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Time, March, 15, 1982 Died Philip K. Dick!


di Giampiero Prassi


La notizia ci giunge da un trafiletto di Time.

P.K. Dick è morto, l'autore di opere come: “La svastica sul sole", "Le tre stimmate di Palmer Eldritch", "Le voci di dopo" solo. per citarne alcune, fra le più universalmente conosciute, per lui abbiamo aggiunto queste pagine, in una commemorazione-bilancio di ciò che ci ha lasciato.

La visione del mondo che Dick ci ha offerto è talmente composita e soprattutto attuale da giustificare la definizione di Grande.

I punti della ricerca di Dick si riassumono in uno, la definizione di ciò che è reale, e, di conseguenza, comportano un discorso su parametri quali la percezione e l'identità. Androidi perfettamente uguali agli esseri umani, tempi e spazi alternativi ed adiacenti al nostro "reale storico", esseri e tempi camuffati, nascosti in volti amici.

Questa smania di distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è, e più ancora, l’interrogarsi se “NOI SIAMO REALI?" porterà addirittura all'esperienza dell'L.S.D.. Dick quindi è stato non solo uno scrittore, ma anche un uomo tormentato dalle crisi d'identità del nostro tempo, questo provare di persona, il suo perdersi e ritrovarsi fanno di lui uno di quei rari individui che oltre ad avere avuto una vita interessante hanno anche avuto i mezzi per poter raccontare le loro esperienze.

Dick è personaggio vivo nelle sue debolezze che sono le nostre, nell'interminabile stuolo delle sue opere è sempre privilegiato l'individuo, la persona comune immersa in situazioni di limite che fanno salire in superficie le loro debolezze, i loro tentennamenti.

È difficile collocare Dick in un "etichetta di genere", semmai possiamo dire che fu autore totale, padrone dei meccanismi dell'avventura e del Sense of Wonder" come dell'indagine psicologica, della parabola sociale e storica. Accompagnando l’esame spietato dei canoni "accertati" del nostro tempo ad un amore per i personaggi e le loro nevrosi, i loro bisogni che risultano poi essere, sempre, quelli della comprensione, dell’amore in un territorio esente da costrizioni; Dick è terribile nel tratteggiare, con pennellate essenziali ed efficaci, speranze che rimangono sempre sul filo latente della fine, del Tanatos psicologico.

La S.F. perde certamente una fonte di proposte ed azioni concrete, letterariamente valide, in un periodo che scarseggia proprio di figure alla Dick; nelle sue opere s’intravedeva quella che è grossomodo l'attuale, e consolidata, tendenza; quella di dare comunque un prodotto godibile nelle sue fasi avventurose ma complesso e vitale per quantità e qualità dei problemi proposti, solo che lui lo faceva in GRANDE , avvalendosi di finzioni grandiose come l'universo alternativo di "La svastica sul sole" e l'impero del Can D in "Le tre stimmate di Palmer Eldritch". Bisogna pure far notare che il centro dei suoi libri è il personaggio ne illustra tanti, la persona combattuta sempre dai suoi rapporti con la realtà, oltre che da una sindrome da "tradimento" con conseguente senso di colpa.

Dick sembra non essere ottimista riguardo al nostro futuro, e in molti racconti ventila guerre nucleari, o comunque futuri grigi, dove le frustrazioni attuali vengono amplificate, questo artificio gli permette di portare fuori ed anatomizzare le nostre frustrazioni, compiendo uno straordinario gioco con il reale ed interpretando pienamente le motivazioni e gli scopi che dall'interno della S.F. e del suo gioco letterario di finzione straripano verso l’oggi, l’immantinente.

Bisogna leggere Dick per capire come la S.F. possa e debba, da una parte, rimanere sé stessa (con lo stesso fascino di quella di Campbell) ma proprio in forza di questa identità debba farsi promotrice di una corrente letteraria autonoma, che studi con i propri mezzi peculiari dell’invenzione l'uomo e non tanto i suoi marchingegni, per scoprire forse qual è la molla, l'origine, della nostra civiltà, per preparare la mentalità di chi, nel bene o nel male (e siamo noi) dovrà fare i conti con questo pazzo romanzo di SF che è il nostro mondo, un romanzo di cui Dick si sentiva protagonista.

Il nostro mondo, quello dei supercomputers e della fame di energia, quello dei molti problemi sociali. Un mondo che segue alla televisione un pazzo film di navette spaziali, missili intercontinentali, sonde interplanetarie, genocidi; è forse diverso da quello che so… di "La svastica sul sole"?

Ma pur fra tanta acida obiettività c'è sempre l'ombra della speranza che in un'equazione suggerita dalla ricerca di Dick è uguale alla verità. L'equazione non rimane puro contrappunto letterario, ma vive di tutte le nostre debolezze e dei nostri bisogni; anche lo scrittore scomparso sentiva sulla sua pelle tali bisogni, se è vero che ad un certo punto della sua vita anche lui è caduto in un male moderno, emblematico, una nostra colpa collettiva; la droga, male dei "senza speranza" o di coloro che in una ricerca della verità vissuta come bisogno vitale, finiscono in una prigione di sogni.

La droga è una colpa politica per Dick, non vi è dubbio; nel romanzo “Le tre stimmate di Palmer Eldritch" i coloni marziani (inviati sul pianeta, non per punizione, ma per un'oscura legge di reclutamento che li confina per tutta la vita lontano dalla terra) prendono il Can D (futuro sostituto dell'L.S.D. che Dick ipotizza non dia assuefazione) ed elaborano le più terribili “Percky Peck", composizioni alla Barbie (mediante le quali riesce loro più facile rivivere come nel passato) per cercare sollievo dal reale imposto.

Nel nostro mondo non ci sono (ancora) esiliati su mondi ostili, ma l'instabilità e la tensione di QUESTA TERRA sono ancor più gravi, visto che non abbiamo nemmeno un pianeta amico su cui poter al limite tornare.

Ma dal mondo sintetico degli allucinogeni Dick è tornato, ed è importante far notare che, mentre le opere del periodo L.S.D. erano nettamente involute e sottotono, non appena uscito dal tunnel Dick ricominciava a proporre i suo ben reali futuri.

Dopo aver visto con il massimo puntiglio possibile l'opera di scrittore che abbiamo perso con Dick è doveroso spiegare perché T.DS. dà una tale risonanza a questa morte.

Perché il sodalizio segreto che unisce noi tutti in tutto il mondo impone che ci ricordiamo quando è possibile di quelli che ci hanno dato qualcosa. Il qualcosa che uno scrittore può dare agli altri è il qualcosa che lo muove a scrivere, a volte (anche per noi è difficile capirlo) è la molla segreta della sua vita, del suo esistere qui ed adesso ma anche del suo essere domani ed in un altro luogo.

La filosofia di vita che la S.F. propone, prevede la scomparsa dell'individuo, tuttavia promuove ad esalta l'immortalità della specie, forse al di là della terra l'immortalità della scintilla che chiamiamo intelligenza, pensiero, autocoscienza; in qualsiasi forma materiale s'incarni.

A noi tocca di portare la fiaccola per un piccolo percorso, adeguatamente breve per essere percorso dalle nostre non superiori forze, e poi di passare la mano. Ed è in nome di questo “dovere" di umanità e di omaggio nei confronti di tutti quelli che si battono per comprendere qualcosa di questa nostra vita e delle regole che governano l'universo, in nome di questa "parentela del pensiero" che ricordiamo l'opera e l'esistenza di un uomo e scrittore così sofferto come fervido e prolifico.

Il nostro tempo passa e viene il tempo degli altri, il loro breve spazio di vita, la nostra vita si misura in forza di quello che lasciamo, può essere l'esempio di una vita cristallina ed esemplare ispirata all'amore importante come e più di qualsiasi altra eredità? La risposta è che SOLO QUESTO CONTA, da sempre gli scrittori si aggrappano all’immortalità lanciando messaggi in bottiglia chiamati libri ed è un poco come se qualcosa del loro amore per la vita e gli altri ci venisse regalato personalmente.

E prima di chiudere la nostra commemorazione ci sia permesso esprimere nella lingua di Dick il succo di tutto questo saggio improvvisato, preparato all'ultimo momento.

Wish you were here (Vorremmo che tu fossi qui)






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