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Le realtà di Philip K. Dick


di Richard Lupoff


L'importanza di Philip K. Dick è sempre più riconosciuta, e quasi certamente continuerà ad aumentare durante gli anni 80. Dick non è un classico esempio di riconoscimento tardivo. Non di "fioritura tardiva" del suo lavoro essendo stato caratteristico, sorprendete, potete e incisivo fin dall'inizio. Questo non vuol dire che i suoi ultimi lavori sono insufficienti ma si mostrano sviluppati partendo dai suoi propri lavori iniziali. Al contrario i suoi romanzi più recenti – Flow my tears, the policeman said (1974) o il più notevole A scanner darkly (1977) sono chiaramente lavori superiori. L'ultimo in particolare mostra il talento di Dick per le caratterizzazioni sensibili, l'interpretazione allarmante dell'ambiente sociale, ristrutturamento che stordisce e il ritratto pessimistico di una distorta ma ancora riconoscibile realtà; tutto questo sottolineato da un sorprendente autore e terribilmente intriso da humor nero. Per molti anni Dick ha lavorato in una relativa oscurità; i suoi primi giorni rovinati, forse, a causa della sua prolificità che gli portò l'etichetta (sbagliata) di mestierante. Di questi giorni, Dick recentemente ha detto: "Ho avuto una quantità di storie pubblicate. Nel 1953 ho pubblicato 27 storie e almeno altrettante nell'anno successivo. Nel Giugno del 1953 avevo sette racconti nel cassetto contemporaneamente." (1)

La sua prima vendita è stata fatta ad Anthony Boucher, allora co-editor con Francis McComas di "Magazine of Fantasy and Science Fiction". Il racconto era "Roog" che apparve nel numero di febbraio del 1953 della rivista. La prima storia pubblicata, comunque, in distinzione dalla sua prima vendita, fu" Beyond Lies the Wub", in Planet stories di luglio 1952. Questa era seguita da "The Skull", "World of' If" settembre l952. Entro tre anni dalla sua prima pubblicazione Dick aveva pubblicato più di 100 racconti in quasi tutte le riviste di Sf esistenti allora: "Ma nessun editore americano mi contattò per fare un'antologia. Questo avvenne prima che scrivessi qualche romanzo. Rich & Cowan in Inghilterra mi contattarono con l'idea di pubblicare una raccolta di racconti. Erano incredibilmente semplicistici. Gli mandai diverse fantasie che erano state pubblicate in F&SF. E poiché le fantasie trattavano di bambini, Rich & Cowan dissero che erano storie per bambini; Così suppongo che il pubblico dei gialli di Agata Christie dovrebbero essere degli assassini… la mia idea originale per la collezione includeva diverse delle fantasie di F&SF… ma Rich & Cowan rifiutarono tutte queste. Le sole che furono scelte erano essenzialmente science fiction. Feci la selezione, in lungo e largo. Ogni storia che essi leggevano era una che una che io sottoponevo a loro piuttosto che una scelta da loro stessi. Ma essi continuamente eliminavano storie e io ne spedivo ancora, così ricevettero tre o quattro infornate di storie prima che essi fossero d'accordo sull'insieme. E l'insieme fosse abbastanza soddisfacente nello stesso tempo a me." (2).

Considerando qualcuno di questi racconti, Dick ha offerto una stima piuttosto differente negli ultimi anni: "Questo fece notare i più vecchi racconti della mia carriera, e nello stesso tempo definitivamente mi sembravano essere i migliori racconti che avessi pubblicato. Io penso ora che erano dei lavori molto minori. Ricordandoli vedo che c’è molta poca sostanza rispetto ai miei lavori successivi" (3).

Ma nonostante il rifiuto successivo dell'autore dei suoi primi lavori, essi erano molto interessanti per il lettore, indicando il punto di partenza per i successivi lavori di Dick e dimostrando in embrione alcuni duraturi interessi come:

- La perfidia e il pericolo implicite nella fede verso le macchine. In "Colony" un microscopio può soffocare chi lo usa, un'automobile letteralmente mangia il suo guidatore, (è una prima dimostrazione dell'humor nero di Dick, commenta 'Glub').

- La questione di dimostrare l'identità e la distinzione tra uomo e robot e androide. In "Impostor" un uomo è accusato di essere un robot che impersona sé stesso, e lotta disperatamente per provare la sua identità fino a che egli stesso dubita.

- Il miscuglio di filosofia mistica orientale e speculazione scientifica occidentale, l'azione reciproca, il conflitto e la possibile sintesi dialettica di tesi, come, più tardi sviluppata nella prima opera di grande successo di Dick, il romanzo The man in the high castle (1962). In "The turning Wheel" un congegno che esamina le probabilità è usato per predirre la prossima incarnazione di un burocrate – su un altro pianeta.

- Il potere distruttivo dell'amore ossessivo. In "Upon the Dull Earth" la riluttanza di un uomo ad accettare la morte dell'amata conduce al disastro universale.

Tutti questi temi si ritrovano nella successiva e più sviluppata produzione di Dick. La loro presenza in queste prime storie fornisce un’illuminazione sulla sua padronanza dei temi elencati in una forma prototipa

Per ottenere una chiara prospettiva dei suoi primi lavori sarà utile utilizzare quanto dice Philip K. Dick di sé stesso, il suo ambiente, e il campo letterario da lui scelto. Fortunatamente sono disponibili due brevi autobiografie di Dick pubblicate nel 1953. Queste saranno affiancate da una panoramica di ricordi dello stesso periodo, come li ha dati durante un'intervista nel Novembre 1977.

Nel numero di febbraio 1953 di Imagination, Dick pubblica un'autobiografia facente parte di una serie di ritratti intitolati "Introducendo l'autore". Questo è il testo: "Una volta, quando ero molto giovane, trovai una rivista sotto un comic book chiamato 'Stirring Science Stories' (4). Lo comprai, alla fine, e lo portai a casa, leggendolo lungo la strada. Cerano idee, vitali e creative. Un uomo si muoveva attraverso l’universo, giù nelle particelle sub-atomiche, nel tempo, non c'erano limiti. Una società, un dato ambiente erano superati. La Sf era faustiana, e portava una persona su e oltre. Avevo 20 anni, allora, ma vedevo nella Sf le stesse cose che vedo ora: un medium nel quale l’intero gioco dell'immaginazione umana può agire, ordinata, naturalmente, dalla ragione e da uno sviluppo coerente. Nel corso degli anni la Sf è cresciuta, maturata verso la più grande consapevolezza e responsabilità sociale. Mi sono interessato allo scrivere Sf quando vidi emergere dai cannoni a raggio lo studio dell'uomo in vari tipi di società complesse. Mi piace scrivere Sf; è essenzialmente comunicazione tra me stesso e altri così interessati come me nel conoscere dove queste forze ci stanno conducendo. Mia moglie e il mio gatto, 'Magnificat', sono un poco preoccupati circa la mia passione con la Sf. Mi piace molto leggere, ho file e mucchi di riviste, casse di notes e dati, parte di storie mai finite, un'enorme scrivania piena di materiale narrativo in vario sviluppo. I vicini dicono che sembra che "leggo e scrivo molto". Ma penso che vedremo la nostra dedizione ripagata in pieno. Possiamo ancora vivere per essere presenti quando le biblioteche pubbliche cominceranno ad avere le riviste Sf, e qualche giorno, forse, anche le biblioteche scolastiche.".

Nel numero di Settembre/Ottobre 1953 di Fantastic, Dick pubblica questa breve nota: "Apparso sulla terra circa 23 anni fa, a Chicago. Giornata fredda e piovosa. Trasferito rapidamente a Berkeley, California per ritornare al sole. Diventato adulto lentamente durante gli anni, ascoltando Bach, leggendo polverose riviste di fantasy di seconda mano, scrivendo piccole storie sinistre. Sposato a una giovane studentessa di antropologia dell'università (5) e, comprata una casa e un gatto. Sono finalmente scrittore. Greggi di piccoli ragazzi, tutti aficionados di Sf, mi salutano per strada. Ah', la fama!".

Una certa amareggiata ambivalenza verso la massa dei fan di Sf è visibile nell'autobiografia su 'Fantastic'; questa ambivalenza non era evidente nell'autobiografia su 'Imagination'. Nell'intervista di Sonoma del 1971 è visibile una reazione molto più negativa verso gli aficinados. presentandosi la sua espressione come una questione secondaria rispetto alla numerazione delle sue esperienze di lettura e di cultura da scrittore: "Dopo essere andato in California lavoravo part-time in un negozio di musica. Finalmente arrivai al punto di essere direttore del reparto dischi e potevo lavorare mezza giornata e dedicare allo scrivere l'altra metà. Feci la mia prima vendita a Tony Boucher per "F&SF' nel Novembre del 51. Frequentavo un corso di scrittura che lui teneva. Gli mostrai 13 differenti racconti contemporaneamente: Pensavo di avere una probabilità di venderne uno, forse, dei 13; che è esattamente ciò che successe, e dovetti correggerlo notevolmente per Tony… (6). Non c'è sostituto per un buon esempio di prosa. Mi piacciono veramente molto le storie di Moupassant, e i racconti di James T. Farrell hanno una tremenda influenza su mi me. Nella forma del romanzo, i realisti, francesi Flaubert e Stendhal e Balzac e Proust. E i russi, Turgenev e Dostoievsky, e qualcuno dei drammaturghi come Cekhov, per esempio.

In risposta alla domanda se allora lui non potesse svilupparsi sui lavori di Sf degli autori dei pulp come E.E. Smith, Dick dice: "Feci anche questo, ma la cultura di Berkeley, l'ambiente dl Berkeley, negli anni 40, imponeva realmente che ci si basasse su classici approvati. Se tu non hai letto qualcosa come Tom Jones, Moll Flanders, Ulysses, eri proprio messo da parte. Se tu andavi ad un party e non avevi letto USA di Don Passos… Io avevo letto molta Sf ma la pressione dell’ambiente - hai presente che alla fine degli anni 40 e inizi degli anni 50 la Sf era tanto guardata all'alto in basso che poteva essere equivalente ad un suicidio arrivare impaziente in un gruppo di persone e dire, "Ragazzi, ho letto una meravigliosa storia recentemente!". E allora essi dicono: "Bene, qual'è?" E allora tu dicevi: "È The weapon shop of Isher di A.E. Van Vogt". Voglio dire che essi ti avrebbero assalito con mezzi pompelmi e fondi di caffè dall'immondizia, se essi avrebbero potuto decifrare ciò che volevi dire. Soltanto che essi avessero conosciuto il nome.

Io non mentivo dicendo che mi piacevano Guerra e pace. Ho letto 'Guerra e pace' tutto da cima a fondo completamente ed è veramente stimolante. Mi piaceva realmente.

Naturalmente, c'era una specie di fandom, c'era la Little Men’s Science Fiction Marching and Chowder Society e conoscevo delle persone di questi gruppi. Ma erano tutti dei fenomeni veramente strani. Erano sgradevoli per me perché non leggevano la grande letteratura. Non c'ere nessuno che leggesse entrambe. Tu puoi essere in un gruppo di fan che ha letto Heinlein, Padgett e Van Vogt e nient'altro o puoi essere con persone che hanno letto Don Passos e Melville e Proust. Ma non potevi trovare i due assieme; e io sceglievo la compagnia di quelli che leggevano la grande letteratura perché mi piacevano di più come persone. I primi fans erano proprio degli gnomi fantastici: erano terribilmente ignoranti e persone strane. Così soltanto segretamente leggevo Sf, e poi volli scriverla e persone di Berkeley mi dicevano "Ma fai sul seri?" E questo mi faceva diventare furente. Lasciavo perdere il mio imbarazzo segreto e rispondevo "La mia Sf è molto seria!" - se non restavo muto perché diventavo così furente da non potere nemmeno parlare."

Philip K. Dick ha scritto una speciale prefazione per la sua ultima collezione The Preserving Machine. Ironicamente, la prefazione non appare in questo libro, ma invece in un giornale scolastico (7). In essa, Dick traccia un'interessante distinzione tra la short story e il romanzo: "Una short story può trattare di un assassinio, un romanzo di un assassinio e delle sue azioni generate da una psicologia che, se lo scrittore conosce il suo mestiere, ha precedentemente presentata. La differenza dunque, tra un romanzo e una short story, non è la lunghezza… C’è una restrizione in un romanzo non mantenuta nelle short story: l'esigenza che il protagonista sia abbastanza o sufficientemente familiare al lettore cosicché, qualsiasi cosa il protagonista faccia, il lettore può pure farla, nelle stesse circostanze… o, in caso di narrativa escapista, può piacergli fare. In una story non è necessario creare tale identificazione di carattere col lettore perché (uno) non c’è sufficiente spazio per tale operazione in in una story e (due) poiché il rilievo è sull'azione, non su chi agisce, e realmente non importa - dentro ragionevoli limiti naturalmente, chi in un racconto commette l'omicidio. In un racconto si conoscono i personaggi da quello che essi fanno; in un romanzo si ha un altro modo espressivo: si hanno i personaggi e essi fanno qualcosa che soffre di idiosincrasia emozionale dalla loro unica natura. Così si può dire che gli eventi in un romanzo sono unici, ma gli stessi eventi accadono più e più volte di nuovo in storie, fino a che, alla fine, una sorta di linguaggio cifrato è costituito tra il lettore e l'autore…".

Mentre questa valutazione sia stata formulata dopo, di fatto dal 1969 Dick ha quasi interamente abbandonato lo scrivere short stories per concentrare i suoi sforzi sui romanzi e occasionalmente saggi per gettare luce sul suo ultimo lavoro.

Non ci sono personaggi memorabili in questi racconti; piuttosto la loro forza sta negli straordinari eventi (e/o situazioni) descritti.

Tre di queste storie - "The preserving machine", "The little movement" e "Expendable" - erano stati originariamente venduti al consigliere e sponsor di Dick, Anthony Boucher, e apparvero nella rivista di Boucher. Era abitudine dl Boucher di scrivere delle lunghe introduzioni alle storie pubblicate nella sua rivista, piuttosto che dei brevi soffietti editoriali come la maggior parte dei pulps; i suoi commenti sulle storie di Dick erano di particolare interesse.

Per "The Preserving machine" diceva: "Nel novembre del 1951, Philip K. Dick vendette il suo primo racconto (a F&SF), possiamo aggiungere orgogliosamente), e in pochi mesi si è affermato come uno dei più prolifici professionisti del campo. Ormai è apparso in quasi tutte le riviste di Sf - e cosa che più stupisce, in ogni caso con storie perfettamente adattate alla predilezione del curatore e alle necessità della particolare pubblicazione. L'editore di 'Whizzing Star Patrol' e del "Quaint Cality Quarterly" sono in completo accordo su Mr. Dick come un collaboratore singolarmente soddisfacente. Anch'io la penso così; consideriamo quest'ultimo Dick esattamente il nostro tipo di racconto: dolcemente spiritoso, attento e acuto, con una sorprendente nuova idea che unisce scienza e fantasia" (8).

Per "The Little Movement" Boucher diceva: "È un fatto salutare che il campo della Sf produca costantemente nuovi autori con vigorose attitudini individuali. Oltre alle storie dei Vecchi Maestri, sullo stesso livello di queste nei due anni passati avete visto i lavori di Kris Neville, Chad Oliver, Mildred Clingerman, Zenna Henderson, J.T. McIntosh - nuovi scrittori di una statura che garantiscono per il futuro una alta qualità della Sf. Uno dei più sorprendenti di questi, nella nostra opinione, è Philip K. Dick, che ha fatto il suo debutto solo alcuni mesi fa. In "The Little Movement", il primo dei suoi molti contributi a F. & SF, Mr. Dick combina una sensazionale idea con una semplicità moderna e franchezza di scrittura garantita per produrre incubi che nessuna elaborazione gotica può emulare"(9).

Per "Expendable", Boucher diceva: "Philip K. Dick è al suo meglio quando sparge le irrazionalità che giacciono proprio al disotto della nostra tranquilla vita quotidiana. E sebbene disponga il suo apparato di fatti terrificanti, lo fa così chiaramente che la loro irrazionalità è soltanto apparente. Il quadro completo della nostra esistenza fa un'ottima impressione… a quelle persone interessate il cui primario interesse non è nell'uomo. (10-11).

È chiaro che Boucher ha di Dick un'alta stima. Che la stima fosse reciproca è indicato dalla seguente prefazione di "Preserving Machine" di Dick; "Tony Boucher - cosa farebbe la Sf senza di lui? - è stato il suo incoraggiamento che mi portò a tentare di far visionare le mie storie, non avrei mai immaginato che potessero essere vendute. Questa collezione è dedicata a Tony e a quanto egli ha rappresentato. Te amo, Tony. eternamente".

Queste tre storie sono tutti lavori di merito, benché non come dice Boucher.

"The preserving machine" che è una fantasy (la sono tutti e tre) e riflette l'interesse e la conoscenza di Dick per la musica classica. Vi sono riferimenti a Mozart, Beethoven, Schubert, Brahms, Wagner, Bach e Stravinsky. Questo racconto fu scritto durante il periodo in cui Dick lavorava in un negozio di dischi. La storia è la più divertente concepita - la conversione di un quintetto di Mozart in un uccello, una composizione di Beethoven in uno scarabeo, e così via. Ma non è molto più di questo, un concetto divertente. "The little movement", malgrado l'approvazione entusiasta di Boucher non è realmente così originale come idea. Il capriccio del bambino per i suoi giocattoli viventi (sia benevoli che malevoli) è quasi universale. Ma la storia riassume un'opinione di Dick. Nell'intervista a Sonoma, egli si espresse così:

"Mi ritrovo con una sorta di contrasto sulle mie fantasie perché le mie prime storie di fantasy erano essenzialmente storie psicologiche. Erano imperniate sull'ansietà quale animali e bambini possono sentire, in cui la cosa che era temuta realmente viene alla vita ed è trattata obiettivamente. Ed io proprio smisi di scrivere queste cose perché le persone potrebbero dire "Bene, non c'è realmente una cosa come… "

Le opinioni potevano prendere questa direzione. Così finalmente smisi di scriverne e cominciai a scrivere direttamente Sf. Abbandonai la fantasy perché quello che io ritenevo fantasy non era evidentemente quello che altre persone pensavano per fantasy.

La mia idea di fantasy era qualcosa in cui gli elementi archetipali diventavano oggettivizzati, e si ha un'esteriorizzazione di quelli che sono i contenuti profondi.

Ricordo che usavo un termine preciso per queste storie "Inner projection stories".

Storie dove il contenuto psicologico profondo era proiettato sopra il mondo esterno e diventava tridimensionale e reale e concreto. Scott (Meredith), il mio agente, mi scriveva lettere incredibilmente lunghe dicendo che non era possibile una tale cosa.

C'era il mondo profondo dei sogni, fantasie e l'inconscio, e c'era il mondo esterno obiettivo e i due non si mischiavano mai. Così smisi di scriverne. Ma in seguito, quando mi affermai molto saldamente nel campo della Sf cominciai ad usa questo mezzo in libri come The three Stigmata of Palmer Eldritch. Ritornai a ciò che avevo cercato di fare all'inizio oggettivizzando il contenuto profondo dell'incubo nel mondo esterno, così lentamente cominciai a reintrodurre questi elementi nei miei scritti.

Ora noi abbiamo l'inconscio collettivo di un certo numero di persone che è proiettato e forma un oggetto di colpa, Ho letto diverso materiale interessante sull'argomento - Jung ebbe una grande influenza su di me."

Di queste tre storie, "Expendable" può ben essere la più sorprendente e suggestiva nei primi temi di Dick. Come in The Terras (1917) di Machen noi vediamo un complotto di umili creature della terra per distruggere l'Uomo. Ma Dick elabora l'idea sviluppando due forze in lotta di bestie (attualmente insetti), una nemica dell'Uomo l'altra amica, Ancora, dove Machen usa l’idea per fare una storia d'inganno e paura, Dick fa in "Expendable" un contorto esercizio alla Benet o Collier, E la fine è più tipicamente dickiana: il protagonista, vicino a essere divorato da insetti cattivi, è rassegnato, diffidente, addirittura mortificato. E l'intero pezzo è sorprendentemente divertente!

"Impostor" fu la sola storia che Philip Dick abbia venduto a John Wood Campbell jr., l'editor per molti anni di Astounding/Analog e 'decano' della Sf. L'opinione di Campbell su Dick era apparentemente non troppo alta, e neppure quella di Dick su Campbell, come si espresse nell'intervista a Sonoma: "Campbell stesso diceva che le storie erano pazzesche. Comprò una storia, "Impostor". ma mi disse che quel psi doveva essere una premessa: psi è una necessaria premessa per una storia di Sf. E io avevo un pregiudizio molto forte sui poteri paranormali in una storia di Sf. Pensavo che fosse una forma dell'occulto e non le si doveva permettere di invadere la Sf.

Ho cambiato il mio pensiero da allora. Ma a quel tempo pensavo del psi come stregoneria, come superstizione, Ma ora penso che questi poteri esistano. Penso che siano reali".

Sebbene solo due delle storie in An handful of Darkness furono pubblicate in riviste edite da H,L, Gold - "Colony" in Galaxy Sf nel Giugno 1953 e "Upon the Dull Earth" in "Beyond Fantasy Fiction" n. 9 1954 - questi erano solo due di un grande numero comperate da Gold, Nell'intervista a Sonoma Dick disse: "Horace Gold ed io ci scrivevamo continuamente, In seguito ebbi una terribile lite - era il '54 - con Horace Gold, Perché Gold avrebbe voluto cambiare alcune parti dei tuoi lavori e aggiungere scene interamente nuove e nuovi personaggi senza dirti niente, pubblicarlo e tu potevi scoprire improvvisamente d’aver collaborato con Horace Gold. Arrivai proprio al punto in cui non potei più sopportarlo e gli dissi che non voleva più sottomettermi finché non avesse cessato di tagliare scene e di metterne altre. E non gli sottoposi più racconti per Galaxy fino a quando non cessò di essere lui il curatore, Questo era il mio principale mercato in quel periodo, così affrontai un tremendo rischio finanziario nel fare ciò. Ma ero nel periodo in cui stavo per rivolgermi alla forma del romanzo. Presi quindi a contattare Donald Wollheim."

Le due "Gold" storie in A Handful of Darkness sono probabilmente le più significative del libro. Come Boucher ha indicato, il primo Dick era un autore versatile, capace di fornire ad ogni editore il tipo di racconto richiesto per un dato periodo. Gli interessi di Gold erano per la satira sociale e il brio. Queste caratteristiche, insieme qualche volta a interrogativi solipsistici sulla natura della realtà e la nostra presa epistemologica della realtà, hanno marcato tutti i maggiori successi di Dick. La misura in cui Gold ha positivamente influenzato Dick, in confronto a quella in cui i loro interessi e vedute semplicemente coincidevano, è ipotetica, ma non ci sono analogie.

L’attualità scientifica - o pseudoscientifica - del tema di "Colony" è lontano dall’essere originale di Dick. È stato trattato, con minori variazioni, da Isaac Asimov, ("Misbegatten Missionary"), Galaxy Novembre 1950), John W. Campbell ("Who Goes There?", Astounding agosto 1938) e Donald A. Wollheim ("Mimic", Avon Fantasy Reader n. 3 - 1947). Quello che fa dell'uso di Dick qualcosa di distintivo è la paranoia-ispiratrice (o paranoia ispirata!) delle immagini dell'asciugamano che attacca chi lo usa, i guanti che uccidono chi li porta, il pavimento che divora i piedi di chi ci cammina sopra, e finalmente la nave della fuga che divora tutti i suoi passeggeri! Se i nostri più fidati congegni sono pronti ad inghiottirci ad ogni momento, quale tranquillità possiamo trovare nel mondo?

"Upon the Dull Earth" è un racconto di gran lunga più triste di "Colony". Tratta di una profonda questione di moralità, cucinata in una bizzarra mistura di credenza tradizionale cristiana e puro spiritualismo tipo Arthur Conan Doyle. Ancora in questa molto seria, spaventosa e deprimente storia ci sono presenti chiari tocchi dickiani del luogo comune e concreto. Così il bordo d’acciaio degli occhiali di Miss Everett, e il creatore del nome del marchio del caffè Silex. Tali tocchi erano tipici delle riviste di Gold, e erano, e lo sono ancora, tipici della narrativa di Dick.

Due racconti di fantasy erano pure inclusi: "The Cookie Lady" (da "Fantasy Fiction del giugno 1951, ed. da Lester del Rey) è un normale racconto dell’orrore soprannaturale, un racconto di vampiri, in effetti, in cui il vampiro ruba alle sue vittime la giovinezza piuttosto che il loro sangue. Ma mentre la storia appare esile a una prima lettura, successive considerazioni rivelano un'amarezza e un'ambiguità morale, provocando una simpatia per il vampiro uguale - e forse più grade - alla simpatia per le sue vittime. E "The Builder" (da Amazing Stories - Dicembre/Gennaio 1953-54) è decisamente una storia esile, del tipo scritta da un principiante. Malgrado la debolezza della storia, Dick parla bene di Howard Browne, il suo editor a Amazing.

"Howard Browne mi aiutava in ogni modo. Era un editor molto buono. Definiva il tipo di storia che egli credeva che io potessi ben scrivere, ed era veramente corretto."

Quattro delle rimanenti storie possono essere riguardate come sforzi minori tipiche delle riviste di Sf di quei giorni.

"Planet for transient" (Fantastic Universe) ci proietta in una terra radioattiva del futuro, in cui le mutazioni sono la norma e l'uomo "normale" è il diverso. "The impossible planet" (Imagination) è tematicamente legato a "Planet for transient", svolgendosi nel più distante futuro, nel quale la terra è una rovina semi-leggendaria. "Prominent Author" (If) e "The Indefaticable Frog" (Fantastic story magazine) sono due storie, una condotta con una forma circolare nel tempo, l'altra con il Paradosso di Zenone. Sono ambedue leggibili e divertenti, ma banali. E "Progeny" (If) è una storia che non ha avuto un buon risultato, basata sulle chiare differenze in attitudini fra le generazioni. Molto più interessanti sono "Exhibit piece" e "The turning wheel". La prima storia (If, Agosto 1954) è uno dei primi lavori sul problema della natura della realtà. Specificatamente, il suo eroe divide la sua vita tra una 'reale' futura, ed un museo della cultura degli anni 50 - e col tempo perde la capacità di discernere la realtà da quella costruita: "Guarda Grunberg. O questa è una esposizione sul livello R dell'Agenzia Storica, o io sono un uomo d'affari della classe media che cerca salvezza nella fantasia." Lao-Tze era un filosofo che sognava di essere una farfalla o una farfalla che sognava di essere un filosofo?

L’uso di questo tipo di interrogativi è naturalmente una strategia completamente familiare a Dick, ricorrendo continuamente in tutti i suoi lavori successivi, incluso Ubik, The three stigmata e molti altri, e ultimamente nella soluzione finale di A scanner darkly.

Finalmente "The turning Wheel" (Science fiction stories n. 2-1954; Robert W. Lowndess editor) è uno dei più densi e remurenativi dei racconti di Dick. Disegna un bizzarro futuro, ad un tempo bello e brutto; un interessante sistema di caste con Bardi alla sommità e Tecnici ai bottoni, con alcune canzonature (vedi la figlia dell'agricoltore e il commesso viaggiatore) e ancora una botta a L. Ron Hubbard ("Elron Eu") che dal 1954 ha abbandonato la sua professione di scrittore di Sf per promuovere la Dianetica e la Scientologia.

Per l’azione reciproca delle filosofie orientale e occidentale che, accoppiate con i profondi interessi morali di Dick, sensibilità umana, e l'ossessione per i molteplici aspetti della realtà (o per gli aspetti delle molteplici realtà) che lo conduce a The man in the high castle e al suo primo riconoscimento significativo come scrittore di importanza.


Note:

1- intervista con Philip K. Dick, condotta da Richard A. Lupoff a Sonoma, California, nel Novembre del 1977

2 - ibidem

3 - ibidem

4 – Stirring Science stories era uno dei due pulp di Sf edito da Wollheim, tra il febbraio 1941 e il marzo 1942. La seconda era Cosmic Stories. Stirring era la più interessante delle due, essendo internamente divisa in due riviste, "Stirring Science Piction" e "Stirring fantasy Fiction", anticipando la formula Ace Double book inventata da Wollehim una decina d’anni dopo. Sebbene Stirring e Cosmic operassero con budget non esistente, Wollheim le riempì con storie di sorprendente qualità, per lo più provenienti dai suoi colleghi membri dei Futurians, organizzazione di fan di sf e attivisti politici di New York. Così egli stampò trai i primi lavori di Cyril Kornbluth, James Blish, Isaac Asimov, Fred Pohl, Damon Knight e sé stesso.

5 - Dick studiò all'università di California a Berkley nel 1950, iscritto a filosofia superiore, ma presto si ritirò

6 – Il solo altro membro della classe di Boucher che ottenne successo fu Ron Gonlart, un prolifico autore di sf.

7 - Science-Fiction Studies, March 1975. Ristampato in Sf studies, Gregg Press 1976

8 - Magazine of fantasy and science fiction, giugno 1953.

9 - Magazine of fantasy and science fiction, novembre 1952.

10 - Magazine of fantasy and science fiction, luglio 1953.

11- Sebbene le introduzioni di 'F&SF' sono attribuite a Anthony Boucher (pseudonimo di William Anthony Parker White), c'è una certa possibilità che alcune di queste possano essere state scritte dal co-editor di Boncher, J. Francis McComas, o da Boucher e McComas in collaborazione. Boucher è morto. McComas è inabile, a causa di una debole salute, per rispondere al quesito. Una breve intervista con la vedova dl Boucher e la prima moglie di McComas (condotta a Berkeley e Oakland rispettivamente, ambedue nel Dicembre 1977) non è stata sufficiente a determinare l'autore delle introduzioni. Comunque, tenuto conto che Dick era stato studente dl Boucher, e che aveva sottomesso le storie alla rivista attraverso Boucher piuttosto che con McCovas, molto verosimilmente Boucher era l'autore delle introduzioni dei racconti di Dick.






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