Non solo robot, Philip Dick era anche teologo
di Carlo Formenti
Due importanti eventi editoriali ridisegnano il profilo critico di Philip Dick, proiettandone definitivamente l'opera oltre i confini del genere fantascientifico per associarla alle avanguardie letterarie americane. Il primo è l'uscita - con molto ritardo sulle attese degli appassionati - di Trasmigrazioni. I mondi di Philip Dick, una delle più ampie rassegne di studi critici sullo scrittore che sia mai stata pubblicata. Il volume (introdotto da Carlo Pagetti e curato da Massimo De Angelis e Umberto Rossi) raccoglie, assieme a contributi più recenti, gli interventi di un convegno internazionale tenuto sei anni fa all'Università di Macerata, e si articola in tre sezioni dedicate, rispettivamente, all'analisi dell'universo narrativo di Dick, a studi monografici su singole opere e alle trasposizioni cinematografiche di alcune di esse.
Fra i contributi più notevoli quello del critico strutturalista Fredric Jameson, che propone un quadro sinottico dell'opera di Dick a partire da alcuni temi narrativi, e quello di Gabriele Fiasca, autore di un excursus sulle radici paoline e pensiero teologico dello scrittore, mentre Darko Suvin analizza l'intreccio fra biografia, storia e politica nell'ultimo Dick. Per quanto stimolante, l'intervento di Suvin ha il difetto di riproporre una lettura «ideologica» che contrappone il primo Dick, critico radicale del potere politico ed economico nell'America della guerra fredda, all'ultimo Dick, tormentato da dubbi metafisici e religiosi, rimproverando lo scrittore di non avere attinto piena consapevolezza della valenza politica delle sue stesse intuizioni, il che lo avrebbe indotto a oscillare eternamente fra il ribellismo individualista dell'uomo comune schiacciato dal potere, e la ricerca di salvezza attraverso un'ingenua religiosità in stile New Age.
Approccio ideologico che appare viceversa superato nella notevole «enciclopedia dickiana» firmata da Antonio Caronia e Domenico Gallo. In poco meno di quattrocento pagine i due autori (con contributi di Umberto Rossi, Claudio Asciuti e Gianni Caneva) hanno raccolto una biografia, un lessico di circa quaranta lemmi e le schede critiche di tutti i romanzi, nonché dei maggiori racconti. Un lavoro davvero monumentale, caratterizzato da una fitta (e utilissima) rete di «link» che consentono di costruire percorsi critici orizzontali fra le varie voci. Malgrado - ma forse sarebbe meglio dire in virtù di - questa «labirinticità», che sarebbe piaciuta moltissimo allo scrittore, sia chi ha letto con attenzione e passione tutti i romanzi di Dick, sia chi li ha visitati più o meno occasionalmente, ha l'opportunità di vederne sotto una luce nuova l'intera opera, e di riconoscere la sostanziale unità di un progetto letterario che ha cavalcato gli stilemi e il repertorio tematico del genere fantascientifico per lanciare un messaggio «sovversivo» che affonda le radici in una americanissima ambiguità ideologica, fatta di risentimento nei confronti dei «poteri forti» (politici ed economici), nostalgie individualiste dell'american dream e rivelazioni apocalittiche di una fede «fai da te».
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