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di Paolo Guaragni


Philip Dick, autore quanto mai geniale e anticonformista è solito plasmare in modo nuovo e intelligente i più frusti cliché della letteratura di fantascienza, quali la mutazione, l'invasione e altre convenzioni proprie del genere.

Un romanzo esemplare, in tal senso, è il poco conosciuto ma validissimo I nostri amici di Frolix 8 nel quale, come nelle altre più famose opere corali, Dick affastella idee e personaggi con tale originalità da far passare in secondo piano lo spreco che nello stesso tempo ne fa. Come tutte le persone di genio, egli infatti abbozza solamente, a volte con eccessiva superficialità, numerose idee che, se sviluppate, avrebbero potuto costituire la struttura di altrettanti romanzi. Il che non è pregio da poco, se si considera che molto spesso autori acclamati stiracchiano per centinaia di pagine una sola, gracile idea, riuscendo a essere, nel peggiore dei casi, mortalmente noiosi.

Il futuro che Dick ci offre in questo libro vede un Sistema Solare in cui gli organi del potere sono in mano a due razze distinte, ma complici, di Mutanti: i nuovi e gli eccezionali.

I "nuovi" sono degli esseri umani nei quali, per via del tutto naturate, si sono sviluppati i noduli di Rogers, organi che non solo portano ad un ingrandimento della scatola cranica, ma accrescono anche le capacità intellettuali dando così origine a una nuova razza dotata di super-menti. Elementi tipici di questo gruppo sono Lloyd Barnes, capo della polizia, e Amos Ild, il più grande scienziato della Terra.

Negli "eccezionali", invece, si sono sviluppati poteri paranormali, quali la telepatia, la telecinesi e via dicendo. E appunto un telepatico, Will Gram, a detenere la carica più importante nella scala gerarchica, quella di Presidente del Consiglio. La stragrande maggioranza della popolazione è però rappresentata dai "vecchi", cioè dall'Homo Sapiens.

L’operaio Nick Appleton è uno di essi, e attraverso i suoi occhi e la sua mente ci viene presentata, nel suo squallore e nella sua mediocrità, questa parte della popolazione.

In questa anomala società, i diecimila mutanti costituiscono una perfetta oligarchia, garantita dall'appoggio di una efficientissima polizia e di un apposito gruppo di killers (che tanto ricordano gli agenti della CIA).

Non c'è avvenire per i 15 miliardi di "vecchi". visto che il governo ha in progetto di sterilizzare irreversibilmente i rappresentanti di una razza considerata ormai inferiore e inutile.

A costoro non restano molti rimedi per alleviare le sofferenze che soprusi e ingiustizie quotidiane infliggono alla loro misera esistenza: non bastano certo i drogabar, in grado di offrire pochi fuggevoli attimi di oblio e felicità al prezzo di un risveglio ancor più amaro e doloroso (non sfugga al lettore al corrente dell'esperienza di Dick con gli allucinogeni, la coerenza con la quale l'autore immagina una società che liberalizza le droghe morbide mentre bandisce l'alcool perché altera la mente. L'influenza di William Burroughs è determinante in questa presa di posizione scopertamente polemica).

Per sfuggire all'angoscia determinata dalla propria inferiorità, ai "vecchi" non è nemmeno più possibile rifugiarsi nella religione, visto che nello spazio è stato trovato il cadavere di Dio... o perlomeno, di un essere capace di creare mondi e vita.

Solo la ribellione può dare ancora un senso alla vita, ma troppo grande è lo squilibrio di forze, e gli oppositori del regime, bollati come Clandestini, vengono facilmente scoperti e inviati in campi di concentramento. Il portavoce di questo gruppo è Erik Cordon, che finirà vittima dell'Operazione Barabba, tramata e messa in alto dal machiavellico Presidente Will Gram.

Clandestina per esigenza è anche Charlotte Boyer, la compagna di sventura di Nick Appleton, una piccola ragazza sfrontata e dotata di un commovente coraggio.

Le vite di questi personaggi, com’è nello stile dei romanzi corali tipici di Dick, scorrono parallelamente in un clima angoscioso che ricorda quello di 1984. Sembra che non vi sia via d'uscita da questa situazione: e infatti, rendendosi conto che un capovolgimento dall'interno è impossibile, Thors Provoni (l'unico essere al mondo che possieda sia i poteri di "nuovo" che di "eccezionale") si allontana dal sistema solare alla ricerca di una razza extraterrestre che abbia il potere di rovesciare dall'esterno la dittatura dei mutanti. Naturalmente vi nesce, e l'invasione dallo spazio si rivelerà, paradossalmente, la salvezza della specie umana. Limitatamente alla varietà Homo sapiens, però, poiché i mutanti tiranni saranno duramente puniti, e in modo inaspettato.

Morgo il Frolixiano, uno dei più strani e atipici extraterrestri che mai si siano visti nella letteratura di fantascienza, ha la soluzione di tutti i problemi (terrestri, ma anche frolixiani): i mutanti saranno privati dei loro poteri mediante lobotomizzazione, ristabilendo così l'equilibrio politico sulla Terra; e in cambio avrà qualcosa che su Frolix 8 rappresenta un valore inestimabile: la tecnologia terrestre con i suoi aspirapolvere, batterie, ecc. Ogni civiltà, infatti, realizza sempre qualcosa di unico ed esclusivamente suo.

Se per Silverberg, in Ali della notte l'invasione dallo spazio doveva spezzare l'immobilismo di una società cristallizzata, e provocare quindi dei mutamenti, in questo romanzo Dick sembra partite da una situazione opposta: l'invasione ha il valore di una restaurazione dopo un mutamento, giudicato negativo dall'autore. L'evoluzione della razza umana viene interrotta violando la logica della selezione naturale (l'essere superiore domina sull'inferiore, visto che l'uomo di Neanderthal ha dovuto capitolare di fronte all'homo sapiens); ma Dick, come sempre, riserva una sorpresa: in realtà ai perdenti viene offerta un'alternativa solo apparentemente inumana, tant'è vero che gli ex-tiranni lobotomizzati e ridotti ad agire come dei bambini, sembrano alla fin fine relegati in una dimensione migliore di quella dei vincitori:

"Poppanti? - domandò Nick. "È dunque così che avete intenzione di chiamarli?"

"Beh, abbiamo già cominciato a chiamarli così. Sono proprio come dei bambini."

"No - disse Nick, non sono come dei bambini. Sono come i senti e i profeti, penso. Come i saggi dei tempi antichi. Ma dovremo prenderci cure di loro, perché da soli non sarebbero in grado di sopravvivere. Da soli, non sarebbero neppure capaci di lavarsi."

Oltre a vedere in chiave estremamente pessimistica il tema della mutazione (a differenza di molte altre opere di fantascienza, in cui veniva propinato al lettore un orribile, dolciastro ottimismo), Dick trova il modo di comunicarci, così, una visione pessimistica della condizione umana. Non per niente, anche in questo romanzo compaiono dei personaggi alienati e un po' psicopatici, figure classiche e riconoscibili in tutti i futuri immaginati da Dick, ma estremamente attuali.

Su alcuni personaggi viene compiuta una vera e propria radiografia, come quella del patetico e indeciso Nick Appleton, che reagisce a situazioni drammatiche in modo stranamente normale: e diciamo stranamente perché un personaggio di Asimov o di Leinster sarebbe riuscito immancabilmente ad aggirare gli ostacoli con fredda eleganza di ragionamento, o ad abbatterli con feroce determinazione.

Di agire in modo del tutto normale (a dispetto della sua anormalità) accade anche al superuomo Will Gram, che abusa del suo potere e non riesce a dividere i problemi dello Stato da quelli personali: erotomane patologico, viste le sue inclinazioni si risolve a vivere e governare dalla propria camera da letto ...

All'indagine di Dick non sfugge nemmeno l'eroe potenziale della vicenda, il salvatore dell'umanità Thors Provoni che dimostra di non essere privo di problemi interiori poco comuni agli eroi di fantascienza. La sua decisione di provocare l'invasione della Terra gli procura non pochi tormenti, roso com'è da dubbi e paure: deve credere o no ai Frolixiani? Si accontenteranno, come dicono, di aiutarlo per poi andarsene, o distruggeranno definitivamente la razza umana? In fondo, l'alieno è sempre stato visto come un nemico implacabile, un distruttore: e nel libro c'è perfino un accenno a un famoso romanzo di sf del passato: che potrebbe essere Il terrore della sesta luna, di Robert Heinlein.

Siamo di fronte, certamente, alle tematiche più classiche di Dick, e se l'opera si può forse considerare minore rispetto ad altre (ma anche in altri romanzi più celebrati troviamo un finale aperto, situazioni insolute e nodi non disciolti), l'incredibile e complesso caleidoscopio di psicologie maschili e femminili, inserito in una trama avvincente (solo apparentemente sconnessa nel suo svolgersi), riesce a camuffare e far passare in secondo piano la prosa un po' troppo scarna e priva, ad esempio, di descrizioni ambientali. Chi ama Dick, del resto, difficilmente ne sente la mancanza. Quanto agli altri, si leggano pure Jack Vance.






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