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Straniero in terra straniera (2ª parte)


- Ok, - dico alla fine della cena. - E ora di andarsene a letto. Ti preparerò quella che sembra essere la camera degli ospiti, benchè io a malapena ricordi di averla usata.

Bruma sorride. - Pensavo che tu fossi uno di quelli a cui le donne cadono fra le braccia.

- Un tempo, forse. Adesso ... ho quella donna, fino a quando durerà. - Per quanti sforzi faccia, non riesco neanche a ricordarne il nome - Poi sarà una delle tante che prima o poi si allontana.

- Non deve esser piacevole, comunque.

Alzo le spalle. Chissà perché ho voglia di fumare, benchè sappia di aver smesso di fumare da tempo. Ma la vista di un mobiletto porta-pipe, adeguatamente ricolmo di arnesi di ogni fattura, dal chilum al calumet, mi ha messo addosso questa insana voglia. - Tu non hai nessuno? Voglio dire, un uomo ... un ... - Faccio un gesto con la mano destra, per significare qualcosa che non riesco ad esprimere. Ignoro i costumi degli Stranieri, ma se è per quello, anche i nostri. Non riesco a immaginarmi mentre parlo a Rachel dei suoi rapporti con il genere maschile.

Bruma scuote il capo. Un'ombra di malinconia trapela dai suoi occhi verdi, che nella luce quieta della cucina risplendono di una strana luce. - No, non ho nessuno. Nessun ragazzo, uomo o fidanzato.

- Beh, ce l'avrai avuto.

- No. Non sono mai stata di nessuno. Sono sempre stata sola.

Adesso mi sento molto imbarazzato. Non ho idea di come ci si comporti con una ragazza su questioni del genere; sicuramente in modo diverso da come abitualmente ci si comporta fra gli adulti.

- Volevo dire che ... insomma, quando ... quando hai qualcuno e questo qualcuno se ne va, sulle prime sembra una gran perdita, ma poi ... poi si scopre che si vive benissimo anche senza. Che nulla di sostanziale è cambiato nella tua vita.

Bruma con i rebbi della forchetta sposta le briciole di pane e le allinea, le raduna, le trasforma in righe e poi in disegni. - Può darsi che tu abbia ragione. Io fino a sedici anni sono cresciuta con mio padre e mia madre ... per noi Stranieri, te l'ho detto, è un continuo girovagare, inventarsi identità, lavori, modi di sopravvivenza. Cambiavamo città e tutto ricominciava daccapo. Ogni tanto ci univamo a qualche altra famiglia di Stranieri, restavamo per un anno in una città, poi partivamo di nuovo. Poi mio padre si stancò della famiglia e ci lasciò. Trascorsi un anno con mia madre, e scoprii che quello di "madre" era un ruolo che le andava stretto. Finiva sempre con il legarsi a qualcuno che era in procinto di effettuare il Transito da questo mondo ad un’altra dimensione ... forse in un altro pianeta. E per colpa mia doveva lasciar perdere. Quattro anni fa, una notte, a Benares, il partner di mia madre decise che voleva aprire una Soglia verso un pianeta che ruota attorno a Bellatrix ... mi pare si chiamasse Henneberg.

- Bellatrix? - Mormoro, affascinato. Per me, che al di sotto di Roma non sono mai sceso, parlare di pianeti che a fatica vengono raggiunti dalle astronavi è quanto meno terrificante. Ma nel contempo riesce a darmi una piacevole scossa.

- Si. Lo spazio ... quello che noi chiamiamo Intermundia, è una specie di collante che unisce l'universo, qualcosa di simile all'anima stessa del mondo. - Sposta ancora le file di briciole, fino a creare una specie di fiore. - Puoi aprire Soglie in ogni luogo di cui tu sappia le coordinate, in qualunque parte dell'universo ... e per gli Stranieri più esperti, anche oltre. - Alza il capo e mi guarda - Naturalmente gli Stanziali ignorano anche solo la nostra esistenza ... così come l'hai sempre ignorata anche tu.

- E non pensi che dicendomi ...

- Infranga qualcosa? Penso di potermi fidare di te. Quando io me ne sarò andata, sono certa che non andrai a raccontare in giro quanto ti ho detto. E se anche lo facessi nessuno ti crederebbe ... se non quelli legati all'Altro Potere. Che sono i primi a tacitare la nostra esistenza, perché se gli Stanziali sapessero dell'esistenza di questa nostra razza ... verrebbero a sapere della loro. E si ribellerebbero a tutto.

- Si.

- Comunque sia ... ti stavo dicendo. Mia madre non riuscì a partire con lui. Stette molto male. Ricordo bene quella notte a Benares; avevamo trovato alloggio presso i monaci di un tempio dedicato al Dio Ganesha, e sentivo nella notte le loro litanie. C'era una gran luna all'orizzonte e mia madre piangeva, e io sentivo che mi odiava. Così me ne andai nella notte di fronte al dio dalla testa di elefante e gli chiesi consiglio. Lasciai una lettera a mia madre, e ne lasciai una al Collegio degli Stranieri per spiegar loro la situazione. E da allora ho continuato a vagabondare per il mondo ... ho incontrato tanti compagni di viaggio, uomini e donne. Ma gli uomini, quale fosse la loro età, finivano con l'innamorarsi di me, volevano portarmi a letto, sposarmi, aver dei figli. Così mi sono abituata a stare sola ... a non appartenere a nessuno. Problemi in meno.

Mi sento sempre più imbarazzato. Mi sento uno che sta ficcando il naso nelle vicende altrui, e senza permesso. Riesco a dire, alla fine: - Non deve esser stato facile.

Un sorriso malinconico sul suo viso. – No. Ma noi Stranieri siamo così … come dicevi, stamane? Straniero sono alla Terra...

- Non nascondermi i tuoi precetti.

- Già. È la forza della nostra razza, ma anche la nostra maledizione ... sai, alle volte penso a come possa essere l'idea di una vita normale. Di là, mentre preparavi la cena, ho visto le foto di tua figlia ... devi esser stato un padre eccezionale, un uomo di cultura, un'artista, uno che tira sempre fuori dai guai la figlia ... e mi chiedevo perché una ragazza che può aver tutto dalla vita, decida di seguire la propria madre ... per cosa?

Sorrido. - Forse non le piacevano i miei quadri. O la musica che ascoltavo ... era come sua madre, non le piacevano i miei libri e il mio disordine. Magari detestava la mia collezione di francobolli. Mia moglie, probabilmente, si annoiava a morte con me e voleva che la portassi a vedere qualche talk-show per rivedersi poi alla televisione. Magari mia figlia voleva andare in discoteca tutte le sere a impasticcarsi e io non la lasciavo. Chissà ...

Bruma ha finito il suo mazzo di fiori con le briciole.

Mi alzo. - Vado a prepararti la camera. Tu vai a sentirti qualche disco, se vuoi ... - Un altro sorriso mi si stira sulla faccia - Ho tutti i Doors al gran completo. Inediti compresi.


Quando torno dall'aver riassettato la camera degli ospiti, Bruma si è addormentata sul divano. Lo stereo suona, anzichè i Doors, Bob Dylan, e potrebbe ripetere all'infinito Take me on a trip upon your magic swirling ship, my senses have been stripped, my hands can't feel to grip. Bruma ha l'aria molto tenera e molto indifesa, con il capo sulla pancia dell'Orso Tato (un grande orso di peluche che qualcuno mi deve aver regalato, ma non ricordo chi; l'Orso Tato ha grandi piedi e grandi orecchie e una maglietta da marinaio e ride), e un plaid gettato addosso.

Io la guardo per un po' e non so che accidente fare. Svegliarla? Mi dispiace. Così la tiro su e la prendo in braccio, e lei si aggrappa al mio collo e mormora qualcosa. Con la mano sinistra riesco ad afferrare l'Orso Tato, e porto entrambi nella camera degli ospiti. Lei si lamenta nel sonno, e io infilo tutti e due sotto le lenzuola, e poi sistemo bene il copriletto. Do un bacio in fronte a Bruma, dico all'Orso Tato di fare la guardia e poi mi metto a perquisire tutta la casa, tenendo sempre d'occhio il mio rilevatore di Guastatori.

Devo sapere qualcosa di più di me stesso.


Mi risveglio con la testa che è un insieme di immagini e di informazioni, ancora nella posizione in cui mi sono addormentato da poco, e cioè avvinghiato alla scrivania su cui tutto il mio passato è steso in larghe volute. Ho ricostruito in parte il mio passato e non è che mi piaccia particolarmente, a dire il vero, ma ci sono diverse zone oscure, diverse zone d'ombra, anzi, più sono le ombre che i frammenti conosciuti, ma è sufficiente comunque per ottenerne qualcosa. Mi è tornato in mente, in modo misterioso, parte della mia vita e di ciò che sapevo e non sapevo fare, ciò che ho vissuto e cosa no, e assieme a questo, brandelli di ferite fiammeggianti ... immagini di carceri ... fuoco ... fuoco...

Innanzitutto io sono un vecchio professore di storia del viaggio e delle esplorazioni geografiche in pensione forzata. Cioè, sono stato messo in pensione proprio quando l'università è stata privatizzata e il consiglio di amministrazione ha deciso che il mio insegnamento non serviva a nulla e l'ha sostituito con Tecnica dei mass media. (Se è per questo, tre cattedre di latino sono state accorpate in una e hanno inserito Marketing dell'editoria e anche Pubblicità e Propaganda. Antropologia e Storia delle Religioni le hanno fuse assieme però fa bella mostra di sè Storia del capitalismo ...)

Il fatto che io sia un esperto di viaggi può spiegare la mia dromofobia. La pensione, invece, mi è costata il matrimonio perché mia moglie, quando, dieci anni addietro, fui estromesso dal circuito del lavoro, se ne andò con Rachel. (Ora vive con un docente di Storia e tecnica della televisione). Finanziariamente sto bene, ma solo perché mia moglie si e risposata e non devo più pagarle gli alimenti, e perché continuo a lavorare sottobanco con il mondo editoriale. Ho scritto diversi libri di viaggio, ho curato diverse memorie sul problema...

Ho anche un sacco di amici, come quelli che ricordo dalla serata della Festa che però sembrano esser tutti scomparsi, dal momento che nella segreteria telefonica non c'è nessun messaggio. Ho trovato diversi numeri di videofono (apparecchio che non posseggo) e altri inerenti alla posta elettronica della Rete (di cui non ho il terminale al computer) e sto pensando come contattare questa gente. Non ho trovato nessuna buona traccia del perché i Guastatori e l'Altro Potere mi stiano cercando, a parte che, nei miei studi, io non abbia inavvertitamente toccato qualche informazione relativa agli Stranieri.

E non c'è altro.

Ah sì, c'è ancora qualcosa … una Beretta a tamburo, otto colpi, canna corta, nera e lucida, assieme ad una fondina inside, di quelle che si legano alla schiena e una scatola di proiettili. Non ha nulla a che vedere con le moderne armi che lanciano aghi e sibilano al momento dello sparo; questa, se la memoria non m'inganna, tuona e credo sia capace di aprire un buco anche in un Guastatore.


Bruma si sveglia che è piuttosto tardi. Fa una rapida comparsa per salutarmi e poi va a fare la doccia.

Quando torna, ha l'aria un pochino più sveglia ma non di troppo. Ha indosso il mio accappatoio ma non si è trascinata dietro l'Orso Tato.

- Ben svegliata, e benvenuta. Sei pronta a fare la colazione?

Sorride e si siede. - Mi hai lasciato dormire a lungo.
Le verso il latte e il caffè. - Avevi l'aria stanca.

- Due Transiti in due giorni, e doppi, perché ho dovuto far passare anche te, sono stancanti. - Sbadiglia, si passa una mano sul viso - Cerchiamo tutti di aprir meno Soglie possibili, perché è sempre un lavoro faticoso.

- Lo posso immaginare.

Bruma comincia a spalmare la marmellata sul pane. Ignoro come così magra riesca a mangiar tanto. - Ascolta, ho pensato a cosa potremmo fare. Innanzitutto trovare un posto pubblico per la Rete, e contattare il Collegio della Casa Madre, in modo da saper qualcosa su cosa possiamo sapere su di te e sui perché i Guastatori ti stiano cercando.

- Questa mi sembra una buona idea. E poi?

- E poi cercare di sapere perché nessuno sembra preoccuparsi della tua scomparsa. - Morde una fetta di pane, la mastica, la manda giù - Non ti sei chiesto perché nessuno dei tuoi amici ti ha chiamato ... e nessuno è venuto a vedere se per caso eri tornato ... e insomma, è come se il tuo rapimento fosse stato completamente rimosso dalla memoria degli altri? Eppure c'era tanta gente, quella sera. Tanti tuoi amici.

E nessuno ha sporto denuncia, nessuno è venuto a vedere quello che stava accadendo ... nessuno?

- Quello è un problema minore. - Non dico a Bruma che non è affatto strano; è normale, perché da tempo noi Stanziali siamo divenuti così estranei, l'uno all'altro, da non saperci nemmeno più riconoscere.


Dalla parte opposta della casa c'è un giardino, e nel giardino un garage che contiene un vecchio Ducati Scrambler e una Lancia Appia che sembrano entrambe uscite dal museo dell'automobile. Bruma ne è deliziata.

Bruma ha nascosto i suoi capelli neri con una parrucca bionda che ho acquistato nella mattinata, porta lenti a contatto nere, e la sua carnagione è diventata bianca. Ha anche acquistato in peso e in statura.

Un'opportuna serie di rughe fatte a matita hanno portato la sua età, con un po' di fortuna, a almeno quota venticinque.

Io mi sono tagliato i capelli cortissimi e li ho tinti di un bel biondo cenere. Una folta barba bionda cenere m'incornicia il mento, e, dato che non sopporto le lenti a contatto, un paio di occhiali scuri mi coprono gli occhi. Un abito grigio di lino, un colore che non indosserei mai, credo mi renda irriconoscibile perfino ai miei amici. Anch'io ho preso diversi chili in imbottiture.

La giornata è una calda giornata di settembre, anche se a tratti nuvolosa. La Regio Gheennalis è intasata di traffico già alle prime battute e si precede passo a passo, casa per casa, con la lentezza di un rastrellamento. Impieghiamo quasi mezz'ora per raggiungere il centro città, e un autonoleggio dove saliamo su una stescion-vegon assolutamente anonima, rispetto alla mia Lancia Appia. Bruma calcola che se fossimo andati a piedi avremmo impiegato la metà tempo. Ma i cittadini non possono vivere senza schiodare le chiappe dai loro automezzi, e li usano anche per scendere a comprare le sigarette, e così tutto procede con estrema lentezza.

Con l'autostrada giungiamo al limite estremo della conurbazione, Savona, controllando sempre che non ci siano Guastatori nelle vicinanze. Da Savona, in un posto pubblico, Bruma si collega in Rete con un secondo posto pubblico a Roma, che la collega con un sito clandestino di Londra, che la passa ad Amsterdam, e dopo non so quante giravolte fino a Ixtlan, anonima sede della Casa Madre.

Io me sto fuori dalla cabina, con il rilevatore in mano, come se stessi telefonando, e la mano destra sul fianco, molto vicina alla Beretta. Mi guardo attorno ma a parte la solita squilibrata umanità non trovo nessuno.


Siamo nuovamente sull'autostrada, in marcia verso la Regio Gheennalis. Le nuvole sono solo un residuo, alte nel cielo, ma la caligine e lo smog hanno creato una bella coltre rugginosa e marroncina nel cielo e coprono l'orizzonte della conurbazione. Non voglio pensare allo stato dei nostri polmoni.

- Il Collegio ti conosce, - mi sta dicendo Bruma, ed ora ha una strana espressione mentre mi guarda. - E ti conosce molto bene. Ha seguito tutti i tuoi lavori da quando hai iniziato ad occuparti di viaggi, e ti ha tenuto strettamente d'occhio, perché 'aveva sempre il sospetto che tu fossi uno Straniero Territoriale.

- Uno Straniero Territoriale?

- Si chiamano così quelli di noi che non sentono il richiamo del viaggio. Dopo un po' di tempo fanno perdere ogni traccia al Collegio, s'impiantano in qualche città creandosi un'identità fittizia. Usano raramente il Transito, e restano come ibridi fra noi e gli Stanziali. Ma nonostante tutto continuano a pensare al viaggio, e questo desiderio lo sublimano in attività di tipo nomadico ... scrivono, fanno film o girano documentari sui temi del viaggio, organizzano viaggi-avventura. Finiscono lentamente con il dimenticarsi d'esser stati Stranieri, e si convincono di esser sempre stati Stanziali. Ma parlano, sempre e comunque, di viaggi. Sono pericolosi per noi, perché tendono sempre, inconsciamente, a parlare della loro identità perduta ...

- Vorresti dire che io potrei essere uno Straniero?

Bruma scuote il capo. - Forse. Ma io non sento la tua aura, e non l'ha sentita neanche Roberto. Qualcuno degli Anziani, forse, potrebbe leggerti, se volesse ... e non è escluso che lo faccia, ma questo è un altro problema.

Una specie di piramide vetrosa e a specchi segnala l'entrata nell'area metropolitana di Genova, accanto a uno stupido orologio che segna quanti stupidi minuti mancano alla fine del falso secondo millennio. La periferia è una distesa di case, edifici sventrati, grattacieli, cortili invasi dalle male erbe, rottami di auto.

Accanto a noi sfrecciano missili terra-terra che nelle intenzioni dei costruttori dovevano essere auto. La stescion-vegon ne è scossa.

- Dicono gli Anziani che tu, nei tuoi scritti, ti sei avvicinato a molte verità che solo gli Stranieri potevano conoscere ... oltrechè, naturalmente, gli Dei e l'Altro Potere. - Bruma mi lancia un'occhiata incerta. Da quando ha sentito gli Anziani, noto una certa ... stranezza nei suoi comportamenti. Come se non sapesse bene cosa fare. - Questo può avere insospettito l'Altro Potere, che deciso a investigare su di te, ha mandato i Guastatori ... e proprio questo che lascia perplessi gli Anziani ... perché i Guastatori, e non un pugno di mercenari come usano di solito? Hanno usato i loro golem, pressochè invincibili per un uomo qualunque, quando sarebbe bastato muovere altri esseri umani ... come se tu fossi uno Straniero, o temessero che tu fossi protetto da qualcuno, qualcuno capace di rintuzzare un rapimento condotto da umani...

- Non hanno capito. Era tutto per farci incontrare.

Bruma adesso sorride. - Spiegazioni, come sempre, non esistono ... ma c'è qualcosa che ha colpito gli Anziani, e questo qualcosa si chiama Pico della Mirandola. Ti ricordi nulla di lui?

- Certo. Giovanni Pico della Mirandola, erudito, filosofo, studioso di qabbalàh ebraica e teorico della qabbalàh cristiana. Ho curato un'edizione dei suoi scritti qabbalistici ... lo ricordo benissimo ... ho scritto un articolo su di lui, non molto tempo fa, ed è uscito da una settimana su una rivista che si chiama La valigia dell'India. - Mi volto verso di lei - Questo l'ho scoperto ieri, naturalmente. Mi sono riletto l'articolo per schiarirmi le idee ... ma era un articolo che parlava delle sue peregrinazioni e della sua misteriosa morte.

Ho dei buchi grossi come una casa in testa, ma comincio a ricordare. Però non vedo che c'entri ...

- Benissimo. Non lo sapevo neanch'io, ma Pico della Mirandola era uno Straniero.

- Uno Straniero? Pico della Mirandola?

- Certamente. E la sua misteriosa morte, naturalmente, non fu da attribuirsi a un qualche agente segreto del Vaticano, benchè forse il Vaticano stesso c'entrasse in qualche modo ... fu qualcuno dell'Altro Potere che lo uccise, perché Pico non andasse avanti con i suoi studi.

... un sibilo interrompe le nostre parole ...

- Cosa succede? - domando a Bruma.

- Il rilevatore. - Apre lo zainetto e tira fuori il rilevatore. Sfiora i pulsanti e con la coda dell'occhio scorgo luci che si accendono e lampeggiano. - Abbiamo i Guastatori piuttosto vicini ... - Orienta il rilevatore attorno - Sono dietro di noi. - Si volta - Devono essere in una di quelle auto che stanno giungendo, e di gran corsa.

- Bene, - dico io, e premo l'acceleratore - Quanto dista?

- Un paio di chilometri. Cosa hai intenzione di fare?

- Seminarli. Hai detto che non sono troppo intelligenti, vero?

- Si. Ma con quest'auto ... chissà su cosa saranno imbarcati.

- Non ti preoccupare. Dimmi soltanto quando li abbiamo in coda.

Premo l'acceleratore a tavoletta e la stescion vegon freme e vibra come se dovesse esplodere.

- Sono in coda.- mormora Bruma - Li vedo.

- D'accordo. Tieniti forte a quello svincolo.

Bruma sbarra gli occhi. – non vorrai ...

- Certamente. Non posso mica tenermeli dietro.

Bruma chiude gli occhi, si stringe la cintura di sicurezza mentre cambio marcia e l'auto sale ancora di velocita. Nello specchietto retrovisore vedo l’auto e i tre Guastatori a cinquecento metri ... a cento ... a cinquanta ...

- Ora. - Sterzo tutto a destra e la macchina slitta e sbanda e le giunture sembrano essere sul punto di saltare all'aria, ma la manovra, fortunosamente, riesce e raschiamo il gardreil lasciandoci solo la vernice e un po' di fiancata. Colti dallo spunto, i Guastatori proseguono sullo slancio e quando rimetto l'auto in carreggiata sento la loro frenata e i clacson che si alzano a tutta forza.

- Ce l'abbiamo fatta. - Infilo il casello battendo il codice con la sinistra e senza rallentare un istante. - Guarda il rilevatore.

Bruma è impallidita. La sua voce sembra spezzarsi: - Li abbiamo lasciati sull'autostrada, e ora stanno cercando di tornare indietro. Dove vuoi andare?

- Non lo so. E non so neanche come abbiano fatto a trovarci.

- Probabilmente qualcuno che era di guardia al posto pubblico della Rete ti ha riconosciuto. Devono aver diffuso il tuo identikit, dopo che gli sei sfuggito via.

- Vorrai dire che mi sono tagliato e tinto i capelli per niente?

- Avrà avuto uno scanner di quelli portatili in grado di ricostruire la tua immagine. Dare la caccia agli uomini è uno dei loro mestieri...

Continuo a correre lungo lo svincolo. - Fra poco saremo alla fine della periferia, e loro conoscono l'auto. Ti lascio al primo posteggio di taxi e cerco di filarmela per conto mio, d'accordo? - Dalla tasca tiro fuori il portafoglio - Prenditi i soldi in contanti, la carta di credito e il documento di mia figlia. - Frugo nell'altra tasca e tiro fuori le chiavi di casa - E prendi anche queste. Hai tempo di tornare a casa, fare i bagagli, prendere i soldi e scomparire.

Una nota secca nella sua voce. - Non penserai che ti lasci solo?

- Guarda il rilevatore! A quest'ora saranno tornati indietro, e fra poco li avrò alle costole. A me non faranno nulla, perché non so nulla e non c'entro nulla ... ma tu sei una Straniera, lo ricordi? Hai una capsula di cianuro fra i denti, e sei troppo giovane per morire. Forza!

Bruma prende le chiavi di casa. - Non mi piace.

- Forza. Prenditi quel dannato portafoglio. Non c'è molto tempo. Lascia le chiavi di casa al giornalaio sotto casa, che è un ragazzo sveglio e fidato. Può darsi che ce la faccia a tornare.

Bruma esegue, ma non ne ha nessuna voglia. Intravedo una stazione di taxi e mi avvicino, freno. - Coraggio bella, e vai via ... tra poco li avrò alle costole.

Lei scende, e fa il giro dell'auto, e poi si avvicina al mio finestrino. - Non voglio lasciarti solo. - Forza! Mi sono divertito abbastanza, in questo gioco. Ora pensa a salvarti ...

Lei mi stringe il braccio, china il capo e le sue labbra sfiorano le mie. - Buona fortuna, Straniero ...

- In terra straniera...

L'ultima sua immagine alla stazione dei taxi, mentre mi saluta ...


- Women seem wicked when you're unwanted, streets are uneven when you're down, when you're stranger...

Mi sento proprio allegro, mentre canticchio questa canzone e sfreccio via in mezzo al traffico inseguito dai Guastatori. Sono proprio giorni strani e mi sto divertendo un mondo, dopo una vita trascorsa in biblioteca e nelle aule dell'università a tracciare mappe immaginarie di viaggi incompiuti...

L'auto dei Guastatori è una Sfiziosa bianca e blu, una specie di macchina da record che i giovinastri bene usano per sfidarsi sulle autostrade, il cui limite massimo di velocità, grazie ai buoni uffici delle industrie automobilistiche è salito ai duecento orari.

L'ho inquadrata nello specchietto retrovisore che punta dietro di me, e abilmente si libera da ogni altro mezzo tallonandomi. Io cerco di staccarla e canticchio la canzone dei Doors e penso a Bruma che sta filando verso casa mia e poi un solo balzo fino a Ixtlan, e poi mi trovo nella montante marea del traffico serale con i semafori e gli attraversamenti e capisco che rimango inchiodato. Allora mi butto in una strada laterale e dopo un paio di curve, giro ad angolo retto e con una manovra spericolata incastro l'auto fra i marciapiedi.

La gente urla e si spaventa, mentre io scendo e scappo via di corsa, correndo attorno all'isolato. Mi lascio alle spalle il frastuono dello scontro. I Guastatori sono arrivati.

A furia di correre, mi raggiungono lungo l'area dismessa di una fabbrica, benchè gli abbia svuotato il caricatore addosso e li abbia colpiti, ma acciaccandoli solo un po' ... evidentemente i buchi che ho aperto nei loro corpi non sono sufficienti. Sono tre i Guastatori che mi sono addosso, e poi c'è un quarto uomo vestito di scuro, la cui faccia ricorda quella di un'ombra. Indossa sopra l'abito grigio un lungo spolverino nero e brandisce un fucile a canne mozze.

I quattro mi chiudono nell'area della fabbrica, fra un capannone e una gru. Attorno un reticolato che è impossibile scalare. Un mucchio di ferro arrugginito, che inutilmente cerco di scalare.

- Alza le mani, - grida l'uomo vestito di scuro. - E fermati. È inutile che continui a scappare.

Sono a tre metri da terra ed è inutile che continui a fuggire. - D'accordo ... non tirate ... ora vengo giù.

I Guastatori mi puntano addosso le loro armi.

- Chi sei? - domando all'uomo con lo spolverino. - E cosa vuoi da me?

L'uomo sorride. - Sono un Emissario di quello che voi chiamate l'Altro Potere. E tu sei la nostra preda.

- Sei uno di quelli che distruggono il mondo, - faccio io, mentre scendo stando attento a non cader di sotto.

- Non è vero?

Salto a terra. Ho immediatamente in faccia l'Emissario, mentre i tre Guastatori mi stanno a distanza.

Chissà perché non hanno più l'aria baldanzosa come la prima sera, sempre che siano gli stessi ... non sono più traslucidi, ma hanno tanto i visi anonimi da risultare perfettamente riconoscibili. Guardo i buchi nei loro corpi e scopro di avere una buona mira. Dai buchi esce un liquido viscoso che non è sangue, ma gli somiglia.

- Sei uno di quelli che ha trasformato il mondo in un immondezzaio, non è vero? Di quelli che distruggono la Madre Terra.

- Questo è il progresso, - ribatte l'Emissario, piccato. - È la civiltà. Che cosa vai dicendo? Sono quelli come te che fermano la storia e il progresso del genere umano. Noi siamo il futuro.

- Io sono contrario a tutto ciò che è futuro, - rispondo. - E non venirmi a spacciar balle sulle modernità.

L'Emissario mi osserva senza interesse. - Sei un medievalista, insomma. Sei un relitto del passato. Hai costruito la tua nicchia e non vuoi che nessuno venga a mettere in discussione il tuo potere.

Sogghigno. Se ha voglia di giocare, lo posso accontentare comunque ... l'antimodernità ... l'essere inattuale è il mio cavallo di battaglia da molti anni. Ne ho fatto una seconda professione, benchè neppure mi ricordi quale sia, nella mia vita trascorsa, la mia vera professione. - Non hai capito nulla ... con il medioevo siamo già alle soglie della modernità. E poi il medioevo, come tutta l'era volgare, è già storia. Torna indietro, torna agli inizi del tempo, prima di ogni cosa. Torna nel mito, prima della nascita della storia.

- Prima della storia e del tempo ... mormora la voce dell'Emissario. - Non c'è nulla. E con la Creazione che comincia il tempo ... e il tempo è un percorso rettilineo.

- Balle. Il tempo è ciclico, e noi attendiamo il compiersi dell'eterno ritorno dell'eguale.

L'Emissario ha un sussulto di risa. - Da dove ne vengo io, Nietzsche impreca nella pioggia di pece salvazione al Dioniso Crocefisso e Aurelio Agostino muove legioni di arcangeli in attesa di Armagheddon.

Con un gesto della mano indico l'orologio che conta i secondi che ci separano dall'anno 2000, che si scorge dietro le gru. Tutto quello che ho scritto e ho anche dimenticato su Pico della Mirandola, che sembra essere il vero motivo del contendere, mi torna alla memoria: - È quella Armagheddon ... la vedi? È incisa nell'anno 2000 dell'era volgare, anzi, ad essere precisi, l'otto dicembre. Cinquecentoquattordici anni e 25 giorni da che Giovanni Pico della Mirandola pubblicò le sue novecento tesi, calcolando attraverso la qabbalàh la consumazione dei secoli. Questa stupida umanità che vorrebbe provare lo sciocco brivido dell'anno ... il mille e non più mille ... avrà appena tirato un respiro di sollievo che la profezia del mirandolano si compirà. E con la tua pelle e con quella dei tuoi uomini sintetici mi adornerò come si conviene ad un banchetto funebre. Ma non sulla piana di Meghiddo ... sulla tomba della Madre Terra.

Il discorso deve averlo toccato, perché l'Emissario grugnisce e fa una smorfia: si domina a fatica ed anche i suoi tre mercenari, per empatia, si agitano a loro volta. La profezia di Pico della Mirandola contiene qualcosa che deve nuocere all'Altro Potere, almeno a giudicare dalle reazioni del suo scherano.

Infatti si muove ancora un po' poi mormora, secco: - Tutte balle. Il tempo è rettilineo, è nato con la Creazione ...

- E finirà con la consumazione dei secoli. È la tesi numero nove delle Conclusiones secundum secretam doctrinam sapientiam hebraerorum di Pico .... ti consiglio di darci un'occhiata. Hai ancora un anno di tempo per vivere, chiunque tu sia. E poi io e te, fra chissà quanti eoni rifaremo questo dialogo esattamente come ora ... o meglio; lo rifaremo con qualche variante, perché il demone di Nietzsche non potrebbe sopportare la noia di rivedere l'universo che scorre nuovamente come prima.

Lontano si ode una sirena. La Regio Gheennalis. In questa sua scura parte, è assolutamente insopportabile; rumore, auto, le sirene che squillano a piè sospinto.

Uno sbuffo alto di fumo si alza colorato nel cielo, cangia dal bianco candido al rosso d'inferno. Una sirena gli risponde. Un terzo sbuffo. Un fall-out di scorie radioattive si appresta a cadere sui malcapitati abitanti, sulle piante, sulle cose. La Madre Terra soggiace all'orrore dei nuovi padroni del mondo.

- Guarda laggiù, - indico all'Emissario lo spettacolo di quella malebolgia" - Guarda e chiediti se questo è il mondo che tu hai preparato.

Ora l'Emissario non nesce a tradire il suo nervosismo. Ignoro perché e percome, ma devo aver toccato un tasto dolente del suo essere. Il fucile che ha in mane dondola minaccioso aventi e indietro verso di me. – Il mondo si e preparato la propria fossa, senza bisogno che ci fossi ad aiutarlo a scavarsela ... capisci? Da oltre duemila anni il genere umano ribatte i chiodi del proprio cataletto e spoglia la Madre Terra di ogni suo avere, così prezioso per tutti da costituire il bottino migliore. Io affretto solo questo processo in nome della modernità ...

Lo interrompo. - Cos'è l'Altro Potere? E chi sono gli Dei?

Se il viso dell'Emissario non fosse coperto dalla sua stessa ombra penso si contorcerebbe in un ghigno. - Non lo sai?

- No. Dovrei saperlo?

- Certo che dovresti saperlo.

- Non so un accidente di nulla. Tutto ciò che conosco è che sono due giorni che continuo a correre avanti e indietro per la Regio Gheennalis e senza requie.

- Stai diventando uno Straniero.

- Si. E forse potrebbe essere una condizione migliore ...

L'Emissario scuote il capo. - Gli Stranieri sono quelli che minacciano, più d'ogni altra cosa, l'equilibrio stesso esistente fra i mondi. Entrano ed escono a loro piacimento in ogni livello di realtà e nessuno riesce a fermarli ... ignoro quanti millenni sono trascorsi dal momento in cui il primo Emissario dette la caccia al primo Straniero, ma è uno scontro senza tregua. Eppure uno ad uno riusciremo a catturarli a distruggerli.

- Non ci pensare neanche.

L'Emissario indica i tre Guastatori. - Prima o poi riusciremo a creare dei golem più sofisticati, in grado di controbattere le loro illusioni. Allora né il colore, il suono, la musica, la danza o il movimento potranno stordirli e renderli inutilizzabili.

Non posso far a meno di ridere. - Per essere un alto Emissario dell'Altro Potere ... qualcuno legato allo sterminio degli Stranieri, non mi sembra che tu abbia capito bene il loro modo di essere.

- Tu lo conosci, forse?

- No. Se lo conoscessi, avrei già trovato il modo di scomparirti davanti lasciandoti con un palmo di naso.

Ma immagino che se da una parte ci siete voi, e dall'altra gli Dei, e voi date la caccia agli Stranieri, molti di loro siano in diretto contatto con gli Dei.

- Gli Dei! - L'Emissario mi sbatte l'arma sotto il naso e la scuote. Sudo freddo all'idea che, inavvertitamente, un colpo potrebbe improvvisamente partirgli. - Gli Dei hanno in uggia gli stranieri quasi quanto noi. Solo che sono più tolleranti, perché è il loro dominio che ha permesso la nascita del genere degli Stranieri. Sotto sotto, sono convinto che ad alcuni di loro gli Stranieri facciano comodo ... il Dio degli ebrei, Adonai: è il dio di un popolo che ha dato i migliori Stranieri nel mondo ...

- Può darsi ... può darsi che gli Dei stessi siano Stranieri o viceversa. Hai mai pensato che la maggior parte degli Dei hanno vissuto errando sulla Terra?

L'Emissario abbassa la canna dell'arma e annuisce, interessato. Devo piacergli le discussioni teologiche. - È un'eresia che va sotto il nome di Teonomadismo. Ad esser sinceri, è un'eresia piuttosto suggestiva; sostiene che l'essere degli Dei deve necessariamente sostanziarsi in un'attività dinamica per manifestarsi nel mondo quotidiano, pena la sua stessa autoesclusione. Ma...

In quel momento un Guastatore si risveglia, come se l'avessero pizzicato. - Signore! Signore!

L'Emissario si volta verso di lui, seccato. Gli altri due Guastatori mi tengono d'occhio, ma non possono fare a meno di prestare orecchio al loro confratello che confabula.

L'Emissario annuisce un paio di volte, stringe i denti, strizza gli occhi, muove nervosamente la pistola. Poi si volta verso di me con un sorriso sinistro.

- Ci hanno comunicato che la ragazzina che era con te è riuscita a filarsela, seminando i miei uomini.

- Ne sono ben contento.

- E tu naturalmente ignori dove sia finita.

- Certo. Perché pensi che se fossi in grado di saperlo resterei qui con voi?

L'Emissario non sopporta il mio tono canzonatorio, e sibila, rabbiosamente. - Sei troppo vecchio per sbattertela, uomo, te ne rendi conto? Potrebbe esser tua figlia ... se la starà facendo lustrare da qualche altro Straniero più giovane.

È un momento. Il momento dopo l'Emissario ha perso il fucile e quando rialzo il pezzo di tubo a cui mi sono avvicinato lentamente in quella lunga chiacchierata è solo per darglielo in testa.

L'Emissario rotola a terra imprecando. Il Guastatore più vicino mi salta addosso e mi prende per un braccio, ma nel mentre che mi volto per colpirlo il suo corpo diventa traslucido - brilla - e si dissolve in un'ombra.

Io guardo il vuoto dove prima c'era lui - gli altri due Guastatori, inorriditi, fissano ora me ora il nulla e la cenere impalpabile che un refolo di vento porta via.

Poi la voce dell'Emissario. - Via! andatevene via, prima che ci cancelli! Via tutti!

Dò un colpo di tubo all'Emissario per azzittirlo e corro verso i Guastatori, che si gettano in due diverse direzioni cercando di starmi più alla larga possibile. Salto addosso ad uno ma mi sfugge via. Scorgo l'Emissario che si è rialzato e corre via urlando. - Non fatevi avvicinare! Non è un essere umano ... nessun essere umano sarebbe riuscito a colpirmi ... scappate!

Adesso i Guastatori corrono assieme all'Emissario lungo la strada con grandi falcate, ma io non ho fiato sufficiente per tener loro dietro. Li vedo svoltare l'angolo di un grande casermone abbandonato, li vedo che corrono lungo i binari della ferrovia e s’allontanano sempre di più.

Rimango con il mio pezzo di tubo in mano, la schiena poggiata ad un muro, con il cuore che batte come un tamburo, mentre cerco di respirare il più a fondo possibile. Tutta l'aria dell'universo non basterebbe a saziarmi, ma ad ogni respiro lentamente la situazione migliora.

Quando comincio a star meglio, mi guardo attorno e cerco una via d'uscita. Domandandomi perché il Guastatore si sia dissolto appena mi ha toccato, e perché abbia abbattuto l'Emissario dell'Altro Potere ... perché diceva che non sono un essere umano?


Il crepuscolo scende su Regio Gheennalis veloce e intenso, e lascia appena trasparire sulle travature rugginose il rosso magenta dell'ultimo sole. Se ci fosse qui Bruma, dico fra me e me, direbbe che è l'ora di ritirarsi ...

Scende il crepuscolo e scendono stanchezza e malinconia. Ho recuperato il revolver e l'ho ricaricato.

Sono nei quartieri industriali di Cornigliano e sto marciando in una vecchia fabbrica abbandonata, gettando sguardi sospettosi negli anfratti bui fra le macerie, le baracche di lamiera, un vagone abbandonato su un binario morto, un rottame d'auto, un grosso cumulo di oggetti arrugginiti. La nuova municipalità ha investito tutto sulle fabbriche di quest'area, e ha cementato quel poco di verde che restava lungo le valli e così adesso sono costretto a muovermi in un labirinto di cemento e ruggine, giacchè le fabbriche hanno presto cessate di esistere, perché la globalizzazione non lascia spazi poco produttivi dietro di se. Al di là dei cancelli scorgo un lungo incolonnamento di auto, assolutamente immobili, con i lampeggianti accesi e le luci di posizione che paiono fuochi fatui ... auto e auto a distesa, e uomini dentro beati dalla felicità di esser racchiusi là dentro. Il vento invece mi è compagno e la sua voce mi riporta alla memoria le parole di Bruma a proposito dell'astronave Hi Jack ... com'era quella canzone?

Dove sarà Bruma?


Quando sono fuori dalla fabbrica, dopo almeno una ventina di minuti, m'infilo il pezzo di tubo sotto il giubbotto in modo che non si veda. Alla mia sinistra la coda interminabile continua, le auto viaggiano a passo d'uomo in un'atmosfera ammorbante, e alla mia destra le insegne scassate dei bar lampeggiano sinistre. Bande intere di brutti ceffi di ogni età se ne stanno a discutere del prossimo millennio, anche loro contagiati dalla follia collettiva che riesce a dar significati metafisici a eventi assolutamente incidentali.

Guardando la gente che mi sta attorno, comincio a pensare che quello che mi diceva l'Emissario non fosse poi sbagliato. Ci siamo scavati la fossa un giorno dopo l'altro e continuiamo a farlo.


Quando sono fuori dai quartieri industriali, continuo a muovermi nella sera. Penso a Bruma e mi domando quale Soglia avrà aperto, in quale luogo si sarà defilata ... poi guardo la strada bloccata da un incidente stradale e le luci che lampeggiano distanti, e decido di deviare il mio cammino in una strada poco frequentata e buia ... l'ideale per un'imboscata, ma penso che oramai tutto la Regio Gheennalis sia il luogo adatto per attirarmi e che oramai non ci sia più scampo … e poi laggiù c'è troppa polizia, pubblica e privata ...

Faccio neanche centro metri in quel budello che si restringe, infatti, e una voce intima di fermarmi.

Mi volto e vedo l'Emissario dell'Altro Potere da un lato della strada.

- Ma non stavi scappando, tu? - lo apostrofo, irridente.

Una voce alle mie spalle, - Perché era solo ... adesso che siamo in tanti, non puoi farci più nulla.

Mi volto e vedo un altro Emissario. E un secondo. Un terzo. La strada è imbottigliata da almeno una ventina di Emissari, che stanno fianco a fianco. Sono tutti eguali, con lo stesso viso d'ombra che li rende indistinguibili l'uno dall'altro, gli stessi abiti scuri, spolverini e giacche di lino e calzoni, gli uomini, gonne e abiti estivi e scamiciati le donne ... un'eternità di visi d'ombra che hanno sopravvissuto il tempo a loro stessi.

Tiro fuori la rivoltella e il tubo da sotto il giubbotto. - Può darsi che non possa farvi nulla, ma comunque voglio provarci.

Uno degli Emissari, dalla sua faccia d'ombra ride.

- Getta via quell'inutile arma e quel pezzo di tubo. Non hai nessuna possibilità di scamparla.

Sento uno strano armeggiare nelle mani degli Emissari, e mi volto ora verso una fila, ora verso l'altra. Dal nulla escono fuori bastoni che terminano con un cappio, manette e corde, lacci e reti. - Cosa volete da me?

- Te l'ho già detto. Che vieni con noi. Hai delle informazioni che ci servono, che ci sono preziose ... qualcosa che ci può permettere di risalire al Collegio degli Stranieri, in questa lotta che ci oppone a loro da secoli.

Un brivido di freddo mi attraversa. Ora mi viene in mente tutto quello che mi ha detto Bruma a proposito della Casa Madre, dove è, dove si trova, e ricordo, almeno inconsciamente, il codice che l'ha messa in contatto con Ixtlan. Se mi prendono, ci metteranno meno di dieci minuti a somministrarmi una qualche droga e a farmi parlare. Venderò in un sol colpo tutti gli Stranieri.

Sento il cuore che comincia a battere più forte. C'è una soluzione ed è la canna del revolver che tengo in mano.

- D'accordo, dice qualcun altro. Butta l'arma. Ti leggeremo dentro e poi ti lasceremo andare.

Il sudore mi cola sul viso e m'intride i capelli. La mano con cui stringo il revolver mi trema e non riesco a tenerla ferma. So che l'unica soluzione possibile è questa, ma la scelta della morte è una scelta disperata.

Poi qualcosa si sblocca e alzo la canna e me la infilo in bocca.

- Attenti! - grida qualcuno. - Sta per uccidersi!

Sento del movimento proprio mentre sto schiacciando il grilletto. Mille mani mi afferrano ma il fuoco torna sopra di me, sopra i miei occhi, cancella la realtà che mi circonda e un'aquila gira alta nel cielo, sopra di me mentre il dolore al fianco diventa insopportabile. Delle urla che non hanno nulla di umano bucano le fiamme.

- Via tutti! - grida qualcuno. - Non lo toccate! Via tutti!

Mi sento che sto rotolando a terra, ma di quelle mani non c'è più nessuna che mi trattenga. L'asfalto è caldo e sporco, puzzolente, e ne respiro l'odore denso. Il fianco mi duole come se artigli di fuoco lo stessero straziando e l'aquila ruota ancora nel cielo. Ma il fuoco è alto e forte, e lambisce la volta stellata un grande incendio.

- Non lo sapevamo, - mormora qualcuno. - My Lord, non potevamo saperlo.

La paura risuona in un'altra voce. - Ho detto che non era un essere umano, My Lord, ho chiesto aiuto. Come potevo sapere che era un Dio decaduto? Chi ci ha mai insegnato che gli Dei potessero rinnegare la propria origine e scendere in mezzo agli uomini?

- My Lord, - supplica una voce. - Abbi pietà di noi. Come potevamo sapere che dentro di lui si celava il Ladro del Fuoco?


- People are strange, when you're a stranger, faces look ugly, when you're alone ...

Ascolto la voce di Bruma che sta canticchiando quella vecchia canzone dei Doors, quando riapro gli occhi.

Ma non è la sua voce, è il vento che filtra dal tessuto della tenda color sabbia. Il vento conosce tante canzoni ed è dagli anni Settanta che le trascina con se, per chi riesce ad ascoltare.

- Va tutto bene? - La prima immagine che entra nel mio campo visivo è quella di un distinto e anziano viso, i cui occhi sono grigi come il ferro. Metto a fuoco lentamente i suoi tratti, la pelle scura e i capelli lunghi, nerissimi, che fuoriescono da un turbante bianco.

- Credo di si.

La seconda immagine è altrettanto augusta e altrettanto antica. Ha la pelle un po' più chiara, e gli occhi incredibilmente azzurri in un reticolo di rughe. Una folta barba bianca gli orna il viso, due riccioli laterali gli ornano il viso. Ha in testa una kippàh.

- Nessun danno, nessuna lesione ... non sei riuscito a farcela, per tua fortuna. Per una volta devi esser grato agli Emissari dell'Altro Potere.

- Cos'è successo? - domando, con un certo sforzo.

Il terzo viso è un viso femminile. Meno antico dei precedenti, denuncia comunque anni e anni benchè la sua pelle sia liscia e i suoi capelli, neri al punto da sembrare blu.

- Hai cercato di ucciderti e gli Emissari dell'Altro Potere si sono gettati addosso a te per fermarti. Noi stavamo battendo la zona in auto, guidati da Bruma, e siamo giunti in tempo per vedere un lampo che si liberava dal tuo corpo. Metà degli Emissari sono rimasti folgorati. Poi c'è stato il tuono e la pioggia, e qualche Alto Emissario dell'Altro Potere è sceso come la pioggia su di noi e si è ripreso i suoi Emissari.

Nessun Emissario può toccare un Dio, ancorchè decaduto ... solo agli Dei è concesso toccare i propri simili. Per noi è diverso; noi siamo Stranieri, non apparteniamo a nessuna delle due fazioni in lotta. Noi ti abbiamo raccolto.

Chiudo gli occhi e millenni di tempo trascorso scorrono dinanzi a me, dai giorni della Creazione fino ad oggi. E per ognuno di essi io ho un ricordo, da quando m'improvvisai Ladro del Fuoco e fui esiliato sulla terra.

- È orribile.

La donna sorride, e mi porge un bicchiere d'acqua. Mi tirano su il capo e mi aiutano a bere. - Gli orrori sono infiniti, e infinita la loro storia. Bevi.

Butto giù un sorso d'acqua. - E Bruma?

- Ha fatto in tempo ad aprire una Soglia e a fuggire fino a Ixtlan. Ci ha guidato lei fino a Genova. Ora è fuori che aspetta che ti riprenda.

- Dove siamo?

- Adesso? In un punto del Naghev lontano da ogni insediamento umano. Nessuno, né uomo, né Dio, riuscirà a trovarti.

- Abbiamo apprezzato molto il tuo tentativo di suicidio perché la nostra ubicazione non cadesse nelle mani dell'Altro Potere. Quando ti sarai ripreso, potrai decidere se far cancellare la tua identità e sostituirla con una simile, così che nessuno possa più ritrovarti.

Tiro un profondo respiro. - Cosa c'è di vero in quello che ricordo?

- Tutto. Tu fosti uno degli Dei e a loro ti ribellasti per amore degli uomini. Fosti cacciato in esilio, e da allora, proprio come uno Straniero, continui a muoverti per questo mondo ma senza avere memoria delle vite trascorse. Nel carcere di Vincennes conoscesti Giovanni Pico della Mirandola che grazie alla qabbalàh capì chi eri stato, e fece in modo che le sue conoscenze di Straniero fossero ben sepolte nella tua mente, perché non si fidava a confidarle a nessuno. Poi Pico venne ucciso, prima di riuscire ad avvisare qualche altro Straniero della sua consegna. Moristi anche tu e rinascesti diverse altre volte e sempre come un vagabondo, seguendo il tuo karma ... poi sia noi che gli Emissari, che ti tenevamo d'occhio, venimmo a conoscenza dei tuoi studi su Pico. Loro furono più veloci a mandarti dietro i loro sgherri.

- Il Transito ti privò temporaneamente della tua memoria in questa vita, ma fece anche in modo che qualche frammento delle tue vite precedenti iniziasse a riaffiorare. Poi ti abbiamo trovato, e abbiamo letto la tua mente e sappiamo quello che Pico della Mirandola voleva insegnarci sulla nostra razza, e soprattutto che i suoi calcoli erano giusti ... al mondo non resta più molto da vivere. Un anno.

- L'Altro Potere?

- L'Altro Potere non è che la faccia scura degli Dei, e gli Dei non sono altro che creazioni umane. Di questo mondo non resterà più nulla, ma prima, noi tutti Stranieri lo avremo abbandonato.

- Loro lo sanno?

- Gli Dei e l'Altro Potere? Non abbiamo ritenuto opportuno comunicargli questa informazione. Potrebbero incrudelire contro gli esseri umani, più di quanto non vogliano. Il mondo è il loro campo di battaglia ... stanno giocando la loro guerra ... la fine colpirà di sorpresa anche loro.

- Non c'è nessuna possibilità di fermarli?

- Se esistesse, Pico non avrebbe predetto la fine. La fine esiste perché è già stata scritta.

- Mi lascio cadere con tutto il peso dell'universo.

- La donna mi poggia le mani sulla fronte, e una specie di sonno mi confonde. - Riposati.

Un riverberare di immagini nel buio che sopraggiunge. Adesso tocca a me sorridere. - Vi ho riconosciuti ... tutti e tre .... un tempo ci conoscevamo ... tu sei Avràham, tu sei Krishna, e tu sei Isis ... un tempo eravate anche voi Dei.

- E anche noi fummo esiliati. Adesso dormi, Ladro del Fuoco.


Ora il cielo è una manciata di pietre preziose azzurre e turchesi, oltre mare e oltreoceano. Diaspri bianchi come cirri-meduse vengono soffiati da un vento immateriale fino ai margini del nulla, mentre le ore scattano l'una dopo l'altra dinanzi al mio neonato Terzo Occhio, e per ogni ora in sovrimpressione riverberano le immagini future.

Sono seduto su un tappeto di preghiera in mezzo al deserto, e mi sto esercitando in una delle arti dimenticate degli Dei.

- Non sarà Armagheddon, - sussurra Bruma, seduta al mio fianco. - Ma il tuo Pico della Mirandola aveva ragione. Se non sarà l'otto dicembre, sarà presto.

Immagini di folli tribuni impegnati a raggelare l'ambiente con le loro trucide parole ... una colonna di teste rasate-camicie brune-rotti in culo alza i vessilli del Reich sopra la nuova Berlino ... risorge il Signore della Svastica e il suo sogno d'acciaio ... la Mezzaluna risplende nel cielo sanguigno del deserto ... una centrale atomica si dissolve in un fungo magico e sortisce effetti psichedelici su chi ne inala i vapori ... incombe la desertificazione e annienta la popolazione in tutto il mondo ... un nuovo Uomo della Provvidenza prende il potere mediatico a Roma … un vasto incendio riduce in cenere il Mato Grasso ... a Jerushalaim si combatte strada per strada ... le profezie di Nostradamus si compiono fine all'ultima ... sale sul soglio pontificio l'ultimo papa, Pietro II, e legge a tutti l'ultima sua enciclica, il Mysterium Inliquitatis ...

- Non voglio vedere più nulla.

- È un mondo che ti appartiene ... tu stesso ne hai tessuto la forma. Non puoi ora tirarti indietro.

- Arriverà uno degli Dei, - mormoro, leggendo il futuro nel mio stesso emisfero cerebrale. - Danzando al suono del tamburello e ad ogni passo distruggerà i mondi ... Shiva Nataraja, Signore delle Danza. Erano questi i segreti di Pico della Mirandola ... l'unico Straniero in grado di leggere il futuro come un Dio ...

- Quel che sarà. - Bruma è seduta accanto a me e sebbene non abbia il mio Terzo Occhio, ha letto nelle mie parole il futuro che neanche gli altri tre Dei decaduti conoscevano - Non credo importi più a nessuno.

Io sarò lontana anni luce. Non ho voglia di attendere un'improbabile era acquariana qui, fra le fiamme. Il mondo mi è diventato troppo stretto, in questi giorni.

- Ok. E allora?

- Non hai ancora capito? - Fece lei.

- No, - Risposi - no. Non ho capito assolutamente nulla. L'unico punto che mi è chiaro, in questa straordinaria avventura, e che negli ultimi due giorni tutti gli eventi più impensati mi sono accaduti, l'uno dopo l'altro. Sono stato protagonista di ogni possibile orrore, ma se ti domandassi se gli orrori sono finiti, so già che mi risponderesti di no; che altri e ancora devono verificarsi, e sono tutti alla nostra portata ... - Sorrido fra me - e non riesco ancora a pensare d'esser stato un Dio, una volta.

C'è come un canto di voci nell'aria, ed è il vento. Il vento scompiglia i capelli di Bruma e s'intreccia fra di essi come una canzone. Lei scuote il vento con un gesto della mano, e il vento scende da lei e riprende la sua corsa. Nel vedere quell'immagine comprendo che non sarò in grado di riprendere a vivere la mia quotidiana esistenza, perché dovrei rinunciare a capire il vento.


Altri giorni, altri strani giorni.

Nell'accampamento del Neghev c'è un muro bianco e calcinato, proprio dietro le tende che ospitavano gli altri Stranieri che un tempo furono Dei, che mi hanno vegliato fino ad ora, e che con gli ultimi consigli se sono andati perché gli Stranieri nessuno riesce a tenerli troppo a lungo nello stesso luogo.

Bruma trae dal suo zainetto la scatola dei colori e le matite, trae l'album da disegno e stilizza velocemente un paesaggio desertico, quali si possono ancora intravedere nelle aree messicane. Io resto a guardarla mentre disegna e immagino ogni particolare di quello che sta facendo; proprio come avrei immaginato qualunque altro abbozzo potesse preparare. Plotino, in uno dei libri delle Enneadi scrisse che prima ancora di esistere nella materia, l'opera d'arte esistete già nella mente dell'artista; bene; ad onta di tutte le moderne interpretazioni di tipo psicologico e strutturalistico, io continuo a pensare che Plotino avesse compreso perfettamente che il bello esiste di per sè, come un valore eterno e incommensurabile nel Mondo delle Idee.

Bruma termina il suo schizzo desertico, e lo depone a terra.

C'è un nembo di malinconia nel suo sguardo. - Adesso aprirò una Soglia verso Ixtlan, verso la Casa Madre, una Soglia che durerà soltanto pochi minuti, chiudendosi subito dopo. Quindi pensa bene a ciò che hai intenzione di fare.

- Cosa ho intenzione di fare?

Lei alza le spalle. - Lo ignoro. Puoi scegliere di continuare a vivere in questo mondo. A Jerushalaim troverai un contatto, gli Anziani cancelleranno ogni tuo ricordo su di noi, in modo che ne gli Dei né l'Altro Potere, se ti catturassero, ci possano trovare. Se vuoi cancelleranno anche i ricordi delle tue vite passate, in modo che tu possa riprendere, in un'altra città, in un'altra nazione, un'esistenza almeno simile a quella che hai sempre vissuto. Oppure puoi conservare la tua memoria di Dio decaduto: potrai lottare contro questo mondo e contro le sue forme che l'una dopo l'altra strangolano gli esseri viventi. Hai rinunciato alla tua forma di Dio per aiutare gli uomini, e gli uomini ti hanno dimenticato e hanno fatto tutto quanto era possibile per distruggere la Madre Terra ... ma ora ne sai abbastanza. Potrai tornare nel mondo e batterti contro l'Altro Potere.

- Quand'ero ragazzo, - dissi. - Pensavo sempre che se fossi riuscito a impadronirmi di quei poteri di cui gli yoghi sembravano dotati, avrei potuto metterli al servizio della rivoluzione.

- Forse quello è il tuo destino. Ti hanno chiamato Prometeo, no?

- Sono stato Prometeo, si …  ma non so quello sia davvero il mio destino.

- Forse il tuo destino è venire via assieme a me, come tutti gli Stranieri ... benchè tu degli Stranieri sia stato uno dei capostipiti. Imparerai a fuggire da una parte all'altra dell'universo. I suoi orizzonti sono infiniti, hai già avuto modo di provarlo. Potrai muoverti per lo spazio di questo e degli altri mondi, sotto forma di corpo o di qualunque altra forma che la tua mente conscia saprà adattare agli spazi che esistono fra un mondo e l'altro. – Si tira indietro i capelli e sorride - Ti ci vorrà un po' di tempo per abituarti, per padroneggiare queste tecniche. Ma io e gli Stranieri che incontreremo per via, ti aiuteremo. Ma sei tu che devi decidere.

- Però, - ribatto io. - Puoi dirmi quali sono le buone ragioni per una scelta o per l'altra.

Ora il vento ha cominciato a rinforzare, come se la canzone che stava seguendo avesse improvvisamente cambiato. Bruma è dinanzi a me, e il vento le attorciglia i capelli e le fa svolazzare la camicia.

- Sei tu che devi decidere. Io verro comunque con te, quale sia la tua scelta.

Sorride, e dentro il verde dei suoi occhi sfavillano gli infiniti orizzonti dell'universo.






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