Recensione di Franco Ricciardiello a "La trilogia di Valis"
Ed ecco finalmente stampati anche in Italia gli ultimi romanzi scritti da Dick prima della prematura scomparsa nel 1982. Uniti dal tema comune di Valis, entità divina o extraterrestre, i tre romanzi sono estremamente differenti uno dall'altro. Per le trame non possiamo che rimandare all'eccellente articolo di Fabio Piretti, L'anomalia Valis, ovvero P.K. Dick e la Società Riphidon (Intercom n. 126/127). Ci limiteremo a fare alcune considerazioni.
Sebbene di Dick si sia detto tutto e spesso più di tutto (vedasi l'esauriente speciale sul n. 117/118 sempre di Intercom), una vera comprensione della sua narrativa è assolutamente impossibile senza la lettura della trilogia di Valis, che si presenta come un epilogo, una sublimazione della tecnica narrativa di Dick posta al servizio di una potente visione fantastica: si trana di una esperienza che l'autore afferma di aver vissuto nel 1974 in termini mistici: un lampo di luce di un colore oltre lo spettro gli trasmise una quantità immensa di informazioni. Pare che Dick abbia scritto, dopo l'esperienza, un trattato della lunghezza di alcuni milioni di parole per esporre quanto appreso. Per esporre quanto appreso scrisse Valis, romanzo che contiene tuttavia un altro elemento che Kim Stanley Robinson giustamente evidenzia nella prefazione: una analisi razionale, quasi una anamnesi dello stato patologico del protagonista Horselover Fat (alter ego di Dick) e una confutazione di qualsiasi origine metafisica dell'esperienza "mistica".
In Divina invasione, il secondo romanzo, assistiamo a una furibonda lotta manichea non già fra il principio del bene e quello del male, bensì fra l'elemento razionale e l'irrazionale nella psicologia di Dick. La razionalità è ben interpretata da Herb Asher, padre putativo di Dio (proprio così): "Io sono con il Legato Scientifico. Con il partito. Chiaro? È la mia scelta, e la parte che ho preso. Dolore e malattia sono cose da sradicare, non da capire. Non esiste aldilà e non esiste Dio." (pag. 237).
Divina invasione è tutto giocato sul dualismo fra realtà diverse, tematica già in embrione in Valis (nella dialettica mondo/ologramma), e per chi parteggi Dick è chiaro:
"Il mondo reale - disse Zine - lo ha messo in sospensione crionica per dieci anni! Un bel sogno non è meglio di una realtà crudele? Preferisci soffrire nella realtà anziché divertirti nel regno della ... - si interruppe.
- Dell'ebbrezza - disse lui - Ecco in cosa il tuo regno! È un mondo ubriaco. Ubriaco di danze e di gioia. Io dice che la qualità della realtà è più importante di ogni altra qualità, perché quando la realtà scompare, non resta che il nulla. E il sogno è il nulla ...” (pag. 337)
Valis non è assolutamente costruito secondo la struttura classica di Dick (almeno sino alla metà degli anni 70); è un lungo trattato in forma romanzata in cui si trovano incastonate alcune belle storie: il rapporto di Horselover Fat con Sharri, ad esempio, o la breve avventura sf che ha inizio dal capitolo 9 con la visione del film di fantascienza (la cui trama rispecchia Radio Free Albemuth, il quarto romanzo della serie di Valis escluso dalla presente edizione). È un romanzo più simile alle sperimentazioni tipo Scrutare nel buio.
Divina invasione è invece una storia folle, sconclusionata, scritta dalla metà schizoide di Dick: iniziata a un livello sublime con la vicenda di Herb Asher, colono terrestre su un pianeta desertico della stella Fomalhaut, e di Rybys Rommey, sua vicina di cupola afflitta da una patologia mortale, si arena nelle secche di una cosmogonia schizofrenica travestita da fantasy, ricca di citazioni tratte dal Vecchio Testamento. E sì che gli elementi per una buona storia alla Dick ci sarebbero tutti: sospensione crionica, coloni nello spazio, conflitto di poteri in un regime metà ateo e metà cristiano, derivato dalla fusione del Partito comunista con la Chiesa cattolica.
La trasmigrazione di Timothy Archer è un romanzo di fantarcheologia senza sensazionalismi, che per la prima volta (in Dick) viene narrato in prima persona e da una protagonista femminile, la nuora del vescovo Timothy Archer. Si tratta di un romanzo profondamente anticristiano, al contrario dei due precedenti:
"Che idea demente, e crudele, che l'uomo nasca nel peccato. Non si trova nell'ebraismo. L'ha inventata Paolo per spiegare la crocefissione. Per dare un senso alla morte di Cristo, che in realtà non ha alcun senso. Una morte per niente, a meno che non si creda nel peccato originale."
È una storia sublime, esistenzialista, resoconto dei fallimenti nei rapporti umani di Angel Archer con gli altri protagonisti che uno alla volta si estinguono. Un Dick in splendida forma, nell'attesa di leggere presto Radio Free Albemuth.
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