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Digressioni sopra uno studio su "A Scanner Darkly" di Philip K. Dick n. 4


di Frank C. Bertrand


(La prima pagina manca, nella fanzine, dimenticata nella stampa)


La consapevolezza di Arctor/Fred E la valutazione della sua situazione, però quasi non è così intensa come quella del Dr. Jekyll per la propria. Fred osserva che "Quando ci arrivi, pensò, Arcter sono io. Sono io l'uomo sullo schermo… sono andato in poltiglia; il mio cervello è poltiglia. Questo non è reale. Io credo ha tutto ciò, guardo quello che sono io, Fred… che era Fred laggiù senza io suo alterabito; perché è così che Fred si presenta quando non ha. non ha l’alterabito" (pag. 156). Più sopra Arctor si meraviglia "quanti Bob Arctor esisteranno realmente? Che pensiero strano, e fottuto. Due per quel che posso immaginare, pensò. Quello chiamato Fred, che controllerà quello chiamato Bob. La stessa persona. Ma è proprio così? Fred è proprio la stessa persona di Bob? Qualcuno saprebbe rispondere? Io dovrei essere in grado di farlo, se mai c’è qualcuno che lo possa fare, perché io sono la persona al mondo a sapere che Fred è Bob Arctor. Ma, pensò, io chi sono? Quale dei due è sé stesso? (p. 75). E poi c'è quello che Barris dice su Arctor, "ci sono parecchie cose che riguardano Bob Arctor e che tu non conosci… che nessuno di noi conosce. Tu hai una visione semplicistica e ingenua, e credi di lui ciò che lui vuole che tu creda… Io sono giunto al punto… da notare in lui certe contraddizioni. Sia nella struttura della sua personalità che nel suo comportamento. Nel suo rapporto totale con la vita. Nel suo, per così dire, stile interiore" (p. 43).

Potrebbe sembrare che la mia opinione sia semplicistica, in verità, e che ci siano delle contraddizioni. All'inizio del romanzo a pagina ventuno si trova "Nel suo alterabito, Fred, che era anche Robert Arctor" oppure "Fred, cioè Robert Arctor" o "Fred, o Robert Arctor, o chi altri era" (pp. 22-24), frase che si è ripetute nella pagina successiva. Poi Fred pensa "gli succedeva sempre di avere una strana percezione della propria identità… che cosa è l’identità?... Dove ha termine l'atto? Nessuno lo sa" (pp. 26-27). Pure a pagina ventisette si trova la frase "Arctor-Fred-Chi-Diavolo-Mai". Il personaggio Arctor/Fred in A scanner darkly di Dick, pertanto, è consapevole della sua doppia personalità, ma come Arctor dice "Chi di loro è me?" (accentuazione aggiunta, n.d.a.). Cioè quale persona è quella reale? Quale è l'originale e quale la personalità sdoppiata?

Notate che c'è un progredire di genere indefinito, da "Fred", che era anche Robert Arctor" a "Fred, Robert Arctor" a "Fred, Robert Arctor checchessia" a "Arctor-Fred-Chi-Diavolo-Mai". Inoltre, il personaggio Arctor/Fred appare per primo in A Scanner Darkly in contrapposizione all'essere introdotto come "la macchia vaga" dall'anfitrione all’Anaheim Lions Club: "Nel suo alterabito, Fred, che era anche Robert Arctor, gemette e pensò: Che cosa tremenda (p. 21, accentuazione aggiunta, n.d.a.). Ma questo è il narratore che parla, non Arctor o Fred. Quattro paragrafi più sotto si trova questo dialogo:

"Ma ad essere così almeno per un momento", continuò l'anfitrione, "l'uomo qui presente… " Fece una pausa, cercando di ricordare.

"Fred", disse Bob Arctor. "S.A. Fred" (p. 21).

Ancora, questa, è una identificazione narrativa, come lo sono quelle nella suddetta progressione, e tutto ciò ci fa sapere che il narratore è tanto insicuro quanto Arctor/Fred. Il sottinteso, tuttavia, è che la persona originale sia Bob Arctor. Ma, Arctor non lo era. Oppure si? "Naturalmente Fred nel suo alterabito faceva rapporto, oltre che su tutti gli altri, anche su sé stesso. Se non lo avesse fatto, il suo superiore - e attraverso di lui l'intero apparato di polizia - sarebbe stato infermato dell'identità di Fred con e senza alterabito. Gli agenti segreti lo avrebbero riferito, e molto presto lui come Bob Arctor… " (p. 59, accentuazione aggiunta. n.d.a.). Da ciò si potrebbe dedurre che Fred è la persona originaria e che è ben consapevole del suo ruolo nascosto come "Bob Arctor". Tuttavia, questa è una conclusione tutt'al più semplicistica non sostenuta conclusivamente dai fatti. Vero, abbiamo detto molto più su Bob Arctor dell'A.S. (Agente Speciale?) Fred e Arctor è "in scena nel romanzo per la maggior parte del tempo. Si viene a sapere che Arctor "nei tempi passati" (p. 63) aveva una moglie, due piccole figlie e che lavorava come investigatore di una assicurazione fino a che lui "aveva sbattuto le testa in cucina mentre cercava la padella del pop corn ed aveva trovato una soluzione migliore- (p. 92). Capisce che la sua "vita era stata priva di emozioni, di avventure. È stata troppo sicura e tranquilla. Tutti gli elementi che l'avevano costituita erano davanti ai suoi occhi, e non avrebbe mai potuto aspettarsi niente di nuovo" (p. 63). Nel "Mondo buio in cui ora dimorava, gli si aprivano continuamente davanti cose sgradevoli e sorprendenti e di tanto in tanto anche una piccola cosa meravigliosa; non poteva fare affidamento su niente" (p. 63). La botta e la ferita sul cuoio capelluto causata dallo spigolo di uno stipo della cucina hanno qualcosa a che fare con la doppia personalità di Arctor/Fred? Indirettamente, apparentemente. È quasi troppo facile supporre che il Bob Arctor nella cui vita "non potrebbe accadere niente di nuovo" opti per un lavoro come agente segreto di narcotici con il Dipartimento dell'Orange Country Sheriff avendo S.A. Fred cerne copertura, e divenga il Bob Arctor che "non può contare su niente." Notate, ancora, che Fred, mentre parla con due amici agenti, dice "Io ho due bambini… due ragazzine". Bob Arctor e Fred sono ovviamente ancora la stessa persona, non è. definitivo che Arctor sia la persona originaria. È altrettanto plausibile che Fred, un agente della narcotici, abbia assunto un ruolo segreto detto "Bob Arctor'' completo di vita passata e poi a causa della droga Sostanza M, sebbene si tratti di un ruolo segreto, trovi sempre più difficile mantenere separate le due identità.

Ciò che è sicuro è che né Bob Arctor né Fred lo sanno per certo. Come dice Alice, in Alice's Adventures in Wonderland (1865) di Lewis Carrol, quando il bruco la sfida a giustificarsi, "Non posso giustificare me stessa, mi dispiace, signore… perché non sono me stessa, capisce." E nemmeno Arctor Fred è sé stesso dopo l'uso della Sostanza M. Arctor/Fred è, da questo punto di vista, simile a Pellig, un personaggio del primo romanzo di Dick, Solar Lottery (1955). Sebbene sia un androide artificiale, Pellig acquisisce una "sorta di mente multipla" quando personalità/intelletto umane vengono elettronicamente trasferiti in lui per controllarlo. Ma i risultati sono caotici e Pellig diventa "una persona spezzata artificialmente segmentata in complessi slegati, ciascuno con un proprio impulso, caratteristiche e strategia" (p. 132). L'esperienza di Arctor/Fred, come quella di Pellig, è una interpretazione raggelante, in parte, di ciò che Harry Haller, in Steppenwolf (1927) di Herman Hesse, impara del "Trattato sullo Steppenwolf". Questo trattato fa sapere a Harry che gli uomini hanno un innato bisogno di considerare la propria persona come una unità:

E se mai il sospetto della loro multiforme essenza baleni ad uomini di insoliti poteri e di insolite delicate percezioni, cosicché, come tutti i geni devono, essi si aprono un varco nell'illusione dell'unità della personalità e capiscono che le propria persona è composta da numerosi io, basta appena che dicano questo e ad un tratto la maggioranza li mette sotto chiave, chiama la scienza in aiuto, stabilisce che si tratta di schizofrenia e protegge l’umanità dal bisogno di ascoltare il grido della verità dalle labbra di queste sfortunate persone.

Arctor/Fred non è un uomo di poteri insoliti né di insolite delicate percezioni, ma è "forzato", per così dire, direttamente dalla droga Sostanza M, Ad aprirsi un varco a forza attraverso l'illusione dell'unità della personalità e nel far ciò sperimenta la "schizofrenia". Ed è la sua schizomania che meglio indica la natura di Arctor/Fred come doppio in A Scanner Darkly.

La parola schizofrenia (un termine coniato nel 1911 dallo psichiatra svizzero Eugen Bleurer) letteralmente significa personalità spaccata; in greco, schizein significa "spaccare". E, come un ufficiale medico in A Scanner Darkly, spiega a Fred, "In molti di quelli che usano la Sostanza M, si presenta una netta separazione tra l'emisfero destro e quello sinistro del cervello. C'è una perdita della corretta gestalt, che è un difetto interno sia del sistema percettivo che di quello cognitivo, sebbene apparentemente il sistema cognitivo continui a funzionare normalmente" (p. 110) Si possono sperimentare "pensieri non suoi. Come se un'altra persona e intelligenza stesse pensando. Diversi dal modo in cui lei li penserebbe" (p. 111) Così, ad un certo punto, "l’altro lato del suo cervello si aprì e gli parlò con maggior calma, come se un altro sé stesso con un messaggio più semplice… " (p. 169). Ciò ci ricorda il modo in cui R.D. Laing definisce la schizofrenia nel suo libro The Divided Self (1969): "Il termine schizoide, si riferisce ad un individuo di cui la totalità dell'esperienza è spezzata in due direzioni principali: in primo luogo, c'è una spaccatura nel suo rapporto con il suo mondo e, in secondo luogo, c'è una distruzione del suo rapporto con sé stesso… non sente sé stesso come una persona completa ma piuttosto come "spezzata" in vari modi, forse come una mente più o meno tenuamente collegata ad un corpo, come due o più personalità; e così via."

Non è una sorpresa, allora, che Arctor/Fred sviluppi la schizofrenia, che diventi una personalità spezzata. Mostra, in effetti, un comportamento caratteristico della schizofrenia ebefrenica e paranoica. Il primo aspetto implica la perdita di contatto con la realtà appena tutte le principali funzioni divengono progressivamente disorganizzate e distorte, mentre il secondo comprende fantasie scarsamente organizzate, internamente illogiche, mutevoli, spesso accompagnate da vivide allucinazioni. Due episodi in particolare esemplificano la paranoia di Arctor/Fred. Il primo è un’allucinazione uditiva quando Arctor "sentiva in testa voci che cantavano sonore: una musica, come se la realtà che lo circondava si fosse inacidita… tutto era diventato rancido, come se il suo mondo si fosse putrefatto… come se andasse nell'atto di marcire, sprofondare alla vista al suono all'odore" (p. 81). Questo è ripetuto. molti paragrafi dopo, come "Mille vocine risuonarono argentine, chiare, e l'odore recedeva finalmente. Mille vocine che urlavano la loro stranezza… " (p. 63). Il secondo, e più curioso, fatto è una allucinazione visiva che Arctor sperimenta inizialmente. Durante una notte con una "affascinante piccola balorda bucata" chiamata Connie, lui "si voltò verso la ragazza accanto a lui e vide Donna Hawthorne… La distingueva il volto nitidamente… lui rimase a guardarla (nondimeno), e poi, a poco a poco, ritornò a vedere Connie… Connie e non Donna; una ragazza, non l'altra" (p. 158). Questo incontro di prima mano è ripetuto più tardi, di seconda mano, da Fred quando si siede sorvegliando le registrazioni sul monitor dell'olorivelatore cinque "… E poi notò qualcosa che prima non aveva notato. Ma quella non può essere che Donna Hawthorne! È assurdo… Fece arretrare l nastro, poi lo rimandò in avanti. Bob Arctor e una pollastrella, ma non Donna… e poi… i duri lineamenti di Connie si fecero confusi e si addolcirono, e diventarono il volto di Donna Hawthorne" (p. 170). Questo confuse completamente Fred. Riavvolse il nastro, congelò un fotogramma nell'ingranditore, proseguì nella proiezione olografica tridimensionale per scrutare la faccia della ragazza, e decise che gli era stato fornito un nastro falso o che si era verificata una interferenza di immagini (e di suoni). Ma poi, quando lo fa scorrere ancora una volta, nota che Arctor fissa ripetutamente la ragazza addormentata" e si rende conto che "anche Arctor l'ha vista" (p. 171). In rapporto con il pensiero di Fred su un'interferenza d1 suoni si deve osservare che in due differenti occasioni gli ufficiali medici dicono quasi la stessa cosa. "Sente forse dei discorsi incrociati?" (p. 111) "Noi lo chiamiamo rapporto chiasmico. In relazione ai fenomeni di cesura cerebrale" (p. 205). Queste immagini ripetute e questi riferimenti alle interferenze descrivono efficacemente per mezzo della loro vera natura (sono essi stessi di tipo schizoide) il grado del disgregamento di Arctor/Fred, la sua schizofrenia. C'è qui un significativo sdoppiamento soggetto-oggetto, una polarizzazione tra il proprio io (prima Arctor, poi Fred) e la propria immagine sul rivelatore olografico (lo scrutare nel buio del titolo del romanzo), uno sdoppiamento e un assorbimento e isolamento e assorbimento, che, in accordo con R.D. Laing, è lo stadio finale della schizofrenia. Il rivelatore olografico, in effetti, trasforma il soggetto (Arctor) in oggetto di osservazione di qualcun altro (di Fred), sia che questo qualcun altro sia effettivamente un'altra persona sia, in questo caso, che si tratti di uno schizofrenico altro-io. Come Arctor profeticamente medita ad un certo punto in A Scanner Darkly, "che cosa vede un analizzatore?... Un analizzatore passivo a raggi infrarossi… riesce a vedere dentro di me, dentro di noi, chiaramente o confusamente?" (p. 181)

Allucinazioni uditive seno pure comuni alla ebefrenia. Le "migliaia di vocine" che Arctor sente, pertanto, hanno una doppia funzione. Più importante, però, è che nell'ebefrenia la disgregazione finale della personalità è più grande che negli altri tipi di schizofrenia. E la personalità di Arctor/Fred manifesta chiaramente una quasi completa disgregazione, culminante completamente (oscuramente!), nel capitolo tredici di A Scanner Darkly. Il suo fantasticare sessuale sulla ragazza nell'attillato vestito blu, "Se me la sbattessi e la mettessi incinta… i bambini verrebbero senza faccia. Solo macchie confuse" (p. 212), il suo sconcertante ultimo incontro con Frank, "Io sono Bob Arctor? Non ci poteva credere. Non aveva alcun senso per lui. Non si accordava con niente che egli avesse pensato o fatto; era grottesco" (p. 222), e la corsa a NewPath con Donna, "Io non posso fare all'amore. Il mio coso è sparito." (p. 229), sono tutti elementi indicativi della disgregazione ebefrenica di Arctor/Fred - una disgregazione vividamente illustrata quando due addetti di New-Path stanno "a osservare quella cosa sul pavimento che vomitava e rabbrividiva e si sporcava… (p. 230).

Ore, ci si dovrebbe ricordare che la schizofrenia di Arctor/Fred è dovuta, o almeno fortemente accelerata (accentuata), dall'uso della droga Sostanza M. Ci sono, tuttavia, due circostanze in A Scanner Darkly le quali implicano che la sua schizofrenia è forse indotta, e aggravata, dalle circostanze, dall'ambiente. "Mentre vagava così senza una meta lungo le strade, insieme con ogni sorta di persone, gli succedeva sempre di avere una strana percezione della propria identità" (p. 26). E, "Ma più tardi Fred si evolveva e diveniva Bob Arctor, là sul marciapiede a metà strada tra il chiosco e la stazione di rifornimento Arco… e i colori e le sensazioni tremende gli tornavano, che lui volesse e no" (p. 57). Poiché lo scenario di A Scanner Darkly comprende due distinti gruppi culturali, i "drogati" e gli "onesti", ciascuno con il proprio modo di vita e la propria scala di valori, vale la pena di chiedersi se l'ambiente è destinato a rispecchiare simbolicamente la schizofrenia di Arctor/Fred o Arctor/Fred rispecchia l'ambiente? Cioè, Arctor/Fred era schizofrenico prima di usare per la prima volta la Sostanza M? A questo proposito, è utile riferire uno dei principali punti nel libro di Michel Foucoult, Pazzia e Civiltà (trad. 1965). Nel discutere l’uso delle parole "realtà" e "sanità mentale" come termini di approvazione, riservati a modi di essere culturalmente accettati, Foucoult stabilisce che una cultura che produce una tale completa dicotomia nella propria esperienza del mondo - approvandone una grossa fetta, disapprovandone e conseguentemente reprimendone un'altra grossa parte - è essa stessa pazza, è schizofrenica, nel senso che essa preferisce frammentare la sua esperienza ed isolare certe aree le une dalle altre. Questa è una adeguata descrizione del mondo di Arctor/Fred in A Scanner Darkly, sud California 1994 circa, un luogo ed un tempo che preferisce frammentare la propria esperienza ed isolare certe aree le une dalle altre, cioè, gli "onesti" avevano fortificato le zone degli acquisti e i complessi di appartamenti che li isolano dai "drogati". Che la letteratura possa applicare frequentemente le definizioni di Focault della cultura schizofrenica è confermato dall'avvincente libro di John Vernon, The Garden and the Map (1973), dove afferma che la "divisione del mondo in movimento concretizzato e aree isolate è un importante elemento strutturale del romanzo realistico: (p. 17). Inoltre il "romanzo verista è realista, si serve di una potenziale schizofrenia soggetto-oggetto, e manifesta questa schizofrenia attraverso la struttura dello spazio oggettivo" (p. 43).

A sostegno sia della tesi di Foucault che di Vernon c'è un dotto trattato intitolato The Social Construction of Reality (1966) di Peter L. Berger e Thomas Luckmann. (Proprio per questo succede che c'è un personaggio chiamato Luckmann in A Scanner Darkly). Nel loro libro, Berger e Luckmann affermano che:

"ogni istituzione ha un gruppo di formule della conoscenza trasmessa, cioè, della conoscenza che fornisce le regole di condotta istituzionalmente adeguate…Poiché questa conoscenza è socialmente oggettiva come conoscenza, cioè, come un insieme di verità generalmente valide nei confronti della realtà, ogni radicale deviazione dall'ordine istituzionale appare come un allontanamento dalla realtà."

Il loro "ordine istituzionale" è analogo ai "modi di essere culturalmente approvati di Faucault, ed entrambi possono essere paragonati agli "onesti" in A Scanner Darkly. La dedizione di Arctor/Fred alla droga è pertanto, per gli "onesti" una "radicale deviazione", un allontanamento dalla loro realtà. Anche loro, l'"onesta" società, sono responsabili della loro dedizione alla Sostanza M, usandolo per cercare o trovare quelli che producono la droga. In un certo senso, allora, la condizione schizoide di Arctor/Fred è aggravata, se non inizialmente generata, dal suo ambiente. una parte del quale è la "onesta" società di Fred e l'altra la società "drogata" di Arctor, e conseguentemente incrementata dalla Sostanza M. Un'analoga spiegazione avviene in Martian Time-Slip (1964) di Dick. Là, mentre Jack Bohlen sta aggiustando una macchina androide insegnante, ipotizza che:

"… schizofrenia era un grave malanno che colpiva presto o tardi ogni famiglia. Essa presupponeva semplicemente una persona che non avrebbe potuto vivere fuori dai concetti base inculcati in lui dalla sua società. La realtà da cui lo schizofrenico si ribellava - e a cui non si associava mai per primo - era la realtà di un modo di vivere interpersonale, di vita in una data cultura con dati valori... (p. 64)

Questa concezione e la posizione di Arctor/Fred riecheggiano l'antitesi fondamentale di Jean-Jacques Rousseau tra Società e Uomo, dove l'Uomo è alienato dalla sua originaria natura ed è ostacolato nell'ottenere la sua reale personalità dall’artificiosa uniformità di comportamento che la società impone mettendo apparenza e realtà costantemente in contrasto. E, come "Bruce", Arctor/Fred è l’opposto del "nobile-selvaggio" di Rousseau, un essere che è largamente autosufficiente, che sa come vivere in accordo con le sue innate necessità.

Invece, non soltanto Arctor/Fred è un doppio e uno schizofrenico, ma è anche una metaforica personificazione dell'io fenomenico e noumenico kantiano. Questo concetto, che Kant usava in parte per aiutare a spiegare l'auto-coscienza ed è anche in importante elemento nelle sue opere etiche, stabilisce che poiché ci sono i fenomeni (oggetti di esperienza sensitiva attuale e possibile) c'è anche, come sembra, un io cosciente o "io fenomenico", in effetti. E, poiché ci sono i noumeni (oggetti (dell’intelligenza e non dell'esperienza umana) c'è un io intelligente o "io neumenico", in effetti, persona in sé. Il primo è un tenace io empirico, il secondo un reale io non materiale. È l'io empirico, fenomenico che serve per sperare, temere, amare, approvare, fare passeggiate, camminare, compiere un esperimento, effettuare una osservazione, cioè, le idiosincrasie che rendono una persona. quello che è, sono tutti caratteri e peculiarità dell'io empirico. M, in accoro con Kant, questo io fenomenico è semplicemente l'apparenza dell’io reale, l'io neumenico , essendo l'io neumenico la dimora delle proprie facoltà razionali, cioè, impegnate in certe attività che generano conoscenze empiriche, armonia oggettiva, e l'esperienza di un mondo di oggetti. Oppure, in termini di autocoscienza, come P.F. Strawson nota nel suo studio embrionale The Bounds of Sense (1966), l'io fenomenico /empirico "produce l’unica conoscenza di me stesso valida per me; io sono consapevole di me stesso soltanto nel modo in cui appaio a me stesso, non come sono in me stesso." D'altro canto, l'io neumenico/non materiale fornisce la consapevolezza di "me stesso non come appaio a me né come sono in me stesso ma soltanto di quello che io sono." Cioè, l'io neumenico di una persona è sé stesso come esso realmente è e l'io empirico è sé stesso come esso appare ad uno sotto la forma del tempo.

Avendo presente questo è possibile classificare la metà Fred di Arctor/Fred come il suo io noumenico/non-materiale e la metà Arctor come il suo io fenomenico/empirico per il fatto che Robert Arctor è consapevole di sé stesso soltanto come appare a sé stesso, mentre Fred è consapevole soltanto di quello che lui è. Tuttavia, questo, non dovrebbe essere considerato come un taglio netto ben definito; c'è parte di entrambe le personalità sia in Arctor che in Fred. Nonostante ciò, il fatto che Arctor possa pensare o dire cose come, 'Quanti Bob Arctor esisteranno realmente?... Due per quanto posso immaginare… Quello chiamato Fred, che controllerà quello chiamato Bob" (p. 95), oppure, quando Fred dice, "Io sono Bob Arctor? Non Ci poteva credere. Non aveva senso per lui. Non si accordava con niente che avesse pensato o fatto. Era grottesco" (p. 222), suggerisce un'affinità con l'io fenomenico e neumenico di Kant. Che questa affinità sia del tutto implicita in A Scanner Darkly appare plausibile quando si osserva che Philip K. Dick allude a Kant in almeno altri sei suoi romanzi; da "la Cosa in sé, come disse Kant," in Time out of joint (1959) a "Nessuno vede la realtà come essa è effettivamente… come Kant provò," in A maze of death (1970). Inoltre, in una lettera di P.K Dick pubblicata in Sf Commentary 9, febbraio 1970, Dick scrive che "Il concetto di Kant della Cosa-in-sé mi ha anche influenzato" come pure. "Io sto soltanto ripetendo Kant dove dice che noi. Cioè, i nostri cervelli, ordiniamo i dati entranti per strutturarli in un modo che noi possiamo controllare". La teoria di Kant del Ding-an-sich (la cosa in sé stessa) è, pertanto, un elemento apparentemente importante nelle riflessioni filosofiche nei romanzi di Dick, al punto che in A Scanner Darkly genera implicitamente, l'imbarazzo sperimentato dal personaggio principale, Arctor/Fred. Quale è la cosa in sé stessa, Arctor o Fred?

Una risposta esplicita a questo, però, non si trova in A Scanner Darkly. Arctor/Fred come io doppio, schizofrenico, e fenomenico/neumenico, mentre significativamente rappresenta il confronto tra realtà esterna ed interna, la dissoluzione della personalità, e ricerca dell’auto-identità, non risolve completamente ciascuno di questi. Le opinioni di P.K. Dick sulla personalità e sull'io in questo romanzo sono, in definitiva, problematiche e pessimistiche.


Note del traduttore:

(1) Johann Paul Richter (1763-1825): Blunen - Frucht und Dernenstücke, oder Ehestand Tod und Hechseit des Armenadvkateh F. St. Siebenkäs in Reichsmarkflecken Kuhschnappel (Fiori, frutti e spine, ovvero vita matrimoniale, morte e nozze dell'avvocato dei poveri F. St. Siebenkäs nella borgata imperiale di K.

(2) tutti i brani tratti da "A Scanner Darkly" sono tratti dal volume edito dalla Nord, traduzione di Valerio Fissore e Sandro Pergameno.






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