Recensione di Roberto Riva a "L'isola del drago"
Alcuni anni fa è stato editato dalla Nord il ciclo dl Earthsea nella fantacollana, ed è stato successivamente ristampato nella narrativa, ora la U.K. Le Guin ha deciso di darne un seguito.
Candidato due anni orsono al premio Nebula è ora giunto a noi con il titolo "L'isola del drago", rilegato, con un prezzo decisamente elevato e non più nella stessa casa editrice.
Ad essere sincero questo libro non mi è proprio piaciuto, ho cercato rileggendolo di comprendere meglio eventuali parti che ad una prima visione potevano essermi sfuggite senza però ottenerne alcun nuovo parametro di giudizio.
Abituati nella prima trilogia alla spumeggiante e armonica figura di Ged, e a quella ombrosa della "Portatrice dell'Anello" che dominavano in lungo e in largo la scena, con magie e incantesimi, li ritroviamo ora: privo di potere il primo, e vedova con figli la seconda.
Tutto il romanzo rimane nel patetico e nello scontato, quasi la stessa scrittrice non riuscisse a risollevarne le trame; persino la morte di Ogion, uno dei più bei comprimari mai usciti dalla penna della nostra scrittrice, dopo un breve momento poetico (il migliore di tutto il libro) ricade nel mediocre.
II ritorno di Ged a cavallo di un drago dalla terra dei morti, dove, aveva sconfitto Pannocchia ma dove aveva pagato anche un grandissimo prezzo la sua magia, rimane quasi in secondo piano davanti al comportamento della portatrice dell'anello che da giovane ne era innamorata.
Per non parlare della bambina, che nasconde un terribile quanto sorprendente segreto, dei briganti e del ritorno del re.
Da quanto ho appena scritto voi potreste pensare che all'inizio della mia critica abbia voluto calcare un po' troppo la mano essendo comunque presenti dei buoni spunti, invece no.
Lo dico e lo ripeto questo libro è patetico, per più di un motivo.
Per il comportamento dei personaggi che sembrano solo le ombre di loro stessi.
Per la presenza di un drago, l'essere più altero di tutto l'universo, che si abbassa a parlare con una mortale che praticamente non ha poteri magici ed è da lui giudicata poco più che una nullità.
Per la figura della bambina e per la scoperta del suo vero potere.
Per il comportamento dei maghi sull'isola durante la morte di Ogion, nessuno del consiglio è intervenuto a rendergli omaggio nonostante fosse stato candidato a divenire arcimago.
Per la stessa figura di un re bambino che bambino non dovrebbe più essere. Il tutto condito con una serva ritardata, una strega bisbetica e un mago malefico che non vale niente.
Come se non bastasse questo libro non dovrebbe essere a sé stante, ma lascia intendere la possibilità di molti seguiti i quali non possono che farmi inorridire se portati avanti sulla strada che questo libro ha aperto.
La saga di Earthsea per me rimane soltanto la trilogia originaria, questa non è altro che una brutta copia di quel ciclo così meraviglioso e poetico, in cui i personaggi che abbiamo conosciutosi sono evoluti, sono stati istruiti, hanno combattuto hanno vinto alcune battaglie e altre le hanno perse. Non è ammissibile che la figura di Ged cambi in tal modo il suo carattere, neanche dopo una prova così difficile da affrontare, come la perdita dei propri poteri.
Le figure dei banditi sono, usando un eufemismo, ridicole, assomigliano maggiormente a quelle di quattro scolaretti che vanno a fare delle bravate. La correlazione fra coincidenza e magia è tale da far accapponare la pelle. Seppure già sfruttata nel ciclo di Xanth di Anthony Piers, là era ammissibile essendo un'opera buffa, qui no considerando che "L'isola del Drago" di buffo non ha proprio niente.
No. Questa volta la U.K. Le Guin ha proprio deluso tutti con questo libro, anche negli States, che al più può essere considerato una triste favola per bambini non cresciuti, per gente che non sa niente di fantasy né tantomeno della prima trilogia. Sconsiglio vivamente la lettura di questo romanzo a tutti, giacchè la si può considerare una perdita di tempo, nonostante possa il lettore, esservi spinto per completezza della saga medesima.
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