Dick, un eretico sull'astronave
di Carlo Formenti
In un recente dibattito, che vedeva coinvolti autori del nuovo filone noir italiano, il critico Giorgio Gosetti ha precisato che il nero dev'essere considerato un codice più che un genere: una costellazione di sentimenti e atmosfere (malinconia, angoscia, cronica consapevolezza dell'insensato che minaccia di sommergere l'esperienza esistenziale) caratteristica di scrittori che appartengono ai generi più diversi, L'opera di Philip K. Dick, esempio di geniale commistione fra fantascienza "visionaria" e cupe atmosfere apocalittiche, offre ottimi argomenti a questa tesi, non stupisce quindi che il "Noir in festival" di Courmayeur (di cui lo stesso Gosetti è direttore) dedichi quest'anno due giornate (il 7 e l'8 dicembre) allo scrittore americano.
L'omaggio prevede una tavola rotonda a cui parteciperanno una ventina di scrittori, editori e critici italiani e stranieri (fra i quali due maestri della fantascienza come Norman Spinrad e l'«allievo» di Dick, Kevin W. Jeter, autore di una «continuazione» di Blade Runner che uscirà nel '97 da Fanucci) e una retrospettiva cinematografica curata da Gabriele Salvatores (al quale il festival dedicherà l'ultima serata, presentando in anteprima le immagini di Nirvana).
Nei titoli selezionati da Salvatores nessun film tratto dai romanzi di Dick: il regista ha preferito scegliere pellicole che, a suo parere, meglio interpretano temi e atmosfere dell'autore, come il Dr Mabuse di Fritz Lang, Alphaville di Godard, Crimes of the future di Cronenberg, La morte in diretta di Tavernier, Le dernier combat di Besson, Essi vivono, di Carpenter. Infine verrà presentato in anteprima assoluta Confessions d'un Barjo di Jérome Boivin, tratto da Confessioni di un artista di merda (Fanucci), l'unico romanzo mainstream di Dick approdato alle stampe.
L'iniziativa pone il sigillo a due anni di vera e propria «dickmania». Solo nel 95-96 sono stati ripubblicati: Le tre stimmate di Palmer Eldritch (Sellerio), Guaritore galattico e Vedere un altro orizzonte (Bompiani) mentre la raccolta completa dei racconti Le presenze invisibili (Mondadori) è giunta al terzo volume. La parte del leone spetta tuttavia a Fanucci (fra gli sponsor del festival) che dopo aver riproposto le già citate Memorie..., Ubik e l'appena uscito Blade Runner (con il titolo del film al posto di quello scelto per la precedente edizione italiana, Cacciatori di androidi), si prepara a rilanciare, nel '97, La svastica sul sole e Un oscuro scrutare (già pubblicati, rispettivamente da Nord e Cronopio). Ne va dimenticata la splendida biografia di Dick scritta dal francese Carrere (Io sono vivo voi siete morti, Theoria).
Nemmeno il successo del film di Ridley Scott (dell’82, lo stesso anno della morte di Dick) aveva suscitato tanta attenzione. Perché dunque Dick viene «riscoperto» adesso, e perché dagli appassionati del noir più che dai cultori della fantascienza (ormai sedotti dal cyberpunk)? L'interrogativo è rinforzato dal fatto che i lettori di Dick restano sostanzialmente un pubblico di élite (i suoi romanzi vendono discretamente, ma molto meno, per fare un confronto, dei giovani Cannibali lanciati da Daniele Brolli). Né si tratta di un autore «facile»: il suo stile è oscuro. a volte sciatto (anche le nuove traduzioni, spesso accurate, devono fare i conti con i ritmi di produzione che lo scrittore fu costretto a imporsi per sopravvivere), l’atmosfera "nera" dei suoi racconti non indulge allo splatter oggi di moda, ma nasce dall'angoscia che trasuda da storie ambigue e cervellotiche, al limite del delirio psicotico.
La risposta sta proprio in quell'«oscuro scrutare», nella brancolante esplorazione degli orrori di un futuro imminente: orrori «metafisici», profezia d'un nulla di fronte al quale le immagini pulp di corpi martoriati appaiono quasi rassicuranti. Nella narrativa di Dick, più del corpo (colonizzato da protesi e insidiato dalla «riproducibilità tecnica): l’ossessione del doppio incarnata dagli androidi) e la mente a naufragare, sommersa da una proliferazione dei livelli di realtà che privano il soggetto di ogni certezza in merito alla propria identità. Per i suoi protagonisti la figura del nemico si dilata fino ad abbracciare il mondo intero: un mondo «finto», scenario insensato creato dai media o da pseudoculti religiosi. Conoscitore delle eresie gnostiche (dalle quali ha tratto, come Lovecraft, l'ossessione d'una umanità costretta ad abitare un universo generato da false divinità) Dick ha saputo evocare un allucinante impasto di mito e tecnica (ben analizzato da Gabriele Frasca nel suo recente La scimmia di Dio, Costa & Nolan). Una formula, suggerisce il critico Daniele Brolli, che «riflette l'esperienza contemporanea, protesa verso una trasformazione che appare inquietante perché ormai priva dell'ancoraggio a un mondo strutturato, pervasa dal dubbio che il caos in cui la società è precipitata dopo la fine delle ideologie sia il riflesso del caos e dell'entropia dell'universo».
Ma la settimana (4-10 dicembre) di «Noir in festival» non è dedicata solo ai fans di Dick. Concludiamo quindi. segnalando alcune altre sezioni del programma: dalla serata inaugurale dedicata a X-Files (con la proiezione di filmati inediti e una videoconferenza con il creatore della serie, Chris Carter), alla retrospettiva «Le città violente» (con 12 film italiani degli anni '60), al concorso cinematografico ufficiale (con 11 film in anteprima assoluta e alcuni titoli fuori concorso, fra cui Il coraggio della verità di Zwick e Fuga da Los Angeles di Carpenter.
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