L'eroe stellare dei giocattoli (e un bacio fantascientifico)
di Maurizio Porro
Nel quinto Toy Story la Disney Pixar sceglie il prequel-spin off-requel mostrando in computer graphic le gesta spaziali che resero popolare Buzz, lo space ranger giocattolo che nel '95 sbarcò a casa del piccolo Andy spodestando Woody, cow boy al motto di «Verso l'infinito e oltre!».
In Lightyear - La vera storia di Buzz, il regista Angus MacLaine mescola tutti gli elementi della fantascienza anni 80, da Star Wars a Star Trek, da Alien alla citazione di Hulk, partendo in varco temporale con l'arrivo nel 2057 nel pianeta inospitale. L'aggravante è che, sulla navicella, ogni quattro minuti scorrono come quattro anni sul nostro pianeta e quindi Buzz viene a contatto extratemporale e vede l'amica del cuore, l'amica soldatessa che si bacia con una donna e poi avrà anche un figlio, ma è un kiss anni 50, tipo Doris Day e lo scandalo annunciato in 14 paesi tra cui Cina ed Emirati Arabi, che hanno bandito il film, è solo altamente ridicolo.
Nel cast del ranger un tontolone, l'anziana virile ex galeotta, il gatto robot Sox e una ragazza di colore che invoca la mitica nonna omosex Alisha.
E poi l'incontro col suo avatar più anziano, il perfido Zurg, altri ed eventuali, sempre stile fantascientifico. Buzz perde la sua simpatia di giocattolo, dovuta all'incontro col mondo terrestre, qui escluso: ci dobbiamo fermare nel solito spazio e accontentarci di una overdose stellare, in gita scolastico galattica con i toast del futuro in cui il pane è in mezzo e il prosciutto all'esterno.
Voto: 6,5
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