I tormenti di un supereroe
di Stefania Ulivi
I tormenti del giovane Batman. Un supereroe umano, pure troppo, pronto a mostrare ferite e fragilità, a non nascondere i dubbi che lo assediano. Se c'era un attore adatto a incarnare il lato oscuro dell'uomo pipistrello e il suo alter ego Bruce Wayne era Robert Pattinson, che qualche superpotere deve averlo se è stato capace di passare indenne dalla saga Twilight alle cure di un regista come David Cronenberg.
È lui il protagonista scelto dal regista Matt Reeves per rinnovare uno dei personaggi più iconici della Dc Comics, un universo in continua espansione al cinema: The Batman, dopo diverse peripezie produttive amplificate dalla pandemia, arriva in sala dal 3 marzo con la Warner Bros. «Ciò che lo rende riconoscibile è la sua auto, la tuta, i gadget. Ma non è esattamente un supereroe.
Dietro c'è un essere umano.
Ho scelto lui perché cercavo un attore con un'aura rock'n'roll solitaria, un incrocio tra Kurt Cobain e Howard Hughes», ha spiegato Reeves; anche sceneggiatore con Peter Craig) che ha voluto, acanto a Brahms anche i Nirvana nella colonna sonora affidata a Michael Giacchino.
Il diretto interessato se la ride e conferma: «È vero - dice Pattinson - , sono stati i due riferimenti che mi ha dato al primo provino, piuttosto insoliti. La cosa interessante è che, accanto ai poteri, non ha paura di mostrare la sua fragilità e anche la sua rabbia, combatte anche con sé stesso oltre che contro i nemici di Gotham. La sua vulnerabilità è qualcosa che percepisci, questo me lo ha reso così interessante. È un solitario, costretto a vestire i panni del vigilante. Ma con una vena di disperazione che l'accompagna». Un'anima divisa in due, l'orfano Bruce Wayne e il vendicatore Batman, alle prese con i limiti e le ferite di entrambe le identità. «Ha quasi più paura che il mondo scopra chi è, più che di morire», suggerisce Pattinson.
Un capitolo piuttosto cupo della saga, questo di Reeves, con ambientazioni prevalentemente notturne a sottolineare che c'è del marcio a Gotham, contaminata non solo dal crimine ma, ancora di più, dalla corruzione politica. Con un cattivo, il serial killer chiamato l'Enigmista (Paul Dane) così inquietante da sembrare uscito da un thriller, una Catwoman, alias Selina Kyle (Zoë Kravitz) poco disposta a fare sconti, un Pinguino sorprendente (Colin Farrell, in gara con Jared Leto/Paolo Gucci come attore più irriconoscibile della stagione) e il Carmine Falcone di John Turturro già visto in Batman Begins di Christopher Nolan. E un probabile un sequel all'orizzonte.
«Abbiamo girato sempre di notte, buio tutto il tempo, mi sono sentito molto solo - spiega alla stampa l'attore in collegamento da Londra, in occasione della prima mondiale - . Non mi era permesso uscire dallo studio con la tuta addosso, sapevo a malapena cosa stava succedendo intorno a me. Mi hanno costruito una piccola tenda sul lato del set dove potevo andare a decomprimermi».
Ne aveva bisogno. Oltre alle difficoltà pratiche - il costume disegnato dal team di Jacqueline Durran pesa circa 27 chili - l'attore è risultato anche positivo al Covid durante le riprese. Da Michael Keaton a Ben Affleck (che avrebbe dovuto, nei piani iniziali, scrivere, produrre e interpretare anche questo film), passando per George Clooney e Christian Bale, sono molti i colleghi che lo hanno preceduto nel ruolo del personaggio ideato da Frank Miller e David Mazzucchelli. Lui assicura di non cercare confronti. «Sono felice di esserci arrivato a quest'età (35 anni. ndr), perché penso che se fossi stato più giovane non sarei stato in grado di reggere tutta questa pressione. Gli altri? Ho visto i loro film quando uscirono, ho cercato di fare il mio e non farmi influenzare».
Questo, insistono tutti, è un altro Batman. Una rilettura contemporanea del nostro eroe ma anche molto radicata nei fumetti di partenza.
L'uomo pipistrello è pure un po' detective che fa squadra con il tenente James Gordon (Jeffrey Wright), poliziotto integerrimo, per tentare di risolvere gli enigmi seminati dall'Enigmista. E poi c'è Catwoman. «Una vera randagia», sostiene Kravitz. «La cosa più difficile è stata dimenticare che dovevo interpretare un personaggio così iconico, l'ho pensata da subito come un essere umano.
Tutt'altro che una vittima, nonostante il dolore che si porta dietro. Anche lei una sorta di antagonista di Batman. Il loro è un rapporto di odio e amore. Lei è la persona che l'ha messo più in difficoltà di ogni altro».
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