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Digressioni su uno studio su "A scanner darkly" di P.K. Dick n. 2


di Frank C. Bertrand


Realtà, F: PL. Realtà. 1. Lo stato e qualità dell’essere reale. 2. Somiglianza con ciò che è reale. 3. Cosa e fatto reale. 4. FILOS. A) Qualcosa che esiste indipendentemente dalle idee che lo riguardano. b) Qualcosa che esiste indipendentemente da tutte le altre cose e dal quale tutte le altre cose derivano. 5. Qualcosa che è reale. 6. Qualcosa che costituisce una cosa vera e reale, come distinto da qualsosa che è meramente apparente.


Quella di sopra è la definizione della parola realtà ne The Random House Dictionary of the English Language. Di per sé sembra in certo senso austera se non facile. Ci sono, senonchè, vari punti interessanti, non ultime le implicazioni della sottile differenza tra le definizioni due e cinque. Si considerino anche le spinose conclusioni filosofiche suggerite dalle definizioni quattro e sei, specialmente la sei che è un povero riassunto del problema apparenza-realtà; molti, molti libri eruditi sono setati scritti solamente per questo aspetto unico della realtà.

Anche di maggiore interesse, però, sono i vari modi in cui queste definizioni della realtà sono state le basi per diversi sforzi di artisti, scrittori e poeti per sviluppare la realtà con esempi e/o descrivere la futilità dei tentativi di farle. T.S. Elliot, nel suo poema Burnt Norton, da Four Quartets (1943), forse meglio questa dicotomia quando scrive, Quello che avrebbe potuto essere è un'astrazione/, che rimane una perpetua possibilità/Solo in un mondo di speculazione". In seguito, nella stessa parte del poema. Eliot stabilisce che, 'Il genere umano/ non può sopportare molto la realtà", parole che sono pure dette da Thomas Beckett nel secondo atto della commedia di Eliot Murder In the Cathedra1 (1935).

Forse è così. Uno scrittore che ha analizzato con singolarità ed inventiva se l'Uomo possa sopportare molto la realtà o meno è Phlilp K. Dick. In tempi diversi egli ha scritto a proposito della realtà quanto segue:

1) Se sapessi che cosa è un’allucinazione, saprei che cos’è la realtà ("Will the Atomic Bomb Ever Be Perfeted, And If So, What Becomes of Robert Heinlein?" In Lighthouse, n. 14, ottobre 1966, p. 5)

2) Se due persone fanno lo stesso sogno esso cessa di essere una illusione; la prova base che distingue realtà da allucinazione è il consensus gentium, che un altro o più di uno lo vedano pure. ("The True Stories of The Three Stigmata of The Five Break-Ins of Philip K. Dick", di Paul Willams in Rolling Stone, 6 Novembre 1975 p. 93)

3) La maggior parte dei lettori di Sf sa che nel mio lavoro domando costantemente, "Che cosa è la realtà?" e, "Perché essa sembra essere diversa da persona a persona?" (da una lettera, In Scintillation, n. 12, marzo 1977, p. 8)

4) Mi piace trastullarmi con l'idea che le categorie di base della realtà, come spazio e tempo, siano abbattute. (dalla postfazione, The best of Philip K. Dick, ed. John Brunner, NY, Ballantine Books, 1977, p. 44S)

5) Abbiamo anche il desiderio di completare tutte le parti mancanti nel modo più sorprendente o inusuale: aggiungere a quello che è effettivamente lì, mettere assieme la realtà concreta che può solo dire tanto e niente più, dividere il mio stesso sguardo da un altro mondo. ("Who Is an Sf Writer?" in Science Fiction: The Academic Awekening, ed. Wills E. Mc Nelly, an CEA Chap Book, 1974, p. 47.)

6) Ma non ho mai avuto eccessivo riguardo per quello che è generalmente chiamato "realtà". La realtà è, per me, non tanto qualcosa che si percepisce, bensì qualcosa che si costruisce. Voi la create più rapidamente di quanto essa crei voi. ("The Android and the Human", in Philil K. Dick: Electric Shepherd, ed. Bruce Glllespie, Melbourne: Nostrilia Press, 1975, p. 65)

Da queste citazioni si raccolgono i semi intellettuali che hanno germinato in molti dei 31 romanzi e dei 109 racconti di Dick, fino ad oggi. Una parola chiave, qui associata con realtà, potrebbe certamente essere allucinazione. E almeno un concetto chiave è se la realtà sia una cosa individuale o meno, che differisce da persona a persona, e che a volte è dlfficile differenziare dell'allucinazione.

È questa idea che è apparentemente uno dei due principa1i motivi per l'ultimo romanzo di Dick, A Scanner Darkly (1977), essendo l'altro gli orrori dell'uso/abuao della droga. In A Scanner Darkly il personaggio principale vive le realtà contrastanti di due persone Robert Arctor (un "drogato") e S.A. Fred (un "retto" egente segreto della narcotici), essendo "Robert Arctor" il ruolo segreto di Fred. Ma una droga che favorisce, se addirittura non induce, la schizofrenia del tipo ebefrenico rende via via più difficile per Fred/Arctor la distinzione tra le due realtà di sè stesso e del suo io nascosto. Quale realtà è reale, o più reale, quella dl Fred o quella di Arctor? O, come egli asserisce: "Qualcuno saprebbe rispondere? Io dovrei essere in grado dl farlo, se c'è mai qualcuno che lo possa fare, perché io sono l'unica persona al mondo a sapere che Fred è Bob Arctor. Ma, pensò, io chi sono? Quale dei due è me stesso?" (p. 95).

Risposte possibili si possono trovare nell'uso che fa Dick della parola realtà in A Scanner Darkly, nel quale succede undici volte, andando da "Sentiva in testa voci che cantavano sonore: una musica tremenda, come se la realtà che lo circondava è inacidita", (p. 81) a "Se lui agisce in questo momento, questo è ciò che sta facendo sebbene i nostri occhi non possono percepirlo; il processo sta nascosto al di sotto della superficie della realtà ed emergerà soltanto più tardi" (p. 250). Le parole e le idee associate con la realtà in A Scanner Darkly sono varie e ricche d'implicazioni. Più interessante è, comunque, il suo uso a pagina 126-127 dove un personaggio di nome Luckman legge, da un libro che è di o su Teilhard de Chardin:

Colui a cui è dato di vedere il Cristo più reale di ogni altra realtà… del Mondo, Cristo dovunque presente e dovunque crescente, Cristo tendenza finale e Principio plasmatore dell'Universo… quell'uomo in verità vive in una zona dove la mo1teplicità non può affliggerlo e che è cionondimeno il laboratorio più attivo della realizzazione e del compimento universale.

Di tutte le possibili figure storiche, perché Teilhard de Chardin? (È anche menzionato nel nono capitolo di Deus Irae (1976 di Dick e Zelazny). E perché questa particolare citazione?

Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955) era un gesuita, paleontologo e filosofo che viaggiò in carro, attraverso i deserti asiatici verso l'Himalaya, che cercò indizi dell’anceatralità umana in Africa, che sopravvisse sia ai Giapponesi che ai Comunisti nella Cina devastata dalla guerra e che contribuì alla scoperta dell'uomo.di Pechino vecchio di alcuni milioni di anni. Ma egli interessa Dick in qualità di filosofo ed è in tale veste che è qui importante. Il maggior lavoro dl Chardin, che fu pubblicato solo postumo, è The Phenomenon Of Man (1955; traduzione in inglese 1959). La sua più importante tesi è una dottrina dell'evoluzione cosmica che cerca di mostrare che l'evoluzione non implica un rigetto del Cristianesimo. A tal proposito egli cerca di convincere la chiese che potrebbe e dovrebbe accettare le implicazioni della rivoluzione iniziata da Darwin, ma incontrò l'uniforme opposizione dei superiori ecclesiastici. Sono qui più rilevanti le idee e i commenti di de Chardin sulla realtà.

Come delineato in The Thought of Teilhard de Chardin (1967) di Emile Rideau, de Chardin affermò che la conoscenza del reale (realtà) è ottenibile con due mezzi complementari. Il primo è la classificazione delle forme, e idee, della realtà in un sistema organico i cui limiti sono in continua espansione. Questo sistema organico comprende la conoscenza scientifica che porta direttamente alla conoscenza filosofica ed è normalmente continuata nell'azione morale e religiosa, oppure nell'esistenza spirituale. Il secondo modo considera il movimento nel tempo che trasforma la realtà in storia, cioè il processo che rende possibile determinare il posto che ogni fenomeno deve occupare nell'ordine della sua apparizione, diventando così la conoscenza stessa un fatto storico. Con questi mezzi la conoscenza da: parte dell'uomo della realtà procede dall'astratto al concreto con un pensiero (una ragione) che regola il passaggio dalla manifestazione delle cose alla loro legge e alla loro realtà. Ma è la sola fede che darà una nuova consistenza e una nuova certezza a questa verità del reale che è venuta dalla ragione. E la realtà ottenibile con questo metodo è il mondo (universo), ma solo in quanto esse stessa è unita all'Uomo e pensata de lui; ancora più importante, soltanto in quanto lo stesso Uomo, pensiero del mondo, è unito a Dio.

C'è un ulteriore aspetto del concetto della realtà di de Chardin a cui si allude nelle citazioni da A Scanner Darkly che merita di essere spiegato, vale a dire quello delle sue nozioni interconnesse di forma ed energia. L'Essere (assoluta realtà) nella conoscenza del mondo, emerge come verità nella scoperta del movimento dei fenomeni verso il massimo ordine, o unità (forma, struttura, organizzazione, finalità interna). Il multiplo totale del fenomeno (mondo/universo), allora, è fisicamente tenuto insieme nel tempo e nello spazio da un'interdipendenza organica dei suoi elementi attraverso l'influenza di forze di convergenza e attrazione. Intrinsecamente concatenata a questa nozione dl forma (struttura) è la nozione di de Chadin di energia, che costituisce la struttura interna degli esseri. Questa energia è di due tipi, tangenziale e radiale. L'ultima è spirituale ed interna, crescente e irreversibile, un'energia di assestamento ed unificazione. La prima è meccanica ed esterna, superficiale e periferica, una energia di dissipazione e dissociazione. L'energia tangenziale si manifesta con una tendenza verso il massimo ordine (forma, struttura), l'energia radiale con una tendenza verso il massimo disordine (ripetizione, inerzia, morte). L'intero modello di vita, poi, è intrecciato da una dialettica di continuità e discontinuità; contro l'ordine esiste sempre il disordine.

È questo aspetto del disordine, dell'energia radiale, che è il più pertinente alla citazione di de Chardin in A Scanner Darkly, per cui il tipo prevalente dell’energia radiale è l’entropia, quella che de Chardin chiama "la misteriosa involuzione del mondo". E l'entropia si risolve in una disorganizzata molteplicità, essendo la molteplicità l'inerzia, un arresto o una rottura, un ostacolo, una tendenza alla dissociazione. Questa molteplicità è, senza dubbio, dello stesso tipo di quella nominata nella citazione dl de Chardin:"… una zona dove la molteplicità non può affliggerlo…". Ciò significa, conseguentemente, mettere in evidenza implicitamente, penso, il fatto che il principale personaggio in A Scanner Darkly prova, cioè, la molteplicità o la dissociazione; per dissociazione nel senso psichiatrico si intende l'inconscio meccanismo di difesa che mette da parte atteggiamenti e impulsi conflittuali, un modo di soddisfare due opposti istinti e mantenere ancora un senso di integrità e di stima di sé. Nella sua forma estrema la dissociazione può risultare una perdita d'identità personale, o una scissione in due o più personalità contrastanti; entrambe queste cose accadono al personaggio Arctor/Fred in A Scanner Darkly.

Interessante quasi quanto la citazione sulla realtà da p. 126-127 in A Scanner Darkly è quella di pagina 81 nella quale la realtà è modificata dall'aggettivo acido, dove acido ha lo stesso significato che c’è in musica acida, cioè, fuori tono o riprodotta malamente, per cui c'è una citazione di "alte voci che cantano; una musica terribile". Una realtà che è fuori tono o riprodotta male implica il suo inverse, una realtà che è "in" tono o riprodotta "correttamente". Questo genera in effetti realtà contrastanti ed una possibile risposta alla domanda di Dick nella terza citazione, "Perché (la realtà) sembra essere diversa da persona a persona? Si può notare anche l'altro significato di acido e probabilmente il più comune, che è quello di gusto acre o amaro. Non è completamente inconcepibile che Dick intendeva che questo fosse una qualità secondaria del "post-gusto" della realtà percepita (sperimentata) da Arctor/Fred in A Scanner Darkly, di un tipo non diverso da quello accennato da un rigo del I atto, scena III del King Richard II di Shakespeare, "Le cose dolci al gusto si rivelano aspre alla digestione". O come Arctor potrebbe parafrasare, "la realtà, dolce alla percezione, si rivela acida all'esperienza".

Si paragoni, ora, questo con la parte della sesta citazione nella quale Dick afferma che "la realtà è, per me, non tanto qualcosa che si percepisce, bensì qualcosa che si costruisce. La crei più rapidamente di quanto essa possa creare te" Il significato di ciò può essere meglio compreso considerando brevemente quella che in filosofia viene tecnicamente chiamata la teoria coerente della verità. Questa teoria, che è una delle due tradizionali teorie della verità (l'altra è la teoria della corrispondenza), ha a che fare con la verità poetica, la verità creata da un processo costruttivo; realtà che è scoperta e in un certo senso creata dal vero e proprio atto della percezione.

Nella teoria della coerenza, il processo epistemologico è accelerato della percezione intuitiva; l'evidenza è sostituita dall'auto-evidenza. La tensione sta nell'esperienza individuale, nella visione individuale. Come Maupassant scrisse nel suo saggio "Le Roman", premessa del suo romanzo Pierre et Jean (1888), "quanto è puerile, in ogni caso, fare affidamento sulla realtà quando ognuno di noi si porta appresso la propria nelle propria mente e nel proprio corpo." Questo fa particolarmente eco alle parole di Dick di cui sopra e dà un'altra risposta alla sua domanda della terza citazione, "Perché essa (realtà) sembra esser diversa da persona a persona?" Come questo accada è anche spiegato da qualcosa che Ian Watt scrisse nel suo studio embrionale, The Rise of the Novel (1957): "dal Rinascimento in poi, c'è stata una crescente tendenza all'esperienza individuale, per sostituire la tradizione collettiva come ultimo arbitro della realtà" (l’enfasi è mia; n,d.a.).

La citazione sulla realtà che più rende perplessi è a pagina 96: "Strano come la paranoia si riagganci di tanto in tanto con la realtà, per un breve periodo", un concetto che si trova in due tra i primi romanzi di Dick. In Time Out of Joint (1959) si accenna a "l'occasionale offuscamento della realtà e la sua alienazione" e in The Game Players of Titan (1963) si sottolinea che "c'è una relazione tra la facoltà telepatia e la paranoia". Sebbene pensato inizialmente in risposta alle azioni di un altro personaggio, Barris, in A Scanner Darkly, Arctor presto include sé stesso: "sapendo quanto so io, mi sono comunque lasciato coinvolgere in questo balordo gioco paranoide…" (p. 100). Ma, che significa la riflessione dl Arctor? La paranoia è un disordine psicotico caratterizzato da lente delusioni di persecuzione e/o grandezza che si sviluppano sistematicamente. E mentre le delusioni della persecuzione, in generale, rendono categoriche le azioni di Arctor e dei suoi amici, pagine 96-100 qua e là, il collegamento con la realtà non è del tutto chiaro. Sarebbe più sensato se il cenno alla paranoia volesse riferirsi al tipo paranoico della schizofrenia. In. questa psicosi i più importanti sintomi sono scarsamente organizzati, internamente illogici, delusioni cangianti, spesso accompagnati da vivide allucinazioni uditive, visive o tattili. Il contatto individuale con la realtà si perde progressivamente fino a quando, in alcuni casi, c'è un totale distacco dalla realtà; la persona diventa apatica e indifferente a qualsiasi cosa sia al di fuori dl sé stessa; Come osserva il Dr. Bruno Bettelheim nel suo articolo Individual and Mass Behavior in Extreme Situations" (1943), l'io cerca rifugio nella schizofrenia quando la realtà "diventa insopportabile", una visione che è simile alla frase di T.S. Eliot riguardo al fatto che l'uomo non può sopportare· molto la realtà. È questo senso dl paranoia che dà più significato alla congruenza tra realtà e paranoia citata a pagina 96, in quanto essa descrive adeguatamente non lo stato mentale di Barris, ma quello di Arctor in A Scanner Darkly.

È ormai evidente che nonostante numerose incongruenze esistono abbastanza somiglianze tra le citazioni da dar luogo almeno ad una risposta al nostro quesito fatto quasi all'inizio e cioè quale realtà è reale, o più reale, quella di Fred o di Arctor; è una risposata che riflette i punti di vista espressi da Dick nelle sue citazioni. Notando, in particolare, le allusioni a de Chardin e la teoria della coerenza della verità, sia la realtà di Fred che quella di Arctor sono reali in quanto percepite individualmente e sperimentate da ciascuno. Ma, il fatto che Fred e Arctor siano uno nella stessa persona rende questa conclusione almeno problematica. Forse l'intera storia è una allucinazione avuta da Arctor nel bel mezzo della sua droga che ha accresciuto (o indotto) la schizofrenia ebefrenica. In tal caso, la prima citazione di Dick è un epiteto su misura per Arctor e per A Scanner Darkly: se sapessi che cosa è un'allucinazione saprei cos'è la realtà.






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