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Gibson, torna il cowboy del cyberspazio


di Carlo Formenti


William Gibson - il visionario scrittore cyberpunk che ha saputo prevedere con grande anticipo la mutazione provocata da Internet in romanzi come Neuromante, Giù nel cyberspazio e Luce virtuale - tre anni fa aveva dato l'impressione d'aver esaurito la sua ispirazione pubblicando il mediocre Aidoru, storia dell'improbabile matrimonio fra un cantante rock cino-irlandese e una donna-simulacro, puro costrutto virtuale senza referenti nel mondo reale. La lettura di quel romanzo, ambientato in un Giappone di maniera ridondante di esotismi tecnologici, faceva rimpiangere lo stile nervoso e tagliente dei precedenti lavori. Uno stile che, viceversa, possiamo nuovamente gustare scorrendo le pagine di American Acropolis, dove ritroviamo molti personaggi di Aidoru, in particolare l'evanescente diva virtuale e Laney, il mutante che grazie a una droga ha acquisito il potere di leggere il futuro nei «nodi» dei flussi di dati che scorrono nel cyberspazio. Benchè malato e costretto a vivere in una scatola di cartone assieme ai barboni del metro di Tokyo per sfuggire ai nemici, Laney ha ancora la forza di opporsi, con l'aiuto degli hacker della Città Fortificata, ai progetti di un altro mutante dotato di poteri divinatori - una sorta di tenebroso Bill Gates del futuro -, il quale si prepara a sfruttare alcuni eventi che potrebbero cambiare il mondo. Sapendo di non poter contrastare il nemico solo nel cyberspazio, Laney invia un proprio agente in carne e ossa a San Francisco, luogo dove convergono i flussi della grande mutazione che si sta preparando. In questo modo Gibson riporta i lettori sullo scenario di Luce virtuale, romanzo di cui vengono richiamati in vita sia alcuni protagonisti, sia l'atmosfera del quartiere-ghetto che una comunità di drop out ha costruito sul ponte fra San Francisco e Oakland. E le citazioni di lavori precedenti proliferano in un crescendo di storie parallele che s’intrecciano e precipitano fino a convergere nel finale a sorpresa, nel corso del quale la ritrovata Aidoru e un innominato killer riescono a impedire che una rivoluzione tecnologica cancelli la differenza fra mondo reale e mondo virtuale.

Senza cadere nel tranello della serialità, l'autore usa il gioco delle citazioni per ritrovare la sua vena di scrittore «viscerale».

Così lo sbiadito Laney di Aidoru si trasforma in una reincarnazione di Case, il cow boy del cyberspazio protagonista di Neuromante. Bentornato Gibson.






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