La ricerca del modello-fantascienza, tempo, analisi per Le Guin
di Carlo Francesco Conti
Capita anche, però che ci siano romanzi come quelli di Ursula K. Le Guin influenzati da ideologie diverse, che presentano non solo una diversa concezione ed organizzazione formale dell'utopia, ma anche una notevole attenzione per il personaggio. Un romanzo come "City of illusion", investe ben più che qualche significativa azione. In esso vi è una continua speculazione interiore, confortata da un pensiero che può sembrarci paradossale, qual’è quello del taoismo (53). Ma capita anche di trovare la collettività che riveste il ruolo attanziale del protagonista, reso così ben diverso da. quella che è normalmente; forse solo in questo modo si ottiene una completa spersonalizzazione del personaggio, ma anche in questo caso l’attenzione non è rivolta esclusivamente all’azione in sé (54).
Comunque ciò che interessa è la condizione statistica, che ci consente di dire quanto sia più importante l’azione che la motivazione stessa. Prova ne sia "What mad universe" di Frederic Brown, in cui una rappresentazione di cose passa, nella narrazione, dalla mente di un ragazzo con vari problemi, probabilmente, il quale modifica sul piano della rappresentazione di parole il mondo che conosce. nella realtà distorta di un universo possibile. Il protagonista si trova così sbalzato in un universo di cui comprende abbastanza tardi la struttura basilare, ma che resta un mondo di azioni, dove la stessa mente di chi immagina è una complessa rete di azioni compiute da altri.
Su questo motivo ha lavorato anche la Le Guin, nel suo racconto "Le vie del desiderio" (55), creando un mondo che invece non è affatto alterata rispetto alla realtà, anzi, si presenta come una vera e propria realtà, con una società "fredda", secondo la terminologia di Levi-Strauss, una società che non presenta movimenti di sviluppo apparenti (56).
E la condizione di società "fredda" è quella tipica dell’utopia, quella che si conosce attraverso i classici del genere, dove il tempo fermo è tale proprio per l'assenza di movimenti di sviluppo della società. Per noi, un tempo simile è una trappola; non ci consente di muoverci. Ancora una volta è il tempo dello stadio pre-natale, troppo rassicurante per persone che vogliono a tutti i costi esercitare la propria coscienza, o forse troppo inadeguato alla realtà, senza ulteriori implicazioni. Certo è che le utopie sono generalmente a carattere totalitario; uscirne è impossibile (come per noi entrarne), oppure significa la rinuncia a moltissime cose, generalmente vantaggi notevoli. Ad esempio in "Vino di zaffiro" di Tanith Lee, troviamo che uscire dalle città, che garantiscono l'immortalità, ovvero il tempo infinito e rassicurante, ma neanche a farlo apposta poco divertente, significhi anche essere condannati a morte, ed all'esilio in un deserto, sia pure piacevole. Analogamente, troviamo una struttura simile in "Logan's run", dove l'eternità è solo supposta tale, poiché si sa che la reincarnazione non è mai avvenuta in alcun caso. e si comprende come al di fuori della città e del suo alveo protettivo e fagocitante di cui si è già accennato, vi sia un mondo assai più complesso e ricco di misteri da indagare. Ancora meglio che in "Vino di zaffiro", Logan sa che fuori troverà, non solo la salvezza, ma un mondo da scoprire, una vita che merita di essere vissuta (57).
Cosicchè le masse, l'uomo, sembra volerci dire la Sf, non troverà mai rimedio all'alienazione ed alla continua espropriazione in un mondo in cui venga distrutto il senso del tempo, poichè ad esso si connette irrevocabilmente il lavoro e, conseguentemente. il valore.
Tutte le utopie, allora, ci indicano isole "felici" solo sulle indicazioni cartografiche? In realtà no, poiché esistono casi in cui l'utopia si presenta come "ambigua - e dove è meno ambigua di altre - come nel celebre romanzo di U.K. Le Guin "I reietti dell’altro pianeta", dove il lavoro non è connesso al valore ma alla necessità, ovvero alla realtà, ed il mondo va avanti ugualmente, nonostante tutto. Si osserva cioè una cosa che normalmente sfugge all'attenzione: nella sua astrattezza il valore non è temporale, tende a diventare atemporale, eterno, persino quando sia solo un misero dollaro - ora non molto misero. Ecco quindi che dobbiamo riconoscere questo schema:
TEMPO LAVORO VALORE (capitale)
REALTÀ + + +
UTOPIA - - (+) +
UTOPIA AMBIGUA - + -
dove, se volessimo essere più precisi potremmo inserire anche una realtà "ambigua", come quella di certi esperimenti comunitari anti capitalistici, dove il lavoro non viene connesso al valore, ma dove de facto, quando si deve tenere un contato con l’esterno si torna a consacrare il capital, considerando la produzione su scale valutative dell’economia imperante.
(53) Ursula K. Le Guin, "Città delle illusioni", Longanesi, Mi, 1975
(54) U.K. Le Guin, "Nove vite", in "I dodici punti cardinali", Nord, Milano, 1978
(55) U.K. Le Guin, "Le vie del desiderio", in "La rosa dei venti", Nord, Milano, 1984; Frederic Brown, "Assurdo universo", Mondadori, Milano, 1974
(56) Per meglio intendere il pensiero di Levy-Strauss in merito cfr. "Elogio dell'antropologia", in "Antropologia strutturale II", Il saggiatore, Milano, 1978
(57) Gli archetipi di questi racconti ci interessano relativamente, poichè è dalla Bibbia che dovremmo partire, da Genesi II, se non da documenti ancora più antichi. Tanith Lee, "Vino di zaffiro", Libra, Bologna, 1975
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