosciuto il motivo di essersi posta, forse per prima in modo più concreto, il problema di una presenza diversa dell'elemento femminile nella narrativa fantascientifica; nei suoi scritti si trova una attenzione più puntuale alla descrizione psicologica e antropologica dei personaggi, accenni alla sessualità, maggiore dignità delle figure femminili. Tutto questo è rappresentato al meglio ne La mano sinistra delle tenebre, romanzo già molto noto. in cui è descritto un pianeta abitato da individui né maschi, né femmine, ma maschi e femmine al tempo stesso (non asessuati, però) e l'uno o l'altra alternativamente una volta al mese durante il periodo di kemmer.
Lo stesso leit-motiv di tutti i suoi romanzi - individuabile chiaramente anche nei racconti - la ricerca di se stessi dei protagonisti, il tentativo di ricomporre, riunire, riconciliare le divisioni sociali, psicologiche, comportamentali, e spiegabile forse anche partendo dalla aspirazione della Le Guin, in quanto donna, a riconoscersi come individuo completo, finito, pacificato.
Nonostante però che questa unità soggetto - socialmente e culturalmente negata alle donne - venga accennata, proposta, Ursula Le Guin non riesce ad analizzarla fino in fondo, a trarne le conclusioni che, per quanto dolorose, sono inevitabili. I suoi personaggi, per quanto "eroi" positivi e forse proprio per questo, non riescono a comunicare fino in fondo, restano, appunto "eroi" pieni di buone intenzioni, ma, forse, anche poco umani.
Prendiamo per esempio, il racconto Il giorno prima della rivoluzione - presente anche nella antologia della Savelli: l'autrice cerca di delineare una figura di donna, vecchia e sola, fuori dagli schemi e soprattutto nella descrizione del rapporto di amore/odio di Odo con il suo vecchio corpo riesce a comunicare sentimenti credibili e genuini. Ma Odo, la protagonista, resta comunque e sempre una donna diversa, fuori dal normale, quasi una leggenda, e l'ultima immagine che si riceve è ancora una volta quella di un "oggetto", sul quale ricadono i sentimenti e le aspettative di tutti, autrice compresa. E Odo non tradisce queste aspettative. Ancora un "eroe" quindi, anche se di sesso femminile, non un soggetto, non un individuo intero di una completezza che soltanto la coscienza delle contraddizioni e delle limitazioni può dare.
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