Technorealism
1. Le tecnologie non sono neutrali.
Un grande errore del nostro tempo consiste nel credere che le tecnologie siano del tutto prive di distorsioni - vale a dire che siccome sono degli strumenti inanimati, esse non promuovono alcuni tipi di comportamento anziché altri. In verità, in modo più o meno volontario, le tecnologie sono cariche di significati sociali, politici e economici. Ogni strumento fornisce ai suoi utenti un particolare modo di guardare il mondo e modi specifici di interagire con gli altri. È importante per ciascuno di noi considerare le distorsioni generate da diverse tecnologie e scegliere quelle che riflettono i nostri valori e le nostre aspirazioni.
2. Internet è rivoluzionario, ma non utopico
La Rete è uno strumento di comunicazione straordinario che fornisce un insieme di nuove opportunità per la gente, le comunità, il mondo degli affari, e i governi. Inoltre, man mano che il mondo virtuale si popola, assomiglia sempre di più alla società nel suo insieme, in tutta la sua complessità. Ogni miglioramento è elemento di informazione introdotto dalla vita cablata porta con sé anche una dimensione maliziosa, perversa, o piuttosto ordinaria.
3. Il governo ha un'importante funzione da svolgere sulla frontiera elettronica
Contrariamente a quanto alcuni sostengono, il mondo virtuale non è un luogo o una giurisdizione formalmente separata dalla terra.
Se da un lato i governi dovrebbero rispettare le regole e le abitudini che si sono generate nel ciberspazio, e non dovrebbero soffocare questo nuovo mondo con regolamentazioni inefficienti o con la censura, sarebbe folle sostenere che il pubblico non ha sovranità alcuna su ciò che un cittadino o un'organizzazione fraudolenta fa quando è in linea. In qualità di rappresentante della gente e di guardiano dei valori democratici, lo stato ha il diritto e la responsabilità di aiutare ad integrare il ciberspazio e la società convenzionale.
Gli standard tecnologici e i temi della privacy, per esempio, sono troppo importanti per essere affidati alle sole forze del mercato.
Imprese di software in concorrenza hanno scarso interesse a preservare i livelli di apertura necessari ad un funzionamento pienamente interattivo della rete. I mercati incoraggiano l'innovazione, ma essi non assicurano necessariamente l'interesse collettivo.
4. L'informazione non è conoscenza
Intorno a noi, l'informazione si muove sempre più rapidamente e diventa di sempre più facile accesso, e i benefici sono evidenti. Ciò detto, la proliferazione di dati è anche una sfida difficile, che richiede nuove forme di disciplina da parte delle persone nonché un atteggiamento critico. Non dobbiamo confondere l'eccitazione di acquisire o distribuire informazioni nel modo più rapido con il compito assai più arduo di tradurre tali informazioni in conoscenza e saggezza. Non importa quanto evoluti i nostri computer siano, noi non dobbiamo mai usarli come un sostituto delle nostre fondamentati abilità cognitive di consapevolezza, percezione, ragionamento, e giudizio.
5. Cablare le scuole non servirà a salvarle
I problemi delle scuole pubbliche americane fonti di finanziamento eterogenee, promozione sociale, classi troppo numerose, strutture fatiscenti, non raggiungimento dei livelli qualitativi - non hanno nulla a che vedere con la tecnologia.
Quest'ultima, per quanto avanzata, non condurrà alla rivoluzione in campo educativo preconizzata dal Presidente Clinton e da altri.
L'arte dell'insegnamento non può essere riprodotta dai computer, dalla Rete, o "dall'apprendimento a distanza." Questi strumenti, possono senz'altro arricchire un'esperienza educativa di alta qualità, ma affidarsi a questo strumento come una specie di panacea potrebbe rivelarsi un errore fatale.
6. L'informazione vuole essere protetta
Il mondo virtuale ed altri recenti sviluppi stanno sfidando le nostre leggi sui diritti d'autore e quelle volte alla salvaguardia della proprietà intellettuale. La risposta, tuttavia non sta nel distruggere gli statuti e principi preesistenti. Bisogna al contrario aggiornare le leggi attuali e la loro interpretazione in modo tale da garantire all'informazione lo stesso livello di protezione che essa aveva nel contesto dei vecchi mezzi di comunicazione di massa.
L'obiettivo è lo stesso, ossia offrire agli autori un controllo sufficiente del loro lavoro per scaturire in loro un incentivo alla creazione pur mantenendo il diritto del pubblico ad una informazione corretta. In nessun contesto l'informazione vuole "essere libera". Piuttosto, essa ha bisogno di essere protetta.
7. Il pubblico possiede l'etere; il pubblico dovrebbe trarre beneficio dal suo uso.
Il recente spettro digitale lasciato alla mercé degli "annunciatori" evidenzia l'uso corrotto e inefficiente delle risorse pubbliche nell'arena tecnologica. I cittadini dovrebbero beneficiare e profittare dell'uso dell'etere pubblico, dedicandone una parte a fini educativi e culturali. Dovremmo richiedere più spazi pubblici per fini privati.
8. La comprensione della tecnologia dovrebbe essere una componente essenziale della cittadinanza globale
In un mondo guidato dal flusso dell'informazione, le interfacce "ed il codice sottostante" che rende visibile l'informazione stanno diventando delle forze sociali di enorme potere. Capirne la loro forza e i loro limiti ed anche partecipare alla creazione di strumenti migliori, dovrebbe essere un elemento fondamentale di una cittadinanza attiva. Questi strumenti influenzano le nostre vite non meno delle leggi, e noi dovremmo assoggettarle ad un controllo non meno democratico.
Traduzione di Dorotea Raccuglia
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