Spacefood
di Andrea Coco, "Sci-fi collection" n. 21, ed. Tabula fati, 2020, 12,00 €, 240 pagg.
Dalla trama vanvogtiana inriassumibile, è un romanzo umoristico direi ben riuscito, che in breve ha la meglio sulla credulità; il lettore non può che rinunciare a razionalizzare ciò che sta leggendo, e abbandonarsi alla narrazione che procede impetuosa, tra colpi di scene continui, e, di più, per avvenimenti che dire assurdi è dir poco.
Al centro, ovviamente, vi è la gastronomia, il mangiare, che è in ogni scena, in ogni nuova avventura nella quale i protagonisti si trovano coinvolti.
Se proprio vogliamo trovarvi una qualche morale, è quella di un po' tutta la fantascienza: “… per far capire come certi atteggiamenti non significhino nulla di fronte alla grandezza del Cosmo” (pag. 225).
L’autore, nei Ringraziamenti, dice che la sua scrittura è stata “… influenzat(a) dallo stile di Achille Campanile, un artista della lingua italiana, che tutti dovrebbero leggere” (pag. 235).
A completare il volume c’è il solito “L’autore” (pagg. 237-238).
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