lettera a "Un'ambigua utopia"
di Ursula K. Le Guin
Caro Giancarlo e il collettivo, mille grazie! Vorrei continuare in italiano (ndr. la lettera continua in americano) ma ci vorrebbero 6 ore con un dizionario e anche allora tutti i verbi sarebbero sbagliati. La vostra rivista è molto, molto interessante!
Confesso la verità, l'ho letta dopo una settimana, la copertina era così aggressiva (disegno eccellente e molto efficace) (ndr. si riferisce al n.2); non desideravo essere traumatizzata ... e così l'ho solo sfogliata. Poi ho preso un po' di coraggio e ho iniziato a leggerla. E l'ho trovata stimolante, deliziosa, provocatoria e non traumatizzante: ho semplicemente avuto un dialogo con la rivista. Non sarò così codarda la prossima volta. Una piccola nota personale da aggiungere al vostro discorso sui bambini: stavo discutendo con una mia carissima amica che ha 7 bambini e fa l'insegnante.
Le ho chiesto "Perché le nostre scuole sono così povere? Perché non vogliamo votare nuove tasse per le scuole? Perché gli insegnanti in USA sono sottopagati e non rispettati? " ecc. ecc. e la mia amica mi ha risposto in modo gentile, ma con profonda convinzione: "Perché gli americani odiano i bambini. Non lo sanno, ma lo fanno". Speravo che si sbagliasse, ma penso che, tutto sommato, abbia ragione.
Qualcuno di voi conosce il meraviglioso libro Centuries of childhood di Philippe Ariès, che traccia "l'invenzione del bambino" attraverso la storia del mondo occidentale? (ndr. giriamo la domanda a tutti i lettori).
In ogni modo grazie per le splendide idee che condivido, sono felice della scelta del titolo, anzi ne sono onorata.
Con tutto il mio appoggio, con affetto.
Portland (Oregon) 3/6/78
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