di Donata Righetti

Ursula K. Guin è probabilmente la più nota scrittrice contemporanea di fantascienza e di quel genere incerto che viene definito fantasy. Per la verità non ha avuto molte concorrenti perché le signore dell'editoria fino a un passato recentissimo sembravano riluttanti ad avventurarsi in un settore per tradizione frequentato soprattutto da talenti maschili.

Californiana, figlia dell'antropologo Alfred L. Kroeber, collezionista di molti premi, un romanzo, La mano sinistra delle tenebre ormai sistemato tra i classici, propone ora una raccolta di racconti che ha il sapore del catalogo, del campionario esauriente dei suoi temi e stili. Le storie di Ursula Le Guin sono popolate anche da alieni e da flotte spaziali. Ma quasi incidentalmente, attente soprattutto a una dimensione diversa, femminile appunto, poco incline al piacere della narrazione d'avventura e al divertimento della fiction sensibile invece all’introspezione e al linguaggio psicanalitico. Il breve racconto L'obolo, per esempio, è di gusto assolutamente felliniano e potrebbe sbucare dalla sceneggiatura di Giulietta degli spiriti.

Mentre Il diario della rosa, sull'uso dei trattamenti psichiatrici per addomesticare i dissidenti politici, è pervaso da una forte passione civile. Ursula Le Guin usa l'armamentario di un mondo immaginifico come mezzo per liberarsi dalle costrizioni del realismo. Il resto, come sostiene con enfasi il Times, è leggenda.

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