Io sono contrario a tutto ciò che è futuro (2ª parte)
Rileggere "Primi voli all’alba" mi ha stordito. In questo caso la fantascienza, attraverso i suoi meccanismi letterari, consente di intensificare gli elementi tragici, di modellare contraddizioni interiori ed esprimerle attraverso vicende che sono la rappresentazione diretta di emozioni difficilmente esprimibili. Dunque sei tornato alla sf in cerca di una libertà espressiva che altri generi non ti offrivano?
Certo. Come ho detto più volte, parafrasando Hemingway, se hai avuto la fortuna di stare in mezzo alla fantascienza da giovane, questa ti accompagna tutta la vita, perché è una festa mobile. Benchè abbia scritto fantasy, horror e noir, la fantascienza l'ho nelle vene da quando ho pensato che anzichè far l’intellettuale come i miei compagni di scuola che leggevano le cose intelligenti e parlavano in punta di forchetta, era meglio che continuassi a farmi prendere per i fondelli leggendo Isaac Asimov e James Blish e Arthur Clarke, ed ero appunto un ragazzino ... al punto che quest'estate sono andato per esami di maturità, come tutti gli sfortunati servi della gleba della categoria, e una mia vecchia amica, a sua volta servo della gleba ma non consapevole d'esserlo, mi ha presentato ad altri servi della gleba altrettanto inconsapevoli come quello "che si occupa di fantascienza". Sono passati circa venticinque anni, da quando eravamo ragazzi. Lei era una studentessa modello ed ora e una serva della gleba modello ... io sono rimasto quello "che si occupa di fantascienza". Nota che in questi venticinque anni, quello che ho pubblicato, fantascientificamente parlando, non arriva neanche a un quarto di quello che non è fantascientifico, e mica su delle fanzine, le ho pubblicate, le cose che ho scritto. Ma ti resta addosso lo stigma, è come una malattia mortale. Ed è" giusto che sia così. Probabilmente schiatterò scrivendo fantascienza ... anche perché, con tutta la buona volontà possibile, non è che la letteratura mainstream sia quella bellezza che ci raccontiamo; anzi, spesso è una schifezza, ma quel che è peggio, è che riesce a banalizzare qualunque argomento possibile ... non parlo naturalmente dei grandi classici, è ovvio che James Joyce è una cosa diversa da Philip Dick, ed Ernst Hemingway è differente da Harlan Ellison, ma pensa a quelle vaccate che ci vengono ammannite come mode culturali. .. non faccio nomi per non evocare, come l'effetto boomerang, il desiderio di leggerli, ma puoi immaginare di chi parlo ... i giovani, in particolare ... quelli che hanno capito tutto e ce lo spiegano … voglio dire che la fantascienza per me è" un meccanismo narrativo che parla di persone, messe in condizioni di confrontarsi con altre persone in base a fenomeni di tipo scientifico. Prova a immaginarti una storia che parli d'incesto fra padre e figlia e che non sia una storia violenta, macabra, repressiva, con il padre stupratore e la figlia stuprata, roba da grand guignol, che nella realtà esiste davvero: certo - ma che a me non interessa ne leggerla ne scriverla, se voglio farmi venire il cattivo umore basta che legga il giornale. Ecco, "Primi voli all'alba" è una storia di incesto, ma anche di amore, di complesso di Elettra e di sindrome del Puer, se vuoi dargli un taglio psicologico, di cerca dell'immortalità, di difficoltà di accettare il divenire, ma senza la fantascienza non l'avrei di certo scritta. Ti ho raccontato la mia idea a proposito di quel lavoro su l'omosessualità? Beh, quando qualcuno mi darà un centinaio di pagine su cui stamparlo - pagine vere, naturalmente - farò un racconto su l'omosessualità che se non cercassi di essere uno scrittore di fantascienza non potrei scrivere ... e all'inferno tutto il resto, soldi, fama, gloria ... quando poi me ne daranno altre trecento scriverò un romanzo sulla kabbalà e sul ghetto di Genova e il fantasma di Paganini. E poi scriverò di una città così utopica che tutti, fuorchè il sottoscritto, ci vorrebbero andare ad abitare. E delle Iadi, delle Pleiadi, dei koala e del Tempo del sogno, del Serpente Piumato e di quello Arcobaleno. Di una città che si trasforma sotto l'effetto di un allucinogeno e di uno stregone yaqui, di un mondo dominato dallo sciamanesimo, di un viaggio interstellare, di un pianeta di anime defunte, di una fornace solare, delle possibili rinascite e delle possibili morti, della mystica soror che ci attende tutti nel sorriso dell'ultima donna che possiamo incontrare, e quando schiatterò mi farò fare una bella lapide con solo il mio nome e cognome e l'epigrafe "scrittore di fantascienza". A proposito, hai prenotato il posto alla SOCREM? Così facciamo finta di essere il Moratorium Diletti Fratelli. e chiacchieriamo in forma di cenere impalpabile per il resto dell'eternità, magari andando a tirare le lenzuola ai futuri grandi scribacchini ... che, immagino, non mancheranno. Tu che non sei un teorico della Visibilità zero e che hai seguito le cose del mondo della fantascienza, non vedi all'attacco una nuova coorte di ruffiani? Secondo i miei calcoli, dovrebbe esser ora ...
Io seguo, per mia natura, quel verso di canzone del film Sud, visto che un po' autonomo nel cuore lo sono rimasto, che dice più o meno "corri veloce così le foto risultano sfocate". No, non e così, ma qualcosa del genere, ma anche la mia versione non è male. Che la coorte si ricrei è un fatto termodinamico; infatti credo che un sacco di gente stia addosso al povero Valerio Evangelisti. Anche perché Valerio, come noi una persona schiva a cui piace una propria tranquillità (se non altro per lavorare), sta facendo molto per gli altri autori, creando nuovi spazi per molti scrittori.
Sia ne La notte dei pitagorici sia in Hai visto le stelle stanotte?, il tuo romanzo inedito, come in molti altri racconti, vediamo come il territorio del futuro è diviso, la popolazione classificata e separata. Dopo lo slogan "riprendiamoci la città" direi che sei alla ricerca di una nuova teoria del territorio urbano e della socialità.
Si, certo. Il territorio contro il concetto di nazione, e quello di clan contro quello di classe, di ceto e di etnia, dove per clan non s’intende la vulgata giornalistica, ma qualcosa di antropologico. Sono diversi anni - almeno una ventina, a partire dal racconto "Quando ero un Drugger", che venne pubblicato su La Bancarella, il mensile di Gualtiero Schiaffino - che continuo a pensare ad un territorio controllato da gruppi di individui omologhi, casa per casa, quartiere per quartiere; individui che hanno cose in comune da spartire, ideali, credenze e costumi. Immagino quartieri che fanno vita a sè stante, lontano dagli inquinamenti della globalizzazione, ma nello stesso da quelli dei vicini turbolenti, magari figli di papà, o tifosi calcistici, discotecari e così via. Il mio modello ideale è a metà fra lo shethl, il ghetto ebraico dell'Europa centrale, il kibbutz israeliano, la comune agricola o urbana hippy, e il villaggio ecologico. E invece mi tocca vivere in una città dove tossici e spacciatori la fan da padroni, i cacirri vanno in auto con la musica da discoteca a stecca che rimbomba dalle casse, i ragazzini fanno le corse in moto, i figli di papà ti arrotano con le loro fuoristrada, e quando c'è la partita non puoi girare in Valbisagno perché t'infili in una coda che non finisce più.
In alcuni racconti, degli anni Ottanta, il protagonista è un ricercatore (storico o geografo), ne La Notte dei pitagorici uno studioso dei fenomeni dell'irrazionale. In ogni caso, mi sembra rappresentata la crisi della ricerca classica alla rincorsa di una realtà che cambia troppo velocemente e di tecniche (come il computer e le banche dati) che rischiano di ottenere risultati al costo di una perdita di controllo sulla metodologia utilizzata.
Hai toccato un grave problema che prima o poi dovrò affrontare anch'io ... la ricerca di un tempo, quella compiuta sulle fonti più o meno dirette, sta finendo o è già morta. Un tempo tu cercavi un'informazione e la sudavi, e il sapere non dico che fosse qualcosa di esoterico, ma se vogliamo iperinterpretare Walter Benjamin, aveva un "valore cultuale", nasceva all'interno di un progetto elitario finchè vuoi, ma la cui base era formata da gente interessata al sapere.
Ora il sapere è un "valore espositivo", in mano a tutti, che fraintendono e distorcono, così la ricerca alle fonti è diventava una ricerca attraverso banche - dati, Internet e altre amenità. La velocizzazione della ricerca naturalmente corrisponde ad un livello molto più superficiale di analisi, ad una lettura usa e getta del sapere. Pensa che un tempo Philip Dick lo conoscevamo noi, e ora lo conoscono tutti e ce l'hanno scippato, Pensa a Pico de Paperis, grande intellettuale dei fumetti, che dice offeso "dall'alto della mia millenaria cultura, ti disprezzo" rivolgendosi a una escavatrice che gli toglie l'ispirazione. Pensa alla differenza, gnoseologica prima che epistemologica, esistente fra fa lettura di un libro e quella di un multimediale. Inutile dire che io sono a favore del libro e non del cd, e che, per esempio a scuola, continuo a battermi per evitare che la vecchia tesina venga sostituita dal rapido sfogliare di schermate, in cui viene valutata l'estetica del prodotto multimediale o il suo funzionamento, piuttosto che la giustezza delle tesi o l'uso delle fonti. Nella narrativa, riflesso del mondo reale, purtroppo avviene tutto questo, e la figura del ricercatore peripatetico frequentatore di biblioteche finirà con l'essere sostituito dal ricercatore computerizzato ... costringendomi a mosse riparatrici che sto già meditando.
In racconti come "Ricerche sull'agnello vegetale di Tartaria", "Appunti sulla spedizione Erebus" o "Falso ammiraglio dell'oceano" la ricerca è la scoperta storica vengono usate come elemento straniante del quotidiano. Hai sostituito l'alieno e la tecnologia con i libri perduti e le leggende? Può esistere un immaginario contemporaneo che non sia tecnologico? E il fascismo, almeno in Italia, è" un elemento dell'immaginario?
All'epoca in cui ho scritto quei racconti, ero sempre immerso in quella fase di cui ti ho detto - dopo aver distrutto la fantascienza, bisogna inventarsi un nuovo genere. Da ciò la necessita di creare delle tematiche diverse da quelle usuali, abbastanza retrò da mantenere un loro sapore e una loro aura, ma abbastanza moderne o modernizzabili al punto di non farmi diventare un tardo epigono dei libri maledetti e delle leggende fantasy ... diciamo che ho tentato di costruire un universo che non cada a pezzi in due giorni, per dirla alla Dick, ma che nello stesso, dati i termini tecnici e le coordinate reali, potessi farlo evolvere a mio piacimento. Nota che buona parte di quelle citazioni di libri e problemi storici o antropologici, sono assolutamente veri. Costruita quella realtà, è naturale che si evolvesse anche un suo immaginario - è la ripresa di alcuni temi di Karl Popper e di Ecc1es sull'ipotesi dei tre mondi, in cui il mondo delle idee si evolve autonomamente da quello degli oggetti materiali. In quest'ottica, l'immaginario diventa autonomo, e crea ibridazioni … anche non tecnologiche. Pensa soltanto, da quando il termine New Age è entrato nel linguaggio comune, a quanti testi, solitamente schifezze, sono legate ad un immaginario di tipo mistico e spesso orientale. Ovvio che l'immaginario contempli, alla fine, anche il fascismo ... il fascismo ce lo porteremo, bene o male, tutti sul groppone, e per un bel pezzo ancora, fino a quando non sarà completamente sterilizzato dal tempo, dal buonismo, e dalla scomparsa di tutti quelli che l'hanno vissuto.
Ma comunque, in quell'immaginario ci siamo sempre io e de Turris che scriviamo il libro sul mito di Mussolini, no?
Questo para-libro di cui mi ero scordato sembra un po' la moneta di Joe Chip che chiude Ubik. La visione della realtà presente ne La notte dei pitagorici o in "Falso ammiraglio dell'oceano" è un richiamo ai temi di Philip Dick, ma anche a Thomas Pynchon, Umberto Eco, la Trilogia degli Illuminati e altri autori che presentano un gigantesco e allucinante complotto. Dunque può esistere un libro (o un disco o un'informazione) come La cavalletta ci opprime o Il libro dei mutamenti capaci di svelarci la vera realtà?
Il varco e forse qui?, si sarebbe chiesto Montale, e Jim Morrison gli avrebbe risposto dicendo che era necessario aprirsi un varco dall'altra parte. Il varco può essere contenuto, oltrechè in sostanze chimiche o in tecniche del corpo, anche in un oggetto, come quegli amuleti tipici del fantasy che sono le chiavi per un altro mondo? L'Asc, lo stato altro di coscienza, quello che Montale definirebbe "l'anello che non tiene", il satori ... penso che abbia ragione Yogurt, la parodia di Yoda in Balle spaziali, film geniale e sottostimato, quando afferma che l'anello che dà la forza lo ha trovato nelle uova di Pasqua - ignoro se la versione originale sia proprio così, ma il senso è quello giusto; non è l'oggetto in sè, ma ciò che contiene ... ora lasciamo il mondo della fantascienza e passiamo in quello reale. C'è un satori, un'illuminazione, un'ek-stasis, un viaggio, un trip, il vuoto dello zen, la trance, la conoscenza sperimentale di dio, il trono della Merkavàh, l'epifania di Krishna ... chissà, forse ... c'è qualcosa oltre il velo di Maya? C'è soprattutto un mutamento di prospettiva, che ti permette di capire che il complotto è reale, e non te lo sei immaginato ... che tu ci sei in mezzo, e non si tratta di esser paranoici ... c'è una sorta di svelamento, quando capisci che sei in una delle infinite ramificazioni del complotto, quale esso sia, e che non hai nessuna via di scampo, perché chiunque può far parte del complotto … mi viene in mente la Stasi, i il KGB , organizzazioni leggendarie in questo senso, abili a creare un clima in cui chiunque avrebbe potuto essere quello in grado di denunciarti, prima che tu avessi potuto individuarlo e denunciare lui. È un po' quello che succede ora ... pensa, da piazza Fontana all'Italicus, dal caso Mattei alla stazione di Bologna, da Ustica a papa Luciani, da Brescia al caso Moro, da Dalla Chiesa a Pecorelli, di quanti complotti siamo stati testimoni, e parlo solo dell'Italia, ti risparmio la CIA, il caso Kennedy, la Trilaterale, la Massoneria, l'Opus Dei, il KGB, Savak, Mossad, la morte di Lumumba, le fughe dei nazisti, il Vaticano ... siamo in un complotto, un puzzle, che contiene altre mille complotti. .. l'illuminazione è questa, nel mondo reale - rendersi conto di esser pedine sacrificabilissime nell'ambito di un gioco infinito, consapevolezza che alle volte mi fa pensare che il mondo sia non solo maya, illusione, ma anche lila, il gioco cosmico degli Dei ... e che si possa solo, come diceva Rajneesh, usare il verbo del "surrender" - arrendersi al tutto, seguire il flusso del gioco cosmico. Oppure giungere, in qualche modo, all'illuminazione, al varco ... a proposito di illuminazione, la Trilogia degli Illuminati, quand'è che me la passi? sono circa due anni che me ne magnifichi le qualità. Aspetto anche i romanzi di Pynchon e quelli di Eco ...
Della Trilogia degli Illuminati posso passarti solo i primi due, in attesa che quei pazzi della ShaKe arrischino a pubblicare anche il terzo. Accidenti, ti passerò anche gli altri, visto che mi sono compromesso.
Allora, in molte tue opere vengono espresse precise e radicali posizioni politiche. In "Falso ammiraglio dell'oceano" viene descritta la mancanza d'ideali del pentapartito e dello squallido entourage di ruffiani e studiosi di potere abili a calamitare fondi di ricerca; in "Primi voli all'alba" e "Straniero in terra straniera" viene descritto il lugubre scadimento della Festa dell'Unita (parabola discendente dell'impegno politico della sinistra storica). Dunque la rivolta del 77 è stata sconfitta, noi pellerossa rinchiusi nelle riserve a ubriacarci, ma almeno l'indignazione non è stata soffocata...
Ripeto, io sono un conservatore. Non è stata la rivolta del 77 a siglare la sconfitta, ma già quella del 68, di cui mi sento più figlio, benchè all'epoca militassi in altro e diverso settore ... non dico quale, per evitare che si alzi su qualcuno a dire, l'avevo detto io che era fascista! ... ma per quanto mi riguarda, io torno indietro alla Catalogna descritta da George Orwell e dagli anarchici spagnoli, l'unica esperienza di società autogestita che abbia funzionato. E proprio da allora abbiamo cominciato a perdere, quando qualcuno ha permesso che allo spirito libero e creativo dell'individuo libertario, fosse sostituito lo spirito gregario e collettivizzante post-hegeliano, e mi duole dirlo, marxista-leninista o stalinista. Detto questo, non ci resta altro che continuare a denunciare i fenomeni - paranormali, senza dubbio - che da più di cinquant'anni siamo costretti a subire … a denunciarli magari in queste piccole cose che poi nessuno pubblica. Pensa a Il Dio Selvaggio, il mio romanzo giallo anti-colombiano, anti-democristiano nonchè anti-genovese, in cui le uniche persone dignitose finiscono con l'essere partigiani e repubblichini che si sono battuti senza secondi fini. Non è il buonismo ulivista, beninteso, è solo una constatazione di tipo schopenhaueriano: la gente si è ammazzata al servizio della Volontà, credendo di battersi per un'ideale ... ma chi avrebbe pubblicato un romanzo in cui mentre si cercava di dare un'immagine decente di Genova, arrivavo io a scrivere di notabili democristiani e colombisti che mettono le cose a tacere, di Brigate Nere, di unificazioni possibili fra queste e i partigiani rossi in vista della transizione ad uno stato democratico ... ti ricordo che gli unici che non hanno avuto sovvenzioni a Genova per motivi colombiani, siamo stati noi, i tirapiedi del mio ex-capo Francesco Surdich, allora Democrazia Proletaria, e si che come esperti di viaggi magari qualche numero ce l'avevamo ... però tutti gli altri hanno fatto carriera, ci hanno mangiato tutti su Colombo, e si sono mangiati perfino le pietre del molo medievale, smontato per fare il sottopasso e dimenticato - poi già nell'ottobre del 1992 si sono dimenticati di Colombo, e i democristiani del 2092 se ne ricorderanno per mangiarci ancora. Posso anche aggiungere che il mio romanzo non era certo un capolavoro, ma il premio Tedeschi manco l'ha considerato; mentre quello di Claudia Salvadori, sceneggiatrice e scrittrice genovese, egualmente colombiano ma neutro nella sostanza, è stato pubblicato pur non essendo neppure quello un capolavoro. Stavamo parlando di un complotto prima, o sbaglio?
Un tempo il comunismo incarnava il culto del futuro e il fascismo quello del passato. Certa sinistra, portando strumentalmente l'attenzione verso l'avvenire, deprivando il presente delle sue espressioni rivoluzionarie, ha, in un certo senso, cauterizzato anche il passato. Da parte tua vedo che, fin dai primi anni Ottanta, temevi che si potesse smarrire qualcosa d'importante. Ora che il comunismo, il sindacalismo e la lotta politica fanno parte del passato, la storia rende contigui i due grandi nemici; l'utopia della sinistra e l'eterno ritorno della destra?
Ahimè, si, ed è per quello che poi si diventa anarchici di destra. Perché ci si rende conto che nemmeno il dio in cui sperava Martin Heidegger, l'unico che ci avrebbe potuto salvare, è morto da un bel pezzo.
Grazie ai media della comunicazione, viviamo in un soffice e dilatato presente. Che senso ha, oggi, la fantascienza? È solo nostalgia di un tempo in cui esisteva il futuro?
La gente tende a perdere la memoria, e i media fanno il possibile per cancellarla a chi eventualmente la possegga ancora ... tutti i media - non solo quelli di Berlusconi, comunque maestro in quest'arte, lo hanno sempre fatto. Mi ricordo un concerto di Francesco De Gregori, fine anni Settanta, in cui lui diceva che per combattere la verità di regime cantava, e le sue canzoni erano un piccolo telegiornale con altre verità ... e c'era solo la RAI, allora ... adesso abbiamo due regimi, ignoro quanti telegiornali ma ho paura a pensarci, e tutto si fonda sull'immediatezza. Ciò ha portato naturalmente a rimuovere la possibilità del futuro, a straniarla ... il futuro non esiste più come non esiste più il passato, termini che vengono aspirati da questo presente eterno, e il risultato è" anche nella fantascienza che è orribilmente noiosa, perché non riesce più a fare predizioni credibili. Pensa soltanto a come, rispetto alle magiche città di una volta - quelle con le rotostrade, le auto a cuscino d'aria, i grattacieli, i velivoli monoposto e tutto il resto - ora ci sia soltanto l'immagine della città degradata, dei casermoni abbandonati, dei rottami e della spazzatura. È vero che è cambiata la cultura politica che produceva quelle ipotesi, ma è anche vero che gli scrittori di fantascienza, orientati nel solco cyberpunk, non riescono più a elaborare scenografie convincenti. Se vogliamo andare più a fondo, possiamo dire che anche nella narrativa mainstream il paesaggio è scomparso e le scenografie sono divenute intercambiabili, ma non aggiungeremmo nulla di più. Probabilmente la fantascienza ha perso il futuro, ed è per questo che proliferano al contrario quelli che per me sono gli aspetti tematici più deleteri - il viaggio nel tempo, il passato a bivi, l'ucronia eccetera eccetera. È più comodo sforzarsi nel tentativo di mescolare il passato, dove ogni cosa è lecita, piuttosto che immaginare il futuro che può esser facilmente smentito. Probabilmente hai ragione tu: e diventata la nostalgia per il momento in cui potevi prevedere, nel duemila, le rotostrade, i servorobot, i viaggi spaziali, e invece ti trovi bombardato quotidianamente da computer, memorie impiantate, segreti industriali e questa spaventosa voglia di mescolare il genere con impianti di tipo noir, come se il genere avesse bisogno di stampelle per muoversi da solo. Torno alla mia proverbiale antipatia per il futuro: un Robert Heinlein non lo cedo per tre William Gibson, un paio di John Shirley e non so quanti Rudy Rucker ... Heinlein scriveva fantascienza in quanto tale, non in quanto "scenario di una detection.
Passi per Gibson, ma su Shirley e Rucker la penso diversamente. A volte sembra che l'italiano corrente non ti basti; allora torni indietro e recuperi termini e strutture desuete, lavori con la punteggiatura, ricorri direttamente all'immaginario della fantascienza, mescoli lingue ...
Si, è un modo che ho cercato di sviluppare, quello di liberare la lingua fantascientifica dalle proprie pastoie.
Perché continuo a pensare che la fantascienza dovrebbe provare a crearsi un linguaggio che la codifichi come tale ... pensa a certe - fantascientifiche - canzoni di Bob Dylan o di David Bowie, ai Magma che cantavano in kobaiano, ad Antony Burgess, a Samuel Delany, ad Harlan Ellison. Inventare un linguaggio che ti permetta di raccontare le cose in un modo obliquo rispetto all'usuale.
In "Art Decad" ho cercato di creare un linguaggio che fosse più moderno della modernità, ma visti i successi ottenuti, ho pensato che era meglio se scrivevo in italiano più o meno corrente, sebbene ogni tanto venga preso da questa smania ... vedi "Falso ammiraglio dell'oceano", per esempio, o> Piu acre di Lucifero ... avrei voluto continuare a scrivere in quel modo, ma chi l'avrebbe pubblicati, i miei lavori? In Italia hanno trionfato per un bel pezzo gli Zuddas, i Menghini, i Marafante, gente dalla tradizionalissima scrittura ... gente che faceva cose sperimentali - i primi Curtoni e Montanari, Horrack, Guerrini, ma se ci penso sopra me ne viene in mente qualcun altro - non avevano spazio ... e vuoi che lo dessero a me, giovane, rompiscatole e mesta-nel-torbido? Da qualche parte conservo una lettera della Nord, proprio di quegli anni, che respinge gentilmente un mio romanzo a metà fra l'horror e la fantascienza, e fra le varie disgrazie che affliggono quel mio primo romanzo scopre invece l'imbruttimento e l'autodistruzione del protagonista, e le diverse parolacce e termini gergali che lo costellano. Un romanzo che ora, sembra scritto da un'educanda, ti assicuro. Quasi quasi lo rimetto a posto e lo mando a una casa editrice specializzata per l'infanzia ... a riprova di ciò, pensa alla sorte di "Falso ammiraglio dell'Oceano", che viene segnalato ad una delle ultime edizioni del Premio Tolkien, ignorato dalla Granata Press, e infine respinto da Stampa Alternativa a causa della sua bassa leggibilità, e quindi risulta invendibile, parola di Marcello Baraghini stesso. Rido pensando ad "Hasta la fantaciencia siempre!", un vero magazzino di nequizie, linguistiche e non. Piergiorgio Nicolazzini, il mio agente letterario, se mai riuscisse a pubblicarlo, dimostrerebbe da solo e contro ogni altra interpretazione filosofica la necessita di una revisione della categoria aristotelica dell'impossibile, ovvero ciò che non è" e non può essere. D'altronde, prova a spiegare ai lettori, visto che stiamo parlando di lingua, la storia del tuo "I battitori del crepuscolo"; come è stato scritto, perché, chi era il professore di latino che lo ha trovato sgrammaticato ... lo troveranno molto interessante.
Ho capito, ce n'è per l'asino e per chi lo mena. Quando presentai questo racconto al Premio Courmayeur non arrivò neppure in finale. Un premio, tra le altre cose, che anche a chi non vince chiede l'impegno di non pubblicare altrove l'opera scartata. E poi parlano di fare qualcosa per gli autori italiani ... Ebbene, gli organizzatori mi avvicinarono per dirmi che il racconto era piaciuto, ma un professore di latino che era in preselezione l'aveva scartato perché era sgrammaticato. Infatti avevo cercato di creare uno slang utilizzando alcune frasi inglesi che, per lo più, erano titoli o brani di grandi successi del rock degli anni Settanta. Stesso racconto che venne pubblicato su Intercom e vinse il Premio Italia, per quello che vale, cioè niente, e poi scelto da Franco Forte per l'antologia Cyberpunk. Comunque era stato già rifiutato da Urania e dalla Granata Press (che dio l'abbia in gloria, visto che ora editori importanti come Einaudi rieditano le sue ceneri).
Allora, pensi di appartenere a qualche gruppo strano, a un'élite? Mi sembra che tu abbia fuso l'esclusione volontaria dei punk e degli autonomi con quella dello studioso, colto e sprezzante.
Domanda insidiosa. Se ti rispondo di si, sembra che faccia la star, se nicchio, temporeggio e baro, se ti dico di no mento. La verità è quella di prima, "straniero in terra straniera", Non credo che si tratti di un'élite o di un gruppo, anche perché se malauguratamente devo fare una dichiarazione di fede, allora posso solo esser fedele alla fantascienza ... ma sento che la mia inappartenenza al mondo aumenta in modo simmetrico e progressivo al mio invecchiare, e questo immagino accada a parecchie persone, che nella vita non si sono mai quietate - o non si sono fatte quietare ... forse il gruppo è questo. Hillmann diceva in un suo libro che si è sempre un po' stranieri a sé stessi, e che si vagabonda per questa terra alla ricerca della nostra parte perduta, ma che è soprattutto della figura del Puer Aeternus, l'erranza. L'età del Puer l'ho passata da un pezzo, ma anziché esser integrato nei cicli del mondo degli over quaranta, sono disintegrato da essi. Non parlo di mal di lavoro, di donne, di televisione, di automobili, di sport, di figli e pannolini, di mutui e di conti da pagare, non guardo la televisione, le cassette porno, gli sceneggiati televisivi, le riviste per soli uomini e quelle sportive, non vado alla partita, al bar, al club, in società, non ho il telefonino, la Jacuzzi, il fuoristrada giapponese, la seconds casa, l'amante, non sono collegato a Internet, non ho opinioni politiche da esprimere e neppure ricette per salvare il mondo, non faccio parte della destra "liberale e liberista", non ho il culto della personalità per nessun politico, non mi faccio lampade, non sono New Age, detesto il papa, suor Teresa, padre Pio e Lady Diana, i rampanti, i carrieristi, i politici emergenti e no, i partiti e in special modo quelli di destra, e quindi non ho argomenti di conversazione, ne gruppi, amicizie e luoghi di ritrovo, ma se per caso mi trovo in gruppo socialmente strutturato, ecco ritornare la visibilità zero ... divento una parete, un accessorio, una parte della tappezzeria, scompaio ... a volte, come il protagonista del mio racconto, mi sento estraneo, estraneo fino alla paura ...
Vorresti essere immortale? Tutta la tua narrativa ne parla: dal vampirismo, a essere dei, alla scienza.
Benchè Ellis, l'inventore della RET, abbia dichiarato che desiderare l'immortalità è una forma di mancanza di buon senso, io, con la perfetta convinzione della mia inevitabile morte, continuo a sperare nell'immortalità. Maledizione, la vita è tanto breve che hai appena imparato a maneggiarla che già ti scappa via ... pensa ad essere anche un monolito, piuttosto che niente, e vederti scorrere dinanzi secoli di storia, di tragedie, di culture, una dopo l'altra ... invece sei qui e sei fortunato, ma proprio, metà della tua esistenza è volata via, e l'altra la vivrai in una perigliosa china di rimbambimento progressivo. Limitiamoci a pensare a un'immortalità che non eternizza se stesso nella propria discendenza, ma nella propria scrittura, diciamo che l'immortalità è la testimonianza artistica, ed in particolare quella della fantascienza che fra tutti i generi letterari, assieme all'horror e al fantasy, è quella che maggiormente offre un viatico all'immortalità. Prova a pensare alle prove che l'eroe affronta e che sono un accrescimento del suo potenziale di eternità ... o il costante e continuo allungamento dell'esistenza dal punto di vista biologico, nodo centrale di tanti romanzi odierni ... o le tematiche inerenti al vampirismo, appunto, agli spiriti disincarnati, ai revenienti.
Mi sembra che, nonostante tu ti richiami esplicitamente a Dick, tu sia stato influenzato più da Roger Zelazny, un autore ingiustamente poco considerato.
Dopo Dick, in effetti, Zelazny è il mio scrittore preferito. Leggere alcune sue cose, per me è stato come avere dinanzi un lampo accecante di un satori troppo forte per esser dimenticato, e mi rendo conto che spesso torno su temi e categorie zelaznyane. Ignoro per quale motivo Zelazny non venga preso in considerazione, soprattutto qui in Italia, perché ha tutti i migliori motivi per esser considerato un grande scrittore ... forse la sinistra lo considerava troppo poco impegnato, e la destra non gli perdonava la sua tecnicizzazione del mito - intesa naturalmente non nel senso che gli da Furio Jesi, ma piuttosto in quella di ricostruzione scientifica, quasi strutturalista del mito stesso. O forse era troppo snob, troppo colto ... quando ho scoperto che ha infilato di nascosto un paio di versi di Ezra Pound in "Le porte del suo viso, i fuochi della sua bocca", sono rimasto deliziato. Un grande scrittore che ha dato alla fantascienza opere, che se mi parasse dinanzi la possibilità solo di sfiorarne la maestria, morirei già contento. Pensa a "Una rosa per l'Ecclesiaste", a "Quel momento nella tempesta" ... oppure a romanzi come Signore dei sogni, Io, l'immortale e Metamorfosi cosmica. Zelazny mi piace soprattutto perché doveva nutrire una serie di ossessioni che nutro anch'io, l'immortalità e le religioni, il rapporto di coppia e la letteratura, il mito. E poi mi si parla di Gibson o di Sterling, del cielo sopra Tokio, del cyberpunk e dei giapponesi ... è come se qualcuno mi paragonasse, che so, Così parlò Zarathustra di Nietzsche con Il profeta di Khalil Gibran. Chi sceglierebbe Gibran anzichè Nietzsche?
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