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Su e giù per lo spazio-tempo

(Master of Space and Time, 1984), di Rudy Rucker

Milano, Bompiani, 1996

(pagine 230, L. 15.000, traduzione di Giancarlo Carlotti)


Questo romanzo ha avuto la sua prima edizione italiana come Urania 1030 (nel 1986), col titolo Signore dello spazio e del tempo. Viene ripresentato dalla Einaudi nella traduzione di Antonio Caronia (che in realtà non si discosta molto dalla precedente di Marco e Dida Paggi) e con un'interessante postfazione di Daniele Brolli.

Il romanzo ha per protagonisti due amici, Joe Fletcher e Harry Gerber, una "coppia classica" della fantascienza, che si trova però ad affrontare situazioni fuori dal comune su livelli di realtà non ordinari e nelle dimensioni superiori, secondo gli assunti della fisica quantistica.

Harry ha infatti inventato una macchina in grado di realizzare quello che lui pensa: in questo modo è in grado di sconvolgere lo spazio e il tempo per come li percepiamo: le regole della fisica governate opportunamente sconvolgono la natura a cui siamo abituati. Come fa notare Brolli: "(…, parte mancante) della fisica, ha la stessa meccanica di un cartone animato”

Il bello dell'opera narrativa e divulgativa di Rucker è la sua capacità di divulgare concetti matematici e scientifici di difficile spiegazione trasponendoli nella realtà ordinaria in cui viviamo; la lettura della realtà secondo le regole della fisica in questo romanzo è supportata da una straordinaria capacità inventiva e visionarietà.


Software: i nuovi robot

(Software, 1982), di Rudy Rucker

Bologna, Phoenix, 1995

(pagine 156, L. 18.000, traduzione di Daniele Brolli e Antonio Caronia


Questo romanzo è il primo di una tetralogia che comprende Software (1982), Wetware (1988), Freeware (1997) e Realware (previsto per il 2000).

I protagonisti del romanzo sono dei robot, i "Boppers", nati dagli studi dello scienziato Cobb Anderson, che li ha dotati di una specie di "selezione artificiale": grazie ad essa i robot si sono evoluti e non obbediscono più alle leggi asimoviane, ma sono dotati di autocoscienza, tanto da creare una propria realtà sociale sulla Luna, ribellarsi contro gli umani e compiere una lotta di classe contro questi.

Anima (inconsapevole) e figura mitica della loro guerriglia, è proprio il creatore dei Boppers; questi lo vogliono rendere immortale per stigmatizzare la fusione tra umani e robot, unione di carne e software, al fine di creare i meatbop.

Come hanno fatto notare Mirko Tavosanis e Fabio Gadducci, forse per la prima volta i temi della "coscienza come costrutto software" e della "consapevolezza delle macchine" sono letti in chiave così esplicitamente politica.

I temi fondamentali del romanzo, le intelligenze artificiali, l'autocoscienza, l'evoluzione delle macchine, sono esposti da Rucker in un romanzo molto coinvolgente, che a tratti ha i ritmi del romanzo thriller, pur avendo la piacevolezza che contraddistingue le opere dell'autore.


Le Formiche Nel Computer

(The Hacker and the Ants, 1994), di Rudy Rucker

Bologna, Phoenix, 1996

(pagine 256, L. 12.000, traduzione di Giancarlo Carlotti)


I romanzi di Rudy Rucker sono, per sua stessa ammissione, generalmente influenzati dalla situazione che vive nel momento in cui scrive e sono, con le parole dell'autore, romanzi transrealisti.

Le formiche nel computer è stato scritto nel periodo in cui Rucker lavorava presso una software-house nella Silicon Valley: l'informatica, il cyberspazio, le artificial-life trasudano da tutti i pori di questa storia.

Jerzy Rugby, alter-ego di Rucker, è un programmatore di robot domestici e viene accusato di avere "infettato" il cyberspazio di esseri viventi, le formiche del titolo, che si impossessano della TV e sono in grado di riprodursi e mutare, trasformandosi in entità malvage.

Nel romanzo Rucker sfrutta la sua abilita di divulgatore per parlare anche al lettore meno informato delle possibili evoluzioni del cyberspazio e delle implicazioni che possono avere i livori sulle vite artificiali e sulle AI. La tecnologia del futuro prossimo in cui è ambientato il romanzo è completamente integrata alle AI: sintesi vocale, riconoscimento delle voci, evolversi di forme di vita artificiale intelligenti.

Qui il romanzo di Rucker ha i suoi punti di forza. In questo romanzo l'atmosfera è più cupa e triste del solito, l'inventiva di Rucker risulta povera ... e poco coinvolgente: la sua descrizione del cyberspazio risulta invece debole e molto stereotipata nemmeno paragonabile al suggestivo metaverso che Neal Stephenson popola di avatar nel suo Snowcrash.


La mente e l'infinito

(Infinity and the Mind, 1982), di Rudy Rucker

Milano, Muzzio, 1994

(pagine 386, L. 30.000)

Come chiarisce Rucker nella prefazione, questo libro parla dell'infinito in tutte le "forme" in cui viene studiato (matematico, teologico, fisico) e dei paradossi che da esso nascono: da qui il discorso si volge poi alla mente umana, alle sue capacità ed ai suoi limiti.

A partire dalla fragile concezione di infinito dei filosofi greci, passando attraverso le difficolta con cui il concetto di infinito si è imposto nella filosofia della scienza, il discorso arriva ai due matematici che più di ogni altro hanno influenzato la visione moderna dell'infinito: George Cantor (che nel secolo scorso ha compiuto studi fondamentali sulla teoria degli insiemi e sui numeri transfiniti) e Kurt Gödel (che Rucker ha anche conosciuto - un capitolo è dedicate alle "chiacchierate" tra i due - per i suoi teoremi importanti per la logica della matematica).

Rucker spiega la struttura, i costrutti, i paradossi che derivano dal concerto di infinito e che ha esposto anche nei suoi romanzi (in particolare in "Luce bianca") con il suo consueto linguaggio che rende questo libro godibile anche per i più profani.


Marco Mocchi






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