Recensione di Enrico Barbierato a "Philip K. Dick-Il sogno dei simulacri"
Pubblicato nella collana 'Saggistica Nord', esce un saggio sulla complessa figura di Philip Kendred Dick, lo scrittore americano morto nel 1982. Più precisamente, il volume in questione è articolato in due parti: la prima comprende una raccolta delle relazioni presentate al convegno di Courmayeur dell'Aprile 1988, la seconda presenta una ristampa di tutti gli interventi critici pubblicati dalla Nord (ossia le introduzioni ai volumi pubblicati, redatte da Pagetti). È senz'altro da ammirare il coraggio di Viviani nel pubblicare un'opera critica, quando tutti sappiamo in Italia quanto sia scarso l'interesse in questo senso: 'Robot' e 'Aliens' insegnano.
Gli interventi raccolti denotano diversi aspetti della figura di Dick giungendo, a volte, a risultati sorprendenti. In particolare, si legga l'intervento della Palusci circa la ricerca spirituale, problematica e ansiosa, della sorella gemella di Dick morta poco dopo la nascita. Dick è tra i pochi scrittori di Sf a presentare figure femminili diverse dal solito cliché e spesso è proprio una donna a giocare il ruolo fondamentale nei suoi numerosi romanzi.
Un altro tema ricorrente è quello della figura messianica: Palmer Eldritch, il ribelle Peak, Provoni, Jones, Mercer e l'elenco potrebbe continuare a lungo, sintomo che Dick ha sempre avvertito la mancanza di un essere superiore, un redentore che ci salvasse e pagasse per noi; e quale delusione, quando i protagonisti dei vari romanzi scoprono che questa figura così tanto attesa, così tanto temuta ha in realtà sentimenti e debolezze umane e che non è nemmeno completamente cosciente del ruolo assunto. Molti si domanderanno se Dick, prima di morire, abbia avuto almeno una delle risposte alle innumerevoli domande che si era posto; io preferisco ricordarlo come uno dei tanti personaggi che aveva creato, così incredibilmente vivi, che maturavano, crescevano, pagina dopo pagina.
In uno degli ultimi saggi, 'Come costruire un universo che non cada a pezzi dopo 2 giorni' (1), oltre all'elemento religioso, l'autore abbracciava un discorso più cupo: da una parte il continuo smarrimento nel definire, univocamente e in senso finito, la realtà; dall'altra, la paura segreta, di un'America sempre più sinistra, dittatoriale, alla Orwell, per intenderci.
Attualmente negli Stati Uniti si assiste ad una quantità considerevole di premi, studi, monografie su Dick: strano, perché quando era ancora in vita non era stimato molto. Direi che 'Il sogno dei simulacri' rifugge, fortunatamente da discorsi retorici e commemorativi e rappresenta uno sforzo critico non indifferente, anche a livello universitario, come dimostrano le tesi di laurea sulla produzione dickiana. Da elogiare ancora il lavoro di Carlo Pagetti compiuto in questi anni senza dimenticare Ernesto Vegetti, a cui e dovuta la completa bibliografia italiana di Dick, presentata in appendice.
Note:
(1) 'How to build a universe that doesn't fall apart two days later', dalla antologia 'Ricordi di domani', pubblicata da Urania 1068.
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